Tesi di Laurea di Giuseppe Dimitri
La ricomposizione familiare dal punto di vista dei figli del divorzio
Riorganizzazione delle relazioni familiari tra continuità e cambiamento
Relazioni che si interrompono, relazioni che continuano, relazioni che nascono in seguito alla ricomposizione familiare
6.1. Le relazioni tra gli ex-coniugi dopo la separazione
Uno dei principali e più delicati compiti per le coppie separate consiste nel ridefinire la loro relazione come genitori, all'interno della nuova costellazione familiare, effettuando una netta demarcazione tra ruoli genitoriali da un lato e coniugali dall'altro. La rinegoziazione delle relazioni all'interno della coppia genitoriale è di primaria importanza per il raggiungimento dello scopo di fondo che consiste nella ridefinizione delle relazioni familiari, tale da promuovere nel modo migliore il benessere dei figli. Per ottenere questo obiettivo, non è necessario che i genitori abbiano un rapporto reciproco caratterizzato da grande armonia e cooperazione, ma è sufficiente che si stabilisca una relazione in cui la loro collera e la loro conflittualità siano contenute. In altre parole essi devono trasformare il loro rapporto, per farlo diventare più formale e distaccato, non necessariamente più amichevole; e devono anche cambiare le regole che strutturano la relazione che ciascuno di loro ha con i figli. I coniugi, come afferma Donata Francescato (1994), devono: «separarsi come coppia per ritrovarsi come genitori» e ciò avverrebbe solo se entrambi gli ex-coniugi hanno raggiunto un vero "divorzio psichico" l'uno dall'altra. Si registra un'evoluzione positiva, in tutto il processo di disgregazione coniugale, esclusivamente quando le parti sono divenute realmente coscienti sia dei motivi che hanno determinato il fallimento matrimoniale, sia delle ragioni che hanno portato alla scelta di un partner sbagliato, potendo così impostare, con maggiore consapevolezza e responsabilità il proprio futuro, senza il timore di ripetere i medesimi errori. Il periodo immediatamente successivo alla separazione è quindi per genitori e figli una fase di grande rinnovamento dei rapporti ed è fortemente influenzata dal modo in cui i due coniugi vivono il loro divorzio.
Emery (1982, 1988) afferma che numerose ricerche hanno confermato l'ipotesi che il benessere del bambino è strettamente legato con il tipo di relazione esistente tra i suoi genitori e che questa è una delle variabili che consente, con maggiore facilità, di prevedere il manifestarsi di problemi di adattamento nei figli in seguito al divorzio. Anche Whiteside (1998) sostiene che la qualità del rapporto tra i coniugi influenza l'adattamento dei figli, l'autostima del genitore e la qualità della loro funzione educativa e di allevamento. Inoltre, secondo le ricerche di Ahrons (1994) e quelle di Erel e Burman (1995)(63), quando i genitori si separano la loro relazione di co-genitorialità determina la possibilità per i figli di mantenere le relazioni con gli altri membri della famiglia allargata e con ciascun genitore, anche se non convivente. A tale proposito Ahrons (1994)(64) afferma che un buon divorzio avviene quando: «una famiglia con figli rimane una famiglia... i genitori...continuano a preoccuparsi dei bisogni emotivi, economici e fisici dei loro bambini. Alla base di questo deve svilupparsi tra gli ex-coniugi una collaborazione genitoriale sufficiente a fare in modo che il legame di parentela continui. Per fare questo c'è bisogno che gli ex-sposi riconoscano degli obiettivi comuni riguardo l'educazione dei loro figli e sviluppino strategie che prevedono la loro collaborazione per raggiungerli». Lo sviluppo di una cooperazione positiva tra i genitori è una delle maggiori sfide che le coppie divorziate devono affrontare. Gli elementi indispensabili a che si realizzi questa positiva collaborazione tra gli ex-sposi sono: 1) il portare rispetto per l'altro genitore; 2) il mantenere con esso una comunicazione costruttiva riguardo i figli, che comporti sia lo scambio di informazioni, che l'aiuto nella risoluzione dei problemi; 3) lo sviluppo di un modo di condividere la responsabilità circa la funzione educativa, e, infine, 4) c'è bisogno che ciascuno creda che l'ex-coniuge sia un buon genitore e comprenda che la relazione tra questo e i figli deve essere tenuta distinta e non deve essere influenzata da quella esistente tra lui e l'ex-partner.
Le ricerche sulle relazioni tra i genitori dopo il divorzio hanno evidenziato le seguenti correlazioni:
1) la qualità della relazione di coppia risulta essere associata ai livelli di adattamento individuali degli adulti. Per esempio la depressione della madre o del padre sono associate positivamente con alti livelli di conflitto coniugale;
2) fattori positivi come: condivisione del compito di prendersi cura dei figli, cooperazione, sentimenti positivi, affetto e soddisfazione circa il matrimonio si associano ad una relazione tra genitori e figli più calorosa, intima, e che si basa su una maggiore collaborazione;
3) fattori negativi come: alti livelli di conflitto coniugale, scontri fisici e verbali tra i genitori, insoddisfazione coniugale ed emozioni negative si associano con una meno calorosa ed intima relazione genitori figli, e con problemi nella loro educazione.
Inoltre sembra che le famiglie che sviluppano con più facilità un rapporto di cogenitorialità e scelgono la custodia congiunta dei figli, sono quelle che credono che l'armonia e il buon rapporto di collaborazione genitoriale abbia effetti positivi sui bambini. Queste comunicano ogni giorno con i figli, si prendono cura quotidianamente di loro, e tendono a sincronizzare le loro abitudini con quelle della famiglia.
Oltre ad accettare di non essere più una coppia i genitori devono continuare a collaborare per il bene dei figli, essi non divorziano dai loro bambini e per questo motivo non possono mai divorziare l'uno dall'altra in senso assoluto. I figli avuti insieme danno vita ad un legame che non si interrompe mai, in quanto si rimane genitori per tutta la vita.
Ahrons (1987)(65) ha evidenziato ben cinque tipologie di riorganizzazione del ruolo genitoriale e coniugale dopo la separazione:
La diade dissolta
Di questa categoria fanno parte quelle coppie in cui uno dei due partner, di solito il padre, sparisce completamente, o quasi, dopo la separazione e in tal modo tra gli ex-coniugi non resta alcuna forma di contatto. Il genitore non affidatario, nel novantapercento dei casi il padre, solitamente si dimostra incapace di mantenere un rapporto con i figli e si allontana per "rifarsi una vita" con la nuova partner; mentre quello affidatario attua una serie di comportamenti finalizzati a svalutare e colpevolizzare l'altro genitore agli occhi del figlio. Quest'ultimo, quindi, molto spesso finisce per assumere il ruolo di partner ideale della madre, la quale proietta su di lui aspettative e desideri irrealizzabili.
E' molto probabile, rispetto alle altre situazioni, che gli ex-coniugi, che rientrano in tale categoria, formino una famiglia ricostituita incentrata sulla dinamica della sostituzione della funzione genitoriale assente. Il nuovo partner diventa il nuovo genitore, dando cosi origine ad una famiglia ricostituita di tipo sostitutivo.
Gli amici perfetti
Questa tipologia relazionale è propria di quelle coppie che hanno in comune la mancata o parziale rielaborazione della separazione e che non solo mantengono dei rituali familiari congiunti ma che continuano ancora a condividere momenti di passione e complicità. Tra di essi permane un profondo rapporto di amicizia ed una funzionale condivisione della genitorialità, mentre i figli godono di ottime relazioni con entrambi i genitori e le loro famiglie d'origine. Tuttavia, questa organizzazione, apparentemente ideale, tende ad entrare in crisi quando uno degli ex-coniugi tenta di iniziare una relazione stabile con un nuovo partner. L'entrata di un "terzo" riaccende il conflitto poiché fa crollare lo pseudo accordo e pone nuovamente i soggetti di fronte alla necessità di elaborare la perdita connessa alla separazione. A sua volta, in questa situazione, il nuovo partner può sentirsi minacciato dal mantenimento di una relazione così intima da parte del proprio compagno/a con l'ex-coniuge che rende difficile una chiara definizione del suo ruolo.
I colleghi collaboranti
Rientrano in questa categoria le coppie in cui entrambi gli ex-coniugi hanno rielaborato le perdite connesse alla separazione coniugale, raggiungendo un buon senso del Sé indispensabile per sviluppare un "senso del Noi familiare". Inoltre, questi individui sono in grado di definire una relazione collaborativa, nel rispetto dei confini dei singoli nuclei familiari, finalizzata a garantire l'educazione dei figli. Le famiglie ricomposte a cui questi ex-coniugi danno origine, solitamente, presentano: dei confini ben definiti; un'alta coesione; la consapevolezza dell'importanza che ricoprono tutte le figure genitoriali per i figli; l'accettazione di ruoli appropriati per i genitori acquisiti e la disponibilità a condividere con essi il potere e le responsabilità educative.
I colleghi arrabbiati
Ahrons ha definito colleghi arrabbiati gli ex-coniugi che, poiché continuano a mostrare risentimenti e conflitti non riescono a trovare un accordo circa gli stili educativi e cercano di instaurare alleanze con i figli. Questi ultimi vivono con disagio, senso di colpa e mancanza di libertà i rapporti con i genitori perché sono sottoposti a richieste di alleanza e a conflitti di lealtà. I colleghi arrabbiati, quindi, tendono ad instaurare genitorialità parallele, piuttosto che una vera e propria collaborazione genitoriale.
I nemici furenti
Rientrano in questa categoria i casi di conflitto estremo, che non prevedono alcuna possibilità di collaborazione e che risultano incapaci di gestire la propria genitorialità. In questo caso la rabbia è così intensa che non si è in grado di accettare e rispettare i diritti dell'altro neanche come genitore: l'ex-coniuge diviene un nemico da estromettere da tutto, anche dalla vita dei figli. E' molto probabile, di conseguenza, che il bambino venga strumentalizzato nell'intera battaglia e portato a vivere con sensi di colpa la rinuncia del rapporto con il genitore non affidatario, con grave rischio evolutivo per il suo sviluppo.
Allo stesso modo anche Donata Francescato (1994) ha individuato diverse modalità di continuare ad essere genitori dopo la separazione e gli effetti che esse hanno sulla relazione tra genitori e figli. Per primi vengono quelli che l'autrice definisce "i cogenitori", cioè gli ex-coniugi rimasti amici, i quali spesso si trovano a svolgere delle attività insieme, anche in assenza dei figli; condividono la responsabilità per la loro cura ed educazione; parlano spesso di loro e decidono insieme. Essi collaborano nel quotidiano mutando il loro vecchio rapporto con uno nuovo di amicizia, si sostengono a vicenda e aiutano i figli a mantenere un rapporto positivo con l'altro genitore. In questi casi i bambini restano in buoni rapporti con entrambi gli ex-partner ma anche con tutti e due insieme, dato che in molte occasioni la famiglia si riunisce. In queste circostanze alto è il livello di collaborazione, mentre basso, se non inesistente è il conflitto tra i due. Esistono poi i "genitori colleghi" che rispettano l'uno gli stili e le scelte educative dell'altro; si accordano sui tempi e le modalità con cui ciascuno può vedersi e stare insieme ai figli; e non interferiscono l'uno negli atteggiamenti dell'altro. Nonostante essi si vedano poco e solo per parlare di questioni che riguardano i figli, difendono sempre le scelte del ex-partner davanti a loro, cooperano e presentano livelli moderati di conflitto. Un'altra categoria è quella dei "genitori competitivi" che comprende le situazioni in cui gli ex-coniugi continuano ad occuparsi dei figli ma sono in aperto disaccordo tra loro, si criticano e mettono in discussione uno le scelte dell'altra di fronte ai bambini. Alcuni di questi genitori evitano di incontrarsi e si litigano solo occasionalmente, altri si scontrano molto spesso e lo fanno in presenza dei figli o tramite loro, accusando e sminuendo l'altro partner o chiedendo ai figli di schierarsi dalla propria parte. In fine ci sono i "genitori nemici" che sono in aperto conflitto, non tollerano di incontrarsi, e si svalutano e disprezzano apertamente l'un l'altro. Spesso in questi casi il genitore non affidatario viene spinto a non occuparsi dei figli o scompare per lunghi periodi. Il rapporto genitoriale viene sacrificato per l'incapacità di porre fine al conflitto e accettare la separazione. All'opposto dei "cogenitori", i "genitori nemici" mantengono tra loro, dopo la separazione, una scarsa collaborazione genitoriale e alti livelli di conflitto.
Camara e Resnick(66) affermano che la conflittualità genitoriale, esistente prima del divorzio, non permette di pronunciarsi in modo univoco sullo sviluppo del dopo, ma se essa persiste molto oltre la separazione, si crea una situazione nella quale i bambini sono veramente a rischio. In questo caso i conflitti si sommano, molto speso, alla deprivazione economica, ai disturbi psichici dei genitori e a regole di convivenza ed educative poco attente ai bisogni dei bambini, determinando in essi lo svilupparsi di disturbi del comportamento e della personalità.
Note:
63 Cit. in: Whiteside M. F. The Parental Alliance Following Divorce: an Overview, Journal of Marital and Family Therapy, 1998, vol. 24, No. 1, pp. 3-24.
64 Cit. in: ibidem.
65 Cit. in Mazzoni Silvia 2002, op. cit..
66 Cit. in: Fthenakis Wassilios, Le Reazioni del Figlio Diviso, Famiglia Oggi, dicembre 1995, n°12.
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