Manzano osserva che Freud, considerando la relazione tra i genitori e il bambino, si è valso di un approccio unidirezionale, non focalizzando il vissuto dei genitori verso il bambino, né le eventuali ripercussioni sul loro funzionamento psichico. Nella relazione, egli ha teorizzato la madre come oggetto anaclitico per le pulsioni
libidiche, in quanto il bambino si appoggia alle prime esperienze di soddisfazione dei propri bisogni vitali di conservazione, amando l'oggetto-madre che ha cura di lui. Nel 1914 Freud introduce il concetto di narcisismo, descrivendo un'altra forma di relazione , e cioè una scelta di oggetto libidico "narcisistica". Da allora in poi, il sé amerà se stesso nella propria madre e nelle persone sostitutive, con cui stabilirà appunto una "relazione narcisistica", scoperta che Freud fece nella patologia adulta, quando l'oggetto d'amore è scelto sul proprio modello , su una rappresentazione di sé quindi in modalità oggettuale di sostegno o narcisistica . Descrivendo tale scelta d'oggetto, Freud prende in considerazione la relazione narcisistica dal punto di vista dei genitori, che a loro volta vedono nel bambino immagini idealizzate di sé. A sua volta, il bambino si identificherebbe con questo, facendone il suo proprio ideale e, in seguito, a sua volta, proiettandolo sul proprio figlio. Con ciò, sarebbero poste le basi del meccanismo dell'eredità culturale intergenerazionale.
Anche nella relazione amorosa adulta, nell'oggetto d'amore si può mettere se stesso bambino, contemporaneamente assumendo il ruolo di madre ideale , con cui ci si identifica. In tal modo il soggetto ama se stesso nel partner .
Freud, privo della esperienza clinica diretta della relazione genitori-bambino, non ha mai esplicitamente accostato tra loro queste relazioni amorose narcisistiche . Oggi, nella usuale pratica clinica relativa alle relazioni genitori/bambini, abbiamo potuto constatare "relazioni amorose narcisistiche" inconsce simili a quelle adulte, come nel caso della madre che proietta sulla neonata l'immagine del proprio padre morto (non avendone elaborato il lutto), identificandosi nella figlia in una relazione
"fusionale" e non oggettuale col padre; o di un padre che vede nel figlio sé ideale e onnipotente quale avrebbe voluto essere, identificandosi, a sua volta, con un padre ideale che avrebbe voluto avere. Questi sono "gli scenari narcisistici della genitorialità", dall'A inoltre suddivisi in forme e tipologie. Quattro gli elementi essenziali:
- una proiezione dei genitori sul bambino
- una identificazione complementare del genitore (controidentificazione)
- uno scopo specifico
- una dinamica relazionale agita (ibid., p. 75).
Nella proiezione dei genitori sul bambino si verifica una identificazione proiettiva, diretta o tramite l'immagine interna di un oggetto, con rappresentazione del Sé del genitore proiettata e investita di libido narcisistica. Di conseguenza, anche se la proiezione sul bambino corrisponde ad un'immagine oggettuale, comportando una rappresentazione del Sé, è di natura narcisistica. A loro volta, da parte dei genitori si verifica una identificazione complementare , che mira da una soddisfazione narcisistica.
Dunque, si configurano due modalità dinamiche differenti , che consistono nel "fissare" una scena in modo immutabile, oppure riedificare un passato giudicato inaccettabile, correggendolo secondo le proprie aspettative. Disturbi quali vomito e anoressia possono derivare da una opposizione del bambino nei confronti di un comportamento intrusivo materno, che genera un sistema specifico di comunicazione madre-bambino volto a gratificare personali bisogni di attaccamento.
Il termine "narcisismo" viene utilizzato dall'A nel senso freudiano di "amore per sé", correlato libidico dell'egoismo; il concetto di narcisismo secondario (come descritto da Klein e
Kernberg), viene usato come rappresentazione oggettuale dell'altro che, a causa delle intense fantasie di identificazione introiettiva e proiettiva, diviene il proprio Sé ."Questa concezione permette di spiegare la coesistenza di una relazione narcisistica - amore per sé nell'altro - e una vera relazione oggettuale - amore per l'altro come differente da Sé. La descrizione degli scenari narcisistici della genitorialità illustra secondo noi questa formulazione della relazione narcisistica dei genitori con il bambino (in quanto rappresentazione di essi stessi), coesistente con una relazione oggettuale dove il bambino è amato in quanto essere differenziato"
(ibid., p. 77).
Per l'A questi sono i prototipi di tutte le relazioni genitore-bambino; nelle patologie dei problemi precoci di sviluppo predomina e sussiste la relazione narcisistica col bambino , mai riconosciuto come essere differenziato. Gli scenari narcisistici della genitorialità si presentano dunque o come armoniosamente evoluti, o come patologici dal punto di vista dello sviluppo, conflittuali con la realtà di un bambino in crescita, a causa dell'intensa e perdurante proiezione. In tal caso, la dinamica interattiva ha diversi sbocchi: o il bambino si adatta alla pressione proiettiva, rivestendo il ruolo predestinatogli senza apparenti disturbi ( che esploderanno più avanti nel tempo). Oppure, la situazione è talmente patologica che l'equilibrio è già rotto, e il bambino esprime fortemente il bisogno di essere riconosciuto in qualità di persona e non come "ombra dei genitori e dei loro oggetti interni", il che è causa di scompenso per i genitori; o ancora, per il bambino stesso, difficoltà di adattamento al mondo esterno; o infine, può verificarsi una combinazione delle due possibilità.
Nei colloqui presso il servizio, si tratta di vedere se il genitore che proietta sul bambino sia capace di verbalizzare il suo pensiero cosciente e mostrare i suoi contenuti inconsci. Egualmente per il bambino più grande e per l'adolescente. La madre instaura una relazione emozionale sia col bambino che col terapeuta. Il transfert della madre verso il terapeuta può darci informazioni sulla natura del legame madre-bambino grazie al parallelismo esistente tra questo legame e quello con il terapeuta; parallelamente, l'insieme delle controreazioni del terapeuta, unite all'osservazione oggettiva delle interazioni tra madre e bambino
(Cramer, Stern, Lebovici), può permettere al terapeuta una visione focalizzata della dinamica relazionale per meglio comprendere e impostare il suo intervento interpretativo. Per facilitare questa esplorazione, è stata messa a punto una "griglia" concettuale della situazione, comprendente vari elementi, quali ad esempio la proiezione predominante dei genitori e la loro
controidentificazione, le reazioni del bambino alla proiezione, gli interventi del terapeuta e così via.
Molti gli approcci teorici agli "scenari narcisistici della genitorialità". I più direttamente in rapporto col pensiero espresso in questo studio sono quelli di Selma Fraiberg sui "fantasmi nella camera dei bambini", che hanno il loro fulcro nel concetto di ripetizione da parte delle madri coi propri bambini delle personali esperienze negative infantili, tramite meccanismi d'identificazione inconscia con l'aggressore (v. recentemente
Fonagy).
Il maggior contributo però viene da lavori di B. Cramer sulla psicoterapia breve (v.nozione di "interazione
fantasmatica"). Ultimamente, Raphael-Leff parla di "spostamenti narcisistici" tra genitori e bambini piccoli con disturbi della relazione, sottolineando, come in questo studio, l'importanza delle "fantasie narcisistiche" che a volte prendono il posto della realtà , distorcendo l'interazione genitori-figli.
L'articolo, composto di estratti del libro Les scénarios narcissiques de la parentalité di
Manzano, Palacio Espasa e Zilkha, è un'interessante , per quanto succinta, focalizzazzione delle relazioni narcisistiche genitori-figli piccoli e dei loro effetti spesso disturbanti sulla relazione. Per chi volesse maggiormente mettere a fuoco il discorso sull'importanza dell'aspetto narcisistico nello scambio madre-bambino e , più in generale, sugli scenari narcisistici della genitorialità, con l'accento posto sulla trasmissione
transgenerazionale, voglio qui ricordare un interessante lavoro dello psicoanalista francese Alberto
Eiguer, La parentela fantasmatica (Borla, Roma, 1990). In questo lavoro di
Eiguer, tra l'altro, vengono in particolare analizzati i rapporti tra narcisimo e gruppalità (e la famiglia, come gruppo, si fonda proprio su questi legami, con investimenti narcisistici e di oggetto), attraverso gli approcci di
Meltzer, Winnicot, Bion e Begler, visti in maniera più particolareggiata.
Relazione presentata al 30 Congresso Europeo di Psicopatologia del bambino e dell'adolescente, Lisbona, 31 maggio -2 giugno 2001. Essa è composta da estratti del libro
"Les scénarios narcissiques de la parentalité", tradotto in italiano e pubblicato da Raffaello Cortina Editore, con il titolo "Scenari della genitorialità", di J.
Manzano, F. Palacio Espasa, N. Zilkha, 2001.
Traduzione dal francese di Roberta Mansi.
Juan Manzano,
Service Médico-Pédagogique,
16-18 Boulevard St-Georges,
Case Postal 50,
1211 Genève 8, CH
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