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PSYCHOMEDIA
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Magia, sciamani e guaritori



Musica: la voce dello sciamano

di Rebecca Basso



Prima di affrontare il rapporto che intercorre tra la musica e l'operare sciamanico, riteniamo sia di fondamentale importanza introdurre, in linea generale, la figura dello sciamano. Essa è presente in zone molto distanti tra loro, in culture apparentemente diverse, le cui pratiche sciamaniche hanno un aspetto multiforme: l'operatore rituale può assumere ruoli differenti, che possono essere classificati, molto sinteticamente, in quattro grandi gruppi(1). Anche se compiere tale divisione per categorie potrebbe risultare assai riduttivo, troviamo sia utile ai fini della nostra ricerca tratteggiare, in linea di massima, le varie attitudini(2) che lo sciamano può possedere. Egli è, in primo luogo, terapeuta; nelle religioni di tipo sciamanico, infatti, la malattia è associata alla cattiva influenza da parte di spiriti, divinità o anime dei defunti pacificando i quali lo sciamano libera il malcapitato dalla malattia che lo ha colpito. Oltre che a occuparsi della salute della propria comunità uno sciamano può anche assolvere alla funzione di psicopompo, ovvero di guida che accompagna le anime dei morti nel loro lungo viaggio verso il mondo degli antenati. Egli, più propriamente, aiuta le anime in pena dei defunti che, in determinate situazioni(3), non riescono a compiere questo cammino, aiutandole ad abbandonare il mondo dei vivi e indirizzandole a percorrere la giusta via verso la dimensione ctonia, dove potranno finalmente essere pacificate. Oltre ad essere il mantenitore dell'equilibrio tra il mondo dei vivi e quello dei morti, lo sciamano possiede un'ulteriore importante funzione nel rapporto con il soprannaturale: quella oracolare; attraverso l'esperienza estatica o attraverso la trance egli può interrogare le entità sottili per ricevere previsioni, per conoscere cose ignote del passato o, più semplicemente, per saper agire in modo appropriato in determinate circostanze. C'è un ultima attitudine che caratterizza, marginalmente, l'operare sciamanico, solitamente svolta dai sacerdoti ordinari, che è quella di propiziare spiriti e divinità, attraverso sacrifici e offerte, affinché si prendano cura della serenità e della salute del proprio villaggio.
In tutte le diverse culture di tipo sciamanico, la musica, sia essa vocale o strumentale, gioca un ruolo chiave all'interno della realizzazione di ogni rituale: essa, infatti, è presente in qualsiasi tradizione di tipo sciamanico ed è un mezzo potente, nelle mani dell'operatore estatico, al fine di creare un contatto tra l'uomo e il mondo soprannaturale. La musica occupa un posto di rilievo, nella prassi rituale, principalmente per due motivi: essa è, da un lato, indispensabile all'induzione e al mantenimento, da parte dell'operatore rituale, dello stato di trance; dall'altro, essa è anche un potente veicolo di comunicazione con la dimensione sottile.
In primo luogo affrontiamo il ruolo della musica dal punto di vista fisiologico, in relazione all'insorgere dello stato di trance. Quest'ultima è uno stato alterato di coscienza (ASC)(4), d'intensità e durata variabile, ed è una condizione psicofisiologica nella quale, l'individuo coinvolto, presenta una sorta di dissociazione psichica, che può comprendere anche manifestazioni di alternanza di personalità. A livello fisico la trance si concretizza nel tremore, più o meno violento, che colpisce il soggetto coinvolto e il suo scatenamento è legato, il più delle volte, ad una sovrastimolazione sensoriale(5) da parte di colori, suoni e odori. I diversi organi di senso, infatti, sono coinvolti nello scatenamento della trance in quanto trasformano i dati catturati all'esterno in impulsi nervosi, i quali andranno a colpire diverse zone recettoriali cerebrali, queste ultime, a loro volta, invieranno ulteriori impulsi nervosi al sistema muscolare. Ma come interviene la musica nel processo d'induzione di tale stato alterato di coscienza? La scoperta delle endorfine(6), eccitanti naturali, nel flusso sanguigno, potrebbe fornire una spiegazione chimica dell'azione della musica in riferimento all'insorgere dello stato di trance. Queste sostanze, una volta sintetizzate, trasmettono l'impulso nervoso e hanno la capacità di attivare o inibire i siti recettoriali presenti nella cellula adiacente a quella in cui si trovano. La produzione di tali neurotrasmettitori, inoltre, è attivata da stimolazioni acustiche e visive: il suono e la luce, di conseguenza, possono agire come sostanze psicoattive, in quanto le onde cerebrali, in determinate circostanze, hanno la capacità di entrare in sintonia con le oscillazioni acustiche e luminose(7). Per capire come il suono agisce sul corpo umano, è di fondamentale importanza, inoltre, prendere in considerazione l'onda sonora(8), la quale è il risultato di una perturbazione che scaturisce da una sorgente sonora, lo strumento musicale o il corpo, nel caso del canto. La vibrazione originata da tale sorgente si propaga, sottoforma d'onda, attraverso un mezzo elastico: tale vibrazione, infatti, è trasmessa da una particella d'aria all'altra fino a colpire l'orecchio, nel quale essa è elaborata e percepita come suono. A questo punto è molto importante ricordare che tale perturbazione sonora non coinvolge esclusivamente gli organi d'udito, ma si ripercuote anche sul corpo. Il suono, perciò, oltre che ad essere udibile è anche fisico; la sua vibrazione, infatti, è percepita anche dai corpi e dagli oggetti che sono colpiti dalla sua propagazione, i quali non rimangono statici, ma vibrano a loro volta. Il fatto di cantare o suonare uno strumento musicale, in prima persona, implica per lo sciamano una percezione maggiore delle onde sonore prodotte dal proprio strumento o, in modo ancor più intenso, dalla propria voce. L'esecuzione vocale, al contrario di quanto accade per quella strumentale, ha come sorgente sonora il corpo umano o, meglio, il suo interno, perciò si può affermare che lo sciamano, mentre canta, risente sia delle vibrazioni esterne, che si spostano via aerea, sia di quelle interne, che si propagano attraverso il suo stesso corpo.
Sebbene sia in contraddizione con ciò che abbiamo appena affermato, non è la voce, ma il tamburo ad essere considerato, da molti studiosi, lo strumento sciamanico per eccellenza. Esso può essere considerato sia uno strumento ritmico, soprattutto se suonato assieme ad altri strumenti, sia melodico(9); se è usato da solo, infatti, può essere suonato in modo espressivo e diventare melodia di timbro, d'accento e d'intensità. Il suono prodotto dal tamburo da origine ad un'onda dall'aspetto molto irregolare, simile a quella prodotta da un rumore, in quanto essa è il risultato di molte onde sonore che si sovrappongono disordinatamente. Di conseguenza si può affermare che, in un singolo battito di tamburo, siano contenute più frequenze diverse le quali, a loro volta, andranno a colpire zone recettoriali cerebrali molto più estese(10) rispetto a quelle interessate dai suoni prodotti da altri tipi di strumenti. Anche se le diverse percussioni sono spesso ritenuti strumenti musicali indispensabili alla realizzazione di un rituale sciamanico essi, in realtà, non sono gli unici: nelle diverse culture di tipo sciamanico, infatti, gli strumenti musicali deputati all'induzione della trance possono essere differenti. In alcuni casi, ad esempio, lo sciamano usa esclusivamente la voce e la sua entrata in trance non dipende né dall'atto di suonare né, principalmente, dalla percezione del suono prodotto, ma da un determinato tipo di emissione vocale(11), la quale provoca delle ripercussioni a livello psico-fisico. In altri casi, invece, gli strumenti musicali utilizzati possono essere i più svariati: tra i Tungusi, ad esempio, è attestato l'uso di un paio di canne munite di sonagli(12); tra i Khond e i Saora(13), invece, è diffuso l'utilizzo del vaglio per il riso(14); l'uso del gong e della conchiglia è documentato a Cylon e in Cina(15) e, anche tra i Buriati, il tamburo è spesso sostituito da un semplice scacciapensieri(16). Il fatto che non esiste un unico strumento sciamanico potrebbe far pensare che la musica non giochi un ruolo chiave nell'induzione della trance. In realtà, al contrario di quanto si potrebbe pensare, questa varietà di strumenti sciamanici focalizza la nostra attenzione su altre caratteristiche dell'esecuzione musicale o vocale, importanti per il raggiungimento di tale stato alterato di coscienza: l'intensità del suono, il ritmo, la variazione ritmica e temporale(17).
Se osserviamo lo sviluppo drammatico degli eventi durante un rituale di tipo sciamanico, notiamo notevoli parallelismi tra quest'ultimo e l'andamento dell'esecuzione musicale. Si può ipotizzare, infatti, che tale tensione drammatica parta da un grado zero, durante i preparativi al rito, fino a raggiungere il grado massimo, che coincide con lo stato di trance, per poi tornare di nuovo ad un grado zero, di colpo o in modo graduale. La musica si sviluppa allo stesso modo, ma le sue variazioni sono legate, da un lato, ad un accelerazione del ritmo e, dall'altro, ad un crescendo dell'intensità del suono(18), che coincidono con la trance e, allo stesso tempo, rendono palpabile agli astanti lo stato alterato di coscienza dello sciamano. Il ritorno dell'operatore rituale ad uno stato psico-fisico normale è seguito a sua volta, dallo scemare progressivo del ritmo e dal decremento dell'intensità del suono. Tale cambiamento, però, può avvenire anche in modo drastico, ovvero, il silenzio coincide con l'uscita dello sciamano dallo stato di trance. Alla luce di quanto detto finora, si può perciò affermare che la musica, oltre ad agire fisicamente sul corpo(19), in quanto vibrazione, e sul sistema nervoso, catalizzando la produzione di neurotrasmettitori, possa anche sottolineare emozionalmente le diverse fasi del rito.
Come accennavamo in precedenza, anche il canto, al pari dell'esecuzione musicale è un importante strumento nelle mani dello sciamano; sebbene esso sia diversificato da cultura a cultura, presenta alcuni tratti simili all'interno dei vari sciamanismi del mondo. Questo tipo di canto, infatti, è molto spesso legato alla respirazione forzata e alla produzione di suoni particolari. Non è cosa rara che lo sciamano riproduca vocalmente il verso di alcuni animali, sibilando come un serpente, cinguettando come un uccello e, unitamente a quest'imitazione vocale, assume spesso le movenze dell'animale in questione(20). In tal caso, a nostro avviso, non è molto corretto parlare di imitazione, gestuale e vocale, dell'animale, in quanto si tratta, invece, di una forma di zooantropia. L'animale, infatti, non è altro che una forma dell'entità che possiede lo sciamano, il quale assume, volontariamente, l'identità della divinità o dello spirito che lo ha invasato. Come accennato in precedenza, oltre a questa singolare particolarità del canto sciamanico, c'è un'altra caratteristica che accomuna il repertorio vocale di questo tipo di operatori rituali, ovvero la respirazione forzata. Quest'ultima porta all'iperventilazione, in quanto produce un aumento della ventilazione polmonare, per la maggiore frequenza e profondità degli atti respiratori. Questo tipo di respirazione ha come diretta conseguenza una diminuzione della quantità di anidride carbonica presente nel sangue e causa, da un lato, una contrazione muscolare dei vasi sanguigni, dall'altro una insufficiente disponibilità o utilizzazione dell'ossigeno da parte di organi e tessuti. Tali cambiamenti possono provocare numerose conseguenze sulla condizione in cui si trova lo sciamano, sia dal punto di vista strettamente fisico sia a livello psicologico. È molto importante, infatti, ricordare che gli esiti immediati della respirazione forzata possono concretizzarsi in disturbi che colpiscono la memoria e, allo stesso tempo, alterano la percezione dell'ambiente esterno, favorendo, inoltre, l'insorgere di allucinazioni e un tasso elevato d'ipereccitabilità neuro-muscolare(21). Le condizioni che vengono a crearsi in seguito all'iperventilazione, quindi, possono portare anche alla tetania, che può essere manifesta, se caratterizzata da spasmi muscolari di vario genere o da accessi convulsivi, oppure latente, nel caso in cui non sia presente una sintomatologia spontanea. Nel caso di tetania latente è presente solamente una condizione d'ipereccitabilità neuro-muscolare a stimoli meccanici o elettrici esterni. A nostro parere l'atto stesso di cantare o di suonare uno strumento con un determinato ritmo e con altrettanto determinate variazioni ritmiche, unitamente alla percezione fisica delle vibrazioni sonore, offre lo stimolo necessario alla produzione di spasmi muscolari. L'esecuzione vocale dello sciamano, perciò, contribuisce in modo diretto all'insorgere di uno stato alterato di coscienza, creando i presupposti necessari a produrre, fisicamente, il tremore caratteristico della trance e, a livello psicologico, predisponendo l'operatore rituale ad avere allucinazioni(22). La musica, il canto e le particolari tecniche di respirazione usate dallo sciamano sono perciò strumenti indispensabili al raggiungimento di uno stato alterato di coscienza, in quanto favoriscono modificazioni alla normale situazione fisiologica dell'operatore rituale, catalizzando processi motori e mentali che lo predispongono alla trance.
In questo tipo di rituali, lo sciamano suona in prima persona e, solitamente, non dipende da qualcun'altro che suona per lui(23): egli è musicante attivo della propria trance dalla quale è capace di entrare e uscire a proprio piacimento. Proprio questo ruolo che egli ricopre nei confronti dell'esecuzione musicale e, di conseguenza, della trance, lo distingue da altri tipi di figure religiose, come oracoli oppure i sacerdoti dei culti di possessione(24). Questi, infatti, raggiungono uno stato alterato di coscienza grazie all'azione di altre persone, che suonano per loro, o attraverso la sovrastimolazione sensoriale, inserita all'interno di una liturgia ben precisa, da parte soprattutto di odori e colori, in quanto non possiedono, in alcun modo, la capacità di controllare e pilotare lo stato di trance a proprio piacimento. Anche nello sciamanismo è presente una sovrastimolazione sensoriale, soprattutto da parte di odori, ma la cosa non è affatto determinante per l'induzione dello stato di trance, lo sciamano, infatti, riesce a raggiungere tale stato alterato di coscienza indipendentemente dal fatto che i suoi sensi siano sovrastimolati. A questo punto si potrebbe obiettare che lo sciamano, attraverso la musica e il canto, sia fortemente legato alle stimolazioni acustiche del proprio strumento o della propria voce. Ciò è in parte vero, perché esse contribuiscono al raggiungimento della trance, ma non rappresentano la causa scatenante di tale stato alterato di coscienza, in primis, infatti, sono la volontà e le capacità dell'operatore rituale a permettere l'induzione e l'inibizione di tale condizione psicofisica. Il suono, inoltre, non coinvolge solamente il senso dell'udito, esso è percepito da tutto il corpo sottoforma di vibrazione e, al contrario di quanto accade in altre tradizioni religiose, possiede un significato e una simbologia importante all'interno del rituale. È importante dunque ricordare che la capacità di autoinduzione, da parte dell'operatore rituale, dello stato di trance è una caratteristica intrinseca alle pratiche sciamaniche ed è una prerogativa necessaria per parlare di sciamanismo, in quanto lo sciamano può contattare le divinità o lo spirito attraverso una sorta di trance ritualizzata, che è sempre autoindotta, e mai spontanea o casuale(25). Alla luce di quanto detto finora, possiamo affermare che la figura dello sciamano è caratterizzata dal controllo, più o meno rigido, di questo stato alterato di coscienza: egli, infatti, non subisce passivamente la trance, come accade per l'oracolo e per la possessione in senso stretto, ma la agisce e la produce, in quanto ne conosce i mezzi e ha con essa un rapporto estremamente attivo.
L'esecuzione musicale e vocale, in funzione delle modificazioni che creano al sistema psico-motorio, risultano essere dei fattori determinanti per il raggiungimento di uno stato alterato di coscienza. Agli occhi dello sciamano, però, essi sono molto più di semplici strumenti; la musica e il canto, infatti, permettono all'operatore rituale di avviare una forma di comunicazione con spiriti, divinità e anime dei defunti. Esistono, sia per quanto riguarda l'esecuzione strumentale sia per quella vocale, ritmi e melodie differenti a seconda dell'entità che deve essere interpellata(26). Di conseguenza, si può affermare che il rapporto che intercorre tra musica e comunicazione con il mondo soprannaturale sia ben codificato: un determinato ritmo e melodia identifica un'altrettanto determinata figura sottile, la quale, percependo la musica dello sciamano, scende nel mondo umano. In tal caso, il canto e l'esecuzione musicale non sono altro che la voce sottile dello sciamano, attraverso la quale egli riesce a raggiungere l'orecchio degli dei: l'operatore rituale, infatti, è legato alla musica in uno stretto rapporto di dipendenza ed è proprio per questo motivo che non esiste un rituale sciamanico in cui essa non sia presente. I diversi strumenti musicali e tipologie di emissione vocale utilizzati nei diversi sciamanismi del mondo sono molto più di strumenti per indurre, mantenere o inibire la trance. Essi sono il veicolo attraverso il quale lo sciamano può raggiungere mondi extra-umani(27), dialogare con le divinità e permeare realtà più sottili. A livello simbolico il suono è molto più di un suono, esso è un uccello che permette allo sciamano di staccarsi da terra e compiere il viaggio estatico(28), una scala(29), salendo sulla quale, gli è permesso di raggiungere il mondo degli spiriti, un cavallo(30) che lo conduce nella dimensione in cui dimorano le anime dei defunti.
Per qualsiasi sciamano il proprio strumento o la propria voce sono indispensabili alla realizzazione di una seduta terapeutica o di un rituale; essi possiedono in sé un immenso potere nel rapporto con il mondo sottile. Questo avviene perchè chi suona, o canta, sa usarlo in modo particolare: queste figure religiose, infatti, a differenza di altri sacerdoti e ovviamente anche di altri musicisti, possiedono una conoscenza di tipo sciamanico e ciò permette loro di utilizzare la musica come strumento di contatto con le divinità, con gli spiriti e con le anime dei morti. Sebbene esistano diversi canti e diverse esecuzioni musicali nei vari sciamanismi del mondo, c'è una caratteristica che li accomuna: la musica dello sciamano, infatti, non è una musica eseguita per essere ascoltata, in quanto le è attribuito, in primo luogo, il potere d'interagire con l'universo sottile, nel quale essa è ritenuta produrre degli effetti reali. Il suono è molto più di una semplice vibrazione che si propaga attraverso l'aria, esso è in primo luogo l'espressione del messaggio, del significato racchiuso in esso. Si può quindi affermare che la musica è funzionale non solo alla buona riuscita del rituale, ma soprattutto alla sua realizzazione, in quanto essa ha il potere di portare le questioni umane all'orecchio degli dei. L'esecuzione strumentale e vocale risultano perciò essere dei mezzi importanti nelle mani dell'operatore rituale, in quanto permettono allo sciamano di dialogare con le entità sottili; senza la musica, infatti, è come se lo sciamano fosse "muto" e incapace di avviare un qualsiasi tipo di comunicazione con divinità e spiriti.
Troviamo di vitale importanza soffermarci sulla questione del suono significante, ma è necessario, a nostro avviso, fare una piccola digressione sulla parola o, meglio, sul potereattribuito alla parola. In moltissime tradizioni religiose, orientali e occidentali, la parola ha un ruolo di rilievo nel contatto con il divino. Se prendiamo in considerazione l'Hinduismo e il Buddismo, ad esempio, ci rendiamo conto che la declamazione di mantra(31) occupa una parte importante nella prassi rituale. Focalizzando la nostra attenzione sulla cultura indiana, su quella vedica in particolare, appare ben chiaro che la parola, solennemente pronunciata, era considerata un suono che possiede una potenza autonoma, in quanto, la sua declamazione risulta indispensabile per la buona riuscita delle azioni rituali(32). Fin dall'antichità la civiltà indiana ha sempre attribuito notevole importanza alla recitazione di mantra(33), durante i rituali e anche nella meditazione: aum era ed è tuttora, la sillaba per eccellenza, la vibrazione che continua a propagarsi tra la dissoluzione di un mondo e la nascita di quello successivo. L'aum contiene in sé tutto quello che è manifesto, ma anche tutto ciò che deve ancora manifestarsi(34) e in esso, è espressa ogni tipo di conoscenza presente, passata e futura(35). Nella cultura cristiana troviamo un altro esempio dell'importanza data alla parola, basti pensare alla ben nota formula "e all'inizio fu il verbo"(36): anche in questo caso il "verbo" non è altro che un suono, una vibrazione, che è ritenuto raccogliere in sé sia un pensiero sia un significato. Anche la cultura araba offre uno spunto di riflessione sul potere della parola: molte comunità sufi di dervisci praticano, infatti, il dhikr(37), che consiste nella ripetizione del nome divino, al fine di celebrare il dio e farsi ricordare da lui, ed è piuttosto curioso notare, inoltre, che questa pratica religiosa comprende anche la trance. Un ulteriore esempio è presente anche nelle dottrine mistiche ed esoteriche della cabala ebraica, secondo la cui tradizione il mondo avrebbe avuto origine dai numeri e dalle ventiquattro lettere dell'alfabeto(38), in tal caso essi non sono assolutamente considerati dei semplici segni, ma sono ritenute contenere in sé il potere straordinario di permettere la manifestazione del mondo. Sebbene tutti questi esempi si riferiscano a pratiche religiose ben distinte da quelle sciamaniche, riteniamo possano essere utili a sottolineare come la parola esprima sia un suono sia un significato esplicito. A maggior ragione, parlando di sciamanismo, è opportuno evidenziare il fatto che la voce, al contrario di quanto accade per l'esecuzione musicale, oltre che ad essere strumento di trance è considerata, principalmente, un suono a cui è attribuito un significato. Anche il suono prodotto dai vari strumenti sciamanici è, in primo luogo, un suono significante, nel quale il concetto espresso è sottointeso; nel canto, invece, il messaggio è esplicito e, proprio per questo motivo, la musica vocale ha un potere maggiore di quella esclusivamente musicale. Un ulteriore prova che avvalora questa tesi è riscontrabile direttamente nella prassi: può accadere, infatti, che in un rituale sia presente esclusivamente l'esecuzione canora senza alcun sostegno strumentale, il contrario, invece, accade molto di rado ed è più frequente l'uso di strumenti musicali unitamente all'espressione vocale.
Alla luce di quanto detto finora, si può affermare che sia il canto sia l'esecuzione strumentale racchiudano in sé un potere immenso, in quanto ad essi è attribuita una capacità reale. In tutte le religioni di tipo sciamanico, infatti, il rapporto tra musica e comunicazione con la dimensione extra-umana è ben codificato: a seconda degli scopi per i quali sono realizzati i differenti rituali cambia anche la musica, inoltre esistono ritmi e melodie caratteristici di ogni singola divinità o spirito. L'esecuzione vocale e strumentale dell'operatore rituale risulta essere molto più di una semplice musica fatta per essere ascoltata o ammirata in quanto forma d'arte. Essa è, agli occhi dello sciamano, la voce che gli permette di parlare la "lingua degli dei", senza la quale egli sarebbe privo di quegli strumenti che gli permettono di creare un contatto con la dimensione sottile. Senza musica e, quindi, senza tremito egli sarebbe impossibilitato a curare i propri pazienti; in nessun caso potrebbe ricevere previsioni e, tantomeno, potrebbe aiutare le anime in pena dei defunti. Il suono della voce o dei vari strumenti musicali utilizzati da questa particolare categoria di operatori rituali, permette alle loro azioni di essere efficaci, in quanto esso trascende la realtà umana e ha la capacità di raggiungere il mondo sottile. La musica dello sciamano è un suono che parla, un suono che può interagire con le vicende umane ed extra-umane, un suono dal potere immenso che, proprio in funzione di ciò, occupa un posto di rilievo nella prassi rituale di tutti i diversi sciamanismi del mondo.


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Filmografia:

1) Guar di Regingtal. Una cerimonia funebre tra i Lanjia Saora dell'Orissa
Documentario a cura di Stefano Beggiora.
Riprese effettuate nel territorio saora - Rayagada Dist. (Orissa-India, 1999) da Stefano Beggiora;
montaggio e fonica presso gli studi del Cnr/Irpi - Padova, a cura di Stefano Beggiora.
Durata: 20' ca.

2) Un rituale funebre presso la tribù Apatani
Documentario a cura di Stefano Beggiora e Fabian Sanders.
Riprese effettuate nel territorio Apatani - Lower Subansiri Dist. (Arunachal Pradesh-India, 2001) da Stefano Beggiora e Fabian Sanders; montaggio e fonica presso i Mahishamardini Studios - Venezia, di Stefano Beggiora e Fabian Sanders.
Commento di Sabina Ragaini.
Testi di G. G. Filippi, S. Beggiora, F. Sanders.
Durata: 21' ca.

3) Un oracolo himalayano
Documentario a cura di Stefano Beggiora e Fabian Sanders.
Riprese effettuate in Arunachal Pradesh - India, 2002, da Stefano Beggiora; montaggio e fonica presso i Mahishamardini Studios - Venezia, 2004.
Commento di Sabina Ragaini.
Testi di Stefano Beggiora.
Durata 30' ca.

4) Esorcismi e riti di guarigione presso i Lanjia Saora dell'Orissa
Documentario a cura di Stefano Beggiora.
Riprese effettuate nel territorio saora - Rayagada Dist. (Orissa-India, 2001) da Stefano Beggiora;
montaggio e fonica presso gli studi del Cnr/Irpi - Padova, a cura di Stefano Beggiora.
Durata: 13' ca.


Note:

1 Non ci sembra questo il contesto adatto per affrontare la complessa figura dello sciamano, ma, a nostro avviso, una sintesi delle funzioni che egli può possedere, all'interno della comunità, può essere utile per delineare, in linea molto generale, i suoi campi d'azione.
2 È importante ricordare che queste capacità dello sciamano sono indissolubilmente legate alla trance in quanto quest'ultima è una prerogativa necessaria ad avviare il contatto con la dimensione soprannaturale. La risposta dello sciamano tamang Sete Rumba, alla domanda di Mastromattei che chiedeva se fosse possibile celebrare un rituale sciamanico senza tremito, ovvero senza trance, avvalora ulteriormente la nostra tesi: "no, non è possibile, perché senza di questo, noi non vediamo le cose interne. Il Dio entra nel corpo, lo fa tremare e indica la causa (del problema). Senza portare il Dio nel corpo, nessuno può dire nulla." Citazione da: Mastromattei R., Tremore e potere. La condizione estatica nello sciamanismo himalayano, Franco Angeli, Milano, 1995, pag. 81.
3 Nel caso in cui qualcuno muoia di morte violenta, a causa di un incidente, di un omicidio o di un attacco da parte di un animale feroce, la famiglia può non essere a conoscenza del suo decesso, in tal caso l'anima del morto continuerà a vagare sulla terra, perchè non ha potuto ricevere i dovuti onori funebri. Quest'anima in pena è vicina e molto pericolosa per i viventi, in quanto essa può infestare l'abitazione dei suoi cari ed essere causa di malattie e disagi per i suoi famigliari. Lo sciamano sarà l'unico in grado di aiutare il defunto a comunicare il proprio decesso alla famiglia; solo in tal modo, infatti, egli potrà iniziare il suo lungo viaggio verso il mondo degli antenati e abbandonare definitivamente il mondo dei vivi.
4 ASC è un acronimo per Alterate State of Consciousnes, ed è una sigla usata per definire la trance, unitamente ad altri stati psicofisici i quali hanno, come caratteristica comune, un'alterazione della percezione della propria individualità e, a volte, anche una modificazione, a livelli diversi, della coscienza umana.
5 Lewis I.M., Trance, Possession, Shamanism and Sex, breve saggio sulla trance depositato nella biblioteca di Etnomusicologia della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, non pubblicato, pag. 4.
6 Le endorfine appartengono alla classe dei neurotrasmettitori: sono sostanze sintetizzate dalle cellule endocrine e sono situate in circuiti nervosi che controllano la secrezione di determinati ormoni, la pressione arteriosa, la temperatura del corpo, le funzioni muscolari e hanno l'effetto di un analgesico, paragonabile a quello procurato dalla morfina. Ulteriori riferimenti sulle endorfine, in relazione allo sciamanismo, le troviamo in Prince R. (editore), "Shamans and Endorphines", in: Journal for the Society for Psychological Antropologists, Los Angeles, Ethos 10, 1982.
7 Mattia G.M., "Rumore e Musica", in: Musica urbana: il problema dell'inquinamento musicale, atti del convegno internazionale di studio, Bologna, 17-19 maggio 2002, pag. 7-8.
8 Everest F.A., Manuale di acustica. Concetti fondamentali - Acustica degli interni, Editore Ulrico Hoepli, Milano, 1996, pag. 1-8.
9 Rouget G., Musica e trance, Einaudi, Torino, 1986, pag. 22.
10 Villa G., "Gli operatori estatici nepalesi e il medico occidentale", in: Mastromattei R., La terra reale, dei, spiriti e uomini in Nepal, Levi, Roma, 1988, pag. 144-145; ulteriori riferimenti sulle influenze del suono del tamburo sul corpo li troviamo anche in Neher A., "Auditory Driving Observed with Scalp Eletrodecs in Normal Subject", in: Electroencephalography and Clinical Neurophysiology 13, 1961, pag. 449-451, il quale descrive gli esiti di esperimenti scientifici in merito all'interazione del suono con il corpo umano, e in un suo altro studio "A Pshycological Explanation of Unusual Behaviour in Cerimonies Involving Drum", in: Human Biology IV, 1962, pag. 151-160.
11 Torneremo in seguito a parlare, in modo più dettagliato, della musica vocale.
12 Rouget G., op. cit., pag. 176.
13 Sono i due gruppi tribali più numerosi che abitano l'entroterra dell'Orissa, regione situata nella zona centro-orientale indiana.
14 Sull'uso del vaglio per il riso tra i Saora e i Khond troviamo riferimenti in: Basso R., Musica e pratiche sciamaniche, tesi di laurea, non pubblicato, Venezia, 2005, pag. 84-85, 95; Beggiora S., Sonum: spiriti nella giungla. Lo sciamanismo delle tribù Saora dell'Orissa, Franco Angeli, Milano, 2003, pag. 97-98; Filippi G.G., "The Celestial Ride", in: Rigopoulos A., Mastromattei M. (a cura di), Shamanic Cosmos. From India to the North Pole Star, D.K. Printworld, New Delhi, 1999, pag. 79; Mircea E., Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, Edizioni Mediterranee, Roma,1999, pag. 451.
15 Mircea E., op. cit., pag. 203.
16 Rouget G., op. cit., pag. 176.
17 Rouget G., op. cit., pag. 116, 118-119.
18 Giannattasio F., "I rapporti fra musica e transe nello sciamanismo nepalese", in: Mastromattei R., op. cit., La terra reale..., pag. 216, 221.
19 La musica e il ritmo, infatti, stimolano l'intuizione e le sensazioni localizzate nell'emisfero destro del cervello (Mattia G.M., op. cit., pag. 4), inoltre essa può essere considerata equivalente ad una sostanza psicoattiva in grado di modificare la coscienza (Mattia G.M., op. cit., pag. 10).
20 Mircea E., op. cit., pag. 115.
21 Giannattasio F., op. cit., pag. 219-220.
22 È importante, però, sottolineare il fatto che lo sciamano non percepisce l'incontro e il dialogo con entità sottili come un'allucinazione: ai suoi occhi ogni cosa è reale, percepibile con i sensi e il contatto con lo spirito, la divinità o l'anima del defunto, si sviluppa sempre in una dimensione contingente. Per lo sciamano la dimensione sottile compenetra quella che noi definiremo reale e, in tal caso, sarebbe improprio chiamare allucinazione il contatto che egli ha con il mondo soprannaturale. Allo stesso tempo, dal punto di vista fisiologico, questa è un'affermazione molto importante in quanto sottolinea come il suono possa provocare modificazioni nella percezione dell'ambiente esterno e predisporre mentalmente l'operatore rituale ad entrare in uno stato alterato di coscienza.
23 Cosa che invece accade per gli oracoli o nei culti di possessione, in entrambe le situazioni, infatti, la trance è indotta dall'esterno, da altre persone che suonano per loro e l'operare di queste figure religiose non è affatto caratterizzato dal controllo di tale stato alterato di coscienza.
24 Rouget G., op. cit., pag. 73, 153.
25 Tranne nel caso dell'iniziazione: durante questo periodo, infatti, possono avvenire casi di trance spontanea e incontrollata, ma sarà compito del neofita padroneggiarla e farla diventare uno strumento utile a creare un contatto con la dimensione sottile. Un'altra eccezione, che comprende una forma di trance privata e non ritualizzata, è formata da tutte quelle comunicazioni che avvengono, spontaneamente, tra lo sciamano e gli spiriti o le divinità. Queste si concretizzano, da un lato, in una forma di trance intima, spesso non violenta, ma sempre spontanea, dall'altro, nel dialogo con le entità sottili, il quale avviene nella dimensione onirica e, spesso, comprende dei veri e propri viaggi nel mondo degli spiriti.
26 Ho avuto personalmente conferma di questo nelle mie discussioni (7 Dicembre 2004) con Sindhe Mahji, sciamano dell'Orissa, il quale sosteneva che, durante il periodo dell'iniziazione, il suo spirito guida gli aveva insegnato i differenti canti per chiamare le diverse divinità a presiedere al rituale.
27 Mircea E., op. cit., pag. 193.
28 Torchinovich G., "The Horse and the Journey to Heaven of the Shaman and of the Vedic Sacrificer", in: Rigopoulos A., Mastromattei M. (a cura di), op. cit., pag. 245; Mircea E., op. cit., pag. 120-121, 180-181.
29 Mircea E., op. cit., pag. 516-524. E' interessante notare che, in un villaggio dell'Arunachal Pradesh, è stata documentata (Un rituale funebre presso la tribù Apatani, documentario a cura di Stefano Beggiora e Fabian Sanders. Riprese effettuate nel territorio Apatani - Lower Subansiri Dist. (Arunachal Pradesh-India, 2001) da Stefano Beggiora e Fabian Sanders; montaggio e fonica presso i Mahishamardini Studios - Venezia, di Stefano Beggiora e Fabian Sanders. Commento di Sabina Ragaini. Testi di G. G. Filippi, S. Beggiora, F. Sanders. Durata: 21' ca.) un'usanza legata all'elezione di un nuovo sciamano che comprende l'uso di una scala. Al momento in cui è stato girato il documentario non esistevano operatori rituali che rientrassero nei canoni dello sciamanismo, in quanto tale tradizione era andata progressivamente affievolendosi, ma la cultura e il sistema religioso di questo gruppo tribale possono ancora essere considerati sciamanici. In occasione di una cerimonia funebre, vicino alla sepoltura del defunto era costruita una grande scala di bambù, che prende il nome di yalo, sui cui pioli erano praticati alcuni tagli. Molti giovani salivano sulla struttura e soffiavano in corrispondenza dei fori, producendo un suono simile ad un flauto: se qualcuno di essi avesse prodotto una particolare vibrazione, o meglio, il "suono giusto" sarebbe diventato sciamano. Questo è a dir poco straordinario in quanto l'elezione dello sciamano è legata esclusivamente alla produzione di un "suono giusto", efficace e significante. Per ulteriori riferimenti si veda: Beggiora S., op. cit., pag. 74; Basso R., op. cit., pag. 46-47.
30 Per riferimenti sullo strumento sciamanico inteso come veicolo, in particolar modo come cavallo psicopompo, si veda: Basilov V.N., "Cosmos as Everyday Reality in Shamanism" in: Rigopoulos A., Mastromattei M. (a cura di), op. cit., pag. 37; Nicoletti M., "Bon e sciamanismo: studio introduttivo di comparazione dei due fenomeni religiosi" in: Mastromattei M., op. cit., Tremore e Potere..., pag. 117.
31 La parola mantra è formata dalla radice man-, che significa pensare, e dal suffisso -tra, che indica strumentalità, una sua possibile traduzione potrebbe essere: "ciò che ci permette di conoscere attraverso forme appropriate", in tal caso, quindi, il suono sarebbe inteso come strumento di conoscenza.
32 Gonda J., Religioni dell'India: Veda e antico induismo, Jaka Book, 1980, pag. 56.
33 Fin dall'antichità, gli asceti tantrici utilizzavano i diversi mantra, mentalmente oppure vocalmente, per chiamare a sé la divinità in quanto ciascuno di essi era, ed è tuttora, venerato come veicolo sonoro delle differenti divinità (Magnone P.(a cura di), Aforismi dello yoga (Yogas_tra di Patañjali), Manganelli, Torino, 1991, pag. 47-48.
34 Un passo della M_n_d_ukya Upanis_ad, Upanis_ad medio recente dell'Atharva Veda, spiega il significato della sillaba Aum e, a nostro avviso, è molto utile per mostrare quale potere immenso possa nascondersi all'interno di una parola: "Aum, the world, is all this [i.e. the whole universe]. A clear explanation of it is as follows: all that is past, present and future is, indeed, aum. And whatever else there is, beyond the threefold division of time - that also is trurely aum." Citazione da: Nikhilananda S. (a cura di), M_n_d_ukya Upanis_ad, I, 1-4, in: The Upanishads, vol. 2, Bonanza Book, New York, 1952, pag. 223.
35 Secondo la tradizione indiana un'era cosmica è formata da quattro epoche, kr_ta, tret_, dv_para e kali yuga, le quali sono seguite e precedute da un crepuscolo nel quale tutto si dissolve, tranne l'aum che, sottoforma di vibrazione, continua a propagarsi nello spazio: in questa sillaba, infatti, è riassorbita la manifestazione, come insieme di possibilità immanifeste. La dissoluzione di un era cosmica è intesa come uno sprofondamento della terra nell'oceano, la quale, dopo il periodo crepuscolare, emergerà nuovamente permettendo la costituzione del mondo successivo. La conseguente discesa dell'aum sul mondo emerso permetterà una nuova manifestazione, nella quale tutto ciò che era prima in potenza diverrà in atto, attraverso il passaggio da unità indifferenziata a molteplicità differenziata, nella quale ogni cosa è manifesta. Per riferimenti sulle età del mondo si veda: Piantelli M., "Religione e religioni del mondo indiano" in: Filoramo G. (a cura di), Storia delle religioni, vol. 4 - Religioni dell'India e dell'estremo oriente, Laterza, Bari, 1996, pag. 65-69.
36 È interessante notare, a riguardo, il parallelismo tra il verbo cristiano e l'aum della tradizione indiana (per riferimenti a questo concetto si veda: Anselmi E., "Note sull'estetica musicale dell'India", in: Torcinovich G. (a cura di), Indoasiatica. Arte oltre le forme, Venezia, 1/2004, pag. 19-21), questo, però, non ci sembra il contesto adatto per affrontare e approfondire l'argomento, in quanto tale esempio è utile, nella nostra ricerca, esclusivamente al fine di sottolineare il potere attribuito alla parola, anche in religioni differenti dallo sciamanismo.
37 Rouget G., op. cit., pag. 354.
38 Questo concetto è presente nel Libro della creazione, la cui stesura è attribuita ad Abramo; per riferimenti sulla Cabala si veda: Bosco U. (a cura di), Dizionario enciclopedico italiano, Istituto dell'enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, istituto poligrafico di stato, Roma, 1970, pag. 576.


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