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Affetto e rappresentazione
Per una psicoanalisi
dei processi cognitivi
Franco Angeli
PRESENTAZIONE
Ho voluto raccogliere parte del pensiero che sono andato
elaborando in questi ultimi dieci anni sulla teoria, o meglio
sulle teorie, costruite dalla psicoanalisi, scegliendo come
fulcro quanto fa da titolo a questo libro: affetto e rappresentazione.
Col primo termine ho inteso individuare la base tradizionale
della psicoanalisi, nello studio degli affetti e delle loro
vicissitudini inconsce. Col secondo quello che a me sembra il
centro del dibattuto problema di come e quanto l'esperienza venga
elaborata a costituire la struttura psichica profonda, rispetto a
determinanti endogene, ancorabili al biologico.
Il termine rappresentazione infatti può indicare, nella sua
accezione più generale, un qualsiasi modo in cui si sia
elaborata l'esperienza, costituitosi a rappresentare il mondo
esterno e se stessi per lo scopo specifico di uninterazione
efficace dell'individuo con la realtà. Il termine così inteso
deve essere spogliato del suo alone semantico di
"immagine", più o meno omologabile alla realtà, per considerare
le profonde trasformazioni dei dati << reali>>. Rappresentazione
è una qualsiasi struttura funzionale che viene ad essere
costruita come costituente elementare del sistema psichico. In
tal prospettiva occorre considerare la problematicità del punto
di partenza: se dopo la nascita, oppure nella precedente strutturazione
di una mente fetale. Per rappresentazione s'intende pertanto la funzione,
anche rudimentale, per cui nel sistema mente vengono ad essere strutturati,
in una qualche memoria, aspetti trasformati, anche parziali ed in
modo distorto, del mondo col quale si entra in interazione,
nonché aspetti del proprio Sé che con tale mondo entrano in
relazione. In altri termini la rappresentazione è considerata la
possibile unità operativa elementare della interazione
adattativa del sistema mente, che costituisce la cognizione,
intesa in senso lato.
Si ricerca dunque la chiave per interpretare come avvenga
linizio delle funzioni mentali, e il successivo sviluppo
della mente nella relazione col mondo; e con le persone
significative che lo costituiscono. Al contempo il riferimento all'affetto sottolinea
proprio quanto la psicoanalisi ha considerato il punto di partenza
di tutta la vita psichica e dello sviluppo mentale. Ma la teoresi psicoanalitica tradizionale,
di origine freudiana, ha considerato tal sviluppo in chiave di
spinte interne - le pulsioni - e pertanto un "endos"
innato, di derivazione biologica. L'accostamento rappresentazione
- affetto intende allora operare il collegamento tra la posizione
empirista e quella innatista, tra l'esperienza e quanto
considerato endogeno, ricercando precipuamente nella prima l'origine
che fu attribuita al secondo.
Tale ricerca nell'esperienza, di quanto la psicoanalisi ha
spiegato in termini innatistici, porta inevitabilmente una
revisione del teoria psicoanalitica tradizionale, di origine
freudiana: e non solo della contrapposizione che Freud attribuì
alla rappresentazione rispetto all'affetto, ma anche dell'intera
teoria freudiana, che tende a spiegare lo sviluppo dell'uomo più
in base all'economia dei suoi istinti che in funzione delle sue
relazioni col mondo.
Una revisione generale di questo tipo può considerarsi iniziata,
nel mio pensiero, a partire dalla stesura del mio volume << Il
Protomentale>>, negli anni 1978-1981, ed elaborata immediatamente dopo
con << Sviluppo psicosessuale e sviluppo cognitivo>> (1980-1983).
Alla fine della stesura di questo secondo volume, mi accorsi che
avevo delineato una teoria tutta particolare, dell'intero
sviluppo della mente, indubbiamente collocabile all'interno
dell'area psicoanalitica e di quella kleiniana in particolare, ma
diversa dalla prospettiva consueta, con molti punti in contatto
con altre discipline psicologiche, non psicoanalitiche. La
denominai << teoria del Protomentale>>.
In questo quadro teorico sono andato successivamente negli anni
enucleando un aspetto particolare, centrato sul valore
rappresentazionale degli oggetti interni descritti dalla
psicoanalisi. Se questi, pur essendo essenzialmente nuclei affettivi, servono
all'infante per rappresentarsi il mondo (per quanto egli può, ovviamente),
essi devono in qualche modo trovare un'origine nell'esperienza sensoriale,
e nell'organizzazione percettivo-mnestica. Di qui una ricerca per legare
i dati elementari, neurologici e psicofisiologici, mediati dagli
organi sensoriali, con l'elaborazione psichica che ne può fare
elementi mentali. La psicoanalisi poteva essere in tal modo
raccordabile con la psicofisiologia, la percettologia e la
psicologia sperimentale dei processi cognitivi.
Intanto mi accorgevo che la mia << teoria>>, e i miei scritti,
risultavano abbastanza ostici agli psicoanalisti. Forse ciò che
a me era sembrato lineare e consequenziale era abbozzato grossolanamente.
Forse la mia teoria non aveva basi sufficienti. Forse, per talune
connessioni con la psicologia sperimentale, il mio lavoro era
potuto sembrare contaminante agli orecchi degli psicoanalisti più << ortodossi>>.
Ho anche pensato che gli psicoanalisti, abituati precipuamente nella psicoanalisi,
potevano essere poco preparati a usufruire dei contributi sperimentali,
soprattutto nell'uso di un certo modo di ragionare e di
teorizzare specifico della psicologia sperimentale, basato su una
terminologia rigorosa e su una definizione univoca dei concetti.
In realtà gli psicoanalisti, abituati a cogliere sensi nascosti
nel colloquio col paziente, sono propensi a usare le parole in modo
molto elastico, ed altrettanto i termini che invece la psicologia sperimentale
usa in accezioni del tutto definite; ciò è rinforzato dal fatto
che la maggioranza degli psicoanalisti italiani sono medici,
anziché psicologi.
0 forse - andavo ancora pensando - i miei scritti davano per
sottinteso precisazioni che dovevano essere più dettagliatamente
descritte, su base clinica. Forse, infine, c'era un qualche altro
<< vizio>>, nel mio modo di esporre, di propormi, di espormi. Per
contro da parte mia mi accorgevo, ripensando in quegli anni, di
quanti problemi io avessi lasciato insoluti, con la mia
<< teoria>>, creando aspettative molto maggiori dei risultati.
Per queste ragioni mi concentrai su aspetti più circoscritti,
rispetto alle pretese di una teoria psicoanalitica generale, e
scrissi una serie di articoli, comparsi su riviste tra l'83 e
l'88, sul medesimo tema, in progressione di sviluppo. Riprendendo
e riflettendo su questi, sulle resistenze incontrate in alcuni ambienti psicoanalitici,
e su ulteriori elaborazioni di pensiero, ho ritenuto utile ripensare
e stendere una puntualizzazione su alcuni aspetti della mia
teoria del Protomentale: ne è uscito il lungo scritto che ho
posto a primo capitolo di questo libro, col quale ho voluto fare
una cornice entro cui collocare le principali tappe del percorso
del mio pensiero sul tema in oggetto, costituite da alcuni lavori
già editi su riviste, fino ad altri inediti più recenti.
E' questo lo schema del presente volume, col quale spero,
ponendomi alcuni limiti e focalizzando solo alcuni problemi, che
il mio pensiero possa sortire maggior chiarezza.
Milano, Marzo 1990.
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Antonio Imbasciati
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INDICE
Presentazione pag.7
1. Teoria del Protomentale e valore rappresentazionale
degli oggetti interni pag. 11
1. Affettività e cognizione pag. 11
2. Per una definizione dell'affetto pag. 14
3. La teoria pulsionale pag. 15
4. La rappresentazione: due concetti diversi pag. 19
5. La contrapposizione affetto-rappresentazione pag. 22
6. La teoria della Relazione d'Oggetto pag. 25
7. Oggetto e rappresentazione in psicologia pag. 29
8. Oggetti interni pag. 33
9. Dall'afferenza alla percezione pag. 37
10. La rappresentazione dell'affetto pag. 43
11. La differenziazione delle strutture affettive pag. 47
2. Apprendere dall'esperienza: interrogativi da una
rilettura di Bion pag. 59
1. Psicoanalisi come teoria dell'apprendimento pag. 59
2. Funzione alfa ed elaborazione della traccia mnestica pag. 62
3. Genesi del pensiero ed esperienze neonatali pag. 70
3. Funzione alfa e valore rappresentazionale degli
oggetti interni pag. 77
1. Oggetti interni e strutture cognitive pag. 77
2. Scissione, o mancata composizione? pag. 80
3. Oggetto dinamico e oggetto rappresentazionale pag. 81
4. Oggetto interno come traccia mnestica pag. 84
4. Un modello psicoanalitico dei processi cognitivi pag.
87
1. Psicoanalisi e studio dei processi cognitivi pag. 87
2. Tre interrogativi di ricerca pag. 92
3. Afferenze e oggetti interni pag. 95
4. Afferenza, rappresentazione e operazioni mentali pag. 98
5. Percezione e memoria pag. 100
5. Affetti primari e funzioni cognitive pag. 105
1. La mente e la sua origine pag. 105
2. Processi cognitivi e processi affettivi pag. 110
3. La distinzione cognizione/affetto pag. 114
4. Apprendimento degli affetti e valore della rappresentazione
pag. 117
5. Affetto e rappresentazione pag. 122
6. Sensorialità e rappresentazione pag. 125
7. Affetto e qualità percettive pag. 129
8. Valore cognitivo degli affetti e oggetti interni pag. 131
9. Valore rappresentazionale degli oggetti interni pag. 135
10. Analisi della percezione pag. 138
11. Valore euristico e valore clinico della teoria del
Protomentale pag. 144
12. La comunicazione degli affetti pag. 147
6. La rappresentazione dell'affetto pag. 153
1. Affetti e coscienza pag. 153
2. Descrizione e spiegazione pag. 157
3. Affetto e rappresentazione in Freud pag. 160
4. L' ipostasi dell'intensità di coscienza degli affetti pag.
164
5. La traccia mnestica dell'affetto pag. 168
6. Quali medium nella comunicazione degli affetti? pag. 171
7. La rappresentazione nella comunicazione degli affetti
pag. 179
1. I medium degli affetti pag. 179
2. Affetto e rappresentazione pag. 184
3. Concetti << d'epoca>> nella teoresi freudiana pag. 186
4. La rappresentazione dell'affetto pag. 190
Bibliografia pag. 197
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