PM
--> HOME PAGE ITALIANA
--> ARGOMENTI ED AREE
--> NOVITÁ
--> ARTI VISIVE
PSYCHOMEDIA
|
ARTE E RAPPRESENTAZIONE
Arti Visive
|
Approfondimento di" considerazioni sulla scultura". Puntualizzazioni su una situazione mentale: la frustrazione
di Alfonso M. Gialdini, Scultore
In "considerazioni sulla scultura", ho provato, sinteticamente, a correlare una parte intima dello scultore con le sensazioni del fruitore dell'opera. Ora provo ad esprimere, dopo un rapido esempio che dovrebbe essere chiarificatore sul concetto del "dio", come può congegnarsi il meccanismo della frustrazione.
"Grande nudo femminile" di Viani, per positura e per proporzione, figura di donna a gambe esasperatamente allargate, formanti un ponte in cui il busto è talmente compresso da perdere quasi completamente ogni connotazione femminile, ricorda il "dolmen". Il dolmen è a mio parere rappresentazione del concetto del "dio": grande, che sovrasta, ma con la possibilità di accogliere. Non serve gran sforzo di fantasia od acume per ipotizzare che il "dio" altro non è che l'oggetto d'amore primario, dentro il quale siamo stati in situazione di beatitudine. Ricordo che "dei" fondamentali di epoche arcaiche erano femmine (Gea, Cerere, che agli albori aveva come idolo una pietra, la stessa pietra nera della mecca forse è derivazione di tale usanza - Maometto costruisce l'islam quasi scientificamente, onde poter coagulare e dare regole alla diaspora araba). La situazione di beatitudine stessa, del paradiso cristiano è possibile sia una simbolizzazione-speranza del ritorno alla situazione prenatale dopo morti. Il concetto di madre-oggetto d'amore primario-dio, può essere esteso, per vissuto ed esperienze individuali, al concetto di "guida "o "modello" che dir si voglia. Come già dissi in "considerazioni sulla scultura ", l'artista ha bisogno di una idea guida, ovvero "idea protettiva" che gli permetta di esprimer in modo "estetico" sentimenti molto forti, connessi al suo vissuto, talvolta travagliato.
Tale idea non può essere sconnessa da una persona (modello) esistente, che viene idealizzata nella mente e nel lavoro dell'artista seguendo le più intime esigenze, slanci affettivi, desideri, fantasie. Dato che la persona è reale il farne un "modello", ovvero renderla perfetta porta alla contraddizione nel confronto con la realtà in cui le "persone guida" non possono essere totalmente rassicuranti per quanto riguarda angoscie e paure. E' tipico dell'artista fare il passaggio alla idealizzazione, egli sotto molti punti di vista resta un bambino, il quale usa un metodo evoluto di comunicare "se stesso" con strumenti affinati dalle esperienze di adulto, ma che devono lasciare spazio alla comunicazione "forte"e "immediata" tipica del bambino, permettendo quindi all'osservatore di recepire il messaggio istintivo e "leggerlo" tramite il suo specifico vissuto e cultura. La foga nello scolpire, nel produrre, è una materializzazione dei sentimenti contrastanti, la stessa creazione artistica è una conferma della "bontà" delle proprie "guide", anche se imperfette. Finita la creazione e, preso atto della realtà, (durante la lavorazione il mondo dell'artista non è quello reale, se non per quanto riguarda l'uso degli strumenti tecnici e per alcuni canoni estetici) viene fatta mente locale. In modo assai contradditorio, più la sua opera è valida (confermando quindi intrinsecamente la bontà delle sue "guide"), meno è bastante a rappresentare la sicurezza di base che gli hanno fornito: di qui la frustrazione, quella più intima. Superata la momentanea delusione, l'artista riprenderà il lavoro in un ciclo chiuso, che come ho già fatto trapelare è quello che porta alla creatività. In questo procedere, a mio parere, il punto più difficile da superare è quello del momento di depressione dovuto alla frustrazione, momento che rischia (soprattutto se il vissuto dell'artista è travagliato) di provocare lunghe pause ed al limite la cessazione dell'attività: questo caso non è esente da implicazioni patologiche che in questo momento non è il caso di approfondire (inoltre c'è chi sa farlo meglio di me). Io sono convinto che parte delle cause che portano a discontinuità notevoli o cessazione di produzione sono dovute non tanto alla mancanza di riconoscimento palese da parte dei fruitori, bensì hanno radici in un circuito mentale chiuso, apparentemente protettivo perché esclude la fatica evolutiva (e questo vale in qualunque campo) dovuta alla frustrazione dello scontro con la realtà. Nella realtà è presente in molti autori anche un "interiore erotico" che può essere parte basilare e/o integrante delle loro opere. Esempio ne è Bacon, a mio parere, ed in certo qual modo, ma distante (e molto) da Bacon, lo stesso Michelangelo: su quest'ultimo c'è da fare un discorso a parte ed unico, vista l'immensità estetico-contenutistica della sua opera. Tale interiore "erotico" è quello che può portare al circuito chiuso apparentemente protettivo, che è esattamente il contrario del circuito chiuso creativo, pur restando fermo che hanno punti ed alcune radici comuni.
PM
--> HOME PAGE ITALIANA
--> ARGOMENTI ED AREE
--> NOVITÁ
--> ARTI VISIVE
|