I commenti di Goldfried e Cullari al mio discorso, replica Jacobson,
si limitano alla parte satirica di esso, che voleva essere solo introduttiva,
e non dicono pressocché nulla sulla parte sostanziale, cioè
sull'approccio innovativo alla ricerca che ho proposto. Dopo le precisazioni
di Goldfried, Jacobson continua a non sapere che cosa sia l'integrazione.
Prende atto che include le cose elencate da Goldfried: ma questa è
una concezione molto larga della terapia, e sembra includere quello che
praticamente tutti fanno. Inoltre questa è solo la definizione di
Goldfried: una semplice asserzione non documentata. Altri membri SEPI dicono
cose differenti: per esempio che c'è un dibattito continuo su che
cosa sia la psicoterapia. Oppure, per altri membri eminenti della SEPI
la differenza tra eclettismo e integrazione è precisamente la definizione
ristretta negata da Goldfried: l'eclettismo riguarda la combinazione di
tecniche, mentre l'integrazione riguarda la combinazione di teorie (oltre
che di strategie e di tecniche).
Ma Jacobson tiene a sottolineare di essere molto deluso dal fatto che
nessuno dei due commentatori si è occupato della sostanza della
sua proposta. Pertanto invita il lettore a rileggere il suo testo, saltando
le prime pagine di carattere satirico, ed esaminando la metodologia proposta
per studiare l'integrazione psicoterapeutica. In essa suggeriva qualcosa
di nuovo: di studiare quello che i terapeuti fanno quotidianamente, e imparare
qualcosa sulle contingenze che rinforzano l'integrazione di tecniche, strategie
e teorie psicoterapeutiche in un contesto naturale.
(Jacobson è morto poco dopo avere inviato questa replica al
direttore della rivista, nel giugno 1999. Il discorso di Toronto può
pertanto essere considerato il suo testamento spirituale) |