Tesi di Laurea di Federica Manieri
Il mosaico nella terapia della schizofrenia: l'esempio "Il Faro di Anzio",
mosaico murale prodotto nel contesto di un trattamento psichiatrico al D.S.M. di Aprilia
Conclusioni
Il lavoro svolto ed i risultati ottenuti dimostrano l'esistenza di capacità residue in soggetti con disordine psichico cronico, post traumatico e neuro-infantile.
Penso dunque che i processi analogici dell'espressione creativa abbiano trovato proprio nella facilitazione gruppoanalitca dell'attività una possibilità di armonizzarsi e di portare a nuovi livelli di comprensione e consapevolezza.
Dunque è stato il mosaico ad avere funzione terapeutica? Sicuramente no. Non è stato il mosaico in sé, ma il fatto che questo è stato affrontato in un processo di arteterapia, facilitato dalla tecnica della Gruppoanalisi applicata, che ha reso possibile la libera creatività di ognuno (vedi interviste in appendice).
Pertanto ritengo che tale proposta operativa, anche se comporta determinati costi per la struttura, e quindi difficoltà di realizzazione, sia un'esperienza valida e positiva da affiancare ad altri tipi di trattamento.
Infatti possiamo affermare che la terapia ha avuto successo perché: c'è stato miglioramento sintomatologico tra i pazienti (come riportano tutti gli operatori interpellati); si è verificato un processo di cambiamento intrapsichico (come riporta la Dottoressa Franco); è inoltre andato migliorando l'inserimento sociale.
A mio parere ha avuto un peso preponderante e positivo la possibilità che hanno ricevuto queste persone di "esistere in gruppo" (non bisogna dimenticare che prima di tale progetto i pazienti si recavano al D.S.M. solo per sostenere visite di controllo), di impegnare il loro tempo in un'attività ritenuta importante perché investita di significato dalla U.S.L. e dalla stessa città di Aprilia, essendo il prodotto della loro "fatica" esposto in un parco pubblico.
Per una volta, essere loro i protagonisti, e non di qualcosa giudicato dalla società come anormale o malato, ma per qualcosa di unico per il suo significato e per la sua bellezza.
Per una volta uscire allo scoperto, abbandonando la dolorosa stigmatizzazione imposta dalla malattia.
Essere per un giorno il dr. Jekyll e scordare di portarsi dentro, come tutti noi, il compagno Hyde.
Poter sentire che la propria attività è importante e necessaria per la riuscita di un lavoro di gruppo.
Sentirsi produttivi; lasciando in questo modo una traccia di sé.
Credere in se stessi e sentire che qualcuno ci crede.
Per realizzare ciò, vorrei sottolineare la volontà dei pazienti, espressa alla Dottoressa Meoni, di non comparire al pubblico e sulla targa affissa vicino al mosaico come pazienti in trattamento al D.S.M. di Aprilia.
L'opportunità accordata ai pazienti di poter svolgere un'attività così creativa, complessa, nuova, interessante e il riconoscimento ottenuto dai cosiddetti "normali" della loro bravura, è stata una miscela opportunamente equilibrata che gli ha permesso di iniziare a sciogliere quei nodi irrisolti della loro personalità o di ammorbidirne la rigidità, regalandone poi i fruttuosi risultati.
Indubbiamente l'azione terapeutica si deve considerare svolta su due livelli: il primo livello è collegato al setting di lavorazione del mosaico laddove l'applicazione dei principi di Gruppoanalisi ha favorito da una parte il rinforzo delle funzioni dell'Io, e dall'altra l'abbattimento delle difese gerarchiche tra terapeuti e pazienti. Il secondo livello è stato di sfera più ampia nel collettivo e nel sociale, ed ha permesso una speranza di ruolo sociale fino a quel momento totalmente negata dalla malattia e dalla disabilità di cui i pazienti erano portatori. L'esperienza nel suo complesso è articolata e presenta molteplici aspetti, peraltro molto simili alla vita reale. In questo elaborato ne sono stati discussi i principali che possono dare una spiegazione dei miglioramenti sintomatici e dei processi di cambiamento. In accordo con la Gruppoanalisi non si può però ignorare che il riflesso delle caratteristiche macrosociali abbia avuto un'importanza fondamentale nel contesto più generale delle attività terapeutiche e/o riabilitative. Ciò che differenzia questa esperienza dalle altre, moltissime a decorrere dalla chiusura dei manicomi, e già storicamente rappresentate in un passato lontano come alla Salpetrière da Pinel, è la concordanza degli obiettivi che in quel momento si è verificata tra le due amministrazioni, D.S.M. della U.S.L. LT1 e Comune di Aprilia, un fatto che sembra rara evenienza in tema di processi ed organizzazione dell'istituzione, che è migliorata anch'essa nella capacità dimostrata di rinunciare al proprio narcisismo terapeutico e assistenziale.
Vorrei concludere con una frase di uno dei pazienti, Saverio, che il giorno dell'esposizione del mosaico al pubblico, guardandolo, ha commentato: "E poi ci dicono anche matti...". La sua espressione era piena di orgoglio, per quanto profondamente amara rispetto alla realtà e alla consuetudine delle cose.
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