Il dolore cronico viene oggi considerato un complesso fenomeno biopsicosociale, tanto che i programmi di riabilitazione che non
comprendono un adeguato trattamento dei disturbi psicopatologici associati hanno dimostrato scarsa efficacia. In questa review,
gli autori fanno il punto sullo stato dell'arte del rapporto tra dolore cronico e psicopatologia, esaminando una serie di
questioni ancora aperte, dopo il fallimento dei vecchi modelli ispirati al costrutto di pain-prone personality. Fra le
questioni prese in considerazione in questa review, ci sono:
- il rapporto tra dolore cronico ed alcuni costrutti psicopatologici associati, come la depressione maggiore, il disturbo d'ansia,
l'abuso di sostanze ed il disturbo di dipendenza, i disturbi di personalità;
- il problema diagnostico posto dal DSM-IV: il disturbo algico, rubricato fra i disturbi somatoformi, è stato ampiamente
criticato per essere troppo sovainclusivo, troppo soggettivo nel richiedere il giudizio clinico sull'influenza dei fattori
psicologici nell'esordio e nel decorso del disturbo, e troppo vago come "diagnosi di esclusione insoddisfacente" nel senso che è
un disturbo psichiatrico in cui non viene specificata alcuna psicopatologia;
- la vexata quaestio del problema "uovo-e-gallina": poiché è stata trovata continuamente una associazione significativa fra
psicopatologia (specialmente depressione) e dolore cronico, viene prima la depressione o il dolore? La review esamina alcuni studi
recenti che hanno adottato differenti strategie metodologiche di ricerca per rispondere alla questione, senza peraltro giungere ad
una risposta definitiva. Uno dei motivi di tale difficoltà consiste nel problema della "contaminazione del criterio" in quanto i
sintomi di dolore cronico e quelli somatici della depressione si sovrappongono al punto che non è possibile differenziarli;
- i modelli teorici che esaminano il rapporto tra psicopatologia e dolore cronico. Assodato che tale rapporto non può essere
analizzato con una impostazione di causalità lineare (che porta diritto verso la questione "uovo-e-gallina"), i modelli proposti
riguardano la progressione della sindrome, per cui ad ogni passo della cronicizzazione si associa una specifica e distinta
caratteristica depressiva, come nel caso del modello a 3 stadi proposto dallo stesso Gatchel, co-autore di questa review. Altro
modello importante è quello diatesi-stress proposto con vari nomi da più autori. In questo modello, in cui rientra anche quello di
Gatchel, la diatesi viene concepita come una serie di caratteristiche psicologiche, familiari e genetiche che vengono
slatentizzate dallo stress costituito dalla condizione di dolore che si cronicizza e che danno vita a specifiche manifestazioni
psicopatologiche.
Robert J. Gatchel, PhD
Division of Psychology
University of Texas Southwestern Medical Center
5323 Harry Hines Boulevard
Dallas, TX 75390-9044
USA
E-mail: robert.gatchel@utsouthwestern.edu
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