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Il disabile psichico adulto al lavoro?Dr. Renato SchembriSintesi dell'articolo Nell'articolo vengono esaminate alcune problematiche relative alla posizione psicologica dei disabili psichici adulti che vivono nei Centri di Riabilitazione; viene riportata la indicazione, attualmente largamente condivisa , della opportunità di operare, per il disabile adulto, un inserimento lavorativo . Viene segnalata la possibilità di colmare la distanza che c'è' tra il disabile ed il sistema produttivo attraverso l'utilizzo di specifici strumenti di mediazione. In the article you can read about some problems relating to the psychological position of adult people with a mental disability living in the Rehabilitation Istitutes. You can also find indications about the nearly common conviction that today there is the necessity of doing a supported employmente for adult people with a mental disability. Specific mediation instruments are suggested to fill up the distance between the person with a mental disability and the production system. Dr. Renato Schembri psicologo, Agrigento. rensch@mediatel.it La nascita dei Centri di Riabilitazione Nei decenni passati molti Centri di Riabilitazione per persone con handicap psichico sono nati dall'incontro tra le emergenze vissute da persone con disabilita' mentale (e dai loro familiari) e la disponibilità operativa di gruppi organizzati di genitori e/o gruppi di operatori sociali e sanitari del pubblico o del privato; sono stati creati, così, condizioni di terapia e di vita favorevoli ed opportune in ambienti protetti per permettere alla persone disabili ed ai loro familiari di vivere la condizione esistenziale della 'diversità' in modo dignitoso, senza farsi sopraffare da essa nel cammino di vita. Gli Istituti, i Centri Riabilitazione ( ad internato, a seminternato, ecc.) hanno raggiunto un sufficiente grado di specializzazione nell'organizzazione e nell'attivazione dei servizi e delle attività, le équipe integrate dei Centri coordinano l'azione di assistenza e le attività di abilitazione, di riabilitazione, e le attività occupazionali e lavorative: psicomotricità , logopedia, fisiokinesi, le attività sportive (che permettono a moltissimi ragazzi di partecipare ogni anno a gare "fuori porta" ), musicoterapia, attività teatrali e di danza; attività di preformazione lavorativa, attività occupazionali/lavorative. L'obiettivo è stato ed è quello di creare condizioni terapeutiche favorevoli per permettere il verificarsi di un incremento nelle persone disabili delle capacità di stabilire relazioni significative e generative con l'ambiente. Questo, in linea generale, vale per tutti i vari tipi di disabilità psichica, vale a dire per la disabilità di grado lieve come per quella di grado profondo. Se, invece l'analisi dei vari gradi di handicap psichico si fa più specifica l'operatore del settore della riabilitazione incontra la necessità di individuare in maniera più precisa le problematiche delle varie aree della disabilità: così, per es., nel caso dell'handicap grave o profondo ( caratterizzato dalla mancanza di autonomia personale di base, dalla mancanza di significazione della parola, ecc..) si impongono strategie operative che, prioritariamente, permettano di avvalersi di rapporti terapeutici in campo bipersonale e propongano una "amplificazione" e "significazione" del gesto comunicativo del disabile grave; da qui la importanza del trattamento di psicomotricità, la logopedia con il suo linguaggio funzionale, i training per l'acquisizione di automatismi(2). Allo stesso modo è da considerare del tutto specifica la condizione nella quale viene a trovarsi la persona con disabilità mentale di grado lieve e medio di età adulta che ha vissuto per molti anni in Istituzioni di vario tipo. Si tratta di persone che, se non è presente un disturbo di ordine nevrotico o psicotico, hanno un grado di autonomia personale sviluppato ed una capacità evoluta di attribuire senso e significato alle relazioni interpersonali; capacità non sufficienti, pero', ad assicurare la integrazione nel 'nostro' tessuto sociale. È una popolazione che al momento attuale è numericamente ampia: l'incidenza sulla popolazione dei disabili è per una percentuale altissima ( superiore al 90%) costituita da disabilità di tipo lieve e medio (5). I disabili nati negli anni 60 e 70, oggi adulti, non hanno potuto godere, perché la legislazione ancora non lo permetteva, dell'inserimento scolastico; così, molti, una volta entrati nei Centri di Riabilitazione non ne sono usciti perché hanno trovato un ambiente favorevole ed adeguato oppure, semplicemente, non hanno trovato altre possibilità di inserimento. Il ruolo sociale del disabile L'handicap è percepito da queste persone in modo chiaro come una condizione di diversità, una posizione di estraneità.... una pedina rossa che pretenda di giocare su di una scacchiera nella quale si muovono solo pedine bianche e nere. Con l'arrivo dell'adolescenza, le possibilità riabilitative si assottigliano, le terapie si riducono fino a limitarsi ad una trattamento di mantenimento; dopo anni di corsa al recupero, tutto sembra fermarsi ed è difficile , sia per le famiglie delle persone disabili che per gli stessi operatori che operano nei Centri, non perdere di vista le parti sane e la totalità della persona del paziente istituzionalizzato. Le problematiche della adolescenza, di tutte le Persone, si collegano prioritariamente con due aspetti della vita degli individui: uno di tipo interpersonale, il ruolo; l'altro di tipo intrapersonale, la costituzione della identità personale. Sono le facce della stessa medaglia e non è azzardato pensare che non c'è una speranza di coadiuvare e sostenere una identità strutturata o aspetti 'sani della persona del disabile adulto senza la assegnazione di un ruolo sociale attivo nel mondo degli adulti. Da qui, lo sviluppo, al momento attuale, della radicalizzazione delle indicazioni per la riabilitazione delle persone adulte con disabilità mentale di grado lieve e medio che viene rintracciata nella assegnazione di un ruolo lavorativo. Per assunzione di 'ruolo lavorativo', in questo caso, si intende una esperienza che si caratterizza per una particolare pregnanza percettiva dovuta al contatto con il "vero" ed il "concreto" e all'offerta di rapporti di ruolo ovvero di modelli posizionali. Dal punto di vista della costituzione e saldatura della identità personale ( non in senso fondante, visto che, qui, ci si riferisce a persone adulte) si tratta di una esperienza di contenimento ottenuta attraverso una accettazione ed 'esercitazione' di aspetti evoluti della personalità e al rinforzo delle abilità del disabile in una situazione nella quale in modo naturale ( e non artificiale, come nel caso della terapia occupazionale in Istituzione) egli può' sentire che vengano riconosciuti elementi e nuclei veri, reali della sua persona. Queste ultime note sugli aspetti "veri" e "sani" della personalità vengono proposti perché nel giovane handicappato compaiono spesso rilevanti difficoltà dovute sia ai deficit personali ma, soprattutto, alle scarse possibilità di integrazione sociale ed agli stili relazionali che abitualmente vengono proposti nei suoi confronti. Si verifica, così, frequentemente ( come sanno i familiari e chi vive a contatto con la disabilità) che i giovani handicappati mentali ricorrano a meccanismi psicologici di camuffamento dentro elementi più o meno marcati di "falso se" (6) ; tutto ciò' a discapito della costituzione della identità personale; a discapito perché inevitabilmente l'uso massiccio e rigido di meccanismi di difesa psicologici ( e la costituzione rigida del "falso se" è un meccanismo di difesa) implica un indebolimento della personalità stessa e quindi della capacità di formare pensieri, di provare emozioni..... di vivere. Le trasformazioni dei Centri di Riabilitazione Per potere dare una risposta adeguata ai bisogni dei pazienti adulti i Centri di Riabilitazione ( soprattutto quelli ad internato e seminternato ) hanno operato delle vere e proprie trasformazioni nella direzione di costituzioni di attività ( "terapie") di tipo occupazionale e di attività di formazione al lavoro. Specie per i Centri che non prevedono un assetto organizzativo 'nativo' di questo tipo, vale a dire una disponibilità di servizi occupazionali e/o di inserimento lavorativo, i cambiamenti che hanno dovuto affrontare sono stati significativi e faticosi per , almeno, due tipi di problemi: un primo problema di tipo organizzativo, in molti casi è stato indispensabile realizzare una sorta di mobilità interna con adattamenti di ruoli professionali, con modificazione più' o meno permanenti dei ruoli e delle competenze degli operatori; per esempio, operatori che hanno la funzione di conduttori di gruppo oltre a quella di terapisti e/o operatori che addirittura abbandonano il loro ruolo, volontariamente e compatibilmente con i carichi di lavoro, per diventare conduttori di un gruppo di utenti/lavoratori o, come vedremo in seguito, operatori della mediazione negli inserimenti lavorativi veri e propri; un secondo problema relativo al significato che all'interno del gruppo istituzionale viene dato all'intervento riabilitativo allorché si verifica un parziale smantellamento dei compiti e dei ruoli tradizionali; accade in questi casi che viene messo in discussione non solo l'identità dell'utente e la natura dei suoi bisogni ma anche l'identità del gruppo dei 'curanti' (3). In un articolo de "La sindrome di Down tra clinica e società" U. Bosco (1) per descrivere la difficoltà che si incontrano all'interno dei Centri di Riabilitazione nell'attivare i servizi di avviamento al lavoro ed all'inserimento lavorativo utilizza la metafora di una nave pronta a salpare che, però, non riesce di fatto a staccarsi dal molo del porto per intraprendere il suo viaggio. Il campo della rappresentazione mentali del gruppo dei 'curanti' rispetto al senso e significato della loro presenza e del loro intervento viene sottoposto a naturali modificazioni e cambiamenti che, come sappiamo dalla esperienza di vita prima ancora che da suggerimenti teorici, sono quasi sempre accompagnati da "catastrofi" (3) più o meno gravi. In questo senso il campo istituzionale permette di eseguire manovre molto ristrette per assorbire e/o elaborare le problematiche legate ai cambiamenti stessi. Ritornando alla metafora della nave: è difficile che 'ci si accolli' la responsabilità di portare la nave al largo, fuori dal porto, non solo perché non c'è un capitano ma anche perché la nave è molto confortevole.... e ci si può stare bene anche se essa non si muove di un millimetro. L'inserimento lavorativo La condizione dell'inserimento lavorativo di persone che hanno avuto una lunga istituzionalizzazione è peculiare; spesso, ripeto, si tratta di persone disabili che hanno svolto una attività occupazionale/lavorativa in un luogo protetto e, magari, hanno partecipato a numerosi corsi di formazione professionale di vario tipo ( ceramica, legatoria, ecc.). Tale background formativo ha, ai fini dell'inserimento lavorativo, almeno due valenze, una positiva e l'altra, probabilmente, negativa: per ciò che attiene alla prima, non si può non valutare come facilitante e propedeutica un'esperienza di formazione professionale ; d'altra parte, però, tali esperienze per queste persone fanno parte di un lungo processo di frequenza pluriennale basata su attività di assistenza e riabilitazione che caratterizzate da una mancanza di attribuzione di ruolo adulto. Questa condizione che ha contribuito a formare negli utenti delle posizioni psicologiche (nei confronti dell'ambiente esterno) che non possono essere considerate come posizioni ideali per l'inserimento lavorativo in luoghi non protetti. Le resistenze da vincere nei tre campi - intrapersonale (dell'utente), intrafamiliare ed istituzionale - nell'avviamento di un nuovo stile di vita, una nuova attività ecc. sono davvero difficili e per questo è necessario un lavoro di programmazione che preveda di affrontare con determinazione ed efficacia tutte le implicazioni che l'inserimento lavorativo della persona disabile comporta. La distanza che intercorre tra la persona con handicap mentale ed il lavoro è ampia. È necessario colmarla predisponendo una adeguata area della mediazione che costituisca un "ponte" tra il disabile ed il sistema produttivo. È necessario garantirsi, come elementi fondamentali dell'area della mediazione: - la presenza di un gruppo di operatori specializzati, che rappresentino per i disabili, le loro famiglie, il mondo del lavoro ed i servizi sociali e sanitari degli interlocutori stabili e qualificati; - degli strumenti di mediazione, che consentano un ingresso mediato e graduale dei disabili nel mondo del lavoro. Ciò al fine di privilegiare interventi che tutelino la autonomia dei disabili mentali, favoriscano il loro inserimento nell'ambiente di vita e di lavoro, curino la messa a punto di percorsi individualizzati "abilitativi" e non solo assistenziali. La esperienza agrigentina Nella città di Agrigento sono presenti e vivono, da molti anni, associazioni e strutture che si occupano dei giovani portatori di handicap. In particolare A.N.F.F.A.S.-Agrigento ed il Centro di Riabilitazione "Casa della Speranza" rappresentano realtà ormai consolidate che, con la collaborazione degli Enti Locali e dell'intera città, offrono ai disabili mentali risposte per la loro riabilitazione, il loro tempo di vita, le attività ricreative ed occupazionali. I problemi relativi al trattamento delle persone adulte con disabilità mentale esposti nelle pagine precedenti si sono presentati, come è ovvio, anche ad Agrigento e con essi l'esigenza di affiancare ai percorsi riabilitativi tradizionali risposte concrete che consentissero anche ai giovani portatori di handicap un inserimento nel mondo del lavoro . In questo senso "Casa della Speranza" ed A.N.F.F.A.S.- Agrigento, facendo tesoro dell'esperienza di altre realtà italiane ed in accordo con gli Enti Locali, hanno costituito il S.I.L. ( Servizio per l'Inserimento Lavorativo dei disabili mentali) con il compito specifico di elaborare progetti di addestramento ed inserimento lavorativo e di gestire i percorsi individualizzati. Avviandosi all'attuazione del progetto il S.I.L. ha proceduto ad una indagine territoriale, realizzando una ricerca sul territorio relativa alla reale situazione di mercato individuando tre diverse aree di intervento identificabili, sinteticamente, in: 1) Strutture esistenti mancano o sono del tutto fatiscenti le grandi strutture produttive come le fabbriche, le aziende municipalizzate e le grosse strutture commerciali. 2) Strutture non idonee al progetto si ritengono inidonee le imprese edili, massicciamente presenti nel mercato ( ma soggette a frequenti spostamenti di cantiere) e le imprese produttrici che svolgono lavori particolarmente a rischio. 3) Strutture idonee - gli Enti pubblici e privati, che erogano servizi di varia natura ( uffici pubblici, banche, ENEL, assicurazioni, ecc..); - le piccole e medie imprese per lo più a carattere artigianale e conduzione familiare; - le piccole attività commerciali. Per ciò che attiene alle strategie operative vere e proprie il S.I.L. ha predisposto tre diversi progetti, per inserimenti, di ordine: - addestrativo ( Tirocinio di Formazione in Situazione) - mediatori all'occupazione ( Borsa di Lavoro) - socio-assistenziali ( Inserimento Lavorativo Socio Assistenziale) che, sulla base di un finanziamento specifico del Comune di Agrigento, verranno avviati in modo sperimentale partendo dal corrente anno ( '96) . Elemento fondamentale per la riuscita dei progetti è la condivisione del progetto stesso da parte di tutte le istituzioni e le realtà sociali coinvolte e l'attivazione di un contestuale impegno dei diversi interlocutori. Per questo gli Enti promotori si impegnano ad instaurare e mantenere rapporti costanti con le forze imprenditoriali, le organizzazioni sindacali, gli uffici periferici dei ministeri ( ispettorato del lavoro) e gli uffici della Regione Siciliana ( in particolare UPLMO) per promuovere la sensibilizzazione del mondo del lavoro, garantire l'adesione ai progetti, coordinare le varie iniziative e sciogliere eventuali 'nodi' istituzionali. Qui di seguito sono riportati in maniera estesa i 3 progetti del S.I.L. ispirati alla esperienza genovese del prof. Montobbio (4) per l'inserimento lavorativo del disabile; le tre strategie vanno considerate come strumenti alternativi per potere dare risposte opportune in condizioni differenti. Nella Regione Sicilia, lâIspettorato del Lavoro di Agrigento ha dato una risposta ad un quesito formale posto dal gruppo di lavoro per lâinserimento lavorativo delle persone con HD di Agrigento che attiva una particolare configurazione del rapporto tra Ente Ospitante e disabile lavoratore; tale rapporto di lavoro si discosta in parte dal modello offerto dalla esperienza dellâequipe del Prof. Montobbio. Eventuali approfondimenti a vantaggio degli operatori siciliani interessati a questi dati possono essere forniti mettendosi in cntatto con lâautore dellâarticolo. Tirocinio di Formazione in Situazione Definizione Il TFS è una modalità di addestramento lavorativo per i giovani portatori di handicap mentale che si realizza all'interno del mercato del lavoro normale. Il TFS si attua, di norma, in ambienti lavorativi diversi in base alle caratteristiche del giovane ed all'impegno addestrativo di questo. Il TFS non comporta obblighi di ordine economico e giuridico per l'azienda ospitante con la quale il disabile non stabilisce alcun rapporto di lavoro. Obiettivi Obiettivo generale del TFS è quello di offrire al giovane un'occasione di maturazione personale e di acquisizione di capacità lavorativa. L'handicappato incontra: le regole del mondo del lavoro, le attività lavorative, le relazioni sociali con i lavoratori, la concretezza della produzione, e attraverso il cimentarsi con queste variabili acquisisce capacità operative, autonomie, modalità relazionali mature. Destinatari Il TFS è destinato a giovani handicappati mentali di età non inferiore ai 18 anni che hanno bisogno di un percorso addestrativo nel mondo del lavoro. I giovani devono essere invalidi civili ed iscritti alle liste di collocamento speciale. Metodologia Il TFS è uno strumento del S.I.L. e si realizza attraverso le seguenti fasi: presentazione del progetto dell'azienda; individuazione delle aree adatte al tirocinio; stesura del protocollo di intesa; stesura del programma di addestramento; presentazione ed inizio della attività del disabile; intervento di supporto e verifica. I Tempi del tirocinio e la progressione delle attività lavorative saranno stabilite in base alle caratteristiche del disabile ed alle esigenze dell'azienda. È prevista l'erogazione al tirocinante di un premio di incentivazione mensile calcolato in base alle ore di lavoro effettuate. La durata massima del TFS è di cinque anni. Aspetti giuridici Per tutta la durata del TFS la titolarità della responsabilità civile è dell'ente che gestisce il progetto. Il tirocinante è coperto da assicurazione INAIL e RCT a carico dell'ente gestore del progetto. All'azienda viene rilasciata la copia del protocollo di intesa indicante la natura giuridica del progetto e gli estremi delle polizze assicurative. BORSE DI LAVORO Definizione La BL è uno strumento di mediazione finalizzato all'assunzione di un disabile mentale all'interno del mondo del lavoro. Per la sua durata, che è di un anno (rinnovabile), il borsista non stabilisce rapporto di lavoro con l'azienda ospitante ed essa non assume obblighi di ordine economico e giuridico. Obiettivi La BL ha come obiettivo l'inserimento lavorativo definitivo di giovani con handicap mentali nel sistema produttivo normale, attraverso una metodologia graduale ed adeguatamente sostenuta da operatori specializzati, finalizzata alla acquisizione di competenze lavorative rispetto alle mansioni individuate ed al raggiungimento di soddisfacenti autonomie e modalità relazionali adeguate. Destinatari La BL è destinata a giovani con handicap mentale che hanno superato i diciotto anni di età e che a completamento del loro iter addestrativo richiedono un percorso intraziendale mediatorio all'occupazione. I giovani devono essere invalidi civili ed iscritti alle liste di collocamento speciali. Metodologia La BL è uno strumento del S.I.L. e si realizza attraverso le seguenti fasi: presentazione del progetto; individuazione di un'area idonea all'inserimento; stesura del protocollo di intesa; abbinamento; stesura del progetto addestrativo; sensibilizzazione del gruppo aziendale; presentazione del borsista ed avvio dell'esperienza; intervento di supporto e verifica; proposte conclusive per l'inserimento lavorativo; sostegno dell'azienda ad assunzione avvenuta. All'interno dell'azienda è prevista la formazione di un gruppo di lavoro composto da: un rappresentante della direzione aziendale; un rappresentante dei lavoratori; l'operatore del S.I.L. responsabile del progetto. Questo gruppo ha il compito di seguire concretamente la BL, valutando concretamente l'andamento dell'esperienza. Alla persona inserita viene erogato un premio di incentivazione mensile a carico dell'Ente Locale tramite l'azienda ospitante. Durante l'anno di BL è previsto un periodo di riposo di trenta giorni. Aspetti giuridici Per la durata della BL la titolarità della responsabilità civile è dell'ente che gestisce il progetto. IL borsista è coperto da assicurazione INAIL ed RCT a carico dell'ente gestore del progetto. All'azienda viene rilasciata copia del protocollo di intesa indicante la natura giuridica del progetto e gli estremi delle polizze assicurative. Progetto Inserimento Lavorativo Socio Assistenziale Definizione Il progetto ILSA è una modalità di inserimento lavorativo stabile senza sbocco occupazionale di persone portatrici di handicap mentale. Questo progetto può essere attivato quando, dopo un prolungato periodo di formazione o permanenza in progetti assistenziali, si rileva che i limiti della produttività o le caratteristiche della persona non consentono un inserimento lavorativo a pieno titolo, ma permettono comunque la sua permanenza in un normale ambiente di lavoro. Il progetto ILSA viene attivato a tempo indeterminato e realizzato, di preferenza, all'interno degli enti locali e /o di associazioni o realtà senza scopo di lucro. Obiettivi Lo scopo del progetto ILSA è quello di offrire al disabile che non è in grado di garantire una produttività sufficiente un'opportunità lavorativa in ambiente normale in alternativa ad un'assistenza protetta ma non necessaria. L'esperienza lavorativa pur essendo parziale, consente un miglioramento della qualità della vita e l'acquisizione di una identità più accettabile. Destinatari ILSA è destinato a soggetti ultra diciottenni con handicap mentale ed un quadro clinico tale da non permettere un inserimento lavorativo a pieno titolo, ma con sufficiente autonomia ed adeguata congruità comportamentale. I soggetti devono essere invalidi civili e, possibilmente, titolari di pensione. Metodologia Il progetto ILSA è uno strumento del S.I.L. e si realizza attraverso le seguenti fasi: presentazione del progetto; individuazione delle aree idonee all'inserimento; presentazione del candidato ed inizio delle attività; interventi di verifica e supporto. Le sedi di inserimento devono avere le seguenti caratteristiche: aspetto tecnologico: posizione di lavoro di tipo manuale abbastanza semplice, prive di elementi di disagio ambientale; aspetto sociale: gruppo di lavoro sufficientemente disponibile e coeso; aspetto organizzativo: compatibile con gli scopi del progetto e con le caratteristiche della persona inserita; pericolosità: valutare con attenzione questo elemento per attenuare al massimo le possibilità di rischio. La permanenza del disabile nel luogo di lavoro potrà essere a tempo parziale ( almeno quattro ore al giorno) o a tempo pieno, sulla base delle caratteristiche del disabile stesso ( resistenza alla fatica, motivazione, ...... ). Nel corso di un anno la persona inserita potrà fruire di un periodo di riposo non inferiore a trenta giorni e non superiore a sessanta. Alla persona inserita viene erogato un premio di incentivazione mensile a carico dell'Ente Locale. Qualora l'handicappato inserito in ILSA fruisca di pensione di invalidità con indennità di accompagnamento, la sua esperienza lavorativa non avrà ulteriori incentivi economici. Aspetto giuridico L'ILSA è un progetto di tirocinio a tempo indeterminato attuato dal soggetto handicappato ai fini di autorealizzazione. Il disabile inserito non stabilisce rapporto di lavoro, conserva la natura giuridica di disoccupato e mantiene il diritto alla pensione di invalidità. L'azienda/Ente che lo ospita non assume nessun obbligo economico e giuridico. Il disabile inserito è coperto da assicurazione INAIL ed RCT. La famiglia del disabile è informata dell'esperienza e rilascia una dichiarazione scritta di consenso all'iniziativa. Dr. Renato Schembri psicologo, Agrigento. Bibliografia 1) Bosco U.; L'integrazione lavorativa delle persone Down...; La sindrome di Down tra clinica e società; Editrice Solidarietà; Caltanissetta; (1995). 2) Cannao M., Moretti G.; Il grave handicappato mentale; Armando Editore; Roma; (1982). 3) Correale A.; Il campo istituzionale; Borla; Roma; (1991). 4) Lepri C., Montobbio E.; Lavoro e fasce deboli; Franco Angeli; Milano; (1993). 5) Spinetoli B.; Scheda sul ritardo mentale; Risposta al Dis-Agio; Psychomedia; 6) Winnicott D. W.; Sviluppo
affettivo e ambiente; Armando Editore; Roma; (1970).
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