La teoria degli affetti secondo Freud: domande per le Neuroscienze
Nell'articolo introduttivo dei co-Editors della rivista, Mark Solms
e Edward Nersessian si descrivono i correlati anatomici e fisiologici
delle idee "basilari" e dei più generali concetti di psicoanalisi.
La teoria degli affetti è poco capita e spesso travisata e questo
forse è dovuto al fatto che non è mai stata pubblicata una
teoria definitiva e completa. Si è evoluta in forma marezzata per
un periodo di tempo lungo, per più di quarantâanni e l'articolo
ci aiuta a considerare la teoria degli affetti come una intera impianto
teorico.
L'AFFETTO E' UNA MODALITA' PERCETTIVA STIMOLATA INTERNAMENTE
Parlando di questo argomento gli autori si riferiscono ai "qualia di
percezione" rispetto alla visione, l'ascolto, la sensazione somatica il
gusto e l'odorato. Gli autori richiamano quindi la concezione cognitiva
come legata al responso soggettivo (piacere, dispiacere 'pleasure, unpleasure')
che richiama alla dimensione descrittiva dellâappercezione nellâaccezione
dello Scharfetter (Schafetter, 1990 ö Psicopatologia generale). Dopo aver
citato Freud, si pone l'interrogativo del fatto se le percezioni emotive
di un processo interno, che in se stesso è inconscio, vengono percepite.
Gli autori si rifanno a Le Doux riguardo il problema della elicitazione
della specifica area cerebrale e della possibilità di registrazione
degli affetti in aree corticali specifiche. Ed in particolare se nei tessuti
corticali coinvolti sono presenti meccanismi recettoriali specifici. Se
un anatomico "senso d'organo" di percezione d'affetto potesse essere localizzato
in qualche modo potremmo essere ben preparati a affrontare la domanda più
importante di tutte cioè di quale percezione è l'affetto,
oppure mettendola in termini diversi, cosa causa l'emozione per essere
sentita?
Gli autori per esempio si chiedono se l'esperienza affettiva può
essere correlata con la corteccia del sistema limbico (cioé il complesso
amigdaloideo per le percezioni elementari di "unpleasure"; la sostanza
innominata e e l'area del setto per le percezioni elementari di piacere.)
e forse la corteccia paralimbica (porzione anteriore del giro del cingolo,
la corteccia frontale ventro-mediale, per le più complesse emozioni).
Gli affetti sono percezioni di "oscillazioni di tensione pulsionale":
Citando Freud: " · il fattore determinante l'affetto è probabilmente
una quantità di aumento o diminuzione di eccitamento in un dato
periodo di tempo·" gli autori affermano che molti assunti sono impliciti
in questa affermazione due dei quali è necessario isolare.
La prima è ãla quantità di eccitazione della menteä che
Freud distingue tra aspetti qualitativi e quantitativi. Gli aspetti qualitativi
descrivono i processi rappresentazionali che derivano dalle percezioni
sensoriali, mentre gli aspetti quantitativi descrivono le attività
non rappresentazionali, i meccanismi endogeni che la guidano, e che derivano
dal milieu interno dellâorganismo. Gli aspetti quantitativi sono la rappresentazione
psichica dello stimolo proveniente dallâinterno dellâorganismo e che raggiunge
la mente. "Sono la rappresentazione psichica dello stimolo che origina
dallâinterno dellâorganismo e che raggiunge la mente, come una misura del
lavoro richiesto alla mente in conseguenza delle sue connessioni con il
corpo". (vedi di seguito punto 5 e annotazioni). Freud ha sempre sottolineato
che i processi quantitativi che stimolano gli impulsi allâazione sarebbero
stati accessibili a dei metodi chimici di investigazione. Procedendo da
qui e dalla teoria degli affetti, Freud aveva previsto il tempo in cui
sarebbe stato possibile intervenire direttamente su queste "endogenous
forces" per trattare la malattia mentale. La definizione di affetto per
Freud è un sentimento di piacere e dispiacere sono la qualità
psichica associata alla trasporto di energia allâinterno dellâapparato.
Le implicazioni di queste teorie da un punto di vista della connettività
neuronale e delle dimensioni quantitative a differenti gradi di attivazione
neuronale sono importanti.
La teoria di Freud potrebbe essere equivalente a quella di Mesulam
(Mesulam, 1985) in cui vengono descritte le funzioni di "Flusso" e di "Stato"
del Cervello essendo le modalità di percezione esterna e i vari
processi rappresentazionali derivanti da essi le funzioni di flusso, e
le modalità percettive interne, le funzioni di stato. Quindi questi
due aspetti sarebbero mediati da due sistemi anatomici e fisiologici distinti
(modalità specifica relativamente discreta e modalità aspecifica
relativamente diffusa).
Se queste correlazioni avessero una qualche validità, sembrerebbe
implicito il fatto che la percezione dellâaffetto è qualcosa di
legato, con gradualità, nei nuclei della modalità non
specifica che regolano le funzioni "Stato Dipendenti" della corteccia:
i nuclei intralaminari del talamo, i neuroni colinergici dellâarea settale
e della sostanza innominata; i neuroni dellâipotalamo laterale e mediale;
i neuroni serotoninergici del nucleo del rafe, i neuroni colinergici della
formazione reticolare pontomesencefalica; i nn. Noradernergici del n. ceruleus;
nn. Dopaminergici nella sostanza nera nellâarea del tegmento ventrale (che
innerva lo striato e altre aree libiche).
Quindi tutte queste formazioni sono i correlati fisiologici dei processi
psichici "quantitativi". Potrebbero essere infatti gli equivalenti neurologici
"della rappresentazione psichica dello stimolo che origina dallâinterno
dellâorganismo e che raggiunge la mente, come una misura della richiesta
fatta sulla mente in conseguenza della sua connessione con il corpo".
Questo potrebbe rendere ragione del fatto che la maggior parte degli
agenti psicofarmacologici (i farmaci che alterano lo stato dellâumore)
agiscono su un singolo sistema trasmettitoriale originato in questi
nuclei.
Alla fine le seguenti specifiche domande potrebbero essere poste: l'origine
dell'affetto è legata allâattività nella modalità
non specifica dei nuclei della base cerebrale che modulano la dimensione
quantitativa (il livello o lo stato) della coscienza?
I nuclei che modulano la dimensione quantitativa della coscienza sono
strutturalmente e funzionalmente legati con lâambiente interno del corpo?
E l'attività di questi nuclei sono in relazione in qualche modo
con il concetto di "stimolo"?
O mettendo la questione in termini più generali, lâevidenza
neuroscientifica suggerisce che lâaffetto e lo stimolo sono intimamente
connessi?
L'ultima domanda riguardo la relazione tra lâaffetto ed il concetto
funzionale di stimolo ci ricorda un importante meccanismo dal significato
del quale le funzioni "stato dipendente" della corteccia sono modulate
da processi endogeni.
Ci riferiamo al ruolo centrale dei peptici ed ormoni, che diversamente
al sistema classico neurotrasmettitoriale discusso, in parte influenza
l'attività cerebrale attraverso i meccanismi circolatori non nervosi
che sembrano creare una diretta inaspettata connessione tra il cervello
e il corpo. Potrebbe essere importante per noi conoscere quale
ruolo gioca la variazione quantitativa in questi processi secretori endogeni
nella modulazione dei processi affettivi.
Queste sostanze non solo rappresentano, naturalmente, una influenza
quantitativa nell'economia corporea del cervello, ma poiché sono
anche secreti dal cervello, sono un importante messaggio che influenza
l'economia del corpo. Questo ci porta allâaspetto motorio (della scarica)
della teoria dellâaffetto di Freud.
La percezione affettiva rilascia dei pattern ideo-motori di scarica:
"l'espressione delle emozioni". In accordo con la compulsava potenza del
principio di piacere le percezioni salienti scatenano immediatamente sequenze
riflesse di scarico motorio. Queste sequenze di scarico sono dirette principalmente
verso il corpo del soggetto piuttosto che al mondo esterno.
"Lâaffettività manifesta se stessa essenzialmente in scarica
motoria (secretoria e vasomotoria) risultante in una interna alterazione
del corpo del soggetto senza riferimento al mondo esterno, ·".
Questo articolo ci indica la via della comprensione della teoria degli
affetti attraverso le opere di Freud, in cui si apprezza la lungimiranza
del fondatore della psicoanalisi e la sua capacità di guardare lontano:
nellâorganizzazione della teoria degli affetti possiamo considerare le
seguenti caratteristiche. Le emozioni sentite sono una forma di percezione;
cioè le emozioni coscienti sono rappresentazioni percettive di processi
mentali più profondi che sono, in se stessi, inconsci.
Le modalità affettive di coscienza differiscono da altre modalità
percettive [ i sistemi rappresentazionali della NLP e delle scienze cognitive]
(visive, uditive, somatosensoriali [cenestesiche], gustative, e olfattive)
in un aspetto cruciale: le percezioni affettive registrano lo stato interno
del soggetto laddove le altre forme di percezione riflettono aspetti della
vita esterna. Anche se un affetto è scatenato da qualcosa che occorre
nel mondo esterno, ciò che è percepito attualmente nella
modalità affettiva è la reazione del soggetto allo stimolo
esterno in questione, non lo stimolo in sé.
Che cosa vuol dire stato: l'Affetto registra lo stato del soggetto?
Lo stato registra il personale significato (valore o significato) per quel
soggetto, di una particolare situazione interna o esterna.
Questa assegnazione di valore è calibrato in gradi di piacere
o dispiacere, secondo una formula laddove a ãpiù piacereä corrisponde
a "più vicino al soddisfacimento dei miei bisogni" e "meno piacere"
significa "meno vicino al soddisfacimento di questi, più vicino
alla frustrazione". I bisogni in questione sono di vario tipo, ma ultimamente
sono riconducibili a pochi bisogni universali di vario tipo che sono raggruppati
insieme sotto il capitolo che Freud chiamò "pulsioni".
Le pulsioni sono definite come "la rappresentazione psichica dello
stimolo che origina dallâinterno dellâorganismo e che raggiunge la mente,
come una misura del lavoro richiesto alla mente in conseguenza delle sue
connessioni con il corpo" Freud, 1915 - S.E. vol. 14 - pag.122 (the psychical
representative of the stimuli originating from within the organism and
reaching the mind, as a measure of the demand made upon the mind for work
in consequence of its connection with the body) ["... il rappresentante
psichico degli stimoli che traggono origine dallâinterno del corpo e pervengono
alla psiche, come misura delle operazioni che vengono richieste alla sfera
psichica in forza della sua connessione con quella corporea" OSF, vol.
8 - pag.17; la differenza della traduzione mostra qui lâaccento sulla differenza
del concetto di lavoro e di operazione. Da un punto di vista semantico
nella traduzione OSF di Musatti è presente lâinflusso delle acquisizioni
coeve alla traduzione e la traduzione perde, a mio parere, una sfumatura
importante: il fatto che Freud parlasse della mente in termini ãfisiciä
(work) e non in termini "logici" o "operazionali" come il termine "operazione"
poteva richiamare. La questione del messaggio freudiano e della sua gestione
negli anni della traduzione ad opera del Prof. Musatti e dei possibili
"misunderstandings" ci pone molti spunti di riflessione anche da qui, dalla
origine della teoria degli affetti come un punto cardine riguardo alla
comprensione del funzionamento della mente]. Così recentemente le
emozioni sono la percezione di oscillazioni di tensione dei bisogni istintuali.
Qualsiasi possa essere la causa di queste oscillazioni della tensione,
le stesse oscillazioni sono eventi interni.
Le precedenti affermazioni comprendono l'aspetto percettivo della teoria
dellâaffetto di Freud; ma câè anche un aspetto motorio ö un aspetto
trattato con l'espressione delle emozioni. Secondo il principio di piacere
di Freud, in generale, perseguiamo il piacere ed evitiamo il dolore. Seguendo
questo principio le percezioni di aumento di tensione dello stimolo (cioè
le sensazioni di dispiacere) determinano uno scarico di quella tensione.
Le percezioni generate dalle modalità di questo scarico formano
una parte integrale del meccanismo dellâaffetto. Cioè le percezioni
emozionalmente salienti (di situazioni che precedentemente hanno evocato
le sensazioni primarie di piacere e dispiacere) sono associativamente connesse
con le caratteristiche modalità di scarico che danno origine al
sorgere di specifiche sensazioni, che caratterizzano le stesse emozioni
basilari.
Le scariche motorie in questione sono di due tipi: a) i processi secretivi
e vasomotori: che producono cambiamenti viscerali; b) propriamente motori
(scariche muscolo-scheletriche) che determinano lâeffettuazione di cambiamenti
nel mondo esterno. I due tipi di scarica sono intimamente connessi e sono
frequentemente indistinguibili.
Le manifestazioni esterne di scariche interne (cioè pianto,
arrossire, ·) hanno un importante funzione secondaria di allertare osservatori
esterni sullo stato interno del soggetto; cioè hanno una funzione
comunicativa (sebbene non intenzionale).
C'è un terzo aspetto implicito nella teoria degli affetti. Potrebbe
essere chiamato l'aspetto memoria. Il punto di vista di Freud era che il
piacere e le sensazioni di "dispiacere" sono associativamente connesse
con certe modalità di scarico motorio interno ed esterno. Queste
modalità sono associate nelle "emozioni di base". "Da dove vengono
queste caratteristiche modalità?" La risposta di Freud fu: "ci sono
o predisposizioni ereditate (memorie filogenetiche) o sono dimenticate
nelle prime fasi di sviluppo da eventi di significato universale".
Freud assimilò queste esperienze, che "legano strettamente
insieme le sensazioni dellâaffetto con le sue manifestazioni motorie" e
che funzionano come simboli mnesici, alle reminiscenze che notoriamente
sottolineano attacchi isterici. In altre parole, Freud considerò
le emozioni di base essere universali, tipiche o come innati sintomi di
conversione.
L'aspetto finale della teoria degli affetti di Freud potrebbe essere
intitolato aspetto inibitorio o esecutivo. Gli aspetti stereotipati dello
scarico motorio regolati dal principio di piacere, ora trattati, furono
originariamente delle reazioni congiunturali ad eventi significativi
biologici e personali. Così per esempio i cambiamenti cardiaci e
respiratori associati allâevento della nascita, che sono legati insieme
come lâemozione di ansia di base, che diventano un "simbolo mnesico" per
"pericolo". Tuttavia la scarica automatica di un attacco dâansia non è
adeguatamente appropriata in tutte le future situazioni di pericolo. Questo
tipo di scarica non è mai disponibile per essere ripetuta qualora
una situazione di pericolo è rincontrata (cioè una situazione
di bisogno non ascoltato, di separazione dallâoggetto di soddisfazione
dello stimolo). Per questa ragione, con la maturazione dellâio, sono sviluppati
i meccanismi inibitori. Questo produce una stato di tensione dinamica,
in cui lâenergia legata allo stimolo può essere impiegata al servizio
del pensare (invece di essere scaricata con modalità riflessa).
Il pensare porta finalmente ad una scarica posposta nella forma di una
azione congiunturale designata a servire un utile proposito in relazione
alla corrente reale situazione.
Il dato del "pensare" in maniera cruciale, che Freud osservò
come "una forma sperimentale dellâagire" (attività motoria immaginata
= day dream, pensieri onirici della veglia: A. Ferro) è determinata
da scariche affettive anticipatorie (cioè "l'espressione delle emozioni"
immaginate): segni dellâaffetto che assegnano un valore di piacere ö dispiacere
alle potenziali differenti azioni. Questo comporta scariche sperimentali
di piccole quantità di affetto, che sono rese possibili dallo stato
di inibizione delle soggiacenti energie della pulsione. Freud descrive
questo processo di sviluppo come il ãcontrolloä dellâaffetto.
Gli affetti che sorgono da idee represse (cioè da idee che sono
escluse dalle reti dellâio tonicamente attivate) non possono essere inibite
in questo modo. Esse tuttavia giocano un ruolo importante nella psicopatologia,
come siano adeguati a produrre incoercibili attacchi affettivi.
Mark Solms
Academic Department of Neurosurgery
Royal London Hospital
London E1 1BB, England
e-mail: mlsolms@mds.qmw.ac.uk
Edward Nersessian
72 East 91st Street
New York, NY 10128
e-mail: enerss@worldnet.att.net
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