Isteria e adolescenzaHendrika C. Halberstadt-Freud (Amsterdam)
La questione dalla quale inizierò è se e perché l'isteria in tutte le sue varie forme possa essere ancora considerata il punto focale dello sviluppo femminile, in questo secolo, così come è accaduto nel secolo scorso. La ragione per cui ciò può essere ancora vero va ricercata nella maggiore vulnerabilità narcisistica delle donne. Vi sono due o addirittura tre differenti motivi che possono giustificare questo aspetto. Per prima cosa, il corpo della donna è più che altro un campo di battaglia emotivo, poiché per lei è anche un'area di preoccupazione a causa delle sue variazioni e cambiamenti ormonali, costanti e ricorrenti. Ciò rende più vulnerabile il narcisismo corporeo della donna, rispetto a quello dell'uomo, il quale anche può sviluppare tratti di carattere isterico, come le donne. In secondo luogo, la ragazza deve prima di tutto compiacere sua madre, il suo primo oggetto, il suo primo partner dello stesso sesso, il suo modello per tutta la vita. In seguito, ella vuole anche l'amore e l'attenzione di suo padre. Ella può raggiungere entrambi gli obbiettivi, ma corre anche il rischio di una duplice delusione. Il non essere riuscita a divenire l'oggetto d'amore preferito di uno o di entrambi i genitori rende la ragazza più vulnerabile, dal punto di vista narcisistico, del ragazzo. Infine le sue inclinazioni etero- e omosessuali esitano in una forte tendenza verso la bisessualità, nel doppio significato del voler essere maschio e di desiderare l'amore femminile. Il fatto che la ragazza è, in genere, meno centrata sulla sessualità di quanto lo sia il ragazzo, e ha bisogno di più tempo per imparare a trarre piacere dal suo corpo può spingerla ad agire in un modo fintamente sessualizzato. Ciò può essere definito come un tratto storico del carattere, essendo in effetti un bisogno di amore e di attenzione, piuttosto che sessualità in senso proprio. La sua ricerca di un sostegno narcisistico può più facilmente prendere la forma del voler compiacere e soddisfare, rendendola più soggetta ad agire in modo teatrale ed inautentico. La sua attenzione continuamente centrata sulle sue alterazioni e funzioni corporee la rende più attenta alle sensazioni fisiche e più disposta a sviluppare paure ipocondriache e sensazioni corporee immaginarie. Le donne spesso preferiscono il linguaggio del corpo alla verbalizzazione, nascondendo in tal modo i loro desideri e facendo esclamare a Freud: "Cosa vuole una donna?". Ella spesso non conosce sé stessa. Nel diciannovesimo secolo ella aveva a disposizione pochi altri mezzi per esprimere i suoi desideri nascosti, oltre lo svenimento e i sintomi fisici. Questi erano chiamati "conversioni" - ai nostri giorni "somatizzazioni" - e raggruppati sotto il nome di isteria. Tale diagnosi è contestata oggigiorno, perché può avere troppe manifestazioni ed è anche culturalmente determinata. "L'isteria è un disordine mimetico: esso mima espressioni culturalmente consentite di rifiuto o disagio." (Showalter, 1997, p. 15). Oltre cento anni fa, Josef Breuer e Sigmund Freud pubblicarono gli Studi sull'isteria (Breuer & Freud, 1895), che inaugurarono una nuova era per la psichiatria. Ora, tuttavia, l'isteria come quadro clinico - il modello della psicoanalisi e il prototipo delle nevrosi - sembra essere del tutto scomparsa e bandita dai manuali diagnostici (American Psychiatric Association, 1994).
Ciononostante, l'isteria, come espressione fisica di uno sconvolgimento emozionale, è e resta il prototipo e la prima forma di nevrosi, così come il linguaggio del corpo è il primo linguaggio del bambino. Inoltre, in adolescenza l'equilibrio psichico della ragazza è notevolmente gravato dal sorgere di nuovi impulsi e desideri sessuali che competono tra di loro per ricevere la sua attenzione. I cambiamenti corporei legati allo sconvolgimento fisico della pubertà possono causare ansia e vergogna, invece che orgoglio. L'aspetto della ragazza e la sua silhouette cambiano quando cresce il seno, che prima non c'era, ed ella deve, allo stesso modo, correggere l'immagine di sé stessa. Ella deve anche accettare il menarca come un cambiamento definitivo, a seguito del quale sperimenterà sempre variazioni mensili nel suo corpo e nella sua mente. Non può più fingere di poter scegliere tra l'essere un ragazzo o una ragazza. Il suo corpo cambia in modo tale che ella diviene attraente per gli uomini, anche prima di capire cosa sta accadendo. I ragazzi della sua età le possono sembrare troppo giovani, mentre uomini adulti si sentono attratti da lei. La ragazza può sentirsi spaventata se non è preparata a confrontarsi con questo cambiamento, perché l'esperienza interna di sè è molto diversa dalla sua apparenza esterna. Inoltre, anche se si masturba, cosa che non sempre accade, le manca l'esperienza di essere penetrata1.
Nuove preoccupazioni compaiono all'orizzonte. Attraverso questi cambiamenti fisici profondi, la ragazza si tramuta all'improvviso nella rivale della madre, molto prima che ella sia emotivamente in grado di avere una relazione con un uomo. Ella può avere solo l'apparenza di una donna. Nel profondo di sè stessa, ella è probabilmente ancora una ragazzina timida. Benché durante tutte queste fasi di sviluppo venga rivissuta la battaglia edipica con la madre e la rivalità per le attenzioni paterne, la ragazza sente ancora il bisogno di essere protetta da sua madre. Non sa ancora come reagire a tutte le richieste che le vengono fatte di comportarsi come una donna sessualmente matura. Il ruolo del padre è importante, non solo nel separare la madre e il bambino e nel precludere la collusione simbiotica, ma anche nel compiacere la femminilità della ragazza senza essere seduttivo nei suoi confronti. Durante l'adolescenza la ragazza desidera essere sè stessa. Ella ha nuove opportunità di autenticità durante questa seconda separazione-individuazione. Ma se in questo periodo incontra delle difficoltà il senso di colpa può divenire predominante. Esso non è più il vecchio senso di colpa edipico del voler sostituire sua madre, ma una versione più primitiva di esso basata sulla sensazione che l'autonomia è riprovevole, anche in assenza di fatti specifici che possano suggerire ciò. L'autonomia è spesso sentita dalle donne come sinonimo di aggressività verso la madre. La ragazza potrebbe avvertire una mancanza di spazio per dispiegare le sue possibilità e per sperimentare una sua indipendenza. Normalmente, la figlia resta strettamente legata alla madre durante l'adolescenza, allo stesso tempo protestando e cercando di allentare il legame che la unisce a lei. La mancanza del tabù dell'incesto simile a quello che esiste tra il ragazzo e sua madre è un fatto importante. Una continua vicinanza fisica ed emozionale, come il baciarsi, l'abbracciarsi e il parlare senza fine è sempre possibile. Il desiderio omosessuale nelle donne continua per tutta la vita. Secondo me, non avviene nessun reale cambiamento d'oggetto, come vorrebbe la teoria psicoanalitica classica (Halberstadt-Freud, 1998). Questo legame emozionale ininterrotto con la madre ha conseguenze sia positive che negative. Una buona relazione fatta di affetto reciproco e rispetto e senza troppa ambivalenza, porterà ad una personalità calorosa e aperta senza tratti paranoici. Una relazione parassitaria in cui la madre ha bisogno della figlia per autorassicurarsi, rende la figlia vulnerabile. Perciò, la possibilità che un tratto morboso sia trasmesso alla generazione successiva è, semplicemente, maggiore con le figlie che con i figli. Una donna deve passare attraverso gli stessi stadi e le stesse fasi che sua madre ha passato prima di lei. Di conseguenza, ella sarà aiutata o ostacolata attraverso il paragonarsi, l'imitare e l'imparare da sua madre. Ciò spiega perché ella resta coinvolta da sua madre attraverso tutta l'adolescenza e anche oltre, traendo benefici da questo, se tutto va bene (Kaplan, 1991). Un eccesso di rivalità o di conflittualità tra madre e figlia può compromettere un risultato positivo. Conflitti non risolti con la madre possono condurre la figlia ad una condizione oppositoria, attraverso la quale ella cerca di frapporre una distanza quanto più ampia possibile tra sé e la madre. Ella finge una falsa indipendenza per resistere all'attrazione regressiva di una simbiosi intensamente desiderata e rimpianta. D'altra parte, una distanza troppo ridotta può esitare nel legame simbiotico e nella perdita della possibilità di individuazione per la figlia.
Dana, un'adolescente di quattordici anni, cominciò una terapia a causa di sentimenti intensi di gelosia nei confronti della sua matrigna, che la facevano sentire malata e disperata. Dopo il divorzio dei suoi genitori, ella si sentì abbandonata da suo padre e cercò sollievo a questi suoi sentimenti nel tentare di compiacere sua madre, con la quale ella viveva e che era intensamente depressa. All'interno di questa famiglia spezzata, il compito di aiutare e consolare la madre ricadde su Dana. Le due donne svilupparono un'illusione simbiotica che condivisero. Si comportavano come se dovessero rimanere ognuna la preferita dell'altra, senza un terzo, escludendo gli altri dal loro "idillio". Questo legame ostacolò la possibilità di trattare apertamente la rabbia e l'aggressività ed esitò in una sensazione di essere soffocata. Dana reagì" costruendo una relazione segreta con un ragazzo, dalla quale non poté trarre alcun piacere a causa del legame di colpa e solidarietà con la madre. Essa servì solo a strapparla dalla madre e a divenire più indipendente da lei. Dana viveva in due mondi, in uno dei quali ella serviva come estensione e supporto alla propria madre. In un altro luogo della sua mente ella era arrabbiata e voleva essere sé stessa. L'evitare critiche aperte, il trovare rifugio in una falsa armonia, il mettere da parte i conflitti e il tacitare la rabbia sembra spesso il solo modo per avere a che fare con queste deboli e vulnerabili, ma sempre tiranniche madri. In seguito nella vita, tutto ciò può condurre una donna alla triste consapevolezza di non aver mai avuto una fase puberale di protesta e di essere ancora dipendente dall'approvazione di sua madre. Alcune donne sono impaurite dalla loro madre o temono il suo crollo emotivo e restano per sempre incapaci di dire "fermati", "basta" o "no". Esse possono ancora aver paura di essere respinte da lei e continuano a sperare di ottenere l'amore e l'approvazione di cui sentono la mancanza.
La sessualità della ragazza può essere repressa insieme con il suo appetito, cosa che può provocare l'anoressia, una reazione molto vicina all'isteria, perché implica l'immagine del corpo colpevole, la bisessualità, il bisogno di attenzione, la teatralità e la vulnerabilità narcisistica. Una malattia come l'anoressia potrebbe essere connessa con questi disperati tentativi di controllare i cambiamenti incontrollabili del proprio corpo e di restare una ragazza mascolina senza sesso.
In genere le prime esperienze sessuali della ragazza sono più paurose che piacevoli. Deve passare molto tempo prima che ella impari a capire cosa le piace e che sappia esprimere i suoi desideri segreti. Anche l'orgasmo può sfuggirle a lungo prima che ella infine scopra le possibilità del suo corpo e come condividerle con il partner. Le madri del ventunesimo secolo, si spera, troveranno meno difficile fare tali discorsi cosicché la figlia non dovrà ricavare le informazioni necessarie concernenti la sessualità solo dalle sue amiche.
Le ragazze e le donne sono troppo spesso scontente del loro aspetto. Se sono bionde vogliono essere brune. Se hanno capelli ricci, li vogliono lisci. Quando sono basse vogliono essere alte. Vogliono sempre essere magre. Manca sempre qualcosa perché esse siano contente di sé stesse. Quando trovano sé stesse assolutamente brutte, ciò può non avere nulla a che fare con il loro aspetto. Ciò è, spesso, una traslazione in concreti termini fisici del loro modo di vedersi. Cioè, esse si sentono "cattive" o "riprovevoli", vale a dire gelose, ostili, esseri che hanno pensieri negativi e desideri da streghe. E' anche possibile che in casa l'intero ideale della bellezza sia stato incarnato dalla madre che è la sola a godere del privilegio di essere la prima donna, ammirata in quanto tale dal padre. Ella è la dama, il culmine della femminilità, la sola a possedere il segreto del fascino. Perciò, la ragazza, involontariamente, recupera per sé lo spazio che le è stato lasciato, il brutto anatroccolo, la Cenerentola della famiglia. Ella perde ogni sentimento positivo verso sé stessa e pensa: "Mia madre è bella e attraente, cosa che io non sono". Se non è capace di rassicurarsi da sola, diviene dipendente dalla lode e dall'apprezzamento degli altri, che devono costantemente rassicurarla. Questo stato delle cose rende le donne narcisisticamente vulnerabili, cosa ben nota a tutti i Casanova. Perciò, una madre può stimolare (o ostacolare) la fiducia della figlia in sé stessa. Alcune madri lodano i loro figli, altre li criticano costantemente allo scopo di migliorare la loro condizione.
L'idea che l'isteria sia scomparsa è sbagliata. In realtà, nulla può essere più lontano dal vero. Sia l'isteria d'angoscia, sia l'isteria di conversione sono ancora presenti e non solo in soggetti relativamente poco colti. E' vero che le persone più sofisticate, che hanno acquisito un'infarinatura del sapere psicoanalitico a causa della sua ampia divulgazione, possono utilizzare forme sintomatiche più sottili e meno trasparenti. L'isteria varia a seconda del tempo e del luogo e segue la scia del processo di civilizzazione (Showalter, 1997). L'isteria va incontro alle aspettative del contesto sociale o del terapeuta. Tali aspettative includono anche il malcontento esistenziale, spesso difficile da classificare nosologicamente (Laplanche, 1974). Oggigiorno, l'essere permanentemente stanchi ed esausti, o il soffrire a causa di misteriose conseguenze legate alla guerra del Golfo, o il soffrire a causa del contatto con esseri extraterrestri sono tutti elementi che vanno considerati come momenti possibili di espressione di ansia e malcontento.
1 Nel Sigfrido di Wagner, così esclama Brünilde : "Ahimè! Ahimè! Ahimè l'infamia, l'infame miseria! Mi ha meravigliato colui che mi ha svegliato! Mi portò la gronda e l'elmo: non sono più Brünilde!" "Dalle nebbie e dagli orrori sorge un groviglio di angoscia!" ["Wehe! Wehe! Wehe der Schmach, der Schmächlichen Not! Verwundet hat mich, der mich erweckt!Er erbrach mir Brünne und helm: Brünhilde bin ich nicht mehr!". "Aus Nebel und Grau'n windet sich würend ein Angstgewirr: Schrecken schreitet und baümt sich empor!" (Wagner, 1995, pp. 90-91)]
1. Breuer J. & Freud, S. (1895) Studien Ueber Hysterie, Deuticke Leipzig/Wien.
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