Ignazio Senatore Psycho Cult Psicodizionario del cinema di genere Centro Scientifico Editore, 2006 Prefazione di Marco Giusti Ecco detto che tutti i dizionari che trattano i film per vie trasversali sono i benemeriti nel mondo dell’editoria cinematografica, perché offrono sguardi diversi e quindi lontani dalla noia corrente del settore, questo che tratta di film dedicati a psicanalisi-psicanilisti-fuori di testa-picchiatelli-e soci vari si distingue perché mette sullo stesso piano film di genere e film ritenuti comunemente alti, thriller, horror, commedie sexy e opere autoriali. Pratica non cosi’ diffusa come sembrerebbe, proprio perché sempre di piu’ chi scrive di cinema alto non si vuole occupare di cinema basso e viceversa. Come se fossero mondi che, da una parte e dall’altra, e’ meglio non contaminare. Non sapendo, poi, che anche scrivendo di cinema basso o di genere, si corrono poi gli stessi terribili rischi che si corrono con il cinema alto, cioe’ esagerare nelle visioni autoriali e nei trombonisti critici. Unire con uno stesso sguardo film diversi, invece, offre la possibilità di non cadere nelle trappole dell’autorialita’, di volare leggeri rincorrendo altri percorsi. Addirittura il filo rosso della psicanalisi o degli psycho cult. Anche perché quando si mettono in scena storie psicanalitiche, sia nel cinema alto che nel cinema basso, si cade spessissimo in deliri stracultissimi che portano al sorriso. E, ovviamente, tanto piu’ alto sara’ il film di partenza, tanto più alta (o più bassa, se volete) sarà la risata. Al punto che, anzi, il delirio psicanalitico come svelamento di qualche terribile segreto da thriller sarà più “normale” dentro un film di genere e assolutamente indigesto dentro un film con pretese autoriali. Al film di genere, cioè, permettiamo la leggerezza della psicoletturina, al film alto no, perché ci porta in un groviglio da cattive indigestioni di Bergman e Allen, Fellini e Antonioni che, spesso e volentieri, non accettiamo di buon grado neppure da questi autori. Pensiamo solo al diverso atteggiamento che avevamo negli anni ’60 di fronte ai due Risi, Dino e Nelo, entrambi medici, entrambi registi, ma il primo maestro di commedie che a volte sforavano in piccole letture psicanalitiche e l’altro campione assoluto del cinema psicanalitico dopo “Diario una schizofrenica”. Allora, già confondere in un dizionario registi e film così diversi, da Mariano Laurenti a Fritz Lang, oltre tutto trattandoli con analoga serietà, mi sembra un tratto curioso, una via originale per un elenco di cinefollie che sono poi quelle che ci capita di vedere in sala e in tv tutti i giorni, già confuse fra loro nelle nostre schizzate visioni. |