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PSYCHOMEDIA
RISPOSTA AL DISAGIO
Dipendenze



Considerazioni sull'organizzazione del SerT
in rapporto al trattamento con metadone

di Gian Paolo Guelfi


G.P. Guelfi, già Direttore SerT di Genova
Professore di Clinica delle Tossicodipendenze, Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell'Università di Genova.



Il trattamento con metadone nella organizzazione del SerT pesa molto perché coinvolge numerosi clienti del SerT (o quando non ne coinvolge tanti espone il SerT alle giuste pressioni dell'utenza potenziale per ottenerlo), perché in quanto farmaco in tabella 1 comporta notevoli problemi di organizzazione e relativi rischi legali, e perché comporta una assunzione giornaliera.
Questi problemi moltiplicati tra loro ne fanno il trattamento più impegnativo per un SerT.

Il trattamento con metadone è un trattamento medico, centrato intorno alla prescrizione e assunzione di un farmaco, e come tale è gestito da categorie sanitarie: il medico prescrive e l'infermiere somministra. Unico nel suo genere, è un farmaco la cui assunzione viene controllata all'atto della somministrazione e a posteriori attraverso controlli urinari. La validità terapeutica di questa struttura di controllo Ðoggi inevitabile- è a mio parere altamente discutibile.

Il trattamento con metadone può essere fatto in regime di somministrazione presso un SerT, o un centro dipendente dal SerT, in affidamento da parte di una struttura consimile, o con prescrizione in farmacia tramite ricetta "gialla" da parte di qualsiasi medico abilitato alla professione. In una città come la mia, che conta migliaia di medici, poche diecine di medici di medicina generale che seguissero ciascuno due tossicodipendenti avrebbe il salutare effetto della apertura di un nuovo centro per la somministrazione. Questo è un filone di lavoro da sviluppare strategicamente.

La domanda è, allora: "il trattamento con metadone appartiene ai medici e agli infermieri, è loro esclusiva competenza, o è una risorsa (o un carico É) di tutto il SerT?"
Si sa che il trattamento con metadone è un elemento di conflitto tra categorie professionali, ma io credo che la sfida sia nel farne una occasione per lavorare bene insieme, in termini di interdisciplinarità e di integrazione, giacché è dimostrato (come già Dole e Nyswander osservarono) che la integrazione migliora gli effetti del trattamento sul cliente.

Perché questo accada occorre:

1 il dirigente del servizio deve avere chiarezza sulla natura e la potenzialità del trattamento con metadone. Se il dirigente ha riserve sulla validità, sulla importanza, sul ruolo, sulla appartenenza Ðnel senso sopra delineato- del trattamento con metadone, le conseguenze negative a livello della organizzazione del servizio sono inevitabili.
2 deve esistere tra gli operatori del servizio una visione ragionevolmente coerente e non esageratamente contraddittoria sul trattamento con metadone; la conflittualità deve essere tenuta bassa attraverso un dibattito continuo e
3 la partecipazione di figure professionali diverse alla gestione del trattamento con metadone nel servizio o fuori del servizio, comunque nell'intento di garantire la integrazione del trattamento con metadone nel complesso delle attività del servizio stesso. In particolare, a chi segue il trattamento con metadone devono essere offerti: servizi medici di base (counseling infettivologico, interventi di piccola medicina o nursing), supporto sociale e sostegno psicologico. I clienti in trattamento con metadone non devono essere esclusi da servizi quali percorsi di inserimento lavorativo, presidi odontoiatrici, ecc.

Quanto ai "punti caldi", il mio parere è il seguente:

1 La somministrazione del metadone e la gestione degli affidamenti va effettuata a gruppi di clienti limitati come numero. Tali gruppi non dovrebbero mai eccedere il numero di 120; soluzioni come quelle genovesi, con più di 300 soggetti iscritti sono inaccettabili perché riducono i clienti a numeri e favoriscono la degenerazione del lavoro, sia dal punto di vista dei clienti, sia degli operatori, sia del pubblico.

2 Se la finalità è il trattamento con metadone a mantenimento classico ("abstinence-oriented") l'integrazione nella sede del SerT, nella stessa ottica in cui in taluni servizi si provvede alla somministrazione di altri farmaci (antagonisti, farmaci psichiatrici), è la più consigliabile. Tende a normalizzare la prescrizione e la integrazione dei clienti; favorisce la integrazione del personale addetto nel quadro del personale del SerT in generale.

3 Questo comporta l'adeguatezza della sede del SerT, cosa che non sempre (quasi mai?) accade, il che costringe a trovare soluzioni diverse:

3.1 in sedi separate, collocate in città, generalmente in zone più degradate di quella dove la sede del SerT viene collocata. Questo contribuisce alla creazione e al mantenimento di una idea del trattamento con metadone come di un trattamento di basso profilo, da piazzare in posti nascosti, comunque non da valorizzare; da questo nasce e si alimenta l'opposizione del pubblico alla collocazione dei centri per il metadone, che in certe città ha assunto carattere definibile solo in termini psichiatrici: paranoica e demenziale.

3.2 in una ottica di servizio a bassa soglia la collocazione in piena città è quella indicata e tanto meglio se si tratta di una collocazione vicino alla "drug scene" della città. Tanto più il servizio deve essere integrato con servizi multipli di tipo socioassistenziale e di tipo medico-infermieristico, sul modello del lavoro di strada. Nella testa degli operatori, si deve creare l'idea di un circuito continuo tra lavoro di strada nella ottica della riduzione del danno, e lavoro di cura svolto nell'ambulatorio, con il metadone come cerniera più importante tra le due fasi del lavoro.

3.3 in sedi presso altri presidi, specialmente in ospedale. Può andare bene se i rapporti con l'ospedale sono tali da consentire/favorire l'inserimento del trattamento con metadone Ðe di riflesso di tutte le attività del SerT- nel contesto del lavoro ospedaliero sulle dipendenze; meglio, se la collocazione della sede del trattamento con metadone in ospedale genera le condizioni per sviluppare tali attività nell'ospedale stesso. Questa condizione non deve impedire il lavoro integrato nel trattamento con metadone da parte delle diverse professionalità del SerT.

3.4 somministrare il metadone con l'unità mobile per me va bene se serve alla clientela, per far trovare il servizio nei punti critici in momenti definiti non altrimenti serviti. Non mi sembra ragionevole, e non sono quindi d'accordo, a utilizzare l'unità mobile per aggirare l'opposizione dei sindaci e della gente ad aprire dei centri fissi adeguati.

3.5 è difficile pensare una organizzazione del trattamento con metadone a livello territoriale senza vedere le esigenze di integrazione con strutture speciali nelle quali il tossicodipendente in trattamento con metadone spesso e volentieri si trova: ospedale (traumatologia, ostetricia e neonatologia); carcere, dove il trattamento con metadone è imperativo; comunità alloggio per soggetti con AIDS; comunità che affrontano i problemi connessi all'uso del metadone come farmaco per la disassuefazione o come mantenimento. In tutte queste situazioni esistono punti di contatto con l'organizzazione esterna che provvede al trattamento con metadone.


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