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JOURNAL OF PERSONALITY ASSESSMENT - VOL.75, N.2 / 2000

Utility of the MMPI-2 in Assessing 
Gender Dysphoric Patients 

Patricia P. Miach, Ellen F. Berah, James N. Butcher, and Steve Rouse


 
Il transessualismo è un fenomeno su cui regna una grande confusione, giustificata dalla particolarità eccezionale di una condizione al limite del disordine cosmico. Considerando la profondità e pervasività del disturbo di identità nei transessuali, non c'è da meravigliarsi che sia stato classicamente considerato come un esempio estremo di disturbo dell'identità tout court, quindi guardato quasi naturalmente come una declinazione paradigmatica di un'organizzazione borderline di personalità. Al massimo ci si è chiesti se è la particolare condizione a metà fra uomo e donna a determinare la personalità borderline o se viceversa è la personalità borderline a determinare un così profondo disturbo dell'identità. Insomma, un classico caso da uovo e gallina. Ma che il transessuale fosse anche un borderline non era da mettere in discussione.
Poi ci sono state ricerche sempre più articolate man mano che si affinavano i criteri diagnostici. E ci si è accorti che, al pari di qualsiasi altra categoria nella quale si tenta di forzare l'incasellamento del genere umano, i transessuali sono un gruppo eterogeneo. Non è solo una disputa diagnostica fra criteri diversi ma una questione che riguarda direttamente la conoscenza del problema. Infatti, molte ricerche (soprattutto negli anni '70) indicavano che oltre i due terzi dei transessuali avevano disturbi psichiatrici mentre molti altri studi non trovavano alcuna anormalità psichiatrica in questi soggetti. Oggi si tende a considerare i veri transessuali (o transessuali primari, ossia coloro che oltre a soddisfare i criteri DSM per il Disturbo di Identità di Genere, hanno anche un orientamento esclusivamente omosessuale rispetto al sesso biologico ed un esordio precoce del problema nell'infanzia) come persone normali da un punto di vista psichiatrico. Ma il problema sulla personalità del transessuale resta intatto poiché di fatto i gruppi transessuali studiati sono quelli che richiedono il cambiamento chirurgico del sesso. Esaminando la letteratura del MMPI-2, si nota che molti studi hanno riportato elevazioni patologiche nelle scale di valutazione dei tratti antisociali (Pd), paranoia (Pa), schizofrenia (Sc) e mania (Ma). Tuttavia, questi studi sembrano molto influenzati dalla composizione dei loro campioni. Ad esempio, uno studio fatto a Singapore nel 1977 ha trovato elevazioni significative nelle scale 2 (D) e 8 (Sc) ma il gruppo dei transessuali era costituito nella quasi totalità da prostitute, ponendo il sospetto che tale profilo riflettesse più uno stile di vita che la realtà clinica del problema.
In questo studio australiano, gli autori (fra cui Jim Butcher, autore del MMPI-2) hanno valutato con il MMPI-2 due gruppi di soggetti inviati ad un centro specializzato (il Monash Medical Centre di Melbourne) per problemi di identità di genere. Il gruppo dei transessuali è stato definito sulla base di tre criteri: (a) insoddisfazione pervasiva per il proprio sesso biologico; (b) desiderio persistente della durata di almeno 2 anni di voler cambiare sesso; (c) raggiungimento della pubertà fisica. Il secondo gruppo era costituito da soggetti che soddisfacevano i criteri (a) e (c) ma non il criterio (b) e che manifestavano comportamenti tipici del sesso opposto per motivi diversi dall'eccitazione sessuale. Diciamo subito che molti ricercatori e clinici non sarebbero d'accordo nel classificare come realmente transessuali il gruppo che gli autori hanno definito tale in base ai loro criteri.
I risultati sono stati chiarissimi: il gruppo dei transessuali non ha mostrato alcuna elevazione patologica nelle scale cliniche (sia nei confronti a coppia dei due campioni sia alla cluster analysis) nell'85% dei casi mentre la metà del secondo gruppo ha evidenziato segni di psicopatologia alle scale cliniche di depressione (scala 2) e schizofrenia (scale 8) ed elevato di stress alle scale di contenuto DEP, PK e PS.
I problemi di interpretazione di questi risultati sono, come dicevamo, nella composizione del campione di transessuali, costituito per circa la metà da soggetti con orientamento eterosessuale o bisessuale, sposati attualmente o in passato. Inoltre i soggetti avevano un'età abbastanza avanzata (33 anni in media), mentre i transessuali cosiddetti primari sono esclusivamente omosessuali e chiedono la ri-assegnazione chirurgica del sesso molto prima, nella seconda decade di vita. Con molta probabilità, a questi soggetti sarebbe stato rifiutato il consenso all'intervento chirurgico se fossero stati valutati da un centro italiano. Resta in ogni caso importante che questo studio confermi ciò che oggi si tende a pensare, ossia che i transessuali sono persone senza psicopatologia. Il che rende anche dubbio l'inserimento dei transessuali primari nella classificazione DSM, questione che un tempo è stata posta anche per l'omosessualità.

James N. Butcher
Department of Psychology
University of Minnesota
Minneapolis, MN 55455 - USA
 

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