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Psicoterapia e Scienze Umane, 2002, XXXV, 2

Le difficili origini della psicoanalisi

Michele Ranchetti

 
L'intento di Ranchetti in questo breve ma succoso articolo è quello di fare una piccola ricerca, isolando forzosamente dai contesti di appartenenza alcuni termini della psicoanalisi, assurti con l'uso ad una specie di rassicurante gergo di riferimento, che, forte del nome della cosa, azzera ogni interrogativo in quanto, "sappiamo di che cosa si tratta" e pensiamo, con la definizione linguistica, di aver risolto il problema. Conseguenza della diffusione di questa terminologia è stato l'isolamento dal contesto, con ovvie gravi conseguenze.
L'A si pone come scopo il contrario, lavorando su alcune parole della lingua d'uso normale, diffuse, e non creati da Freud: Besetzung (investimento, carica); Verschiebung (spostamento); Uebertragung (traslazione, transfert) e infine Verdreingung (rimozione). Dopo l'impiego da parte di Freud, tuttavia, esse hanno acquisito nella lingua della psicoanalisi un significato particolare, anche se sempre molto vicino a quello della lingua di tutti i giorni, per i lettori di lingua tedesca. Per l'italiano e l'inglese il discorso è diverso, specie per la versione del Corpus freudiano di Strachey, di intonazione vagamente scientista, che si sovrappone artificialmente al carattere "umanistico" inteso da Freud.
La parola cathexis può costituire una esemplificazione dell' intraducibilità di alcuni termini usati da Freud : essa è stata introdotta da Strachey per significare il termine tedesco Besetzung, "investimento" oppure "carica" in italiano, tutti termini ben lungi dall'idea di occupazione di stampo militaresco che permea invece il termine tedesco. Ranchetti non si propone di tracciare la storia del termine attraverso il percorso cronologico delle opere di Freud, come fa ad esempio il dizionario di Laplache-Pontalis, bensì è interessato a trovare il significato aggiuntivo e il carattere di invenzione nell'utilizzo da parte di Freud, e il tipo di intenzione teoretica alla base (topica, luogo di origine e di applicazione, direzione di ricerca). Questione non da poco: infatti è da queste questioni che è derivata la polemica senza fine sulla scientificità o meno della psicoanalisi.
Si sa che, poco prima della sua morte, Freud decise di far pubblicare le sue opere in tedesco iniziando dagli scritti "psicologici, escludendo gli scritti precedenti, quasi tutti di carattere neurologico, stabilendo così una cesura fra parte "scientifica" e psicoanalitica; cesura poi rispettata anche dalla Standard Edition. Decisione gravida di pesanti conseguenze, che ha impedito di vedere il legame e il passaggio tra i due territori, disconnettendo la terminologia analitica dai suoi usi precedenti, "e così l'appartenenza dei termini ad ambiti disciplinani originari è stata rimossa, con un uso improprio quanto molto frequente in queste ricerche delle categorie interpretative analitiche" (ibid., p. 7). Il risultato di tale operazione fu ed è una falsa impressione. Al contrario, Freud ha sempre cercato di non buttare via nulla delle sue esperienze precedenti, piuttosto ha sempre trasferito e validato nella scienza che andava costruendo i risultati pregressi. "Si potrebbe quindi dire che la psicoanalisi non è tanto un'invenzione quanto un trasferimento di conquiste disciplinari parziali in una disciplina che le ingloba, e per questo, in un certo senso, non sono solo le discipline scientifiche a fornire i materiali, ma anche quelle umanistiche, la letterature, le arti" (ibidem). Inoltre, non va dimenticato il suo proposito esplicito di invadere il campo delle altre discipline. Tra le minute delle lettere a Fliess, agli inizi delle opere psicologiche, c'è una probante lettera da Freud annotata, a matita su fogli scritti a matita, come "Progetto per una psicologia", quasi premessa e summa della costruzione della nuova scienza, nonché valico di passaggio dall'approccio neurologico alla prospettiva analitica e alle sue basi dinamiche.
Ranchetti inizia col prendere in esame il termine Uebertagung, che significa traslazione, transfert, parola del linguaggio comune, mentre traslazione è termine creato da Cesare Musatti per la traduzione italiana, poi quasi totalmente sostituito da transfert. Dunque non è possibile tradurre Uebertragung, che significa passaggio, trasporto, trasferimento, quindi un'azione, un trasporto appunto. Bisogna tuttavia notare come, anche per Freud, l'oggetto trasferito possa variare, per quanto si configuri come oggetto non materiale, pur mutuando dal linguaggio materiale la connotazione del processo: prova ne è il fatto che, negli schemi che corredano il suo testo, raffigura un insieme di percorsi tramite il movimento dei liquidi, quasi una idraulica dello spirito. Freud, sempre in base alla concezione materialistica per cui è possibile il trasferimento in oggetti che materiali non sono, sempre ha mirato a questa corrispondenza, per cui i percorsi e i movimenti di cui scrive, avendo un modello materiale, devono collocarsi in una loro topica. Egualmente per gli altri termini di cui Ranchetti si occupa, anch'essi con un'origine materialistica, quindi connotanti processi visibili divenuti invisibili: Verdrangung e Verschiebung si riferiscono agli spostamenti, appartengono a un ambito di pesi e misure. Così pure per Affekt, quantità misurabile che si sposta. Ranchetti ne deduce che la comprensione di Freud ha subito nel tempo un processo di "spiritualizzazione", perdendo le connessioni, che invece esistono e sono importanti, col modello matenialistico delle scienze naturali anche: questo, per la difficoltà di traduzione dal tedesco di alcune parole di base e per l'impossibilità di leggere il testo originario, protrattasi per lungo periodo.
"Freud diceva, prima di sbarcare in America con Jung, allora ancora allievo e seguace, che avrebbero portato la peste nel Nuovo Continente... frase sempre ripetuta e che sembrerebbe aver perduto di senso se si osservano i nuovi psicologi accorrere sul luogo del delitto a rincuorare gli astanti, e soprattutto le autorità, riconducendo il fattaccio a una sindrome di un certo tipo e quindi ricomponendo nella statistica l'anormalità apparente" ( ivi, p 9). L'A ci mette sull'avviso: si tratta in realtà di un processo di appiattimento e ricomposizione della norma, in direzione opposta alle intenzioni di Freud. Da cui l'importanza di rileggere nel loro significato originario i termini usati da Freud, per riprendere il difficile cammino e compito della psicoanalisi dalle sue origini.

Alcune considerazioni del recensore
Il problema della traduzione di un testo è piuttosto complesso, dato che implica il trasferimento, in una lingua differente da quella originale, di un termine o di un concetto nella sua integrità, in modo tale da salvaguardare appieno il significato di quanto tradotto e da renderlo pienamente comprensibile a chi legge, collocandolo all'interno del suo sistema di linguaggio.
Una prima riflessione che si può fare su questo aspetto è che, inevitabilmente, il nuovo potrà essere compreso pienamente soltanto attraverso un attento e intelligente confronto coi termini e il contesto del linguaggio di partenza. Inoltre, dato che tradurre significa fondamentalmente trasferire una informazione, ne consegue che gli aspetti soggettivi del pensiero di colui che traduce, le sue presupposizioni, e quelli della realtà sociale in cui opera, portandolo inevitabilmente a delle scelte personali, possono inquinare il vocabolo e comunque il testo dato, sottoponendo comunque il testo di partenza a un processo di espansione (nel più favorevole dei casi), che sovente può connotarsi come vera e propria revisione, in quanto le strutture di pensiero esistenti possono volgersi verso nuove, differenti direzioni.
Thomas Kuhn , in La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962), mostra che non esiste un'unica scienza, ma che le rivoluzioni scientifiche sono dovute al mutare degli scenari (paradigmi) in cui una comunità scientifica opera. Anche il senso muta radicalmente da teoria a teoria, e poiché il senso determina il riferimento, anche il riferimento muta radicalmente da teoria a teoria. Gli assunti di base cui fa riferimento ogni paradigma sono diversi, in base ad interessi e obiettivi sociali differenti, alle diverse metodologie e linguaggi. Sovente il paradigma è volto ad evitare indesiderate rivoluzioni. Se , come si ricorda nell'articolo di Ranchetti, Freud sapeva di portare "la peste", la comunità scientifica statunitense non era, nella sua maggioranza, disponibile a una tale invasione e colonizzazzione ideologica, anche se le idee di Freud apparivano utili alla ribellione contro la rigida e imperante morale vittoriana.
Per allargare il concetto di Kuhn, vorrei anche ricordare la situazione di disorientamento della psichiatria della Germania imperiale, ai primi del 1900. I problemi eclatanti dell'isteria, come pericolosa nevrosi di guerra, apparivano senza soluzione agli scienziati classici, fautori dell'origine organica della malattia mentale, per cui l'ipotesi freudiana delle strutture psichiche inconsce, venne accolta con grande favore e sollievo. Come ha affermato Thomas Kuhn a proposito del mutamento dei paradigmi scientifici, "l'inadeguatzza delle teorie esistenti è il preludio della ricerca di nuove teorie" (Cocks, p. 39).
Altro aspetto della questione sottolineata nel saggio di Ranchetti, e su cui riflettere: in seguito, e fino ai giorni nostri, la forzosità della traduzione di alcuni termini psicoanalitici freudiani (e conseguentemente concetti), e il successivo isolamento dal loro originario contesto, spesso prescindendo dall'intenzione teoretica di base, sono stati posti al servizio, come acutamente nota l'A, della creazione di un generalizzato, rassicurante gergo di riferimento, in cui chiunque, definendo un fenomeno psichico o una situazione per mezzo di un termine ormai divenuto di uso comune, sente di "aver rimesso le cose al loro posto" e di aver risolto il problema, col definirlo.

Due considerazioni conclusive relative al tradurre
Una di carattere generale. Come uscire da questa impasse metodologica relativa alla traduzione?
Un suggerimento potrebbe essere colto nelle parole di Ricoeur, quando propone di uscire dall' alternativa teorica "traducibile contro intraducibile", sostituendola con quella "fedeltà contro tradimento". Quanto al problema del peso avuto dalla cattiva traduzione (e successiva estrapolazione e comprensione) di alcuni termini-chiave della teoria freudiana, dopo aver reso a Cesare quel che è di Cesare, cioè riconosciuta la responsabilità, forse all'epoca non valutata, dello stesso Freud nell'operare una pericolosa cesura tra l'uso degli stessi termini nel suo periodo "neurologico" e in quello psicoanalitico, non possiamo che riconoscere con l'A di questo breve saggio la portata gravida di conseguenze di tale decisione sulla questione della scientificità o meno della psicoanalisi.
Va quindi accolto il suo invito a "ripercorrere il significato primario di certi termini ormai sbiaditi dall'uso" per riprendere il discorso della psicoanalisi dalle sue origini, collocandole, come è suo diritto, nell'ambito di appartenenza, cioè quello scientifico.

BIBLIOGRAFIA AGGIUNTIVA
COCKS G. (1985), Psicoterapia del terzo Reich, Torino, Bollati Boringhieri, 1988
KUHN TH. (1962), The Structure of Scientific Revolutions, Chicago, University of Chicago Press.

Michele Ranchetti, Via Giramonte 5, 50125 Firenze, tel. 055-2342418

 

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