Il disegno della figura umana è il nome collettivo di una serie
di test (disegno della figura umana, della famiglia, dell’albero, ecc)
molto usati sia nella pratica clinica che in psicologia forense. A quest’ultimo
riguardo, gli psicologi americani sono molto attenti poiché negli
USA esistono norme abbastanza ristrette per l’ammissibilità delle
prove (e quindi dei test di assessment psicologico) per i processi in tribunale.
La situazione italiana è alquanto differente, ma i criteri usati
dai colleghi americani sono di grande utilità anche per gli psicologi
italiani che lavorano con le perizie in tribunale. In questo lavoro, Lally
ha valutato se il test del disegno della figura umana soddisfa i maggiori
criteri usati nella psicologia forense americana.
I vari test di disegno sono stati divisi in tre gruppi, a seconda dei
metodi di valutazione. Il primo gruppo è costituito dai metodi clinico-fenomenologici,
uno dei più usati: le caratteristiche del soggetto vengono inferite
dalle impressioni qualitative prodotte dal clinico esaminando le caratteristiche
del disegno. Il secondo gruppo è costituito dall’associazione fra
singoli elementi del disegno con aspetti specifici della personalità,
secondo il sistema originariamente adottato da Machover nel 1949. Il terzo
gruppo, infine, è costituito da quei metodi che confrontano il numero
di alcuni items codificati con le frequenze attese dei gruppi normativi
di riferimento.
Lally ha esaminato questi tre metodi alla luce di due standard. Il
primo proviene dalle linee-guida fornite da Heilbrun (uno psicologo clinico)
nel 1992 per l’ammissibilità dei test psicologici in tribunale.
Heilbrun ne elenca sette: 1) il test deve essere commercializzato e manualizzato,
per consentire la valutazione delle conclusioni prodotte; 2) il test deve
avere una adeguata affidabilità (reliability) interosservatore,
indicata come superiore a 0.79; 3) il test deve essere adeguato per ciò
che si intende misurare, ossia per il quesito posto nella valutazione peritale;
4) l’esaminatore deve aver seguito le regole di somministrazione che devono
essere esplicitamente fornite all’interno della procedura manualizzata;
5) il test deve essere adeguatamente validato per la popolazione a cui
appartiene il soggetto; 6) sono da preferire test obiettivi e attuariali
rispetto ai metodi clinici; 7) il test deve essere in grado di fornire
una stima della probabilità di simulazione. Il secondo standard
preso in considerazione da Lally riguarda i cosiddetti quattro Criteri
Daubert, scaturiti dalla controversia giuridica di Daubert contro l’azienda
farmaceutica Merrel Dow nel 1993: 1) la tecnica adoperata deve essere falsificabile,
ossia deve poter essere esaminata in quanto a scientificità; 2)
la tecnica deve essere stata sottoposta a peer review in pubblicazioni
scientifiche; 3) la tecnica deve essere generalmente accettata come valida
dalla comunità scientifica; 4) la tecnica deve esplicitare il livello
di probabilità di errore (error rate) e deve prevedere degli
standard di controllo dell’errore.
Secondo le linee-guida di Heilbrun, i primi due metodi di valutazione
(quello clinico-fenomenologico e quello basato sui segni specifici) risultano
largamente inadeguati mentre il terzo (quello basato su punteggi globali)
è un po’ più accettabile. La situazione è identica
per quanto riguarda i criteri Daubert. La conclusione dell’autore è
chiara: il test del disegno della figura umana è senza dubbio valido
nella pratica clinica, ma è largamente inaccettabile in un processo
giuridico, per cui egli ne sconsiglia l’uso in ambito peritale.
Stephen J. Lally
American School of Professional Psychology
1550 Wilson Blvd, Suite 600
Arlington, VA 22209 – USA
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