Il diabete, malattia metabolica cronica, può determinare molte conseguenze patologiche (amputazioni, cecità, disturbi renali e cardiovascolari) per cui il controllo della terapia è particolarmente importante nella gestione clinica di questi pazienti. La terapia del diabete si basa essenzialmente su una elevata compliance del paziente (attraverso regime dietetico, esercizi fisici e farmaci appropriati) allo scopo di mantenere sotto controllo il livello di glicemia. Poiché, quindi, il controllo del diabete si basa su un fattore comportamentale, una certa attenzione è stata data ai fattori psicosociali del paziente diabetico. Dalla letteratura emerge che ben il 15% dei pazienti diabetici è affetto anche da disturbi depressivi.
In questo studio, gli autori hanno valutato se la presenza di sintomi depressivi possa influenzare il regime comportamentale prescritto ai diabetici. Essi hanno reclutato 64 pazienti ambulatoriali (34 con diabete di tipo 1 e 30 con diabete di tipo 2) ed hanno effettuato due misurazioni: la depressione è stata valutata con la scala di Beck e il livello di glicemia nelle precedenti 12-16 settimane con il test della emoglobina A1C (HbA).
Il punteggio di depressione è risultato significativamente e positivamente associato alla HbA (r=0.44,< p0.02) nei pazienti con diabete di tipo 1 ma non associata affatto alla HbA nei pazienti con diabete di tipo 2. I pazienti con i due tipi di diabete non differivano fra loro, però, per i valori di depressione e HbA. Inoltre non vi erano associazioni significative fra punteggio alla scala di Beck e HbA con altre variabili di confusione come età, sesso, durata di malattia ed indice di massa corporea. Alla regressione logistica, il punteggio alla scala di Beck ha spiegato il 16% della varianza della HbA.
Lo studio ha messo in evidenza alcuni punti molto importanti:
(1) Sintomi di depressione sono associati al diabete di tipo 1 ma non di tipo 2. Tale relazione copre un ampio range di punteggio alla scala di Beck (da 0 a 22) e non è limitato soltanto a chi mostra segni clinici manifesti ed evidenti di depressione (punteggio oltre il cutoff di 16, mostrato solo da 4 pazienti, pari al 6.2% del campione).
(2) Non è possibile stabilire il legame causale fra depressione e livello di glicemia. E possibile che i pazienti più depressi trascurino maggiormente la cura di sé e quindi abbiano una cattiva compliance. E anche possibile però il contrario. Infatti i pazienti con diabete di tipo 1, per meccanismi autoimmuni, non dispongono di insulina residua, a differenza del diabete di tipo 2 in cui vi è insufficienza relativa di insulina. Pertanto, i pazienti con diabete di tipo 1, a differenza di quelli con il diabete di tipo 2, sono assolutamente dipendenti dallinsulina assunta dallesterno. Essendo il controllo glicemico quindi molto più difficile, è possibile che vari insuccessi portino ad una sorta di rassegnazione appresa (learned helplessness) che si manifesta con sintomi depressivi, soprattutto subclinici.
(3) Qualunque sia il meccanismo etiologico primario, è evidente che la valutazione ed il trattamento dei sintomi depressivi è essenziale nella gestione clinica dei pazienti con diabete di tipo 1.
Richard S. Surwit
Box 3842
Duke University Medical Center
Durham, NC 27710
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