David Lazzari (a cura di) Psicologia sanitaria e malattia cronica. Interventi evidence-based e disease management
Pacini Editore, Pisa, 2011 Recensione di Piero Porcelli
David Lazzari, curatore del volume, e' direttore della Struttura Complessa di Psicologia Ospedaliera dellâAO Santa Maria di Terni e docente a contratto di Psicologia Medica all'Universita' di Perugia. Chi segue i suoi lavori, lo conosce come collega molto impegnato sia sul piano scientifico che su quello organizzativo. Di recente ha pubblicato "Mente e salute" per la Franco Angeli nel 2007 e "La bilancia dello stress" per Liguori nel 2009, ed e' presidente della Societa' Italiana di Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia (SIPNEI) e della Associazione Italiana di Psicologia Sanitaria e Ospedaliera (PSISA). E' bene premettere subito che i lavori di Lazzari sono sempre molto interessanti sia per i loro contenuti che per la sua preparazione professionale. Quest'ultimo libro non fa eccezione. Il volume esprime il senso del lavoro complessivo e della ricerca di Lazzari in due aspetti fondamentali. Primo, mette insieme scritti di professionalita' eterogenee ma legate tutte dal denominatore comune dell'interesse attivo per la salute: psicologi, medici specialisti in oncologia, cardiologia, diabetologia, nutrizione e medicina generale, infermieri, mondo del volontariato. Si tratta di una dichiarazione programmatica implicita: la cura della salute deve necessariamente essere interdisciplinare nelle societa' industrializzate perche' nessuna figura professionale puo' considerarsi unico fornitore di cure per il modo di concepire oggi salute e malattia. Secondo, il titolo del volume mette insieme tre concetti (psicologia, sanita' e cronicita') e due "sotto-concetti" (evidence-based e disease management) la cui unione in un unico contenitore non e' affatto scontata, anzi puo' apparire misteriosa a molti.
Iniziamo dai tre concetti del titolo principale. Psicologia e sanita' sono legate in molti modi. Nel libro la parola sanita' e' usata come
aggettivazione della psicologia nel senso in cui la American Psychological Association ha definito la Health Psychology: studio dei
processi psicologici (componente interna) e dei comportamenti (componente osservabile) implicati nello sviluppo della salute, delle patologie e
dell'assistenza sanitaria. Pertanto, Lazzari usa in modo originale per il nostro paese la nozione di "psicologia sanitaria" per indicare gli
"aspetti che riguardano specificatamente il ruolo, le attivita' e gli interventi di Health Psychology nell'ambito dei sistemi e dei contesti
sanitari" (p.31), ossia: gli aspetti psicologi di autogestione della salute e delle malattie somatiche, gli aspetti psicopatologici in pazienti con
patologie fisiche, l'aspetto psicologico negli operatori sanitari, nei caregiver e nei volontari, gli aspetti psicologici nei contesti e nelle
organizzazioni sanitarie, l'aspetto psicologico nelle politiche sanitarie (pp.36-37). I capitoli del libro illustrano vari modelli teorici volti all'integrazione interdisciplinare, fra cui ovviamente un posto di riguardo e' dato alla psico-neuro-immuno-endocrinologia (PNEI). Ma, sul versante gestionale, vorrei indicare le parti del capitolo di Lazzari in cui si parla di empowerment (pp.57-60), ossia di quella nuova concezione del paziente con patologia cronica che viene messo in grado di gestire responsabilmente malattia e stile di vita e grazie a questo collabora con il proprio medico come case manager di se stesso. Si tratta a mio avviso di un concetto molto interessante e produttivo, molto simile ai principi ispiratori di tutte le psicoterapie. Nel libro viene portato ad esempio il Progetto IGEA promosso dal Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie e dall'Istituto Superiore di Sanita', finalizzato all'auto-gestione dei pazienti con diabete di tipo 2: responsabilizzare i pazienti sulla gestione delle proprie condizioni di salute, dando loro strumenti perche' siano il piu' attivamente coinvolti nella gestione diretta di se stessi. Sembra una rivoluzione epocale verso cui dovremo arrivare considerando l'innalzamento della vita media, l'aumento delle patologie croniche e la complessita' biopsicosociale delle malattie. Alcuni paesi hanno gia' iniziato a pensare in questa direzione. Ad esempio, in Norvegia hanno adottato un protocollo di intervento per combattere l'infezione da staffilococco aureo resistente agli antibiotici basato non sul trattamento aggressivo a dosi incrementali di meticillina ma, al contrario, sull'incoraggiare gli individui infetti e tutti coloro con cui hanno avuto contatti (dai colleghi di lavoro ai medici curanti) a curarsi isolandosi temporaneamente e senza far uso di farmaci. Negli ultimi 20-30 anni la politica aggressiva di terapia antibiotica ha causato l'incremento della prevalenza dal 2% al 40-60% nei paesi industrializzati. Grazie al piano norvegese, invece, in quel paese la diffusione e' tornata all'1% nel 2010. Il libro e' sostanzialmente diviso in 3 sezioni. La prima comprende i primi due capitoli e riguarda l'inquadramento teorico dei concetti di base del volume (stress, disease management, modello biopsicosociale, integrazione delle cure nel Capitolo 1 dello stesso Lazzari), fra cui la PNEI (Capitolo 2.1 di F.Bottaccioli, presidente onorario della SIPNEI). Vengono inoltre trattati concetti di tipo piu' metodologico come evidence-based medicine, evidence-based practice, outcome, appropriatezza, ecc (Capitolo 2.2 di A.M. Zotti) e vengono descritti vari interventi psicologici in contesti ospedalieri e sanitari da parte di Stan Maes e Veronique De Gucht dell'Universita' di Leida, in Olanda (Capitolo 2.3). La seconda sezione riguarda in modo piu' specifico tre patologie importanti, fornendo dati di evidenza scientifica e linee-guida per gli interventi psicologici: oncologia (Capitolo 3 di G.Morasso e di S.Gori-G.Apolone-V.Zagonel), cardiologia (Capitolo 4 di M.Sommaruga e M.Boccanelli-A.R.Siciliani) e diabete (Capitolo 5 di R.Pisanti, M.Agrusta, P.Di Berardino e P.Gentili). La terza sezione da' voce a figure molteplici dell'assistenza sanitaria e del volontariato in rapporto al tema dell'integrazione in sanita' (Capitolo 6 di C.Zullo, A.Paci, B.Mangiacavalli, A.Rossi, G.Fatati e M.Cipolli). Il testo e' complesso ma gli autori sono stati bravi nell'utilizzare un linguaggio semplice in modo da mettere in grado il lettore competente di seguire i discorsi, anche se ha scarsa esperienza con i concetti trattati. In particolare e' da segnalare la presenza di molte tabelle chiare, sintetiche ed esplicative, con un'ottima veste grafica di cui bisogna complimentarsi con l'editore Pacini. E' in sostanza un libro che deve esser letto da chi si occupa della salute a vari livelli e a vario titolo. Nella panoramica editoriale italiana, e' uno di quei testi che portano aria di freschezza fra le stantie trattazioni tradizionali di psicosomatica. Unica nota dolente: a differenza della buona abitudine della pubblicistica anglosassone, non c'e' a fine libro un indice analitico ne' un indice per autori. Sarebbe stato molto utile per districarsi fra i vari concetti trattati, essendo un libro miscellaneo. |