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Tesi di Laurea di Giuseppe Dimitri

La ricomposizione familiare dal punto di vista dei figli del divorzio
Riorganizzazione delle relazioni familiari tra continuità e cambiamento


Un nuovo concetto di famiglia: “dalla famiglia alle famiglie”

1.1. Crisi dell'istituzione del matrimonio e della famiglia



Il declino del matrimonio e la diffusione di una molteplicità di tipologie familiari sono degli incontestabili indicatori dei cambiamenti nel modo di concepire la famiglia. A partire dalla metà degli anni sessanta si è andata manifestando una crescente disaffezione nei confronti della famiglia tradizionale, fondata sul matrimonio, su una discendenza numerosa e su una rigida distinzione dei ruoli: all'uomo il ruolo di leader strumentale (mantenere la famiglia, assicurare le relazioni con l'esterno, far rispettare regole e norme all'interno del gruppo) e alla donna quello di leader espressivo (è responsabile della coesione affettiva, promuove il sentimento di solidarietà familiare e si occupa della casa). François Singly(1) nel sintetizzare le trasformazioni della famiglia contemporanea individua due fasi principali:
1) dal XIX secolo fino agli anni sessanta: in cui si realizza una coincidenza tra l'espressione del sentimento amoroso e l'istituzione matrimoniale. Il matrimonio, quindi, viene considerato il naturale punto di approdo di un rapporto amoroso. E' l'epoca della famiglia moderna fondata sull'amore e sull'unione coniugale, sull'attenzione affettiva ed educativa verso i bambini, ma anche sulla rigida divisione dei ruoli tra i coniugi e sull'inferiorità sociale e giuridica della moglie e dei figli nei confronti del marito.
2) dalla metà degli anni sessanta in poi: periodo in cui si è assistito alla nascita della famiglia postmoderna caratterizzata, da un lato, dal venir meno della coincidenza tra amore e matrimonio e, dall'altro, dalla fragilità e dalla instabilità determinate dal prevalere della logica affettiva nell'istituzione matrimoniale. Importanti cambiamenti si sono verificati anche nelle relazioni all'interno della famiglia: quelle di coppia diventano più flessibili e simmetriche, quelle tra genitori e figli più democratiche.
La crisi dell'istituzione matrimoniale e le recenti trasformazioni della famiglia trovano conferma in rilevanti fenomeni demografici come:

* il calo e il ritardo dei matrimoni;
* l'aumento delle convivenze (famiglie di fatto);
* l'aumento delle separazioni e dei divorzi;
* l'aumento delle famiglie ricostituite;
* l'aumento delle famiglie unipersonali;
* il calo complessivo delle nascite;
* l'aumento delle nascite fuori del matrimonio.

Inoltre, sembra non esserci più coincidenza, tra la famiglia intesa come l'insieme delle relazioni affettive più strette e la famiglia intesa come residenza condivisa, il tetto sotto il quale si vive in comune.
In realtà, anche nel passato esisteva una pluralità di forme di famiglia. Soprattutto nel nostro paese, eventi come la morte precoce di uno dei coniugi e l'emigrazione avevano dato origine ad un gran numero di famiglie con un solo genitore, o formate da una sola persona, e di famiglie ricostituite. Tuttavia, anche se la famiglia del passato era molto più instabile di quella attuale, l'instabilità e molteplicità di forme a cui dava luogo traevano origine da eventi ineluttabili o involontari, che non mettevano in discussione il matrimonio come istituzione. Nella società contemporanea, invece, l'instabilità e la pluralità delle famiglie sembrano derivare da una scelta volontaria dei soggetti coinvolti ed esprimono un rifiuto crescente del matrimonio (A. L. Zanatta 1997). Sempre secondo A. L. Zanatta i fattori che hanno provocato questi cambiamenti possono essere di natura socioeconomica come: l'industrializzazione avanzata, la civiltà urbana, l'ingresso di massa delle donne nel mercato del lavoro; e di natura culturale come: il declino dei valori religiosi tradizionali, il pluralismo delle idee, l'affermazione dell'autonomia individuale e dell'ideale dell'amore romantico. Paradossalmente, sembra che sia stata la scoperta dell'individualismo affettivo, l'aver posto l'amore romantico e un corrisposto sentimento di dedizione profonda a fondamento del matrimonio nella società contemporanea, a rendere più fragile di un tempo l'unione coniugale. In passato, il venir meno dell'amore in una coppia non poneva fine all'unione perché le convenzioni e gli interessi economici e di potere non lo consentivano. Oggi, invece, poiché al "matrimonio combinato" si è sostituito il "matrimonio d'amore", le aspettative di felicità della coppia e dei singoli individui sono molto aumentate, l'unione rischia quindi di perdere la sua ragione di esistere quando il sentimento amoroso viene meno. Donata Francescato (1994) individua tre principali fattori alla base dell'aumentata instabilità del legame coniugale:

1) L'emancipazione e la responsabilizzazione dei singoli nelle scelte sentimentali: oggi gli individui, specialmente nei ceti medio-alti e più secolarizzati, tendono a privilegiare la realizzazione personale rispetto agli ideali sociali, danno priorità ai bisogni di "individuazione" rispetto a quelli di appartenenza. Nel mondo moderno l'individuo non riceve più passivamente la propria identità, già forgiata e costituita secondo criteri esterni, ma se la costruisce in prima persona. L'uomo moderno ha bisogno di relazioni pure basate sugli scambi reciproci, sull'impegno, sull'intimità, sulla continua riflessione critica riguardo alla qualità del rapporto, sulla fiducia e sulla crescita comune, che non siano determinate o influenzate da fattori esterni, come in passato, ma che esistano per se stesse, per ciò che il legame in sé può dare.

2) Mutamento dei ruoli maschili e femminili: la considerevole crescita delle opportunità lavorative per le donne, il loro impegno fuori casa, hanno provocato tensioni nella coppia rompendo gli schemi tradizionali secondo i quali la moglie si occupa dei figli, del marito e della casa, mentre il coniuge provvede al mantenimento della famiglia. Le statistiche indicano che quando le donne acquisiscono maggiore potere economico, culturale e psicologico, sono più propense a porre termine a matrimoni o convivenze insoddisfacenti in quanto hanno un maggiore potere contrattuale e dipendono meno dal marito. Inoltre, il mutamento dei ruoli maschili e femminili non sembra aver interessato solo l'ambito lavorativo, ma anche quello della gestione della sessualità e della riproduzione. Circa un terzo delle coppie ha attribuito a problemi sessuali la causa del fallimento della propria unione. Le donne di oggi sono accusate di scegliere come e quando fare l'amore, interrompendo una tradizione secolare in cui la forza, il denaro o il matrimonio concedevano al maschio il diritto di imporre rapporti sessuali anche non graditi.

3) L'evoluzione del ruolo dei figli nei rapporti di coppia e nella società: nel mondo moderno ha perduto di importanza il contratto sociale, che per secoli ha legato i figli ai genitori, per cui il padre e la madre allevavano i figli e li inserivano nel mondo del lavoro e questi, a loro volta, mantenevano e curavano i genitori, quando diventavano anziani. Oggi tra genitori e figli e tra i fratelli si formano dei legami meno stereotipati, sempre più ispirati da affinità o dall'amore reciproco, e sempre meno dal senso del dovere o dai vincoli di sangue. I figli adulti mantengono rapporti con i genitori solamente se tra loro sussistono effettivi legami di affetto.
Barbagli(2), invece, ritiene che la crescita dell'instabilità coniugale sia attribuibile alle seguenti tre variabili:

1) La trasmissione ereditaria dell'instabilità coniugale: i figli di divorziati hanno maggiori probabilità di divorziare rispetto a coloro che provengono da unioni stabili. Il divorzio è un processo che si autoalimenta e si autorafforza;

2) La religione: in Italia, i cattolici praticanti divorziano meno degli altri individui appartenenti ad altre religioni

3) Il lavoro della donna: il lavoro femminile può costituire il superamento d'una barriera, quella dell'autonomia finanziaria, che finora aveva impedito lo scioglimento del matrimonio; oppure può cambiare i rapporti tra i coniugi e diventare fonte di conflitto, soprattutto se i mariti si aspettano una divisione tradizionale dei compiti e del potere.

Caratteristica particolare della famiglia contemporanea è che il reclutamento dei suoi membri non avviene più solamente sulla base della consanguineità e dell'unione coniugale, ma anche sulla base dell'affinità. Tuttavia non si tratta sempre si scelte volontarie come avviene, in particolare, nel caso dei figli delle famiglie ricomposte(3)
Così Émile Durkheim (1892) commenta i cambiamenti che hanno portato alla nascita della famiglia moderna e che costituiscono le fondamenta di quella contemporanea:

«Noi teniamo alla nostra famiglia, perché siamo attaccati alla persona di nostro padre, di nostra madre, di nostra moglie e dei nostri figli. Un tempo era tutto diverso: i legami che derivavano dalle cose primeggiavano su quelli che derivavano dalle persone; lo scopo primario di tutta l'organizzazione familiare era quello di mantenere nella famiglia i beni domestici e, rispetto a questi, ogni considerazione personale risultava secondaria».

Margaret Mead (1962)(4) ha sottolineato il carattere di "volontarietà" che tende a caratterizzare l'attuale vincolo coniugale facendo in modo che esso non sia più una scelta irrevocabile. Lo stare insieme per marito e moglie significa scegliersi. Ogni giorno, sia l'uno che l'altra devono rivendicare e confermare il diritto reciproco della loro scelta. E' proprio questo diritto, mai definitivamente acquisito, che apre la strada all'instabilità coniugale. Irène Théry (1995) definisce l'attuale fase storica come quella del "démariage" (de-matrimonio), fase in cui i rapporti uomo-donna implicano una continua "negoziazione" che spesso finisce per coinvolgere anche la giustizia.

Note:
1 Cit. in: A. L. Zanatta, Le nuove famiglie, 1997 il Mulino, Bologna.
2 Barbagli M., 1984: Sotto lo stesso tetto, Il Mulino, Biologa.
3 Le Bourdais e Desrosiers, Évolution de la recherche sur les familles recomposées au Canada, in : M. T. Meulders-Klein e Iréne Théry, 1995: Quels repères pour les familles recomposées?, L.G.D.J.
4 Cit. in: Ardone R., Mazzoni S., 1994: La mediazione familiare: per una regolazione della conflittualità nella separazione e nel divorzio, Giuffré Editore, Milano.


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