M. Rescetnikov, presidente della Federazione nazionale di psicoanalisi russa, traccia in questo articolo un quadro della situazione della psicoanalisi in Russia, in particolare chiarendo gli indirizzi principali della
FNP [Federazione Nazionale di Psicoanalisi].
In Russia, la psicoanalisi ha dato segnali di rinascita a partire dall'ultimo decennio del
1900, nonostante difficoltà legate sia alla sua diffusione, sia al precario stato della formazione che viene offerta ai candidati che vi si avvicinano.
Negli anni 1920 la psicoanalisi in URSS fu molto osteggiata e per circa settant'anni fu messa al bando, con ciò lacerando il legame fra le generazioni e causando la perdita dell'eredità metodologica, e il rapporto con le associazioni psicoanalitiche del resto del mondo.
Attualmente, è in atto un difficile e lento processo di avvicinamento tra la Russia e le istituzioni psicoanalitiche mondiali , tuttavia complicato da motivi di carattere politico e socioeconomico.
Per quanto riguarda le condizioni interne, ha giocato molto, storicamente, l'ostilità sociopolitica interna nei confronti della
psicoanalisi (tuttora ideologicamente perdurante, per il non ancora avvenuto ricambio generazionale e nelle istituzioni governative e culturali, che detengono tuttora il potere , pena l'illegalità ), anche da
parte dei più alti livelli, nel campo dell'istruzione, della medicina e della psicologia. La spiegazione sta nel fatto che, ogni volta che si ha a che fare col problema di psiche e coscienza, ci si ritrova nella sfera dell'ideologia, entità molto conservatrice.
Solo ora comincia a farsi strada il concetto di accreditamento degli specialisti, grazie anche alla Federazione nazionale di psicoanalisi, tra i pionieri nella fondazione di questa nuova istituzione sociale in Russia, che sta accumulando numerose esperienze terapeutiche e di insegnamento della psicoanalisi, e di gestione della formazione professionale.
Negli anni '90, nel lavoro di rifondazione in Russia, la psicoanalisi venne considerata come uno degli indirizzi della psicoterapia clinica.
Va sottolineato che " la rinascita della psicoanalisi in Russia ricapitola ontogeneticamente in gran parte la sua filogenesi. compresa la trasformazione storica delle sue rappresentazioni teoriche e perfino di quei fenomeni quali le retrocessioni, le deviazioni e le
scissioni" (ibidem, p. 117).
L 'A prosegue col puntualizzare la specificità delle condizioni professionali del lavoro psicoanalitico, non noto sia agli specialisti stranieri, che a quelli delle nuove generazioni del suo paese. Fino al 1975, in Unione Sovietica la comprensione della psicoterapia e del suo funzionamento metodologico non esisteva, e la versione ufficiale propagandava che le nevrosi erano retaggio solo della "decadente" società occidentale. A fronte di un aumento della psicopatologia, gli psichiatri, che peraltro non aspiravano a divenire psicoterapeuti, a tutto dicembre 2000, erano circa 2000, il che significa uno per ogni 75.000 persone.
Ancor oggi, in Russia gli psicologi sono considerati di secondaria importanza. Solo a partire dal 1995, sono stati ammessi all'esercizio della psicoterapia, unicamente come
co-terapeuti, quindi sotto il controllo di uno psichiatra, peraltro privo di specifica preparazione psicoterapeutica.
Lo psicoterapeuta in Russia è un medico che possiede una preparazione psichiatrica con un periodo di frequenza presso un'istituzione psichiatrica della durata di almeno tre anni, con una finale preparazione di completamento nel campo della psicoterapia.
Mikhail Rescetnikov descrive dettagliatamente tale preparazione: La sua durata è di 700 ore, delle quali 422 vengono assegnate alla ripetizione del corso di psichiatria e 278 all'apprendimento di oltre quaranta metodi di psicoterapia, con una media di sette ore per ogni singolo metodo. La durata di questa formazione varia dai tre mesi a un
anno" (ibidem, p. 118)
Al termine, lo psichiatra ottiene il certificato di specialista per tutti i metodi di psicoterapia. Supervisione e analisi personale vengono applicati obbligatoriamente solo nell'ambito della psicoanalisi.
L'A ricorda che, quando nel 1991 fu aperto il primo istituto di psicoanalisi con un unico indirizzo psicoterapeutico, vi fu molto scetticismo, pur con un aumento delle richieste di adesione da parte degli studenti all'insegnamento della psicoanalisi.
Infatti, nonostante il divieto ufficiale, la psicoanalisi è sempre stata praticata
nell'URSS clandestinamente fino al 1989.
La prima società psicoanalitica fu costituita dal professor Aaron Belkin nel 1989, e questo permise alla psicoanalisi di poter esistere ufficialmente , al riparo dal
KGB.
E' del 1990 la prima Società psicoanalitica a San Pietroburgo, sotto la
presidenza di Valerij Selenskij, presso la quale Rescetnikov fu per un certo tempo vicepresidente.
Nel 1991 fu fondato a San Pietroburgo il primo Istituto di psicoanalisi in Russia, decisione strategica molto importante. in quanto dette origine alla costituzione di una base culturale nazionale e di un sistema di formazione professionale, tuttora in funzione .
Uscì allora il primo numero del Notiziario psicoanalitico russo, e parallelamente
iniziarono contatti internazionali con i principali centri di psicoanalisi, inglesi, tedeschi e nordamericani. Fu il periodo
cosiddetto romantico, indifferenziato riguardo a correnti e livello di preparazione, speranzoso in un sostegno metodologico e finanziario da parte dei colleghi occidentali.
Una parte irrilevante degli psicoanalisti si oppose all' idea di fondare istituti psicoanalitici, sostenendo che la preparazione potesse avvenire solo in
occidente(Conferenza di San Pietroburgo,1996).
Tuttavia, negli ultimi anni, gli specialisti della FNP hanno fondato altri tre istituti a Mosca, Novosibirsk e
Khabarov, e sono tuttora alle prese con la fondazione di un modello nazionale di formazione, date le diversità di impostazione tra chi è orientato verso la formazione nazionale e i cosiddetti occidentalisti, che tuttavia offrono una formazione orientata psicoanaliticamente , che, a parere di
Rescetnikov, non è destinata a durare a lungo, mentre all'A appare migliore la strada appena intrapresa
dell'autolegalizzazione. Inoltre, nella formazione, la Federazione non ritiene produttiva la polemica teorica; la pratica clinica è considerata l'unico linguaggio della psicoanalisi .
Si è pure stabilita una distinzione tra psicoterapia psicoanaliticamente orientata e psicoanalisi; psicoterapia psicoanalitica e consultazione vengono considerate come prima tappa verso la psicoanalisi.
A San Pietroburgo poi, nell'ambito dell'Accademia classica statale, sono state istituite le cattedre di teoria e storia della psicoanalisi, terapia e diagnostica psicoanalitica, iniziando parallelamente pubblicazioni dell'Istituto europeo di psicoanalisi, con le opere di Sigmund e Anna
Freud, Karen Horney, Joyce McDougall e Ralph Greenson, e di altri autori, per assimilarne teoria e pratica. Tuttavia, ancora non esiste una scuola russa di psicoanalisi, per questo all'A appare importante sviluppare contatti sia con le varie linee di tendenza della comunità psicoanalitica, che con i vari indirizzi di psicologia e medicina, anche per superare l'isolamento rispetto alla scienza accademica.
L'A richiama poi l'attenzione degli psicoanalisti in formazione su alcuni aspetti teorici e pratici riguardanti resistenze e difese dei pazienti, elaborazione delle nevrosi, conduzione della fase intermedia e conclusiva delle terapie. Egli rileva nella maggioranza dei colleghi del suo paese la padronanza della tecnica psicoanalitica sulla conduzione della fase iniziale del trattamento; contesta poi il tentativo di revisione della metodologia psicoanalitica.
Conclusosi il periodo di illusioni e speranze, si è aperta una fattiva fase lavorativa,
di cooperazione con i colleghi russi anche al di fuori della FNP, che tuttavia mantiene immutati i princìpi fondamentali su formazione, informazione, accreditamento, vigilanza riguardo alla prassi, nonché collaborazione coi colleghi, anche per bisogno dell'aiuto metodologico della comunità psicoanalitica internazionale, soprattutto riguardo alla pratica clinica.
Qualche breve riflessione personale a margine.
Va premesso che nell'ultimo cinquantennio sono stati fatti ampi studi sull'atteggiamento dei marxisti sovietici nei confronti della psicoanalisi, tra cui ricorderemo , tra quelli ormai "storici", il dibattito su La Raison degli anni
1950, e lo scritto di W. Reich (1929), Materialismo dialettico e
psicoanalisi (trad.it. in AA.VV. Psicoanalisi e marxismo, Samonà e
Savelli, Roma,
1972).
Un'opera recente vasta che traccia un ampio, storicamente documentato quadro dell'emergere, inabissarsi e riemergere del pensiero psicoanalitico in Russia è il lavoro di M.A.
Miller, Freud and the Bolsheviks: Psychoanalysis in
Imperial Russia and the Soviet Union (Yale, CT: Yale University Press, 1998).
Un fatto per certi versi sorprendente: prima ancora della sua diffusione nei principali paesi dell'Europa occidentale, quali Italia, Francia e la stessa Germania, la psicoanalisi ebbe una favorevole e ampia diffusione presso
l'intellighenzia russa.
Tuttavia, dal punto di vista del dibattito, da parte degli scienziati russi, si è trattato, per lo più, di un frammentario tentativo di discussione scientifica sulla psicoanalisi, più che di un sistematico confronto con la comunità psicoanalitica internazionale, quale quello qui in parte attuato, in parte auspicato da Mikhail
Rescetnikov.
Certo, molta acqua è passata sotto i ponti dalla Querelle di San Pietroburgo del 1863 e da quando Dostoevskij si poneva domande sul "dialogo" tra l'Io e il suo "sottosuolo", dubitando che il tutto potesse essere spiegato, come facevano i fisiologi riduzionisti , tramite i riflessi encefalici.
A parte la ricca fioritura letteraria di allora, con apporti psicologici di grande profondità da parte dei più illustri romanzieri dell'epoca, sporadici studi che in qualche modo possono essere accostati a futuri concetti psicoanalitici fiorivano in Russia già in quegli anni e nei successivi. Ricordiamo , a cavallo tra '800 e '900, lo psichiatra
A. Tokarskij con un saggio sul concetto di morte e il fisiologo E. Mecnikov coi suoi studi sulla pulsione di morte, precorritori in parte dell'analogo concetto di
Freud.
Dello stesso periodo, alcuni studi sulla sessualità, precedenti Freud , ad opera di V.Rozanov e o.Weininger.
Nel 1908 venne edita a Mosca la rivista Psychotherapia, che pubblicò articoli e recensioni di psicoanalisi, e traduzioni di scritti di Freud .
Parallelamente, su un'altra rivista, apparvero studi su Jung e su Freud di N.I.
Osipov , organizzatore dei cosiddetti "piccoli venerdì", riunioni bisettimanali in cui venivano discussi argomenti analitici, fondatore di una Biblioteca Psicoterapeutica che editò in russo opere di Freud e di
Jung, autore inoltre inoltre con un suo studio di taglio psicoanalitico di un importante apporto alla diffusione del nuovo modello della mente. Sempre a lui, insieme con Vyurubov e
Drosnes, si deve la fondazione della Società psicoanalitica Moscovita.
Diversi medici avevano in quegli anni contatti con Jung e la scuola di Zurigo.
Alcuni facevano trattamenti analitici, pur non essendo analizzati. M. Wulff fu il primo psicoanalista russo analizzato (da
K. Abraham, a Berlino).
Una presenza femminile spicca in questo panorama vivace, quella di Sabina Spielrein (1885-1942), dapprima paziente di Jung nei primi del
1900, poi medico e in seguito psicoanalista nella Società Psicoanalitica Moscovita e terapeuta infantile , in contatto sia con Vygotskij che con
Piaget, che iniziò con lei un'analisi, poi interrotta.
Nel periodo successivo alla Rivoluzione d'ottobre, la psicologia in Unione Sovietica è materialista, con le eccezioni di appassionati scienziati quali
Lurija, e Vygotskij, impegnato nella lotta per includere la coscienza nel campo di studio della psicologia. A
Kazan , viene fondata una secondaI Società di Psicoanalisi, la cui anima è costituita proprio da
Lurija.
Sono anche gli anni in cui, con la Scuola di Psicologia oggettiva, iniziano gli studi sull'Attività nervosa superiore, di cui uno dei pionieri era stato Ivan M. Secenov (1857-1927), grande fisiologo allievo di Helmholtz e di Claude
Bernard, il quale, pur sostenendo che la coscienza non è altro che un riflesso, riconosceva l'esistenza dell'inconscio, seppure privo di autonomia, coincidente con un meccanismo di stimolo-risposta (I riflessi del
cervello, 1863).
Influenzato da Secenov, Pavlov (1849-1936) a sua volta affrontava il problema dell'inconscio parlando di attività nervosa superiore inconscia, apportando nuova linfa al discorso
neurofisiologico, e nello stesso tempo mostrando interesse per le idee di Freud, alcune delle quali aveva in animo di dimostrare sperimentalmente.
V.M.Bechterev (1857-1927) invece dava vita ad un modello energetico, in cui i fenomeni inconsci erano collegati all'attività dei riflessi ( vedi le attività dell'Istituto di Psicoterapia di San
Pietroburgo).
E' evidente dunque che, in quegli anni, il dibattito degli scienziati sovietici si incentra su temi
psicologico-sociali.
Ma , nella seconda metà degli anni '20, la critica dei teorici sovietici alla psicoanalisi si fa più incalzante, tacciandola di essere borghese e idealista, frutto di ideologia capitalistica.
Così, nel 1930, si interrompono le attività della Società psicoanalitica russa. La
psicoanalisi sembra scomparire, specie negli anni 1934-1939, in cui il controllo politico del partito si fa maggiormente serrato per motivi ideologici.
L'interesse per la psicoanalisi rimane sporadico, nascosto, a livello individuale.Ad esempio, va citata la Scuola georgiana di Dimitri Uznadze (1886-1950), con l'importante concetto di set, inteso come disposizione inconscia a percezioni ed emozioni non presenti alla coscienza, ma anticipatori di essa e su di essa influenti, scuola rimasta fortuitamente indenne rispetto alle epurazioni politiche, soprattutto per motivi contingenti di isolamento geografico.
Nel 1950 torna in auge il modello neurofisiologico, epurando la psicologia ufficiale sovietica dei deviazionisti
"pavloviani" come Kupalov, Anochin e altri nomi illustri, più tardi rivalutati dalle
neuroscienze.
Bisognerà aspettare i primissimi anni 1960 per l'inizio della riabilitazione della psicologia e poi della psicoanalisi in Unione Sovietica e la ripresa dei contatti col mondo occidentale.
Un significativo riavvicinamento alla psicoanalisi, con una critica fondata anche su argomenti scientifici avverrà più tardi ad opera del neurologo e psicologo russo
F.V. Bassin, impegnato nella ricerca sulle forme inconsce dell'attività nervosa
superiore (Il problema dell'inconscio [1967], Roma: Editori Riuniti, 1972) e protagonista di accesi confronti con la comunità psicoanalitica internazionale, mosso sia da un'esigenza di oggettivazione, che dalla constatazione dei limiti "storici" di alcuni punti della teoria freudiana, dovuti alle embrionali conoscenze della neurodinamica dei processi nervosi del tempo di Freud . Il suo importante lavoro di taglio neurocibernetico è stato descritto da un italiano, suo collega-avversario storico di sempre, Cesare
Musatti, come "un recupero, in un diverso contesto, e quindi con differenti connotazioni e implicazioni, di concetti che si è abituati a consideare specifici in modo esclusivo per l'indirizzo psicoanalitico"
(ibidem, Prefazione, p.
XVI).
Negli anni1970 comincia un riesame della teoria freudiana, e viene ripreso il tema della sessualità infantile
(A.E. Lichko).
La storia successiva è tratteggiata da Mikhail Rescetnikov nel suo appassionato articolo.
L' evoluzione della situazione della psicoanalisi in Russia dipenderà anche dalla volontà e apertura al dialogo della comunità psicoanalitica internazionale, proprio come auspicato da Mikhail
Rescetnikov. Relazione tenuta in occasione del secondo Congresso internazionale di psicoanalisi, tenutasi a San
Pietroburgo, 36 maggio 2001, originariamente pubblicata sulla rivista Vestnik psikhoanalisa [Notiziario di
psicoanalisi],
n. 1, 2001.
Traduzione dal russo di Teresa Piacentini Corsi.
Mikhail Rescetnikov, Docente di Scienze psicologiche. Presidente della Federazione
Nazionale di Psicoanalisi (FNP) russa. Direttore della rivista Vestnik psikhoanalisa [Notiziario di
psicoanalisi].
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