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PSYCHOMEDIA
GROUP TREATMENT
Group Analysis



Gruppo intermedio: training e supervisione

Pisani R.A.*, Colangeli G.**, Giordani A.**, Popolla P.**

Dipartimento di Scienze Neurologiche, Università di Roma
“La Sapienza”, Viale dell'Università 30, Roma, ITALIA



Riassunto

E’ riferita un’esperienza di training e di supervisione che ha comportato la partecipazione per tre anni degli allievi come membri del gruppo analitico intermedio condotto da R.A.Pisani. Successivamente gli allievi hanno partecipato come coterapeuti di un gruppo intermedio per circa due anni eseguendo una supervisione settimanale. Gli autori prendono in esame il fenomeno del rispecchiamento come fondamentale nel processo di supervisione in un gruppo intermedio. Sono riportate alcune sedute del gruppo di supervisione particolarmente significative in proposito.



Prima di parlare del tema specifico del training e supervisione nel gruppo analitico intermedio, è opportuno sintetizzare alcune nozioni fondamentali che riguardano la Gruppoanalisi.
Il sistema individuale, che possiamo far coincidere con la struttura tripartita della mente in Es, Io e Super-Io, è strettamente correlato con il sistema madre-bambino, a sua volta correlato con il sistema familiare, che è correlato con il gruppo sociale e viceversa.
Come Foulkes sostiene (Foulkes S.H., Antony E.J., 1965) il bambino è determinato dai suoi genitori che a loro volta sono determinati dalla loro famiglia, regione, cultura, religione e nazione, cioè dal contesto relazionale al quale a sua volta dà il suo contributo man mano che cresce (Diagramma 1).





Il diagramma 2 mostra l’interdipendenza tra l’intrapsichico, l’interpersonale o rete d’interazione e il transpersonale o matrice di gruppo.
La rete d’interazione significa che l’equilibrio intrapsichico individuale è strettamente correlato all’equilibrio delle relazioni interpersonali e che ogni rottura o alterazione individuale implica una rottura o alterazione dell’intera rete e viceversa (Dinamiche di gruppo).
Matrice di gruppo significa che questa rete di comunicazione e di relazione ha alcuni contenuti che consistono nell’eredità biologica e culturale che gli individui hanno in comune.





La Gruppoanalisi è una psicoterapia psicoanalitica.
Parliamo di psicoterapia psicoanalitica quando prendiamo in considerazione:
1) L’inconscio;
2) Il contenuto dell’inconscio: le pulsioni istintuali dell’Es, il rimosso, i meccanismi di difesa, gli archetipi dell’inconscio collettivo;
3) L’analisi: tutto il lavoro che viene fatto per rendere conscio l’incoscio e ottenere un cambiamento.

La psicoanalisi opera su una relazione duale, basata sul transfert e controtransfert.
Invece la gruppoanalisi opera su una relazione multipersonale basata su un transfert multiplo ma anche su molti altri fattori che non sono transferenziali ma riguardano il qui ed ora: cioè rispecchiamento, risonanza, esperienza emotiva correttiva, Ego-Self training in action, socializzazione (Diagramma 3).


PSICOTERAPIE PSICOANALITICHE

INCONSCIO: PULSIONI ISTINTUALI,RIMOSSO
MECCANISMI DI DIFESA
ARCHETIPI DELL’INCONSCIO COLLETTIVO


ANALISI. TUTTO IL LAVORO FATTO PER RENDERE CONSCIO L’INCONSCIO
CAMBIAMENTO


PSICOANALISI

RELAZIONE DUALE
TRANSFERT-CONTROTRANSFERT


GRUPPOANALISI

PICCOLO GRUPPO DI FOULKES : 7-8 MEMBRI
RELAZIONE MULTIPERSONALE

T= t + x
t
= TRANSFERT MULTIPLO
x =HIC et NUNC:RISPECCHIAMENTO ,RISONANZA, ESPERIENZA EMOTIVA CORRETTIVA,
EGO TRAINING IN ACTION, SOCIALIZZAZIONE




La situazione totale di terapia (T) , include il transfert (t) e tutti gli altri fattori del qui e ora (x).
La gruppoanalisi è una psicoterapia psicoanalitica effettuata dall’intero gruppo, sotto la guida delconduttore attraverso la comunicazione e il lavoro di traduzione del significato di ciò che viene comunicato.
Questo lavoro porta alla maturazione della matrice di gruppo, che a sua volta produce il cambiamento indiduale. La maturazione dell’individuo va ad ulteriore vantaggio della matrice di gruppo, in un continuum dinamico e circolare (Diagramma 4).





Il gruppo intermedio di de Marè è uno sviluppo della gruppoanalisi di Foulkes ed è situato in uno spazio intermedio tra il gruppo piccolo e quello grande, molto più vicino al contesto sociale.
Ha una dimensione compresa tra i 12 - 30 membri. I principi sono gli stessi della gruppoanalisi di Foulkes ma applicati ad un contesto più ampio.
Possiamo riassumere le idee principali di Pat de Marè nel Diagramma n. 5.



GRUPPO INTERMEDIO


CONTESTO SOCIO CULTURALE COME OGGETTO DI TERAPIA.

ENFASI PIU’ SULL’OUTSIGHT CHE SULL’INSIGHT.

CONFLITTO INDIVIDUO-GRUPPO DI FONDAMENTALE IMPORTANZA.

OBIETTIVO: PIU’ UMANIZZARE IL CONTESTO SOCIO-CULTURALE
CHE SOCIALIZZARE L’ESSERE UMANO.

METODO AFFINE A QUELLO DEI PICCOLI GRUPPI:FACCIA A FACCIA,
UNICA FILA DI SEDIE IN CIRCOLO, DISCUSSIONE LIBERA,
TERAPEUTA NON DIRETTIVO, ETC.
TRASPOSIZIONE CULTURALE PIU’ CHE TRANSFERT.

FOCUS SU HIC ET NUNC: RISPECCHIAMENTO, RISONANZA,
ESPERIENZA EMOTIVA CORRETTIVA, EGO E SELF-TRAINING IN ACTION.

ODIO PRIMARIO RECIPROCO TRASFORMATO, ATTRAVERSO IL DIALOGO,
IN COMPARTECIPAZIONE, COMUNIONE, CONDIVISIONE (KOINONIA).




Nel gruppo intermedio il terapeuta non è direttivo e rimane relativamente disimpegnato astenendosi dallo stabilire argomenti e mete. Il suo proposito è quello di mettere gli individui in condizione di dialogare. Il dialogo rappresenta il processo trasformativo che converte ciò che non ha senso in comprensione e significato. E’ più una questione di trasposizione culturale che di transfert.
Il focus è più sul qui ed ora. Gli aspetti non transferali sono molto più ampi di quelli del piccolo gruppo. Il rispecchiamento, come è già stato analizzato molto bene da Pines M. (1984, 1998) nei gruppi piccoli, è particolarmente in primo piano assieme all’Ego-Self Training in Action.
Mentre nel gruppo piccolo il conduttore è una figura transferenziale e l’ oggetto della principale proiezione di figure genitoriali, nel gruppo intermedio il gruppo intero costituisce la tela sulla quale il Super- Ego è proiettato. Lo stesso Convenor svolge più il ruolo degli individui a livello dell’Io, incoraggiando la libertà di dialogo e interpretando la natura sociale e le pressioni culturali.

Nel gruppo intermedio gli individui imparano a parlare e a gestire le emozioni che emergono, la qualcosa diviene un esercizio molto attivo per l’Io (Ego training in action), che si allena a far fronte alle forze repressive e alle emozioni suscitate. L’Io individuale gradualmente impara a parlare e a pensare spontaneamente. Le relazioni tra l’Io e l’Es da una parte e l’Io, il Super-Io e la realtà esterna dall’altra, sono modificate a favore di una maggiore libertà e forza dell’Io.
All’inizio il pericolo rappresentato dall’attacco persecutorio da parte del gruppo nei confronti dell’individuo oppure dalla dissoluzione dell’individuo nella massa, dà luogo ad un panico d’intensità quasi psicotica. La paura di parlare e di perdere l’identità porta ad un isolamento narcisistico, che genera il reciproco odio primario. Ma se il dialogo va avanti l’identità (Self) sorge dall’atmosfera Koinonica dell’interazione sociale. Il dialogo incoraggia la caduta dei meccanismi di difesa e la libera espressione individuale (Pisani R.A., 2000). Il dialogo permette il superamento delle barriere narcisistiche individuali nei confronti del mondo esterno. Il reciproco odio primario è trasformato in koinonia: condivisione, partecipazione, comunione, compagnia
( dal latino cum panis: quelli che mangiano lo stesso pane).
I dialogo con l’esterno permette una riorganizzazione del dialogo interno. L’individuo viene a conoscere se stesso attraverso la reazione che causa negli altri e l’immagine che gli viene restituita ( Rispecchiamento). Aspetti inconsci del Sé sono scoperti attraverso lÔinterazione e il dialogo con gli altri. L’individuo si differenzia attraverso un costante confronto delle somiglianze e delle differenze con gli altri (Brown D.G., 1986).
In breve la relazione gruppoanalitica si esprime in un lavoro d’individuazione attraverso il riconoscimento e la ricucitura delle parti scisse del Sé ( Self training in action).
La Gruppoanalisi ha spostato l’attenzione dall’individuo alla società o piuttosto ha messo in relazione l’individuo con la società. Con la creazione di una microcomunità e di una microcultura in via di sviluppo e di maturazione, il gruppo intermedio rappresenta un ulteriore passo avanti verso l’analisi della società.


TRAINING E SUPERVISIONE

Il dibattito sulla formazione del gruppoanalista è attuale e molto ampio (Behr, Hearst,ecc.).
A nostro avviso il training, così come per lo psicoanalista, esige una terapia personale gruppoanalitica, seminari teorici ed un periodo di conduzione dei gruppi con supervisione, sia per il piccolo gruppo che per l’intermedio.
Il convenor del gruppo analitico intermedio dovrebbe pertanto aver risolto la propria personale nevrosi o almeno averne acquisito una buona consapevolezza, la qualcosa è fondamentale per lo sviluppo delle sue capacità di intuizione e di empatia.
Come nel piccolo gruppo, il conduttore attiva e alimenta il processo di comunicazione maturativo a cui partecipa tutto il gruppo e che si traduce nella maturazione individuale.
Partecipa pertanto in prima persona come membro del gruppo: “sta con un piede dentro e uno fuori”.
Come già detto, nel gruppo intermedio l’attenzione si sposta definitivamente sul sociale o meglio su una correlazione più stretta tra l’intrapsichico e il sociale.
I fenomeni di transfert diventano meno importanti fino quasi a scomparire. In primo piano sono invece quelli del here and now ed in particolare il rispecchiamento.
Il rispecchiamento include i meccanismi più precoci: diniego, scissione, proiezione, introiezione, identificazione, identificazione proiettiva e introiettiva.
Nel median group, più che nel piccolo gruppo “gli specchi umani” offrono prospettive di noi stessi e di come gli altri ci vedono permettendo di osservare le diverse sfaccettature dello sviluppo umano, i conflitti e i vari tentativi per la loro soluzione.
In psicoanalisi e nel piccolo gruppo si parla di transfert e controtransfert. Racher descrive il controtransfert come lo strumento per la comprensione dei processi mentali del paziente (ivi comprese soprattutto le sue reazioni di transfert), il loro contenuto, i loro meccanismi, la loro intensità. La consapevolezza del controtransfert aiuta a capire cosa bisogna interpretare e quando (Racher H., 1968).
.Nel piccolo gruppo e soprattutto nel gruppo intermedio man mano che vanno diminunendo i fenomeni di transfert, fino quasi a scomparire, non ha più senso parlare di controtransfert. Invece ha sempre più senso parlare di rispecchiamento multiplo da parte del terapeuta, il quale partecipa al rispecchiamento multiplo del gruppo.
I membri del gruppo sono parti di sé o parti del corpo e da questo punto di vista ogni intervento del terapeuta corrisponde a reazioni speculari. Foulkes parla di controreazioni (Foulkes S.H., 1990). La Matrice gruppale incorpora il terapeuta il quale ha risposte emozionali riflesse consce o inconsce nei confronti dei singoli e del gruppo in toto.
Il rispecchiamento personale del terapeuta lo aiuta a capire i processi mentali dei singoli e del gruppo.
Anche nel concetto tradizionale di transfert e controtransfert è implicito il rispecchiamento .
Racher parla di controtransfert concordante e complementare.
Il controtransfert concordante deriva dall’identificazione con alcuni aspetti delle rappresentazioni di sé del paziente ed è pertanto una risorsa del terapeuta, una comprensione empatica di aspetti del mondo interno del paziente.
Quello complementare deriva dall’identificazione con un oggetto del mondo interno del paziente ed è basato sul meccanismo di identificazione proiettiva (Prodgers A., 1991).
Questi concetti coincidono chiaramente con quello di rispecchiamento. Anche Bion parlando di identificazone proiettiva e controidentificazione proiettiva, implicitamente si riferisce a fenomeni speculari.
La supervisione gruppoanalitica deve pertanto tenere conto del rispecchiamento dei conduttori.
Riportiamo due sedute del gruppo di Supervisione costituito dal convenor (R.A. Pisani) e tre co-convenor del gruppo analitico intermedio dell’Ambulatorio del Dipartimento di Scienze Neurologiche dell’Università di Roma “La Sapienza”.
Il gruppo di supervisione si è riunito per due anni dopo ogni seduta settimanale.


SINTESI della SEDUTA di SUPERVISIONE del 9.2.2000

Apre la seduta P. (co-convenor) e racconta un sogno risalente alla precedente seduta in cui nel gruppo intermedio era stato affrontato il tema della separazione dalla madre.
P. si trova in un appartamento di un quartiere romano, dove C.* e F.* (membri-donne del gruppo), stanno festeggiando qualcosa. P. deve andare a lavorare e lascia la festa. F. si offre di accompagnarla perchè deve portare la figlia al luna park. In strada F.cammina tenendo per mano una bambina di circa 12 anni. P. non conosce il quartiere, ma la strada le sembra troppo lunga. F. le propone di percorrere una via più breve, che attraversa un campo di zingari. Le chiede se porta con sé oggetti di valore. P. nella borsa ha le chiavi e la carta di credito. F. la rassicura perché nel campo ha delle conoscenze. Entrano, ma si ritrovano in un circo con giocolieri, trapezisti, ammaestratori di leoni. F. le consiglia di tenere stretta la borsa perchè vede zingari che lavorano nel circo, ma realmente sono ladri. Si avvicinano due clown colorati, ma sgradevoli e tristi che vogliono la sua borsa. P. rifiuta, loro insistono, allora P. spinge con determinazione F. e la bambina verso l’uscita. Fuori festeggiano lo scampato pericolo.
Il convenor evidenzia il rispecchiamento relativo a due donne del gruppo.
P. (co-convenor) associa il quartiere del sogno ad una collega che vi abita; anche lei si chiama F. Le ricorda una figura femminile materna invadente, che però non corrisponde a sua madre.
A. (co-convenor) si chiede quali parti di P. rappresentino le due donne. Per G. (co-convenor) la madre invadente è quella che P. avrebbe voluto. Il convenor evidenzia l’aspetto rassicurante dell’affidarsi nel sogno a C. e a F., come specchi nel gruppo dell’aggressività femminile, con l’aspettativa che siano guide nel campo degli zingari dove un ladro può rubarle la borsa.
In relazione alla seduta del gruppo intermedio del giorno, G. (co-convenor) sottolinea il fastidio provato di fronte allo straparlare di A. un membro-maschio che, secondo lei, le donne del gruppo non hanno voluto arginare. Il convenor si chiede quale sia il rispecchiamento di G. rispetto alla rabbia verso il gruppo femminile che resta in silenzio e lascia tutto lo spazio al maschio che “schiavizza le donne e le fa diventare prostitute”, come era emerso in sedute precedenti. Ricorda che il tema della seduta, introdotto da un membro-donna, era stata la difficoltà d’innamorarsi dell’uomo (padre) perchè è un sadico violentatore o “un ladro che ti ruba la borsa”. Chiede a G. perché non sia intervenuta come co-convenor e sottolinea la sua identificazione con le parti mute del gruppo (aggressività passiva) che osservano, da spettatrici, un tema comune a vari livelli, orale, anale, edipico, con caratteristiche che dipendono dalla storia personale. G. riflette che sarebbe voluta intervenire per chiedere alle donne del gruppo se la paura del confronto con il maschio, potesse nascondere la paura di tradire la madre.
Il convenor conclude evidenziando l’importanza di tener presente la gestalt: il tutto in cui noi siamo implicati. Il sogno rispecchia il tema del gruppo. P. si affida ad una donna-madre aggressiva/castigante, per attraversare il campo degli zingari: è il campo della gruppalità di cui si fida ancora poco. Il rischio è che, stando nel contesto gruppale, arrivi un ladro, figura maschile familiare (padre, marito..), che si sovrappone al convenor. Di fronte al maschio che può violentare, rubare le chiavi e i soldi, metterti in mezzo alla strada, P. si assume il ruolo di guida salvatrice.


· C. : paziente psicotica con una forte aggressività verso le autorità maschili.
· F.: paziente psicosomatica, affetta da malattia di Crohn, con una forte aggressività rimossa e rivolta contro se stessa.


SINTESI DELLA SEDUTA di SUPERVISIONE del 31.3.2000

Apre G. (co-convenor) evidenziando che durante la seduta odierna, nella quale è emersa una discussione sulla omosessualità, ha avvertito difficoltà nel mantenere l’identità di co-convenor, mentre ha assunto più facilmente quella di membro del gruppo. Si discute della posizione rifiutante di alcuni membri-maschi del gruppo in relazione alla presenza di M. (Omossesuale) che è la rappresentanzione collettiva dell’omosessualità. Il convenor evidenzia che bisogna tener conto del gruppo come un tutto. E’ importante prendere consapevolezza che se emarginiamo M. emarginiamo una parte di noi stessi.
A.(co-convenor) ritiene che M. agisca da specchio: riflette la nostra parte omosessuale che ci spaventa; evidenzia come l’intervento del convenor abbia sostenuto M. e gli abbia permesso di riconoscere un’autorità paterna non pericolosa che ha riequilibrato l’immagine di giudice severo proiettata in precedenza sul convenor.
Il convenor chiede alle co-convenor come sentono i loro aspetti omosessuali e collega ad essi il silenzio durante la seduta. G., riferendosi all’invito rivolto dal convenor ad un membro-donna del gruppo di parlare dei suoi aspetti omosessuali facendo delle fantasie, espone le proprie paure nello stabilire un rapporto omossessuale pur riscontrando in sé una parte che ama le donne, le osserva e si compiace della loro bellezza. Il convenor si chiede quanto l’angoscia relativa agli aspetti omosessuali abbia impedito di entrare nella seduta come co-convenor. A. (co-convenor) si pone il problema di come presentare al gruppo gli aspetti positivi della figura femminile. Il convenor evidenzia l’importanza di mettere a fuoco che le donne non sono solo madri terribili, ma che da loro deriva l’origine della vita. A. svela che l’invito a fantasticare su una donna, l’ha posta di fronte ad un vuoto, come se non riuscisse a rapportarsi alla sua parte omosessuale. G. ritiene di coltivare questa parte attraverso il mantenere amicizie femminili con le quali condivide molti aspetti di sé. A., coltivando un amicizia con un uomo che ha molti aspetti femminili, pur non essendo omosessuale, evidenzia come ciò che non si riesce a trovare nella figura materna, venga cercato in quella paterna.
Il convenor conclude riferendosi all’ottica junghiana che esprime il concetto in base al quale il maschio proietta la sua “anima” sulla donna, per poterla prendere in considerazione, così come la donna, proiettando il suo “animus” sul maschio, può andargli incontro. L’accoppiamento è pertanto contemporaneamente etero e omosessuale.


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Roma, Armando,1970.

*Rocco A.Pisani is Psychiatrist, Groupanalyst
Head of the Outpatient Department, Department of Neurological Sciences
“La Sapienza” University, Rome, Italy
Full Member of the Group Analytic Society, London
Full Member of the I.A.G.P.
Author’s address: Via Latina 166-00179 Rome, Italy

**Colangeli G., Giordani A., Popolla P. are Psychologist, Psychotherapist, Groupanalysts trained as Median Group Convenor
Full Member of The Group Analytic Society, London
e-mail: Colangeli G.: giusycol@tiscali.it
Popolla P.: paolapsicopolla@iol.it
Giordani A.: agior @in wind.it



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