Sin dagli albori della propria carriera professionale, Sol L. Garfield, esponente storico del movimento eclettico-integrativo in psicoterapia, privilegiò una visione eclettica della psicoterapia.
Egli iniziò a lavorare come psicologo presso un ospedale militare nel Maryland (US) durante gli anni della seconda guerra mondiale e successivamente ricoprì altri incarichi nell'istituzione sanitaria cui affiancò l'attività di docente e ricercatore universitario.
Già da allora l'autore non si ispirava ad alcun particolare modello terapeutico, ma si affidava a una procedura di lavoro che oggi egli stesso definirebbe come "terapia eclettica non organizzata".
Garfield si era infatti precocemente formato l'impressione che i diversi orientamenti terapeutici attribuivano particolare attenzione ad alcuni aspetti del processo psicoterapeutico ignorandone nel contempo altri di notevole importanza. Era evidente che troppi terapeuti erano limitati dalla loro rigida aderenza ai dettami delle loro scuole di appartenenza e si mostravano incapaci di muoversi in modo flessibile all'interno della relazione terapeutica.
In realtà, anche chi affermava di privilegiare un solo approccio usava comunque altre procedure terapeutiche di cui però non si mostrava consapevole. Garfield ricorda a questo proposito lo studio di Klein e al. (1969) in cui osservatori esterni analizzarono il modo di lavorare di J. Wolpe e A. Lazarus, due noti comportamentisti. In questo studio si mise in luce, come, nonostante la rigida matrice comportamentista, i due terapeuti usavano in modo massiccio altre tecniche e strategie terapeutiche.
Sempre più consapevole di quanto fosse importante approfondire lo studio dei fattori terapeutici presenti nella relazione di cura, Garfield pubblicò verso la fine degli anni '50 il suo primo libro, in cui dedicò uno spazio all'analisi dei fattori comuni del processo psicoterapeutico. Le ricerche successive avvenute negli anni '70 e '80 mostrarono sempre più come gli effetti terapeutici fossero determinati da una serie di fattori comuni che erano presenti indipendentemente dall'orientamento teorico del singolo terapeuta [esemplare a questo proposito lo studio di Sloane et al (1975)].
Le successive pubblicazioni degli anni '80 erano espressione del crescente interesse verso l'eclettismo e l'integrazione in campo psicoterapeutico. Negli anni l'enfasi è stata posta maggiormente sugli approcci integrativi, poiché l'eclettismo, non possedendo una solida fondazione teoretica, non permette di impostare disegni di ricerca metodologicamente rigorosi.
Garfield ritiene molto importante il poter attuare ricerche sistematiche per valutare i vari approcci integrativi.
Questi studi dovrebbero valutare le variabili del processo terapeutico che conducono a risultati positivi considerando anche che, secondo Garfield, gli studi in questo campo hanno sino ad ora privilegiato troppo la valutazione dei differenti approcci terapeutici dando invece poca attenzione all'analisi delle caratteristiche personali del terapeuta.
Garfield nel suo articolo descrive anche alcuni casi di pazienti da lui trattati da cui ha tratto importanti insegnamenti. Risulta molto evidente come l'autore abbia sin dall'inizio privilegiato modalità di trattamento che tenessero conto delle esigenze del processo terapeutico. Ispirato dal bisogno di curare il paziente, Garfield si rese conto che non avrebbe potuto svolgere il suo compito se fosse stato troppo condizionato da un modello terapeutico che, influenzato da pregiudizi teorici, privilegiava alcuni aspetti della relazione terapeutica trascurandone altri. Egli quindi è divenuto un terapeuta eclettico non per scelta ma per necessità. Come egli stesso riconosce, il suo stile di lavoro era inizialmente poco organizzato. Garfield è stato capace di tollerare questo disordine senza il bisogno di fare riferimento a rigidi modelli terapeutici, sicuramente più ordinati e sistematizzati, ma anche meno aperti alle esigenze del processo terapeutico.
Il suo lavoro pionieristico merita quindi attenzione per il coraggio e la coerenza della sua ricerca volta principalmente all'individuazione dei fattori comuni di guarigione presenti all'interno del processo terapeutico
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