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PSYCHOMEDIA
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La valutazione del disagio nell'approccio ai disturbi sessuorelazionali
di Renato Vignati*
E’ facile rilevare quanto la disponibilità di strumenti specifici e tecniche efficaci, nell’ambito dell’esercizio di una professione, sia un requisito indispensabile per conseguire obiettivi qualitativi.
Nel caso dell’attività svolta dal clinico, l’interesse prioritario, nel momento dell'anamnesi e della diagnosi, è di poter contare su strumenti conoscitivi quanto più oggettivi, basati su metodologie rigorose per determinare i fenomeni e i caratteri salienti di quanto esaminato, e risalire così ai significati (Mucciarelli et al., 2001).
L’esigenza di strumenti e procedure condivise, attraverso le quali stabilire l’esatta natura delle difficoltà lamentate dal paziente, assume maggiore rilievo quando si prende in esame la sfera più intima e segreta della persona, la sua storia e il suo sviluppo. La finalità è di riuscire ad analizzare in modo completo come il disagio sessuale, nelle sue manifestazioni diffuse di malessere psicologico, condizioni negativamente la qualità di vita, deteriori la relazione di coppia e, in taluni casi, si trasformi progressivamente in una disfunzione sessuale impegnativa.
Una rapida ricognizione tra i principali mezzi diagnostici disponibili in ambito sessuologico, destinati a rilevare le diverse componenti delle strutture di personalità implicate nella sessualità, mostra quanto sia ancora ridotta la possibilità di disporre di sistemi diagnostici completi, validati e standardizzati, che possono rispondere integralmente e sistematicamente alla necessità di esplorare, analizzare e valutare la complessa fenomenologia dell’espressione sessuale individuale o di coppia (Basile Fasolo, Veglia,1999).
In campo internazionale, sono ben presenti strumenti di indagine e diagnosi, caratterizzati da metodiche differenti, tuttavia spesso comportano difficoltà di varia natura ed entità e limitazioni nel campo di indagine, con il risultato di fornire un quadro insoddisfacente dei disagi inerenti la sfera sessuale, specialmente quelli più nascosti e maggiormente coperti da inibizioni ed imbarazzi (fonte Wikipedia).
Strumenti di indagine
Per riferirsi ai test più diffusi, si consideri ad esempio il SII (Sexual Interaction Inventory), un questionario di autovalutazione, composto di 102 item, che consente di raccogliere informazioni sull’interazione e la soddisfazione sessuale all’interno di una coppia, sia essa omosessuale o eterosessuale, attraverso la designazione di 17 comportamenti sessuali, selezionati tra quelli a maggior incidenza statistica (Lo Piccolo, Steger 1974). Nonostante sia uno degli strumenti più usati in sede diagnostica, standardizzato e validato, risulta comunque relativamente macchinoso, sia nella fase di somministrazione che nella elaborazione dei dati.
Anche il DSFI (Derogatis Sexual Function Inventory), uno strumento di notevole estensione per il numero di item (l’ultima versione ne prevede 258), esplora molti aspetti direttamente correlati alla sessualità, tra i quali: esperienza, spinta sessuale, atteggiamenti, affetti, definizione del genere e del ruolo sessuale, fantasie, immagine corporea e soddisfazione sessuale, oltre a sintomi psicopatologici (ad es. ansia, depressione e somatizzazione). L’inventario sessuale, pur presentando caratteristiche psicometriche ampiamente buone, specialmente l’affidabilità al test-retest e la consistenza interna, tuttavia richiede una quantità di tempo considerevole per la compilazione di tutti gli item, rendendolo quindi poco adatto alla pratica clinica sistematica (Derogatis 1978).
Realizzato in Italia negli ultimi anni, il TIPE (Test di Induzione Psico-Erotica) concentra l’indagine sull'immaginario erotico consentendo di valutare l'adattamento del soggetto alla realtà e la capacità di investimento del mondo interno sul mondo percettivo (Valente Torre, Abraham 1996). Le caratteristiche di questo test semistrutturato proiettivo, che sollecita la proiezione di vissuti fantasmatici erotici, lo dispongono ad essere uno degli elementi all’interno di un’indagine psicologica più generale dove il ruolo determinante è comunque rivestito da altri test strutturali (ad es. Rorschach o M.M.P.I.), congiuntamente a strumenti che indagano il funzionamento intellettivo, come d’altronde precisato dagli stessi autori (Valente Torre, Casalegno, 1999).
Anche i reattivi illustrati di seguito, mirati a indagare aree specifiche, spesso costituiscono soltanto uno degli elementi di una batteria più ampia di strumenti di indagine utilizzati per stimare la consistenza dei disturbi sessuali.
Il GRISS (Golombok Rust Inventory of Sexual Satisfaction), progettato per indagare la gravità delle disfunzioni sessuali in soggetti eterosessuali (Rust, Golombok 1985), presenta ottime caratteristiche psicometriche anche se il numero ridotto di item limita la funzione conoscitiva e diagnostica dello strumento. Il PEQUEST (Premature Ejaculation Questionnaire), raccoglie informazioni dettagliate relative alla problematica maschile dell’eiaculazione precoce e del comportamento orgasmico/eiaculatorio, attraverso 36 item. Sono così esplorati i vari aspetti della problematica, dalla frequenza, entità, reazione psicologica del paziente e/o della partner, livello di adattamento e di interferenza del disturbo, alla eventuale presenza di ansia prestazionale, di particolari situazioni ansiogene e motivazioni inerenti difficoltà di controllo (Hartmann 1996). La scala di autovalutazione multidimensionale IIEF (International Index of Erectile Function), è composta da 15 item che esplorano la funzione erettile, la funzione orgasmica, il desiderio sessuale, la soddisfazione nel rapporto, fornendo una valutazione clinica attendibile ed una misura affidabile degli esiti del trattamento in corso (Rosen 1997). Infine, per valutare esclusivamente il disturbo erettivo è impiegato anche il SSES-E (Sexual Self Efficacy Scale - Erectile Functioning), un questionario che propone 25 stili di comportamento sessuale desiderabili nell'uomo (Libman, et el., 1985).
Sono rivolti completamente alle problematiche femminili, sia il Brief Index of Sexual Functioning for Women (BISF-W di Taylor, Rosen e Leiblum, 1994), uno strumento di autovalutazione composto di 22 domande (49 item) che stabiliscono gli aspetti quantitativi e qualitativi delle esperienze sessuali femminili, sia il più recente Questionario Analitico sui Disturbi Sessuali Femminili (Giannantonio, 2006) che indaga gli aspetti clinici e sub-clinici della vita sessuale delle donne, costituendo un ausilio alla diagnosi ed alla progettazione del lavoro psicoterapeutico.
SESAMO: un test italiano per l’assessment sessuorelazionale
Le carenze rilevate di strumenti completi e rispondenti a ogni particolare occorrenza dell’assessment clinico, costituiscono la ragione iniziale che ha motivato un gruppo di ricercatori italiani alla realizzazione di un test psicodiagnostico, competente per l'indagine e la valutazione degli aspetti più profondi della vita sessuale e relazionale di soggetti in situazione di single o di coppia (Boccadoro, Vignati, 1997, 1998, 2000, 2002).
L'interesse principale che ha guidato la creazione di SESAMO (acronimo di Sexrelation Evaluation Schedule Assessment Monitoring) si è incentrato sulla ricerca di una metodologia attraverso cui poter valutare, sistematicamente e rapidamente, la presenza e la natura delle disfunzioni appartenenti alla sfera sessuale o dei disagi provocati dal contesto relazionale (Boccadoro, 2002). Una metodica, fra l'altro, progettata proprio per consentire il superamento del disagio situazionale che può insorgere, in modo particolare nelle interazioni clinico-paziente, nel momento in cui si affrontano tematiche e vissuti personali inerenti l’intimità e la sessualità.
Le finalità fondamentali alle quali risponde la metodologia, individuate nel corso della ricerca, hanno riguardato la possibilità di poter comporre un profilo psicosessuale completo, comprendente l’affettività e la relazionalità, e di fornire altresì la definizione di ipotesi realistiche riguardo le origini delle disfunzionalità che investono l’espressione sessuale, individuale e di coppia.
Il questionario, che costituisce l'elemento base del test, è diversificato per genere maschile/femminile e per situazione affettiva single/coppia. E' somministrabile a soggetti adolescenti ed adulti tramite il computer, oppure nella forma tradizionale "carta e matita" appositamente predisposta per pazienti che, per qualche motivo, rifiutino l'uso del computer.
Tra i vantaggi, la somministrazione informatizzata permette al clinico di ottenere un referto anamnestico completo, entro pochi secondi dalla compilazione del questionario.
Un altro aspetto del test cui va dato rilievo perché rispondente a precisi criteri scientifici, è l’esigenza di raggiungere indici affidabili di eventuali tentativi da parte del soggetto, inconsci o meno, di falsificare o di evitare alcune risposte del questionario. Per questo scopo sono state realizzate le possibilità offerte dal computer che consentono di quantificare vari indici come i ripensamenti, i tentativi di omissione, i tempi di latenza e le reazioni emotive rispetto ad alcune domande, evidenziate dai movimenti dinamici del mouse, che serve da interfaccia con il computer stesso (Dettore, 2000).
Per quanto riguarda la standardizzazione e validazione del test, il campione normativo e somatico, di soggetti cui è stato somministrato il questionario, aderisce alle caratteristiche di stratificazione della popolazione italiana, come sancito dall'ultimo Censimento Generale Istat. Il campione totale su cui si è basata la standardizzazione e validazione del test è risultato composto da 973 soggetti, di cui 495 femmine e 478 maschi, equamente distribuiti per aree geografiche, per classi di età, titolo di studio e qualifica professionale.
Le elaborazioni statistiche che hanno verificato l'attendibilità e l'affidabilità del reattivo fanno riferimento a vari indici psicometrici quali il coefficiente alpha di Cronbach, l'indice di correlazione di Pearson, il confronto fra punteggi standardizzati ottenuti dal campione somatico e quello normativo. Inoltre, la procedura del controllo in "doppio cieco" ha fornito un valore di attendibilità ed accuratezza del test pari al 95 per cento.
Lo strumento di indagine, standardizzato sulla popolazione italiana, consente di identificare aspetti palesemente o potenzialmente disfunzionali in soggetti single o con situazione di coppia, perseguendo due principali obiettivi:
elaborare una immagine idiografica del soggetto esaminato, intesa come profilo psicosessuale e socio-affettivo;
formulare ipotesi circa le cause e le prospettive disfunzionali nell'ambito della sessualità individuale e di coppia.
L'indagine condotta dal reattivo è rivolta essenzialmente alle aree inerenti la sessuorelazionalità remota ed attuale ma, contestualmente, sono stati considerati tutti quegli ulteriori aspetti che, in modo anche indiretto, possono aver inciso sulla formazione, espressione ed evoluzione della personalità, della sessualità e della relazionalità.
Le aree rilevate tramite il questionario prendono in considerazione i seguenti aspetti:
dati generali, sociali e ambientali del soggetto;
aspetti della sessualità remota (vissuto corporeo, prima masturbazione e senso di colpa, identità psicosessuale, esperienze traumatiche);
anamnesi medico-sessuale (stato depressivo, malattie sofferte ed esami per l'indagine gineco-andrologica, abitudini tossicologiche, ecc.);
aspetti della sessualità recente (parafilie, desiderio, piacere, immaginario erotico, tendenze sublimative, atteggiamento relazionale; interazioni, ruoli e livelli di comunicazione nella coppia; gravidanza, contraccezione, ecc.).
Se da un lato appare prevedibile per un test sessuologico indirizzare l'indagine ai disturbi più ricorrenti e maggiormente conosciuti in campo sessuale, come le parafilie e i disturbi dell’identità di genere, dall’altro lato non è altrettanto scontata la proposta di una sequenza di accertamenti indirizzati ad ambiti e tematiche di particolare significato clinico e di stretta rilevanza diagnostica (Vignati, 2007).
Per quanto riguarda l’assessment delle disfunzioni sessuali, comunemente la comunità scientifica assume quale punto di riferimento rigoroso la classificazione proposta dal Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM IV-TR, 2002) che definisce come disfunzione tutte quelle anomalie del processo che sottende il ciclo di risposta sessuale, e il dolore associato al rapporto sessuale. In particolare, il raggruppamento delle disfunzioni della sfera sessuale include:
I Disturbi del Desiderio Sessuale (assenza o carenza di desiderio, avversione sessuale )
I Disturbi dell’Eccitazione (deficit erettile o impotenza, disturbi dell’eccitazione femminile)
I Disturbi dell’Orgasmo (anorgasmia maschile e femminile, aneiaculazione, eiaculazione ritardata, eiaculazione precoce…)
I Disturbi da Dolore Sessuale (dispareunia maschile o femminile, vaginismo)
Le disfunzioni sessuali dovute ad una condizione medica generale o per uso – abuso di sostanze e farmaci
Le disfunzioni sessuali non altrimenti specificate.
Quindi, il vaginismo, la dispareunia, l’anorgasmia e il disturbo del desiderio, per la donne, i disturbi erettivi, l’eiaculazione ritardata, precoce e anedonica, per l'uomo, sono problematiche ampiamente esplorate e considerate negli studi sui comportamenti sessuali, a partire da quelli realizzati dalla Kaplan (1976).
Fattori di indagine
Ancora oggi, invece, altri aspetti connessi alla sessualità sono raramente rilevati e/o analizzati in modo sistematico durante l’esame clinico per il motivo che non presentano, almeno in apparenza, specifiche caratteristiche riconducibili esplicitamente alla eziologia di molteplici disagi sessuorelazionali.
Nell’insieme questi elementi, intervenendo nella insorgenza e nel mantenimento del disturbo, si costituiscono sovente come fattori determinanti problematiche psicopatologiche di varia entità. Così è per l'immaginario erotico, le "condotte mentalizzate", la compliance, l’alexitimia, il mito dell'orgasmo simultaneo, la tolleranza alla frustrazione, l’oggetto transizionale, il maternage, la sindrome di Samo, ecc.
Le note che seguono formano una breve rassegna di alcuni significati che tali fattori assumono nei confronti della sessualità e della relazionalità.
La compliance (termine che letteralmente sta per 'condiscendenza’ e nell'uso clinico ha assunto l'accezione di 'accordo', o ‘adesione’ al programma terapeutico) è uno degli elementi essenziali del rapporto costitutivo tra il cliente/paziente e il professionista (Majani, 2001). Il percorso di cura, è un processo attivo mirato a creare una relazione efficace mediante una comunicazione chiara e diretta, in grado di migliorare la soddisfazione e il livello di collaborazione del cliente. Tutto ciò, in definitiva, si traduce nella maggiore probabilità di riuscita di un trattamento.
La valutazione del grado di compliance, viene utilizzata da Sesamo per rilevare la “fiducia” riposta nella relazione con il clinico e nelle prescrizioni necessarie al trattamento, nonché l'esistenza di comportamenti di dipendenza e di attaccamento, caratterizzati da modalità infantili e regressive, o di egocentrismo nelle relazioni interpersonali. Queste modalità, che concernono la ricerca e il mantenimento della vicinanza fisica, l'angoscia che può emergere nei momenti di separazione dalla figura d'attaccamento, e l'utilizzo di questa ultima come rifugio e come “base sicura”, tendono verosimilmente a ripresentarsi nelle interazioni affettivo-relazionali e intradiadiche (Ainsworth 1989).
Il ruolo centrale assunto dalle relazioni affettive e dalle emozioni nello sviluppo dell'essere umano, è rilevato dalla teoria dell’attaccamento formulata originariamente da Bowlby (1969, 1973, 1980) e approfondita da altri autori. Il termine attaccamento indica un legame affettivo molto intenso che si instaura fin dalla prima infanzia con la figura materna, o con altre di riferimento, per soddisfare i bisogni primari di vicinanza e protezione, assecondando in tal modo l’istinto di sopravvivenza e l’adattamento della specie. Le tipologie di relazione madre/bambino (Ainsworth et al. 1978), sono state identificate in distinte categorie di attaccamento: Sicuro (B); Insicuro Evitante (A); Insicuro Ambivalente o Resistente (C); la categoria Disorganizzato/Disorientato (D), è stata codificata successivamente (Main, Solomon 1986).
La qualità dei rapporti di attaccamento che si costruiscono in età adulta, ad es. il legame di amicizia o di coppia, dipende in una certa misura dai legami sperimentati nell’infanzia che, attraverso la creazione di modelli mentali (Internal Working Models), funzionano come prototipo per le relazioni successive, influenzando aspettative, credenze, scopi, bisogni, sentimenti e comportamenti (Hazan,Shaver,1987).
La ricerca più recente considera l'attaccamento non più solo una caratteristica dell’infanzia, ma una sorta di legame che si manifesta lungo tutto l'arco di vita con partner diversi che si costituiscono come fonte principale di sicurezza, sostegno e fiducia (Carli 1995).
L’attaccamento di coppia, nell’ambito degli studi sui legami adulti più significativi, costituisce uno degli indirizzi di ricerca di maggiore interesse che, partendo dall’ipotesi prototipica bowlbiana, ha sviluppato ulteriormente strumenti e metodologie di classificazione del legame con il partner (Cassidy, Shaver 1999). Grazie a tali approfondimenti, è stata indagata la struttura interazionale della coppia e le sue dinamiche emotive, i processi identificatori nella scelta del partner, i cambiamenti degli stili affettivi e i meccanismi di crisi o di rottura dei legami adulti.
Le peculiarità degli Stili di attaccamento che si realizzano nella coppia, sono state individuate in tre modelli: il modello sicuro appare caratterizzato dalla capacità di vivere pienamente esperienze intime, di ricevere e anche di chiedere aiuto; quello "evitante" è pervaso dal timore dell’intimità e dall’incapacità di dipendere dagli altri; mentre il modello "ansioso/ambivalente" si differenzia per le apprensioni che investono la figura di attaccamento riguardo la sua affidabilità e disponibilità affettiva.
Secondo alcuni autori (Collins e Read 1990; Simpson, 1990) è possibile discriminare alcune tendenze: esiste la possibilità di coesistenza tra stili diversi nello stesso soggetto (ad es., ci si può mostrare sicuri ma anche evitanti), mentre nella coppia i processi che presiedono alla scelta del partner sono abbastanza orientati (i sicuri scelgono altri soggetti sicuri, i soggetti evitanti o ambivalenti preferiscono partner insicuri, mentre le unioni evitante-evitante, o ansioso-ansioso sono più rare e destinate a non durare). In definitiva, nella formazione della coppia prevale una tendenza orientata alla scelta di una tipologia di partner che conferma, e nello stesso tempo motiva, il modello di relazione distintivo.
Una delle competenze psicosociali fondamentali dell’individuo è rappresentata dalla capacità di esprimere, in forma più o meno completa, i sentimenti personali. Quando questa espressione è assente si utilizza la parola alexithymia, un termine che nella lingua greca significa mancanza di parole per le emozioni. Il costrutto, enunciato nel 1970 da Peter Sifneos e John Nemiah per descrivere un insieme di deficit della capacità di elaborare gli affetti sul piano sia cognitivo sia esperienziale, è stato introdotto per indicare la difficoltà a riconoscere, descrivere ed esprimere verbalmente le esperienze emozionali, insieme alla scarsità di fantasia e allo stile comunicativo che appare povero e incolore (Caretti, La Barbera, 2005). Alcune distinzioni utilizzate in campo psicosomatico, differenziano tra alessitimia di tipo pervasivo o strutturale che impegna la personalità dell’individuo, e di tipo situazionale, ovvero limitato all’inibizione della rabbia e/o di un comportamento assertivo (Fava, 1985).
Nell’ambito dei disturbi che interessano la sfera sessuale e relazionale, la presenza dell’alessitimia è indagata perché tale costrizione della funzionalità emozionale può riflettersi nella struttura della personalità, influenzando le relazioni interpersonali, la regolazione affettiva e le capacità di espressione sessuale (Solano, 2001). L'incapacità di esprimere adeguatamente i sentimenti, le fantasie e i sogni, sia nell’individuo che nella comunicazione di coppia, viene esplorata dal test Sesamo tramite alcuni indicatori specifici che prospettano il grado di inibizione emozionale.
Alcuni studi sperimentali hanno individuato una correlazione esistente tra alessitimia e stili di attaccamento in età adulta (Montebarocci et al., 2004; Wearden et al., 2005), segnalando che lo stile di attaccamento di tipo insicuro (A, C e D), pur non essendo la causa prima di alessitimia, comunque rappresenta un fattore di rischio aspecifico che può intervenire nella strutturazione di un modello operativo di sé fortemente cognitivo.
In uno studio che ha indagato la condizione matrimoniale di 52 coppie, sono risultati predittivi di una scarsa soddisfazione coniugale sia lo stile di attaccamento insicuro associato ad un alto livello di alessitimia, sia una cattiva rappresentazione interna della figura paterna e del rapporto tra i genitori (Arena et al., 2001).
Sovente il sesso viene vissuto e rappresentato comunemente alla pari di una competizione o di una dimostrazione di virilità, in questa prospettiva la piena soddisfazione sembra potersi ottenere solo in determinate condizioni, ad es. quando i partner raggiungono un orgasmo contemporaneamente. Questa concezione si può definire un mito sessuale, ovvero una credenza legata al rapporto sessuale che, per quanto sia priva di fondamento, induce la coppia a sforzi continui nel tentativo di rincorrere l’orgasmo, provocando spesso frustrazione e sensazioni di fallimento che minano l’autostima.
Per sondare le influenze culturali, a volte determinanti false aspettative nelle interazioni sessuali, viene focalizzato dal test SESAMO il "mito" dell'orgasmo simultaneo. La convinzione erronea, che spesso fa parte del bagaglio di disinformazione e inesperienza, può ostacolare, se non rendere disfunzionale, la relazione sessuale della coppia.
Anche altri miti o stereotipi presenti nella nostra società, come quelli dell’uomo sempre disponibile, o della pluriorgasmia femminile, o della coppia che inevitabilmente esaurisce la passione nel corso degli anni, oppure dell’esistenza del “punto G”, si basano su palesi convinzioni irrazionali o pregiudizi che incidono sul modo di percepire e considerare la realtà, producendo una serie di cambiamenti nell’atteggiamento con cui ci si avvicina alla sessualità.
Anche i principali risultati di una ricerca del Censis sui comportamenti sessuali degli uomini e delle donne del nostro Paese, svolta nel 2000 su un campione rappresentativo della popolazione di 1500 persone, confermano l’infondatezza di alcune convinzioni, contribuendo a destituire i miti di ogni valore (Vaccaro, 2003).
La ricerca mette in luce, tra l’altro, alcuni comportamenti insussistenti: non corrisponde alla realtà dei fatti che maschi italiani siano sicuri di sé e sessualmente infallibili, tanto che il 59,2% degli uomini ammette incertezze e preoccupazioni in materia di prestazioni sessuali, e il 42,6% dichiara difficoltà sessuali. Non è vero che le donne single abbiano comportamenti sessuali più liberi e soddisfacenti: il 31,9% delle nubili e il 47,7% delle separate/divorziate, infatti, dichiara di non avere attualmente una vita sessuale, e il 30,4% la giudica insoddisfacente o pessima. Non è vero che i comportamenti sessuali trasgressivi siano ormai adottati dalla maggioranza delle persone: solo il 2,8% ha riferito di aver avuto rapporti con più partner contemporaneamente, l'1,7% di fare l'amore in gruppo, l'1,4% di praticare lo scambio di partner, lo 0,8% di avere rapporti sadomasochistici; si tratterebbe, dunque, di una ristretta élite trasgressiva, tanto fra gli uomini che fra le donne.
Uno studio recente sulle abitudini sessuali, comportamenti e relazioni degli Italiani (Barbagli, 2010), paragonabile al "rapporto Kinsey", conferma il diffondersi di una visione più fluida, disinibita e individualistica del sesso, svincolato dalla riproduzione e centrato su emozione, affetto e ricerca del piacere (ad es. il 93,8% degli intervistati ha detto che la motivazione principale è il piacere, e il 93,7% per comunicare con il partner). La sessualità è vissuta in modo più spontaneo, senza le restrizioni di un tempo, ma anche senza ossessioni particolari non travalicando i limiti del buon senso.
Ricerche e studi realizzati con l’impiego di SESAMO
Fin dal momento della sua prima realizzazione nel 1996, includendo l’attuale formulazione per piattaforme Windows (2002), il test ha trovato impiego in numerosi setting di ricerca e di screening di gruppo, che hanno sostanzialmente confermato il contributo determinante, la validità e l’efficacia del reattivo nell’esplorare esaustivamente aspetti sessuali e relazionali, come ormai riconosciuto da numerose trattazioni e ricerche di carattere empirico, clinico ed epidemiologico, che si sono succedute nel tempo (Vignati 1997, 2002, 2007; Conti 1999; Caruso et al. 1999; Gaia et al. 2000; Dettore 2001; Ugolini, Baldassarri 2001; Agostini, Ugolini 2002; Rossi 2002; Lepri 2002; D’Amato et al. 2003; Todisco, Pinzoni, Manara 2006; Grimaldi et al. 2001; Boccadoro 2009).
Tra le ricerche realizzate con l’impiego di Sesamo, sono da segnalare:
Una singolare indagine è avvenuta nel contesto di un lavoro realizzato per una tesi universitaria riguardante la diagnosi dei disturbi di coppia. La ricerca si è proposta di confrontare il profilo del campione emerso da alcuni test oggettivi (SESAMO, IBQ, MMPI-2) con quello risultante dal test proiettivo di RORSCHACH, confermando nelle conclusioni la sostanziale validità dei test (Martinelli, 2000).
Una ricerca ha indagato alcune coppie e diversi soggetti sterili con lo scopo di stabilirne la fenomenologia psico-somatica e le specifiche caratteristiche sessuorelazionali (Ugolini, Baldassarri, 2001). Gli esiti dell’inchiesta, pur eseguita su di un campione numericamente ridotto, delineano un quadro abbastanza esaustivo della sterilità, dello stato di sofferenza acuta e della crisi successiva che colpisce le coppie infertili spingendole a rinunciare alla capacità di scambio e di comprensione e allo spirito vitale che anima e sostiene la coppia stessa (Vignati, 2002).
Uno studio sulla disfunzione erettile, condotto su un numero ridotto di pazienti, ha consentito la messa a punto di un protocollo di studio, riguardante i disturbi della sfera sessuale, che prevede una valutazione psicodiagnostica diretta a indagare la struttura di personalità e a costituire un profilo sessuo-relazionale, tramite la somministrazione di due diversi tipi di test: Minnesota (forma ridotta M.M.P.I.) e SESAMO. Dall'analisi del test SESAMO sono risultate critiche le seguenti aree oggetto di indagine: la scala 1F è risultata elevata nel 100% dei soggetti, testimoniando la presenza di problematiche sessuali relative all'epoca infantile ed adolescenziale dello sviluppo psicosessuale; la scala 1G, indica la possibile presenza di malattie alla base del deficit erettile (76,9% dei soggetti); l'area 1H, segnala un alto livello di motivazione (84,6%) a esplorare le problematiche personali; l'area 3A, mostra (53,8%) la presenza di aspetti disfunzionali peculiari della relazione sesso-affettiva; l'area 3B, rileva nella coppia (76,9%) la frequenza dei rapporti sessuali, dei rapporti sessuali senza desiderio, della qualità della relazione sessuale, del grado di coinvolgimento del partner e della sua reattività sessuale; l'area 3C (69,2%) valuta l'attività masturbatoria recente ed il valore che l'autoerotismo assume nella sua vita sessuale; l'area 3G (84,6%) indaga la sessualità extrarelazionale; l'area 3I (69,2%) considera il vissuto relativo all'utilizzo o meno di mezzi contraccettivi (Grimaldi et al., 2001).
- L’indagine, condotta sul comportamento alimentare e sessuale di un campione di donne bulimiche, ha evidenziato la rilevanza di disfunzioni sessuali, o comunque l’incapacità a vivere una sessualità soddisfacente (Simonelli, et al., 2000/1).
Lo studio in oggetto ha valutato le alterazioni che si verificano nell’ambito sessuorelazionale in un gruppo di 94 pazienti affetti da Disturbo del Comportamento Alimentare, consentendo altresì di determinare gli effetti di un programma riabilitativo psiconutrizionale. Il trattamento multidisciplinare ha conseguito il miglioramento dei parametri clinici e di alcuni aspetti emotivo-relazionali della sfera sessuale, indagati dalle scale psicometriche e da Sesamo (Todisco, Pinzoni, Manara, 2006).
Il lavoro di ricerca ha valutato la ricorrenza di eventuali disturbi della sessualità in un campione di 25 pazienti ambulatoriali, di sesso femminile, affette da DCA secondo i criteri del DSM-IV-TR. Dall’analisi descrittiva emerge che tutti i gruppi diagnostici indagati manifestano turbe a carico del desiderio e dell’eccitazione, vaginismo, dispareunia ed anorgasmia (Zeppegno et al., 2006).
- Attraverso la metodica Sesamo, è stato possibile eseguire un’indagine conoscitiva sull’affettività, la sessualità e la relazionalità nelle istituzioni totali (Boccadoro, Carulli, 2009). La finalità principale ha riguardato le problematiche specifiche di quei soggetti che vivono una condizione di restrizione della libertà personale. La ricerca ha inoltre determinato le caratteristiche e le implicazioni che gli aspetti sessuorelazionali assumono nel contesto di particolari istituzioni come le carceri, le comunità terapeutiche, le residenze sanitarie, ecc. I risultati rivelano alcuni tratti critici emergenti, quali tabagismo e disturbi alimentari (disoressia/bulimia), disturbi ad eziologia psichica, con prevalenza di ansia e depressione, alexitimia e parafilie (frotteurismo, esibizionismo, fobolagnia, necrofilia,…).
- Un gruppo di ricerche, presentate nel corso del 9th Congress of the European Federation of Sexology del 2008, ha impiegato Sesamo per esplorare vari aspetti psicopatologici. Ad es. uno studio ha avuto come obiettivo quello di individuare il ruolo di un grave trauma cerebrale (TBI), in riferimento ai disturbi sessuali e al possibile impatto sul rapporto di coppia (Rizza et al.,); in un distretto penitenziario italiano sono stati indagati i reati a sfondo sessuale (Petruccelli, et al.,); uno studio ha valutato l'impatto di un programma riabilitativo multidimensionale, che comprende gruppi psicoeducativi sulla sessualità, sulle attitudini verso la sessualità e il vissuto corporeo dei pazienti (Manara e Todisco); alcune considerazioni riguardano la funzione sessuale in donne operate per incontinenza urinaria da sforzo (SUI) con Trans-Obturator Tape (TOT) e il grado di soddisfazione prima e dopo l’intervento (Passavanti et al.,).
BIBLIOGRAFIA
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* dott. Renato Vignati
Psicologo Psicoterapeuta
FERMO (FM) Via Giorgione, 5
Tel. 368 7204380
renavigna@tiscali.it
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