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Psicoterapia e Scienze Umane, 2001, XXXIV, 4

Poesia e adolescenza. Saggio su Arthur Rimbaud

Sandra Gosso

 
"Rimbaud è il poeta dell'adolescenza per due motivi: nella sua poesia si ritrovano tutti i tratti adolescenziali con un segno di particolare intensità emotiva; egli scrive inoltre in adolescenza. La sua vita creativa, iniziata assai precocemente nell'infanzia, diventa autentico genio per un periodo assai breve, l'éspace d'un matin, il percorso dell'adolescenza...quattro anni di poesia. Una poesia che ha cambiato la letteratura francese" (ibid., p. 93).
Sandra Gosso in questo saggio intende valersi della psicoanalisi per far luce sui processi creativi del poeta, contribuendo inoltre alla comprensione dei processi creativi durante l'adolescenza.
L'analisi comincia dal suo perpetuo fuggire, a partire dai 16 anni. Rimbaud è materialmente fuggito molte volte nell'arco della sua breve esistenza, dalla Francia, dall'Europa stessa. L'inizio delle fughe coincide con l'espansione di un genio poetico altamente personale ed intrinsecamente violento, specie considerata la forte coeva corrente dei Parnassiani.
A 17 anni enuncia il suo programma poetico.In una lettera si pone come poeta Veggente, cioè come colui che va verso l'ignoto attraverso lo sregolamento di tutti i sensi. Parallelamente, formula due concetti nuovi: "E falso dire: Io penso; si dovrebbe dire mi si pensa." Il secondo dice: "Io è un altro. Tanto peggio per il legno che si ritrova violino". Poco tempo dopo dirà: "Se l'ottone si risveglia tromba, non è affatto colpa sua".
Secondo l'A, il legno e l'ottone che si trasformano in strumenti musicali esprimono l'esperienza trasformativa del poeta, su cui vengono interposti giudizi e giustificazioni: non è colpa sua. Scrive il poeta: "Io assisto allo schiudersi del mio pensiero: lo guardo, lo ascolto: lancio un colpo d'archetto: la sinfonia si muove nel profondo, oppure arriva d'un balzo sulla scena". 
Commenta l'A: "La violenta emozione della scoperta poetica di sé è qui descritta attraverso la metafora del direttore d'orchestra, in cui gli attori sono ad un tempo gli strumenti, i musicisti e il pensiero allo stato nascente" (ibid., p. 95).
Tutto questo riporta al pensiero di Bion, per cui non è l'uomo a pensare i pensieri, ma sono i pensieri che cercano un pensatore per trovare la loro espressione, e, quando lo trovano, generano squilibri, ed intensi vissuti persecutori. Il poeta si sente invaso dalla poesia, anche in mancanza di un contenitore adeguato, donde il vissuto persecutorio, di un Io che si trova a dover ricevere una forza che può anche mandarlo in pezzi.
La prima formulazione del pensiero "Io è un altro", che poi nella cultura mitteleuropea avrà fortuna, è di Rimbaud. Questo pensiero - direbbe Bion- prima di essere formulato dal poeta era nella sfera dei pensieri-non-ancora-pensati , in attesa di pensatore, del "genio", contrapposto alle istituzioni. E Rimbaud fu davvero violentemente in contrapposizione con le istituzioni, ribellandosi alla famiglia, legandosi al pensiero socialista, interessandosi di occultismo, scandalizzando la bigotta Charleville.
Egualmente iconoclasta la sua esistenza a Parigi, fino al processo nel 1873, dopo gli spari che segnarono la fine del suo sadico e francamente patologico legame con Verlaine.
Le fughe, che dureranno tutta la vita, iniziano nel 1870, l'anno delle "illuminazioni interiori". 
Ma non si tratta, come si potrebbe pensare, delle vicende di un eterno adolescente.
L'età adulta di R. inizia dopo i 19 anni, col rifiuto della scrittura, e con essa prende il sopravvento l'agire, spesso violento e contro ogni legge, testimoniato da moltissimi episodi, a cominciare dalla avventurosa esperienza africana, segnata da comportamenti asociali, ai margini della delinquenza, peraltro già presenti nei due rami della famiglia paterna e materna (vagabondaggio, alcoolismo, furto), su cui probabilmente poco aveva influito la bigotteria della madre.
Secondo l'A, Rimbaud era un individuo fortemente identificato con un padre ubriacone e violento (il cui doppio sarà l'amato poeta Francois Villon), il che, sempre secondo Gosso, è funzionale ad alcune considerazioni sulla trasmissione della vita psichica tra generazioni, corrente di studi che mette al centro dell'attenzione il ripetersi del destino familiare attraverso le generazioni. "In questa prospettiva teorica i padri, i nonni, gli zii vagabondi, ubriaconi, violenti sarebbero presenti nella psiche di Arthur in modo tanto più significativo quanto più la loro realtà negativa è tenuta nascosta: è il negativo - secondo questi studi - ad essere trasmesso." (ibid., p. 99). In effetti, il padre è stato cancellato dalla vita familiare ad opera della madre . D'altronde, è noto che nella trasmissione tra generazioni vi sono sequenze di fantasie non coscienti, e non trasferibili simbolicamente, che passano di generazione in generazione come racchiuse in una cripta segreta attraverso una sorta di "identificazione inconscia" , una specie di destino implacabile che impone ai figli una eredità violenta e ineliminabile, proprio perché non elaborata dal pensiero.
Rimbaud incontra in Villon proprio la sequenza fuga-vagabondaggio-furto-alcoolismo, in cui l'individuazione poetica coincide con il dare espressione al destino familiare, fatto di agire, e di scarica immediata della pulsione, anzichè di pensiero. "In termini di conflitti transgenerazionali, diciamo che Arthur riesce a descrivere e comunicare quanto vissuto senza pensiero, dunque agito, nel corso di tre generazioni: il nonno, il padre e gli zii materni" (ibid., p. 100): E' però altrettanto vero che, nel momento in cui tutto questo diventa materia di poesia, valendosi proprio dell'elaborazione mentale, addirittura egli teorizza la poesia come predominio del pensiero sull'azione, mescolando pensiero simbolico e azione evacuativa.
Tuttavia, osserva l'A, " non è...legittimo intendere ciò in termini di mera psicologia, bensì è necessario comprendere come tale configurazione psicologica sia dal poeta asservita ad un programma poetico, vol-to a legare il pensiero alla carne-materia, ovvero a legare elemento alfa a elemento beta. In Voyelles e in Alchimie du verbe l'esperimento di "inventare il colore delle vocali" ha lo scopo di cercare le sensazioni che esse possono produrre, le immagini che possono evocare, nell'intenzione di attuare una poetica della "sensazione bruta" inventando una parola poetica accessibile, un giorno o l'altro, a tutti i sensi. Un modo di intendere la "cosa poetica" nella sua valenza materiale e materialistica." (ibid., p. 101).
Dunque il poeta cerca di avvicinarsi al nucleo della produzione simbolica , cioè alla trasformazione del dato percettivo grezzo in evento dotato di senso, per avvicinarsi all'istante ancora pregno di sensazioni in cui la percezione si trasforma in emozione . Si tratta di una "scrittura - lavoro" che maneggia la materia, proprio come fa l'operaio. 
Nel 1874, come abbiamo visto, Rimbaud abbandona la poesia, perdendo in tal modo il tramite tra pulsiene e azione. Inizia così un vagabondaggio, in Africa, con fantasie di forza e dissoluzione oziosa violenta e sregolata , evidentemente non curata né risolta dagli anni della creazione poetica. Creazione che non può però essere ridotta a un mero esercizio evacuativo, giacché l'arte di R è pure simbolo fruibile, in quanto comunicabile ed è indubbiamente arte. Il resto, è pura ipotesi speculativa. 
La tragica fine avviene all'insegna del " Non so più parlare". 

Mi sembra interessante fare un cenno ad un fenomeno che affiora a un certo punto nell'opera artistica di Rimbaud, e cioè al fenomeno della sinestesia, in tempi recenti dibattuto con strumenti nuovi dalla neuropsicologia.
Come è noto, la sinestesia, o sensazione secondaria, è l'eccitazione contemporanea involontaria di due o più sensi, oltre a quello specifico.Si tratta di un fenomeno abbastanza frequente tra i bambini, presumibilmente perché nell'infanzia l'informazione viene "processata" attraverso rappresentazioni iconiche, mentre nell'età adulta vengono usate rappresentazioni simboliche. Ma non mancano i casi, seppur in minor numero, tra gli adulti, tra cui si annoverano numerosi artisti. Ricordiamo, in campo letterario più vicino a noi, lo scrittore russo Vladimir Nabokov, che rammenta come dall'infanzia associasse un colore ad ogni suono dell'alfabeto: da notare che anche sua madre aveva la stessa possibilità, e così pure suo figlio, quindi tre generazioni. 
Nella prima metà del secolo scorso, Karl Theodor Jaspers, il fondatore della scuola di psichiatria di Heidelberg, che descriveva i fenomeni psicopatologici senza un immediato riferimento ai criteri nosologici, considerando di primaria importanza il vissuto, sosteneva che questo fenomeno derivava dalla confusione della sensorialità, che aboliva l'oggettività del percepito. Uno sconfinare quindi nelle allucinazioni, essendo menomato il principio integrativo dell'esperienza percettiva.
Nella seconda metà del secolo scorso, Marks suddivideva in tre stadi lo sviluppo cognitivo, distinguendo tra una rappresentazione puramente sensoriale dell'informazione percettiva, una rappresentazione sensorial-verbale nello stesso tempo e una rappresentazione puramente verbale. Col crescere dell'età, quindi, la sinestesia viene a perdere il suo carattere sensorio, esprimendosi sempre più tramite linguaggio.
D'altra parte, più recentemente il neuropsicologo Richard E.Cytowic ha osservato che le sinestesie non derivano da attività della corteccia, che anzi risultano diminuite, ma da attività limbica, più "primitiva". Con questa sua visione, Cytowic ha inteso anche opporsi alla dicotomia occidentale tra ragione ed emozione, in cui il primato nella vita di tutti i giorni viene dato alle attività corticali.
Alla luce di tutto questo, rivediamo la sinestesia espressa da Rimbaud nelle Voyelles (1872):

A noir, E blanc, I rouge, U vert, O bleu: voyelles,
Je dirai quelque jour vos naissances latentes: 
A, noir corset velu des mouches éclatantes 
Qui bombinent autour des puanteurs cruelles, 
Golfes d'ombre; E, candeurs des vapeurs et des tentes, 
Lances des glaciers fiers, rois blancs, frissons d'ombelles; 
I, pourpres, sang craché, rire des lèvres belles 
Dans la colère ou les ivresses pénitentes; 
U, cycles, vibrements divins des mers virides, 
Paix des p‰tis semés d'animaux, paix des rides 
Que l'alchimie imprime aux grands fronts studieux; 
O, suprme Clairon plein des strideurs étranges, 
Silences traversés des Mondes et des Anges: 
- O l'Oméga, rayon violet de Ses Yeux!

Tenendo presenti i più recenti studi neuropsicologici, in Rimbaud, si potrebbe dire che la compulsione ad agire, piuttosto che l'elaborazione del pensiero, forse acuita dall'uso delle sostanze stupefacenti, è testimoniata anche dalla sinestesia di cui le Voyelles sono appunto espressione.
Non si tratterebbe tanto quindi, a mio parere, della "intenzione di attuare una poetica della "sensazione bruta" inventando una parola poetica accessibile, un giorno o l'altro, a tutti i sensi", quanto di una modalità particolare innata e peculiare di percepire il mondo, fondata più sulle emozioni, che sui processi di ragionamento guidati dalla corteccia. Questo contraddirebbe l'ipotesi bioniana qui formulata, in quanto non si tratterebbe di un difetto di reverie e contenimento, da parte della madre del poeta, tale da rendere impossibile la trasformazione degli elementi beta in alfa, bensì di una caratteristica innata, come ad esempio il mancinismo, un'esperienza fisica involontaria, per cui l'area emotiva viene privilegiata rispetto a quella razionale corticocentrica, e vi è una minor centralizzazione del cervello.
Quindi, seguendo l'ipotesi di Cytowic, in Rimbaud le emozioni, non la ragione, avrebbero il ruolo dominante in ciò che viene pensato o agito. Da questo punto di vista, il destino di Rimbaud sarebbe già segnato nelle sue caratteristiche genetiche, di cui la sinestesia appare conseguenza e nello stesso tempo segnale.

BIBLIOGRAFIA AGGIUNTIVA:
CYTOWIC R.E. (1995), Synesthesia:phenomenology and neuropsychology. A review of current knowledge. Psyche, 2 (10). 
MARKS L.E. (1975), On coloured hearing Synesthesia: Cross-modal translations of sensory dimension. Psychological Bulletin, 82, 303-331.


Sandra Gosso, Via Derna 9, 56126 Pisa

 

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