La psicoanalisi, oggi, nell'incontro con il corpo asimbolico studiato dalle scienze biomediche, sposta i suoi confini, amplia le sue teorie, si interroga di nuovo, arricchendosi. Oggi, più che mai, scrive lo psichiatra e psicoanalista Glen Gabbard (2005), è necessario diventare operatori "bilingui", nel senso di provare curiosità e avere almeno qualche conoscenza del sapere medico, da accorpare a quello psicoanalitico. Gran parte della patologia "organica", anche grazie alle cure, sta diventando cronica o subcronica. (Tumori maligni, patologia cardiovascolare, neurologica...). Da tempo, in medicina, è stato introdotto il concetto di malattia come entità "innervata", complessa, legata a squilibri neurovegetativi- emotivi. (Disturbi della regolazione). Medici e psicoterapeuti, perciò, saranno chiamati sempre di più a uno sforzo congiunto di cura complessa, che preveda, accanto alle terapie mediche, una terapia analitica (adattata). Perché gli psicoanalisti e gli psicoterapeuti, in coppia con i loro pazie nti, a un certo livello modificano e regolano reciprocamente gli affetti e l'impalcatura emotiva, espandendone progressivamente la complessità, mentre a un altro livello modificano e regolano direttamente la fisiologia del corpo. (E. Tronick, 2008).
Un medico di base, Giovanni Ansaldi, internista, cardiologo, e esperto musico terapeuta; uno psichiatra del territorio, con formazione psicoanalitica, Marco Ramella; uno psicoanalista, Claudia Peregrini, mescolano esperienze e competenze alla ricerca di un nuovo linguaggio combinato. Parlano, attraverso casi clinici, delle grandi patologie apparentemente solo organiche, o solo mentali, e delle piccole patologie quotidiane, in particolare della sessualità sintomatica che accompagna, a tratti, la vita di molti di noi. Una sessualità che rifiuta l'orgasmo, impotente; una promiscuità che appare spesso come metodo condiviso da un intero nucleo famigliare, addirittura da gruppi allargati; una masturbazione coatta piena di paranoie...
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