JOURNAL OF PERSONALITY ASSESSMENT
- VOL.75, N.3 / 2000
Effect of Altered Instructions
on the MMPI-2 Profiles
of College Students Who Are
Not Motivated
to Distort Their Responses
James N. Butcher, Mera M. Atlis, Lin Fang
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Questo lavoro proviene dal Dipartimento di Psicologia dell’Università
del Minnesota e gli autori appartengono al gruppo di ricerca di Jim Butcher
(primo autore), ossia l’autore principale ed il dipartimento universitario
centrale dello sviluppo della revisione della scala MMPI, la MMPI-2 pubblicata
nel 1989.
Butcher e collaboratori sono ovviamente impegnati su più fronti
per raffinare e validare continuamente il loro MMPI-2. Uno dei filoni del
processo di validazione riguarda il problema del modo in cui i soggetti
rispondono al test, problema comune a tutti i test di personalità.
In poche parole: l’interpretazione di un profilo di personalità
dipende strettamente dal fatto che il soggetto ha risposto in modo sincero
e coerente alle domande. L’influenza dello stile di risposta sul profilo
MMPI riguarda due categorie principali. La prima si manifesta quando il
soggetto risponde in modo casuale agli item, senza alcun rapporto con il
contenuto delle domande. Una delle possibili manifestazioni di questo stile
si evidenzia quando il soggetto risponde vero o falso in
modo sproporzionatamente più elevato rispetto all’opzione opposta
oppure quando risponde in modo incoerente a domande di contenuto quasi
identico. Nel MMPI-2 vi sono alcune scale di controllo che consentono di
individuare questo stile di risposta, le scale Back F (Fb), True
Response Inconsistency (TRIN) e Variable Response Inconsistency
(VRIN), oltre a quella classica di Infrequency (F).
La seconda influenza è più sottile e riguarda il fatto
che il soggetto può distorcere deliberatamente le risposte in base
al contenuto delle domande, ossia il soggetto sta simulando in positivo
nascondendo i sintomi (faking good) o in negativo esagerando i sintomi
(faking bad). La ricerca per individuare questi soggetti al MMPI-2
è tuttora in corso. Generalmente, i lavori di ricerca in questo
campo prevedono che un gruppo di soggetti normali venga istruito adeguatamente
sulla sindrome da simulare, per cui il suo profilo MMPI viene confrontato
sia con soggetti normali che rispondono onestamente che con soggetti con
la sindrome di cui è stata richiesta la simulazione. I risultati
in generale indicano che simulare una sindrome psicopatologica è
molto difficile, per cui i soggetti o producono profili molto diversi da
quelli dei reali pazienti o, se simili, sono facilmente smascherabili come
non validi in base alle scale di validità. La situazione risulta
invece molto diversa se, oltre alle istruzioni sulla sindrome psicopatologica
da simulare, ai soggetti sperimentali vengono fornite anche informazioni
sul fatto che il questionario contiene anche delle scale di validità.
In questo caso, i soggetti sperimentali producono risultati sia simili
a quelli dei pazienti reali che del tutto validi, per cui risulta impossibile
smascherarli come simulatori.
All’interno di questo complesso filone di ricerca, lo studio qui presentato
riguarda uno spezzone del processo di validazione. Butcher e collaboratori
si sono qui chiesti se i profili MMPI-2 di soggetti a cui sono state fornite
informazioni sull’esistenza delle scale di validità e che sono stati
motivati anche a completare tutte le risposte senza tralasciarne nessuna
sono significativamente diversi dai profili di soggetti a cui il test è
stato somministrato in condizioni standard. Sono stati utilizzati, per
questo scopo, studenti universitari: a 150 di loro il test è stato
somministrato in condizioni standard; a 218 soggetti sono state invece
aggiunte delle istruzioni particolari oltre quelle standard stampate su
ogni fascicolo individuale MMPI-2. Nelle istruzioni particolari veniva
indicato che esistono i simulatori in positivo e in negativo e che il MMPI-2
contiene delle scale che consentono di valutare la validità del
protocollo; inoltre i soggetti venivano invitati ad assicurarsi di aver
risposto a tutte le domande senza tralasciarne nessuna e a rispondere in
modo franco e onesto.
I risultati di questo studio indicano chiaramente che non esiste alcuna
differenza fra i due gruppi. Sono state trovate solo alcune differenze
statisticamente significative per alcune scale (VRIN, TRIN, L, K, Ma, OBS,
ANG) ma solo nel sottogruppo femminile e di ampiezza (effect size)
molto modesta, e comunque al di sotto di T=5 (o deviazione standard=0.5)
che viene ritenuta la soglia di sensibilità per stabilire reali
differenze clinicamente importanti per il MMPI-2.
Lo studio di Butcher e coll. ha un risvolto clinico: dire ad un soggetto
sano che non ha giustificabili intenzioni di simulare al test che esistono
delle scale di validità ed inoltre incoraggiarlo a rispondere a
tutte le domande non modifica in alcun modo la performance del soggetto
al test.
James N. Butcher
Department of Psychology
University of Minnesota
Minneapolis, MN 55455
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