PSYCHOMEDIA Telematic Review
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Sezione: SCIENZE E PENSIERO
Area: Sociologia
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La formazione dei registri di memoria , possibile genesi e autoconservazione, la noetica come nuovo campo di studio (2°parte)
di Giovanni Cozzolino e Sabrina Ulivi
Da un punto di vista puramente empirico, si può affermare che una “cascata “ biochimica precede la formazione della memoria a lungo termine.
I processi di memoria e quindi di apprendimento, sono da considerare come il campo di investigazione scientifica più arduo, complesso,e sinergico forse dell’intero universo neuro-psico-biologico, e non solo.
Nessuno dei campi di conoscenza umanistico-scientifica ne è escluso. L’ambiente nel senso più completo del termine è coinvolto in questo processo, ancora ampiamente non conosciuto, sul quale da secoli si dibattono con alternanza di scoperte e congetture scuole di pensiero e intuizioni rivoluzionarie.
L’aspetto che più si avvicina ad una comprensione dei processi finali che pongono in essere i registri di memoria, in particolare la memoria “vera” quella cioè a lungo termine che ci accompagna per tutta la nostra esistenza, risponde ad un complesso sistema di interdipendenza biochimica. Durante i processi di apprendimento il crescente numero dei recettori presinaptici vanno ad attivare ed ad aumentare il livello di un messaggero definito secondario : l’AMP ciclico denominato semplicemente con la sigla (c AMP ) questo processo attiva anche con una singola prova di apprendimento una cascata di eventi che consente il fermo della memoria a breve termine (da poche ore, al massimo una giornata ).
Ma un allenamento duraturo provoca viceversa un fenomeno automatico e stupefacente : una delle molecole della “cascata” biochimica indotta da c AMP , la proteina chinasi c AMP dipendente penetra nel nucleo del neurone e ivi induce una serie di altri processi definendo la sintesi di una nuova proteina la CREB , la quale attiva altri geni che definiscono la sintesi di altre proteine .
Sotto l’effetto di tali nuove proteine si andranno a sviluppare altre connessioni sinaitiche che si definiscono come il marchio neuro anatomico della memoria a lungo termine.
Sino a questo punto si può affermare che la scoperta della proteina CREB rappresenti il livello più avanzato e spettacolare nell’arco degli annosi studi sulla formazione della memoria a lungo termine. Ma ……ma , cosa scatena la sintesi della CREB ? la quale a sua volta rende possibile la formazione a cascata delle nuove sinapsi neuronali e di altre connessioni, che inducono poi la sedimentazione di memoria a lungo temine ? ?
Ipoteticamente le risposte possono essere di due tipi : a) la ripetizione, cioè un allenamento ripetuto più e più volte pone in essere una ripetizione automatica che produce una “cascata biochimica” che produce a sua volta la proteina CREB. Sarebbe come dire che il sovraccarico dovuto alla ripetitività generi una rottura di equilibrio pre-neurone irrompendo similmente alla rottura di una diga all’interno del neurone generando quindi la CREB per squilibrio chimico.
Potrebbe essere la risposta unica, vale a dire : carichiamo a dismisura le connessioni sinaptiche attraverso un allenamento continuo sino a quando questo esercizio continuativo non genera un surplus di c AMP proteina chinasi c AMP dipendente non “rompe la diga” e irrompe nel cuore del neurone generando la sintesi di una nuova proteina, appunto la CREB.
Che a sua volta attiva altri geni sino ad allora silenti che sintetizzano altre proteine che serviranno da mattoni per costruire altre sinapsi , altre connessioni sinaitiche che rappresentano la memoria a lungo termine.
In questo primo caso il processo si può definire ad esaurimento ed è simile al processo che definisce la memoria a breve termine.
b) il secondo processo sarebbe invece più complesso in quanto la memoria a lungo termine viene anche generata senza la ripetizione e l’allenamento continuo da eventi unici ma pregnanti che attivano comunque la memoria a lungo termine.
In questo caso cosa fa si che la proteina CREB si attivi ?
Una ipotesi avanzata è, che anzi che un processo lungo e continuo che genera la “cascata” essa si attivi di colpo ed in modo per così dire traumatico, producendo però gli stessi effetti.
Nel secondo caso quindi l’elemento fondante non è dato dalla ripetitività dell’evento e l’allenamento come quello legato a memorizzare una poesia, la differenza consisterebbe unicamente nel fattore tempo.
Questo fa scaturire un secondo interrogativo : l’immediatezza di un evento o la sua particolarità cosa contengono per poter far si che la cascata possa porsi in essere costruendo una memoria a lungo termine che possa detenere l’evento stesso ?
E ancora : si potrebbe ipotizzare che la CREB si venga a definire più facilmente e con un minore allenamento se l’acquisizione dell’evento è legato ad una pulsione libidica di piacere o di dolore? Appare scontato di si, semplicemente appoggiandoci alla esperienza empirica quotidiana che evidenzia come un qualsiasi evento che tocca personalmente un soggetto venga da questi immediatamente memorizzato se produce una emozione forte.
Le modalità quindi sarebbero di due tipologie : 1) ripetitiva – cognitiva, nella quale l’acquisizione dell’informazione nella memoria a lungo termine sarebbe determinata dal processo semiotico – cognitivo attraverso un percorso complesso che vede anche l’ambiente culturale entrare prepotentemente nel processo. Per cui il processo neuronale si attiva all’interno di una molteplicità di fattori concomitanti e sinergici nel quale la reazione biochimica si produce come effetto ultimo di una genesi con molti fattori intervenienti.
2) emotiva – immediata, nella quale la stessa acquisizione pone in essere un meccanismo di adattamento/sopravvivenza che consente una immediata memorizzazione della conoscenza allo scopo di detenerla come strumento di adattamento di “vita” o di vissuto. Cioè, se nel primo caso la memorizzazione è legata ad una volontà propria del soggetto per uno scopo non direttamente legato al suo contesto di adattamento alla sopravivenza il processo è necessariamente più lungo e complesso, viceversa se la memorizzazione è direttamente legata ad una sua necessità di vita o alla vita della specie il processo di memorizzazione è veloce e diretto.
Questo semplicissimo assunto prevede però, se l’ipotesi risulterebbe giusta, un processo biochimico con due livelli di percorsi.
Da un punto di vista sostanzialmente evolutivo ci interessa il primo, in quanto quello più propriamente legato alla evoluzione psicologica del bambino.
In ambito scolastico , ad es. la simbologia, cioè la capacita di definire un codice semiotico, consente di definire e materializzare un concetto, per cui la costruzione dei registri di memoria sono legati al percorso : evento-concetto / segno che significa il concetto/ ripetizione del segno-significante / memorizzazione a lungo termine del significante .
Nel percorso addestrativo che la scuola attiva il modello è sostanzialmente questo.
Nel modello educativo che pone in essere la famiglia, come agenzia primaria di socializzazione, il processo di memoria è di tipo misto.
Vale a dire che nella fase iniziale esso deve, o dovrebbe essere, essenzialmente emotivo. Nella primaria percezione di tipo adattamento/sopravvivenza il percorso di costruzione dei registri di memoria obbedisce ad una necessità interna di non ripetere esperienze spiacevoli a livello fisico.
Per cui la “cascata biochimica” appartiene ad un fenomeno iniziale ontogenetico, iscritto quindi nel proprio bagaglio genetico, in questo caso il processo di formazione della memoria si basa non sulla capacità di evidenziazione e costruzione di un codice semantico, ma bensì su un impatto emotivo che “slatentizzi” il percorso di attivazione dei registri di memoria a lungo termine (quindi inutile parlare cercando di spiegare ad un bambino di 2/3 anni le regole educative primarie , utile è invece un tono alterato della voce e una mimica facciale che induca una emozione immediata.)
Susseguentemente però il modello educativo passa attraverso questa base iniziale emotiva, ad una più semantica e susseguentemente ad una sostanzialmente semantico-cognitiva che intorno al dodicesimo anno diviene semantico-astrattiva.
Per cui, nella realtà l’attivazione dei registri e dei meccanismi di memoria rappresentano la base di qualsiasi modello educativo e conoscere i rudimenti di questi processi bio-neuro-chimici rende l’operazione educativa-addestrativa più lineare e soprattutto più sicura per chi la agisce.
Ovviamente il processo assume connotazioni molto più complesse nel momento che si prende in considerazione l’altro fattore interveniente : il soggetto.
Volendo partire da lontano, Kant nella sua “ Critica alla ragion pura” evidenzia che : “ così come l’acqua prende la forma del recipiente che la contiene così pure , le impressioni sensoriali assumono le forme che sono loro imposte dalle strutture cognitive. Ma perché ciò avvenga occorre che vi siano forme innate di sensibilità..” questo a conferma della riconducibilità a strutture innate e impresse a livello genetico che veicolano il processo di costruzione dei registri di memoria. Quanto questo sia vero è lo studio aperto da moltissimi anni dai più vari ricercatori.
La nostra modestissima opinione è, che seguendo il filo conduttore innatista sicuramente si giunge ad una conclusione scientifica riscontrabile a livello fisiologico, ma è altrettanto vero che la circolarità del fenomeno rende possibile affrontarlo da una qualsivoglia soglia di accesso e ritrovarsi ai medesimi risultati. Nulla vieterebbe, ad esempio, di abbracciare la scuola socio-psicologica nell’affermare che la cultura e il contesto antropologico innerisce una forte componente formativa nel processo di acquisizione dei registri di memoria e, indirettamente o direttamente anche negli eventi biochimici che costruiscono le strutture neuronali e la loro attivazione.
Questa circolarità in certo modo semplifica e complica la posta in essere di un approccio conseguenzialistà lineare e causale secondo il quale una genesi di un qualsivoglia fenomeno debba necessariamente avere un suo inizio, un suo momento T0, una sua singolarità. La domanda spontanea è da dove è iniziato tutto ? dove il tutto riguarda l’essere umano –soggetto, quindi titolare dell’azione, in grado di formulare, ricordare, definire, agire, detenere conoscenza, determinare evoluzione.
Nel 1937 Piaget definiva il processo dell’intelligenza, che si sposa indissolubilmente con la formazione della memoria come un processo anche esso circolare . “…L’intelligenza non comincia dall’Io” afferma “.. né dalle cose in quanto tali ma dalla loro interazione e, orientandosi simultaneamente verso i due poli . l’intelligenza organizza il mondo organizzando se stessa…” sostanzialmente Piaget definisce con termini diversi la stessa cosa che appare giusta e, nel contempo infinità nel suo divenire.
La novità che già da questa sua affermazione si può evincere è che esiste una realtà che trascende il tutto alla quale per convenzione o per comodità occorre ancorarsi. A ben vedere neanche questa rappresenterebbe la genesi primaria, in quanto il semplice termine di “realtà che trascende” definisce un qualcosa che si connota come stabile e, di conseguenza resa tale da una esistente realtà precedente.
Per cui la ricerca di una dimensione che abbia la possibilità di spiegare il concetto di “innato” risulta sicuramente ardua.
La Noetica :
secondo una visione cartesiana al Rex extensa e la Rex cogitas sono due universi distaccati e indipendenti.
Il termine Noetica , in una accezione diversa da quella filosofica , viene utilizzato già nel 1973.
L’apparente curiosità è che le sue radici scientifiche prendono l’avvio da una associazione fondata negli USA da un ex astronauta : Edgar Mitchell e l’industriale Paul N. Temple. I due in possesso di considerevoli fondi finanziari fondano L’istitute of Noetic Sciences (IONS ) in California.
Compito dell’Istituto è quello di indagare sul potenziale umano includendo in tali ricerche al meditazione , forme di guarigione alternative, abilità psichiche ecc.
L’apparente curiosità, definita prima, consiste nei personaggi padri fondatori di questa disciplina, si dedurrebbe che un astronauta ed un industriale non siano per niente inclini a perdersi dietro a concetti nebulosamente filosofici o addirittura lontani anche dalla filosofia classica!! Ma non è così.. La realtà è che Mitchell ha avuto modo di sperimentare di persona, ed insieme ai suoi colleghi nelle sue missioni spaziali (missione Apollo14 1972) la presenza di altre intelligenze extraterrestri. Specificatamente ebbe a dichiarare in una intervista radiofonica : “..Mi è accaduto di avere il privilegio di sapere….di avere…avere la certezza che noi siamo stati visitati su questo pianeta …” Questi dettagli, apparentemente lontani dalla materia trattata, ci servono a dare un contenuto alla Noetica anche solamente come pseudoscienza. Resta di fatto che il concetto basico della Noetica scavalca il concetto filosofico cartesiano, definendo un campo di studio comprendente le correlazione tra la mente identificata nel suo significato di coscienza, anima, spirito in relazione alle percezioni extrasensoriali. La ricerca portata avanti in questi studi prevede che la memoria, in senso assoluto, contenga a livello trascendente potenzialità e realtà ben superiori a quelle legate al solo universo fisiologico. Per cui i due universi sensoriali, le due menti legate alla visione cartesiana risultano strettamente interconnesse da una energia capace di plasmare ed autoplarmarsi sotto forma di immagine semiotica mentale, specularmente o interpretativamente rispetto ad un qualsiasi oggetto presente nel campo fenomenico di un individuo. Quindi il pensiero, come noi lo intendiamo, è solo una piccola parte della capacità della mente e della sua espressione fisica determinata dal cervello.
Sostanzialmente l’energia alla nascita permea l’individuo e produce la “messa in moto” dei processi bio-chimico-neuro-psicologici.
La Noetica si spinge molto indietro rispetto al concetto di nascita definendola come fusione della prima cellula gametica in scissione. L’energia presente in modo latente nella nostra realtà universale condenserebbe sue parti nella formazione del cordone neuronale del feto nelle prime ore del concepimento o nei primi minuti. Queste rappresenterebbero quello che Kant definiva, in modo forse inappropriato : “forme innate di sensibilità” la Noetica quindi sarebbe la risposta di livello superiore o forse di riferimento alle ricerche condotte in altri campi sulla genesi dei percorsi e dei processi di costruzione della memoria. A parziale conferma di ciò scienze parallele come la matematica sembrano confermare, attraverso gli studi di John Forbes Nash (Nobel nel 1994) l’esistenza di una forma di condizione antes rispetto a qualsiasi forma di costruzione culturale o condizionamento sociale nello sviluppo dei processi di conoscenza e di memoria. La scoperta delle “dinamiche dominanti” che condizionerebbero qualsivoglia processo di sviluppo fisico e psichico, sembra porre un paradigma di riferimento nuovo sicuramente immensamente più vasto rispetto a quelli attualmente conosciuti e accettati.
L’impressione è che sempre più il concetto di trascendente e di magico si vada avvicinando a quello “puramente” scientifico. Probabilmente gli studi sulla memoria e sulla sua genesi spingeranno sempre più la curiosità di alcuni a cercare di scoprire se una energia permeante sin dal concepimento sia la causa primaria dell’avvio del processo nel famoso attimo T0 che determina l’inizio di una vita umana. Se il principio noetico, scaturito forse da una improvvisa conoscenza, è la visione più adeguata a capire il meccanismo costruttivo che determina ancora prima di quella famosa “cascata chimica” che produce susseguentemente la sintesi proteica e ancora susseguentemente le sinapsi che definiscono l’ampliamento e la sedimentazione delle conoscenze e quindi la memoria rappresenta l’inizio, allora nulla impedisce di immaginare che la stessa energia ponga in essere quello che affermava Piaget : l’intelligenza che plasmando se stessa plasma anche il modo che ci circonda. Quindi le rappresentazioni di realtà che ci consentono di vivere la vita sociale e di costruire mondi semantici, codici semantici, utilizzando gli stessi come strumenti per ridefinire se stessa in un modello infinito di variabili estendendosi al di al dei campi conosciuti fisicamente.
Da anni ormai si è acquisita la consapevolezza di avere due emisferi celebrali che operano per i due campi cognitivo-razionale ed emotivo-astrattivo, il sinistro per il primo ed il destro per il secondo, se l’energia che la Noetica ipotizza predispone o, scatena il processo iniziale, qualsiasi ipotesi è possibile compresa quella di facoltà altre che si legano al “sistema” cervello-mente-coscienza-anima-spirito come delle attività intrinseche al sistema stesso, ma parzialmente atrofizzate a seguito del cambiamento culturale avvenuto nell’arco di un tempo molto lungo.
Facoltà extrasensoriali (o definite tali ) sarebbero essenzialmente produzioni di questo sistema, il restringimento del campo fenomenico dell’uomo ridottosi nell’arco dei secoli al momento quotidiano, ic et nunc “il qui e ora” che progressivamente ha costretto la società a rinchiudersi sempre più nell’universo razionale o in quello scientifico-razionale avrebbe condotto all’abbandono di queste attività o di questa espressione della energia che permea il sistema.
Per cui la telepatia (ad es.) è una delle attività intrinseche del sistema, ma essa in quanto facoltà celebrale, mentale o altrimenti definita non può esprimersi attraverso le attività bio-neuro-chimiche del cervello è certo che tale attività sviluppa un campo magnetico intorno alla testa che sarebbe capace di trasmettere un segnale modulato ma, tale campo è troppo debole e si esaurisce totalmente ad una distanza di non più di 3 cm dalla testa.
Per cui qualsiasi segnale non andrebbe molto lontano e non sarebbe percepito da una persona ricevente nemmeno se quest’ultima fosse quasi a contatto fisico con la testa della persona “trasmittente”. Come è allora possibile l’attività telepatica?
Molti potrebbero ovviare che tale attività non è stata mai verificata in modo scientifico, questo è vero in senso generale, ma non in senso particolare perché sono certi almeno alcuni rari casi di soggetti realmente in grado di far scaturire questa facoltà, per cui anche un singolo evento appartenente a questa tipologia da origine alla esistenza di un fenomeno da studiare in quanto tale.
Altro esempio si potrebbe definire per l’esistenza di una facoltà definita comunemente “sesto senso”, in questo caso però la psicologia in parte ci viene in aiuto con tecniche di indagine che evidenziano la capacità ancestrale di immaginare figure, simboli, oggetti, immagini e altro da macchie apparentemente prive di forma predefinita. Il test di Roschach è lo strumento che scava in profondità in quelle che erano le nostre capacità di scoprire pericoli in un ambiente ancestrale e primitivo dove l’uomo era potenzialmente una preda e doveva quindi attivare le sue facoltà percettive al di là di quelle puramente fisiche.
Queste attività, che secondo la Noetica, sono parte reale delle connessioni tra mente e universo sarebbero ascrivibili a quella energia primaria che può essere considerata come la determinante energia fautrice dell’innatismo a cui si riferiva sia Kant che Piaget.
Per cui la genesi a cui sono legati i registri di memoria, la loro amplificazione, l’evoluzione, la conservazione dell’informazione, la conseguente intelligenza auto plasmante , tutto è riconducibile ad un concetto noetico molto vicino al limite delle nostre conoscenze acquisite e condivise da un punto di vista scientifico. Si potrebbe affermare che l’attuale limite di confine scientifico nello studio delle realtà bio-chimico-neuro-psicologiche sia prossimo a quello trascendente (come si ipotizzava prima) resta da considerare la asimetria tra il metodo scientifico di indagine attuale fortemente limitante per realtà che sfuggono alla ripetitività dell’esperimento e del fenomeno, e la proiezione di questi nuovi campi di indagine e studio che dovrebbero prevedere nuove metodologie, o addirittura l’abbandono della metodologia classica di ricerca.
Il futuro prossimo ci dirà se questo percorso, assolutamente nuovo per il nostro modello culturale, ci porterà a fare un salto qualitativo storico, se cioè il riavvicinamento al trascendente attraverso i codici semantici del terzo millennio, “depurati” dal concetto teocratico, amplificati delle attuali conoscenze tecnologiche e scientifiche, ci condurrà in un’altra dimensione nuova e affascinante dove la memoria e le altre facoltà saranno estese al di la degli attuali confini, il prossimo nostro interrogativo sarà : cosa incontreremo ?
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