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PSYCHOMEDIA
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Tesi di Baccalaureato di Paolo Spagnol

Sentimento oceanico e Trascendenza nella relazione tra mistica e psicoanalisi

3 - L'evento mistico e le sue possibili definizioni



A questo punto occorre addentrarsi in quella che Freud chiama "L'oscura auto-percezione del mondo", identificata da lui nella dimensione mistica.
Inoltre, è opportuno tentare di circoscrivere il fenomeno mistico anche a motivo degli sviluppi della psicoanalisi contemporanea, che intravede possibili contatti e pratica proficue collaborazioni con le tecniche meditative, sia occidentali sia orientali.
Tuttavia, parlare di "esperienza mistica" non significa, necessariamente, avere a che fare con la religione.
La mistica consiste in un modo di esperire tutto particolare: si tratta di un'estensione della coscienza alla percezione del mondo intero, con una capacità poetica - e poietica - di coglierla.
In tal senso ogni persona è predisposta all'esperienza mistica.
Nella mistica esistono numerose divergenze concettuali, a tratti radicali, tra studiosi e tradizioni di pensiero, persino nella definizione del concetto.
Talvolta i termini mistica, mistico e misticismo si rivelano, addirittura, inadeguati di fronte alla spiegazione del fenomeno che intendono designare, poiché sono iper-inclusivi di concetti, fenomeni o stati della mente profondamente diversi fra loro.
A questo punto si rivela opportuno individuare una modalità per definire i fenomeni mistici.
Per semplificare, si può procedere con la seguente classificazione:
- mistica dell'amore;
- mistica speculativa o apofatica;
- eventi di pura coscienza;
- stato mistico unitivo;
- stato mistico dualistico;
- mistica catafatica. 55
In letteratura, e nella pratica di vita, si incontrano vari gradi di estensione del concetto di mistica.
Nel contesto religioso, per mistica si intende la continua e costante esperienza della grazia, ovvero del divino nell'umano e dell'umano nel divino.
In questo ambito si afferma che si hanno fenomeni mistici esclusivamente all'interno delle religioni istituite (in primo luogo quelle monoteistiche con, a seguire, l'induismo e il taoismo; tuttavia si tende, qui, a escludere il buddismo, in quanto non definibile come una vera e propria religione).
Secondo quanto afferma uno dei massimi studiosi di fenomeni mistici Marco Vannini il termine "Mistica" significa anzitutto conoscenza di sé, quindi del vero "fondo" dell'anima, secondo l'insegnamento dell'Apollo di Delfi: "Conosci te stesso, e conoscerai te stesso e Dio".56
Tale conoscenza può essere raggiunta dall'anima/psiche attraverso una sorta di "morte mistica", con la quale l'uomo sa di dover abbandonare la propria accidentalità psicologica. Questo atto fa emergere veramente l'"Io", in quanto l'uomo si eleva all'Universale.
Vannini fa riferimento a Meister Eckhart, fondatore della mistica speculativa tedesca medioevale, per il quale "Io" non designa il soggetto psicologico, ma l'universale Sé, la "pura sostanza", cui non ineriscono accidenti, libera da ogni elemento estraneo.
Questo Io universale, in cui si effonde l'anima, è impersonale: ogni distinzione personale, infatti, deve annullarsi se l'anima stessa vuole giungere al suo fondo, nel "silenzioso deserto della nuda divinità" dove non c'è posto per niente di determinato.
Meister Eckhart afferma che l'uomo deve far morire in sé tutto ciò che appartiene alla creatura: la morte dell'essere creaturale dell'uomo è la nascita in lui dell'essere divino. Ma per fare ciò occorre raggiungere Dio nel punto centrale dell'anima.57
Nella pratica religiosa cristiana, l'accesso a Dio, la sua visione e l'unione con Lui sono limitati a pochi: i santi, i profeti, i poeti, i filosofi mistici e gli asceti. La loro produzione intellettuale ha la straordinaria capacità di esprimersi con un linguaggio metaforico di straordinaria bellezza.
Essi fanno esperienza di visioni, audizioni e "rapporti" vari con il divino e il diabolico; quest'ultimo rappresenta sempre un fattore di disturbo che interferisce e contrasta l'unione amorosa con Dio.
Di solito i mistici sono persone segnate da esperienze di lutto e di perdita dolorose che, sottoponendosi a pene e privazioni, giungono in particolari casi alla "Imitatio Christi".58
In questa accezione, il significato di mistico, mistica, misticismo include tutto ciò che ha a che fare con estasi (intesa nel senso di "uscir fuori da sé", attuando una depersonalizzazione), rivelazioni, doni e grazie, pratiche e riti iniziatici.
Gli studiosi, in tal caso, parlano di "mistica nuziale" o "mistica dell'amore", distinguendola in modo rigoroso dalla "mistica dell'essenza" o "speculativa".
Quando la religione è intesa nella forma delle religioni istituite, consacrate dalle Scritture, si genera un'incompatibilità tra la concezione di un Dio posto in un luogo Altro rispetto a quello dell'uomo, e la concezione della divinità intima all'umanità, al contempo Altro da essa ma ad essa strettamente connessa mediante la proposizione che ingloba in sé gli opposti.
Secondo Vannini solo alla "mistica dell'essenza", o "speculativa" andrebbe riservato il concetto autentico di mistica, poiché solo questa si pone nella dimensione dello spirito. Solo nel distacco l'uomo raggiunge il nucleo più remoto e profondo della propria anima, e viene investito dalla grazia, cioè dallo spirito.59
La mistica speculativa, secondo un'altra distinzione presente in letteratura, viene classificata anche come "mistica apofatica".
La tradizione apofatica, definita anche "via negativa", è orientata verso il "far vuoto dentro", per favorire l'avvento dell'Altro/Dio, che viene raggiunto meglio "per negazione", dimenticando e/o non conoscendo, in un'oscurità della mente, senza il supporto di concetti, immagini, e simboli; la quiete, la pratica dell'umiltà e il silenzio sono congeniali a tale via.60
All'opposto di tale concezione si trova il misticismo catafatico, definito anche "via affermativa", il quale enfatizza la somiglianza che esiste tra Dio e le creature.
Poiché Dio può essere trovato in ogni cosa, la via affermativa raccomanda l'uso di concetti, immagini e simboli come mezzi per contemplare Dio; ad essa sono associati eventi somatici di vario genere, quali allucinazioni, visioni, audizioni, stati di estasi più o meno prolungati, sapori, odori, ecc.
La mistica dell'Amore differisce in maniera radicale da quella dell'essenza; nella prima, infatti, l'anima-psiche è ancora pervasa da istanze appropriative; solo la "morte mistica dell'anima/psiche" introduce alla dimensione dello spirito, cioè all'esperienza della dialettica degli opposti e alla loro sintesi armonica superiore, ossia alla realtà ultima come principio unificante.
In tale condizione sono possibili stati di estasi, ma non obbligatoriamente; l'estasi, inoltre, in quanto uscita fuori da sé, è indissolubilmente legata all'en-stasi, cioè al movimento verso il "fondo dell'anima".
Viene precisato, così, che un'esperienza affine a quella mistico-religiosa può essere sperimentata anche da non-credenti, in contesti differenti.
Essa si esprime tramite una particolare forma semplificata di coscienza e consapevolezza, che dispone il soggetto a investigare e interpretare l'universo in una maniera del tutto inedita e particolare.
Alcuni studiosi considerano questo stato di "coscienza mistica" un potenziamento della facoltà percettiva dell'uomo; esso, infatti, è in grado di veicolare una conoscenza della realtà fenomenica non raggiungibile agevolmente tramite la coscienza razionale, che si rivela utile per il contributo conoscitivo ulteriore che può offrire.
Va fatto notare, inoltre, che questa dimensione della mistica si può manifestare anche nel "quotidiano", di cui a chiunque è dato fare esperienza, sia in condizioni ordinarie (innamoramento, contatti significativi con la religione, esperienze estetiche particolarmente intense, legate al mondo dell'arte, della musica, della poesia, contatto rigenerante con la natura, ecc.), sia straordinarie (malattie, traumi, lutti, assunzione di sostanze allucinogene che alterano il senso consueto della realtà, ecc.). Tale esperienza non implica isolamento o alienazione rispetto al mondo, ma una continua assunzione di consapevolezza di ciò che è accidentale e ciò che è essenziale nel sé, nel mondo e nella quotidianità.61
La mente è un agglomerato di pensieri, sentimenti, desideri, ricordi, pulsioni, di cui la coscienza è più o meno consapevole. Per comprendere la coscienza in sé, e fare chiarezza circa le proprie percezioni, occorre allontanare il più possibile quelli che si presentano come fattori disturbanti interni.
Le esperienze mistiche avanzate possono ridurre l'intensità di emozioni e pensieri, diminuendo la compulsività a essi associata.
Tale "disinvestimento" degli attaccamenti affettivi, o emotivi, nei confronti dei desideri e delle aspettative del soggetto meditante lo conducono, progressivamente, ad uno stato di quiete e silenzio interiore, di cui è pienamente consapevole mentre, al contempo, è in grado pensare e rispondere al mondo esterno.
Un'acquisizione stabile di tale dimensione di raccoglimento richiede una disciplina al pensare auto-riflessivo, che contribuisca a rendere efficace la meditazione, tradizionalmente riconosciuta quale tratto distintivo dei mistici (religiosi e laici).
Ne risulta che i mistici sembrano fare esattamente questo, impiegando tecniche di meditazione o contemplative che riducono sistematicamente l'attività mentale. Durante la meditazione il soggetto diventa totalmente percettivo, distaccato da quanto non si rivela come essenziale al pensiero e pienamente conscio.
Queste esperienze, definite "eventi di pura coscienza", e riscontrabili in tutte le tradizioni meditative, possono diventare sufficientemente stabili in persone dedite a tali esperienze.
In questo "stato di vuoto", ottenuto attraverso la pratica del non attaccamento a desideri, memoria, e conoscenza, ciò che persiste, tuttavia, è la coscienza in sé.
Si tratta di una coscienza senza contenuto, ossia di una "pienezza della coscienza nel vuoto".
Lo stato mistico unitivo riguarda la relazione fra la consapevolezza del soggetto e il mondo esterno, dalla quale deriva un senso immediato di unità quasi fisica tra sé, gli oggetti e gli altri, che trascende i confini corporei. Questo, tuttavia, non dà luogo ad una "discontinuità esistenziale": il soggetto non diventa un altro, non dimentica o rinnega la precedente identità; ciò che subisce variazioni, piuttosto, è la struttura epistemologica della persona: la relazione esperita tra il sé e gli oggetti, e il modo stesso di percepirli, cambiano profondamente, e in molti individui tale nuovo orizzonte epistemico diventa permanente.
Sia il mistico dell'essenza, sia il mistico unitivo, individuano nell'Uno la loro meta; qui c'è tutto quello che serve circa la conoscenza del vivente, per immedesimazione intuitiva.
Entrambi sono interessati a permanere in questa dimensione il più a lungo possibile, anche se ciò dovesse comportare un ritiro dal mondano e dal quotidiano, quando diventano troppo disturbanti.
Lo stato mistico dualistico si avvicina di molto a quello esperito tramite il già citato "sentimento oceanico".
Rolland suggerisce a Freud di considerare questa sensazione da un punto di vista psicoanalitico, e di distinguerla dal comune sentimento religioso.
Rolland ha trovato in essa una sorgente di rinnovamento vitale, che gli permette di mantenere uno stato di profondo benessere interiore. In tal senso può dirsi "religioso" e, al contempo, vivere la vita della ragione critica (che è priva di illusioni). Aggiunge che questo sentimento s'impone alla sua coscienza come un fatto, un'intuizione.
Esso è un "contatto", ed è espressione della natura umana più autentica.
La metafora oceanica, l'oceano come simbolo dell'illimitato unico, dell'unità in cui le molteplicità si dissolvono e gli opposti coincidono, è molto diffusa in tutte le tradizioni mistiche per descrivere la scomparsa dei limiti dell'Io.
Il soggetto mistico permane in una condizione di quiete, calma, silenzio interiore; essa continua anche quando si è coinvolti in pensieri e attività rivolte al mondo esterno. Infatti, pur rimanendo consapevole del proprio stato di coscienza, il soggetto è simultaneamente conscio di pensieri, sensazioni, azioni che egli impiega con straordinaria operosità nel mondo.
Questo stato di quiete interiore si può spiegare utilizzando un'immagine tratta dal pensiero di Meister Eckhart; egli parla di "nascita della parola nell'anima", per spiegare la quale usa la metafora della porta e del suo cardine: l'uomo esteriore (l'anta della porta) agisce con i sensi nel mondo, mentre l'uomo interiore (il cardine) rimane immobile anche se l'anta è in movimento. 62
Si tratta, quindi, anche di una "mistica del dialogo interiore" tra umano e divino, che consente al mistico di superare le aporie del pensiero ordinario di fronte all'apparente inconciliabilità delle coppie di opposti, quali, ad esempio, le classiche identico/diverso, uno/molteplice, finito/infinito, creatura e Creatore.

Al termine di questo tentativo di classificazione, si intende ribadire l'importanza di adottare un atteggiamento di ricerca spirituale, che sia un processo molto personale e unico per ogni individuo, e che si sviluppi in maniera trasversale a tutte le mistiche sin qui incontrate; queste, infatti, sono tutte accomunate dal fatto di utilizzare un qualche metodo di meditazione, finalizzata al raggiungimento e all'espansione della consapevolezza di sé, per la realizzazione di uno stato mentale superiore.
Inoltre, se si fosse disposti ad intendere un "pensiero senza pensatore", quale è quello proposto da Wilfred Bion, anche la psicoanalisi assumerebbe uno statuto di scienza mistica o intuitiva, oltre a quello più consueto di scienza euristica, sul quale tutti concordano.

Note:
55_Salvatore FRENI, La dimensione mistica nell'esperienza psicoanalitica, in Rivista Telematica Psychomedia, Menthal Health e Communication, (16.06.09)
56 Doriano FASOLI, La morte dell'anima, in riflessioni, (10.09.09)
57 Nicola ABBAGNANO, Storia della filosofia, Torino, UTET, 1989
58 FASOLI, La morte dell'anima.
59_Op. cit.
60_FRENI, La dimensione mistica nell'esperienza psicoanalitica.
61_Op. cit.
62_ABBAGNANO, Storia della filosofia.


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