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PSYCHOMEDIA
LIBRI - Recensioni e Presentazioni


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Antonio Imbasciati

Affetto e rappresentazione

Per una psicoanalisi
dei processi cognitivi

Franco Angeli

PRESENTAZIONE

Ho voluto raccogliere parte del pensiero che sono andato elaborando in questi ultimi dieci anni sulla teoria, o meglio sulle teorie, costruite dalla psicoanalisi, scegliendo come fulcro quanto fa da titolo a questo libro: affetto e rappresentazione.
Col primo termine ho inteso individuare la base tradizionale della psicoanalisi, nello studio degli affetti e delle loro vicissitudini inconsce. Col secondo quello che a me sembra il centro del dibattuto problema di come e quanto l'esperienza venga elaborata a costituire la struttura psichica profonda, rispetto a determinanti endogene, ancorabili al biologico.
Il termine rappresentazione infatti può indicare, nella sua accezione più generale, un qualsiasi modo in cui si sia elaborata l'esperienza, costituitosi a rappresentare il mondo esterno e se stessi per lo scopo specifico di un’interazione efficace dell'individuo con la realtà. Il termine così inteso deve essere spogliato del suo alone semantico di "immagine", più o meno omologabile alla realtà, per considerare le profonde trasformazioni dei dati << reali>>. Rappresentazione è una qualsiasi struttura funzionale che viene ad essere costruita come costituente elementare del sistema psichico. In tal prospettiva occorre considerare la problematicità del punto di partenza: se dopo la nascita, oppure nella precedente strutturazione di una mente fetale. Per rappresentazione s'intende pertanto la funzione, anche rudimentale, per cui nel sistema mente vengono ad essere strutturati, in una qualche memoria, aspetti trasformati, anche parziali ed in modo distorto, del mondo col quale si entra in interazione, nonché aspetti del proprio Sé che con tale mondo entrano in relazione. In altri termini la rappresentazione è considerata la possibile unità operativa elementare della interazione adattativa del sistema mente, che costituisce la cognizione, intesa in senso lato.
Si ricerca dunque la chiave per interpretare come avvenga l’inizio delle funzioni mentali, e il successivo sviluppo della mente nella relazione col mondo; e con le persone significative che lo costituiscono. Al contempo il riferimento all'affetto sottolinea proprio quanto la psicoanalisi ha considerato il punto di partenza di tutta la vita psichica e dello sviluppo mentale. Ma la teoresi psicoanalitica tradizionale, di origine freudiana, ha considerato tal sviluppo in chiave di spinte interne - le pulsioni - e pertanto un "endos" innato, di derivazione biologica. L'accostamento rappresentazione - affetto intende allora operare il collegamento tra la posizione empirista e quella innatista, tra l'esperienza e quanto considerato endogeno, ricercando precipuamente nella prima l'origine che fu attribuita al secondo.
Tale ricerca nell'esperienza, di quanto la psicoanalisi ha spiegato in termini innatistici, porta inevitabilmente una revisione del teoria psicoanalitica tradizionale, di origine freudiana: e non solo della contrapposizione che Freud attribuì alla rappresentazione rispetto all'affetto, ma anche dell'intera teoria freudiana, che tende a spiegare lo sviluppo dell'uomo più in base all'economia dei suoi istinti che in funzione delle sue relazioni col mondo.
Una revisione generale di questo tipo può considerarsi iniziata, nel mio pensiero, a partire dalla stesura del mio volume << Il Protomentale>>, negli anni 1978-1981, ed elaborata immediatamente dopo con << Sviluppo psicosessuale e sviluppo cognitivo>> (1980-1983).
Alla fine della stesura di questo secondo volume, mi accorsi che avevo delineato una teoria tutta particolare, dell'intero sviluppo della mente, indubbiamente collocabile all'interno dell'area psicoanalitica e di quella kleiniana in particolare, ma diversa dalla prospettiva consueta, con molti punti in contatto con altre discipline psicologiche, non psicoanalitiche. La denominai << teoria del Protomentale>>.
In questo quadro teorico sono andato successivamente negli anni enucleando un aspetto particolare, centrato sul valore rappresentazionale degli oggetti interni descritti dalla psicoanalisi. Se questi, pur essendo essenzialmente nuclei affettivi, servono all'infante per rappresentarsi il mondo (per quanto egli può, ovviamente), essi devono in qualche modo trovare un'origine nell'esperienza sensoriale, e nell'organizzazione percettivo-mnestica. Di qui una ricerca per legare i dati elementari, neurologici e psicofisiologici, mediati dagli organi sensoriali, con l'elaborazione psichica che ne può fare elementi mentali. La psicoanalisi poteva essere in tal modo raccordabile con la psicofisiologia, la percettologia e la psicologia sperimentale dei processi cognitivi.
Intanto mi accorgevo che la mia << teoria>>, e i miei scritti, risultavano abbastanza ostici agli psicoanalisti. Forse ciò che a me era sembrato lineare e consequenziale era abbozzato grossolanamente. Forse la mia teoria non aveva basi sufficienti. Forse, per talune connessioni con la psicologia sperimentale, il mio lavoro era potuto sembrare contaminante agli orecchi degli psicoanalisti più << ortodossi>>. Ho anche pensato che gli psicoanalisti, abituati precipuamente nella psicoanalisi, potevano essere poco preparati a usufruire dei contributi sperimentali, soprattutto nell'uso di un certo modo di ragionare e di teorizzare specifico della psicologia sperimentale, basato su una terminologia rigorosa e su una definizione univoca dei concetti. In realtà gli psicoanalisti, abituati a cogliere sensi nascosti nel colloquio col paziente, sono propensi a usare le parole in modo molto elastico, ed altrettanto i termini che invece la psicologia sperimentale usa in accezioni del tutto definite; ciò è rinforzato dal fatto che la maggioranza degli psicoanalisti italiani sono medici, anziché psicologi.
0 forse - andavo ancora pensando - i miei scritti davano per sottinteso precisazioni che dovevano essere più dettagliatamente descritte, su base clinica. Forse, infine, c'era un qualche altro << vizio>>, nel mio modo di esporre, di propormi, di espormi. Per contro da parte mia mi accorgevo, ripensando in quegli anni, di quanti problemi io avessi lasciato insoluti, con la mia << teoria>>, creando aspettative molto maggiori dei risultati.
Per queste ragioni mi concentrai su aspetti più circoscritti, rispetto alle pretese di una teoria psicoanalitica generale, e scrissi una serie di articoli, comparsi su riviste tra l'83 e l'88, sul medesimo tema, in progressione di sviluppo. Riprendendo e riflettendo su questi, sulle resistenze incontrate in alcuni ambienti psicoanalitici, e su ulteriori elaborazioni di pensiero, ho ritenuto utile ripensare e stendere una puntualizzazione su alcuni aspetti della mia teoria del Protomentale: ne è uscito il lungo scritto che ho posto a primo capitolo di questo libro, col quale ho voluto fare una cornice entro cui collocare le principali tappe del percorso del mio pensiero sul tema in oggetto, costituite da alcuni lavori già editi su riviste, fino ad altri inediti più recenti.
E' questo lo schema del presente volume, col quale spero, ponendomi alcuni limiti e focalizzando solo alcuni problemi, che il mio pensiero possa sortire maggior chiarezza.

Milano, Marzo 1990.

Antonio Imbasciati

 

INDICE

 

Presentazione pag.7

1. Teoria del Protomentale e valore rappresentazionale degli oggetti interni pag. 11

1. Affettività e cognizione pag. 11
2. Per una definizione dell'affetto pag. 14
3. La teoria pulsionale pag. 15
4. La rappresentazione: due concetti diversi pag. 19
5. La contrapposizione affetto-rappresentazione pag. 22
6. La teoria della Relazione d'Oggetto pag. 25
7. Oggetto e rappresentazione in psicologia pag. 29
8. Oggetti interni pag. 33
9. Dall'afferenza alla percezione pag. 37
10. La rappresentazione dell'affetto pag. 43
11. La differenziazione delle strutture affettive pag. 47

2. Apprendere dall'esperienza: interrogativi da una rilettura di Bion pag. 59

1. Psicoanalisi come teoria dell'apprendimento pag. 59
2. Funzione alfa ed elaborazione della traccia mnestica pag. 62
3. Genesi del pensiero ed esperienze neonatali pag. 70

3. Funzione alfa e valore rappresentazionale degli oggetti interni pag. 77

1. Oggetti interni e strutture cognitive pag. 77
2. Scissione, o mancata composizione? pag. 80
3. Oggetto dinamico e oggetto rappresentazionale pag. 81
4. Oggetto interno come traccia mnestica pag. 84

4. Un modello psicoanalitico dei processi cognitivi pag. 87

1. Psicoanalisi e studio dei processi cognitivi pag. 87
2. Tre interrogativi di ricerca pag. 92
3. Afferenze e oggetti interni pag. 95
4. Afferenza, rappresentazione e operazioni mentali pag. 98
5. Percezione e memoria pag. 100

5. Affetti primari e funzioni cognitive pag. 105

1. La mente e la sua origine pag. 105
2. Processi cognitivi e processi affettivi pag. 110
3. La distinzione cognizione/affetto pag. 114
4. Apprendimento degli affetti e valore della rappresentazione pag. 117
5. Affetto e rappresentazione pag. 122
6. Sensorialità e rappresentazione pag. 125
7. Affetto e qualità percettive pag. 129
8. Valore cognitivo degli affetti e oggetti interni pag. 131
9. Valore rappresentazionale degli oggetti interni pag. 135
10. Analisi della percezione pag. 138
11. Valore euristico e valore clinico della teoria del Protomentale pag. 144
12. La comunicazione degli affetti pag. 147

6. La rappresentazione dell'affetto pag. 153

1. Affetti e coscienza pag. 153
2. Descrizione e spiegazione pag. 157
3. Affetto e rappresentazione in Freud pag. 160
4. L' ipostasi dell'intensità di coscienza degli affetti pag. 164
5. La traccia mnestica dell'affetto pag. 168
6. Quali medium nella comunicazione degli affetti? pag. 171

7. La rappresentazione nella comunicazione degli affetti pag. 179

1. I medium degli affetti pag. 179
2. Affetto e rappresentazione pag. 184
3. Concetti << d'epoca>> nella teoresi freudiana pag. 186
4. La rappresentazione dell'affetto pag. 190

Bibliografia pag. 197


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