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PSYCHOMEDIA
SETTING INDIVIDUALE
Psicoanalisi



Il Presidente I.

Fabiana Giada Radicati



“Per me è incrollabilmente sicuro che io, sotto questo riguardo, dispongo di esperienze, le quali – una volta che la loro giustezza sia universalmente riconosciuta – avranno su tutto il resto dell’umanità un effetto quanto mai fecondo”.

Daniel Paul Schreber, Memorie di un malato di nervi1

Schreber secondo Schreber:

Si definisce “di una natura tranquilla, spassionata, con pensieri chiari, quasi prosaica, il cui talento individuale si trovava molto più nella direzione della fredda critica intellettuale che non nell’attività creatrice di una forza di immaginazione sovrana”.

La sua giovinezza non ha niente a che vedere con quella di un poeta, precisa però che “ogni tanto in occasione di piccole festività familiari ho tentato di scrivere versi di occasione”. Il giovane preferisce occupare il suo tempo a leggere le opere di Häckel, Caspari, Mädler nutrendo in questo modo la sua passione per la moderna teoria evoluzionistica. Anche se pensa che l’evoluzionismo o il materialismo non potranno mai dire l’ultima parola riguardo alle questioni divine pensa che non riuscirà a non dubitare “della verità letterale di tutto quanto ha insegnato la religione cristiana”.

Schreber non ha comunque mai pensato che fosse cosa buona denigrare la religione, o disprezzare “persone che avessero la fortuna di potersi conservare una devota fede infantile anche negli ultimi anni della maturità”, quanto a lui “non potevo spingermi a nutrire una solida fede nell’esistenza di un Dio personale o a conservarla per me”. 2

Terzo di cinque figli, il giovane Schreber affronterà diversi episodi emotivamente forti durante la prima parte della sua vita. Il fratello maggiore, Daniel Gustav, si toglie la vita a 38 anni, subito dopo la pubblicazione, nel 1839, de “Il libro della salute”, prima opera del padre Daniel Moritz Gottlob Schreber.

La sorella minore, Sidonie, invece muore nubile e con disturbi mentali, mentre l’ultima della famiglia, Klara, si occuperà di Daniel Paul durante il suo secondo ricovero.

Un’ulteriore disgrazia colpirà poi il padre di Schreber, che nel 1958 viene colpito alla testa da una scala di ferro, evento che lo porterà in seguito a soffrire di una grave nevrosi. Morirà tre anni dopo, quando D.Paul ha solo 19 anni.3

“Vengo ora a parlare della mia sorte personale, durante le due malattie nervose da cui sono stato colpito, […] la prima volta (quando ero direttore del tribunale Provinciale a Chemnitz) in occasione di una candidatura al Reichstag, la seconda volta in occasione dell’eccezionale peso di lavoro che mi trovai a dover affrontare quando assunsi la carica, recentemente conferitami, di presidente di Corte d’Appello a Dresda”.4

Ottobre 1884, come ci ha appena descritto lui stesso, Schreber è direttore del tribunale Provinciale e si candida al Reichstag. Sconfitto dal suo avversario, sviluppa i primi disturbi ed è ricoverato presso la clinica psichiatrica dell’università di Lipsia diretta dal professor Fleichsig. Il primo sintomo a manifestarsi è l’ipocondria: “Certe idee ipocondriache, che allora mi tormentavano, in particolare quella di stare dimagrendo […]”.5

Schreber, nutre dei forti dubbi nei confronti del prof. Fleichsig, al quale rimprovera di voler far passare la sua malattia come un semplice “avvelenamento da bromuro di potassio”.6

Come testimonia Schreber stesso: “con la fine del 1885 era stata (la malattia) completamente curata, tanto che l’1 gennaio 1886 potei di nuovo rivestire la carica […]”.7

1886-1893, Schreber passa con la moglie “otto anni nell’insieme assai felici, […] turbati talora solo dalla ripetuta frustrazione del nostro desiderio di avere bambini”.

“Nel giugno del 1893 mi giunse notizia […] della mia imminente nomina a presidente presso la Corte d’Appello di Dresda. A quest’epoca risalgono certi sogni […]”8.

Schreber sogna in modo ripetitivo “che la mia passata malattia nervosa era tornata”, la cosa lo riempie di dolore durante la notte tanto, quanto colma di felicità la mattina quando si sveglia, perché si rende conto che è soltanto un brutto sogno. Una mattina, in uno stato di dormiveglia, “ebbi una sensazione che mi fece un effetto assai singolare, quando ci ripensai dopo in completo stato di veglia. Era la rappresentazione che dovesse essere davvero bello essere una donna che soggiace alla copula. – Questa rappresentazione era talmente estranea a tutto quanto il mio modo di sentire e io l’avrei respinta, come posso dire, se fossi stato in piena coscienza, con una tale indignazione[…]”9.

Questi accadimenti non lo turbano più di tanto poiché in quel momento il suo motto era “i sogni sono ingannatori”10, tutti i fenomeni “strani” sono sempre attribuiti all’eccessivo lavoro intellettuale e fisico.

Dopo l’estate, nel mese di ottobre del 1893, Schreber assume la sua nuova carica di Presidente della Corte d’Appello di Dresda. Ci racconta che si trova davanti ad una massa “di lavoro[…]enorme”, visti la sua ambizione ed il bisogno di approvazione da parte del collegio dei giudici di vent’anni più anziani di lui. Ricomincia l’affaticamento intellettuale, “il sonno comincia a non voler più venire,[…]. Cominciai a prendere bromuro di sodio”. Iniziano le prime allucinazioni uditive “e qui successe qualcosa di singolare.[…] si fece sentire nella nostra camera da letto uno scricchiolio nella parete, che si ripeteva dopo pause più o meno lunghe e che, ogni volta che stavo per addormentarmi, mi strappava dal sonno”. All’inizio, Schreber pensa che si tratti di un topo ma, dopo qualche tempo, dice “ormai li ho riconosciuti indubbiamente come miracoli divini” 11.

Dal mese di novembre 1893, i sintomi del Presidente Schreber s’intensificano e vi è un passaggio all’atto:

“Passai tutta la notte praticamente senza dormire e anzi mi alzai dal letto una volta in stato di angoscia, cercando di compiere una specie di suicidio con l’aiuto di un asciugamano” 12: abbiamo una vera e propria estraniazione dal corpo, che porta Schreber ad nuovo ricovero.

“All’incirca durante la quarta o quinta notte dopo il mio internamento fui strappato dal letto nel mezzo della notte da due infermieri e portato nella cella riservata al sonno per i dementi (furiosi). Io ero già […] in un delirio febbrile”. Il Presidente prosegue, affermando: “Non posso tacere il fatto che il Professore Flechsig, durante un colloquio avvenuto in seguito, voleva convincermi che tutto quanto” era accaduto “non si era verificato ed era una chimera della mia fantasia”.13

Nel mese di Febbraio 1894, la moglie di Schreber parte per qualche giorno e lui va in crisi. Inizia ad avere dubbi sul professor Flechsig, “Da allora subentrarono i primi sintomi di un rapporto con forze sovrasensibili, in particolare di una congiunzione nervosa che il professor Flechsig aveva stabilito con me, nel senso che parlava con i miei nervi senza essere personalmente presente. Da questo momento ebbi l’impressione che il Professor Flechsig non nutrisse buone intenzioni nei miei riguardi”.14

“È giunto ora il momento di parlare della natura di quelle voci interne […] le quali da allora mi parlano incessantemente, e in pari tempo della tendenza, insita, secondo il mio giudizio nell’Ordine del Mondo, per cui in certe circostanze si viene necessariamente a una «evirazione» (trasformazione in donna) di un uomo («visionario di spiriti»), il quale sia giunto a un rapporto con i nervi divini (raggi), che non è più possibile eliminare”15.

Inizia un periodo terribile per il Presidente, lui stesso lo definisce come “l’epoca più atroce della mia vita”, dipingendolo però alternativamente come sacro, “durante il quale la mia anima fu entusiasmata dalle cose sovrasensibili” 16.

Schreber vive la “sua” fine del mondo e parla della creazione di una nuova razza schreberiana: “Nuovi uomini dallo spirito di Schreber”17, creati secondo lui utilizzando una parte dei suoi nervi”.

Qualche mese dopo, il 29 giugno 1894, il Presidente viene trasferito presso la clinica privata del dottor Weber a Sonnensten, che definirà “il Castello del Diavolo”.18

“Nel primo periodo io continuavo a vivere nella sensazione di avere a che fare non con persone reali, bensì con «uomini fatti fugacemente»”.19

Schreber inizia a costruire bene il suo delirio, poche pagine dopo ci dice, nella nota 61:

“Ho sensazioni luminose ed acustiche le quali vengono proiettate direttamente dai raggi nel mio sistema nervoso interno e la cui recezione dunque non presuppone gli organi esterni della vista e dell’udito. I processi relativi io li vedo anche ad occhi chiusi e li udrei, nella misura in cui si tratti di impressioni analoghe a quelle dell’udito, come nel caso delle “voci”, anche se fosse possibile tappare ermeticamente i miei orecchi contro qualsiasi altra sensazione acustica”.20

Il 1895 sarà un anno ricco di cambiamenti per Schreber, che comincia “a considerare con maggiore indifferenza la mia situazione, mi ricordai dell’oraziano “carpe diem”, cercai di sottrarmi il più possibile alle preoccupazioni per l’avvenire e di vivere semplicemente alla giornata, accettando tutto quanto la vita sembrava ancora offrirmi[…]ripresi a fumare sigari[…] la forza di attrazione dei miei nervi sovreccitati rimase intatta nonostante il cambiamento dello stato d’animo, con la sola differenza che io non mi sentivo più infelice nella stessa misura che in passato.” 21 Come ci evidenzia Schreber, questo cambiamento non è percepito dal personale medico della clinica.

“Un capitolo importante nella storia della mia vita … è contrassegnato dal mese di novembre 1895”22; Schreber ha 53 anni, età nella quale è morto il padre.

Inizia il periodo della sua femminilizzazione, ed egli comincia a “sentire l’impressione del corpo femminile prima alle braccia e alle mani, e in seguito alle gambe, al petto, al sedere.”23

“Ma ormai acquistai l’incrollabile certezza che l’Ordine del Mondo richiedeva imperiosamente l’evirazione … non mi restava altra scelta se non quella di conciliarmi con l’idea della trasformazione in donna.”24 Abbiamo una riformulazione della redenzione in cui crede Schreber.

Un altro cambiamento avviene nel Natale 1895: riceve delle lettere dei suoi parenti che nel suo delirio credeva morti e legge i giornali, e per la prima volta “non potei avere più alcun dubbio che esisteva una vera umanità nello stesso numero e con la stessa diffusione geografica che in passato. A questo punto si presentava la difficoltà di conciliare questo fatto con le mie percezioni passate, che evidentemente davano l’indicazione contraria ”25.

Dal 1896 al 1898, il Presidente Schreber passa le sue notti nella cella dei dementi. “Nell'epoca in cui dormivo nella cella (1896-1898), ho trascorso sempre parecchie ore fuori dal letto nella maggioranza delle notti, talora con i pugni contro le imposte delle finestre chiuse, oppure nell’epoca in cui queste non c’erano, con un freddo invernale da otto a dieci gradi sotto zero mi sono messo, vestito solo della camicia, davanti alla finestra aperta, mentre tremavo di freddo in tutto il corpo (e per di più il freddo naturale veniva anche aumentato dal freddo procurato mediante miracoli)”26.

Nel 1896 inizia a “scrivere pensieri singoli o parole di riferimento senza nesso fra loro”; l’anno successivo “cominciai a tenere un diario ordinato, nel quale trascrivevo tutte le mie esperienze”27. Questo periodo coincide esattamente con l’inizio dell’autoanalisi di Freud; possiamo mettere a confronto Freud e Schreber poiché entrambi hanno sviluppato pensieri autobiografici utilizzando il sistema delle note.28Dobbiamo comunque rilevare le differenze: il discorso di Freud è rivolto a un pubblico particolare (Fliess), mentre Schreber sembra parli a tutto il mondo.

Il 1899 è un anno molto importante, Schreber “dopo essere venuto a sapere alcuni anni fa per caso che già dalla fine del 1895 sono stato posto sotto tutela provvisoria, ho preso io stesso nell’autunno dello scorso anno (1899) l’iniziativa di far chiedere alle autorità competenti se la tutela sia da trasformare in tutela definitiva oppure da eliminare”29.

L’anno dopo scrive un saggio “In quali circostanze una persona ritenuta malata di mente può essere trattenuta in un istituto di cura contro la sua esplicita volontà?”

Il 13 marzo 1900, il tribunale di Dresda stabilisce il mantenimento della tutela, Schreber “ha indirizzato in data 24 dello stesso mese un esposto alla direzione di questo istituto, nel quale” sviluppa “alcuni punti essenziali su cui” intende “fondare il ricorso”30.

La decisione arriva il 5 aprile 1902, dalla perizia del consigliere segreto Dr. Weber, che conclude dicendo che “di fronte alla situazione attuale non v’è motivo di ritenere che la condizione psichica del ricorrente subisca in un prossimo futuro significativi cambiamenti o peggioramenti e di conseguenza nella valutazione dello stato complessivo non si può più attribuire un valore cosi alto come prima alle preoccupazioni per il futuro”31.

Schreber si ritira con sua moglie, adottano una bambina. Nel 1907, sua moglie è colpita da un ictus; diventa afasica, pochi giorni dopo il Presidente è ricoverato nuovamente in clinica psichiatrica a Leipzig, dove morirà il 14 aprile 1911.

I primi elementi che riguardano questa terza crisi sono pubblicati in un articolo di Franz Baumeyer nel 1956. L’autore, medico di Dresda, ebbe sotto le mani diversi dossier provenienti da vari ospedali tra i quali anche quello del Presidente. L’ultimo della malattia appare essere stato ricco di allucinazioni verbali, il paziente appare inaccessibile e poco comunicativo, tormentato dal suo delirio, e il suo stato fisico subirà un deterioramento fino alla sua morte.32

« La psychanalyse soigne par le sujet supposé savoir; or, le sujet supposé savoir ça rend le psychotique fou »33

Nel 1911 in Osservazioni psicoanalitiche sul resoconto autobiografico di un caso di paranoia (dementia paranoides)34 Freud afferma che lo studio psicoanalitico della paranoia non sarebbe possibile se i pazienti non avessero “la caratteristica” da rivelare, a differenza dei nevrotici che celano. Inoltre sostiene che “i paranoici non possono essere indotti a superare le loro resistenze e dicono soltanto ciò che vogliono, la loro malattia è tale che un resoconto scritto o una descrizione pubblicata di essa possono sostituire il contatto diretto con il paziente”.

Dopo una prima analisi dei deliri descritti nel testo schreberiano, Freud esordisce dicendo che uno psicoanalista “alla luce della sua conoscenza delle psiconevrosi, si accosta all’argomento col sospetto che strutture mentali, sia pur straordinarie e lontane dal ragionamento comune quali sono queste devono comunque originarsi dagli impulsi più generali e comprensibili della mente umana” e ne trova una conferma nel caso Schreber.

L’idea di Schreber di essere trasformato in donna è stato l’elemento principale e scatenante del suo delirio, insieme al suo “ruolo da redentore”; come ci riassume Freud nel suo articolo: “Un delirio persecutorio a sfondo sessuale ha finito per trasformarsi, nella psiche del paziente, in un delirio religioso di grandezza”.35

Per Freud, l’elemento dominante nel caso Schreber è il complesso del padre; l’impossibilità di avere figli e l’incontro con Flechsig evocano in lui le immagini del padre e del fratello morti entrambi anni prima. Nelle Memorie vediamo come Flechsig e Dio rientrano in una stessa categoria. Mentre nel suo delirio si dividono. Per Freud nella paranoia assistiamo a dei continui processi di scomposizione, “la paranoia scinde di nuovo nei loro elementi i prodotti delle condensazione e delle identificazioni effettuate nell’inconscio”. Nell’articolo è sottolineato come Jung, nel 1910, parli di reiterazione della scomposizione in quanto la persona in questione doveva assumere un certa importanza per il soggetto. Come termina Freud: “Se il persecutore Flechsig in origine era una persona amata da Schreber, allora Dio doveva, altrettanto semplicemente essere la ricomparsa di qualche altra persona amata”, il padre. Possiamo probabilmente dire che la fantasia femminile percepita in un modo profondamente doloroso e oppositivo da Schreber, nasceva dalla nostalgia del padre e del fratello morti.

Freud termina il suo testo affermando che il soggetto paranoico cerca attraverso il delirio di ricostruire il suo mondo; possiamo quindi parlare di delirio come “tentativo di guarigione”, Schreber avrebbe dunque costruito il suo delirio persecutorio per difendersi dal suo fantasma omosessuale, fantasma presente nella maggior parte dei bambini, trasformatosi in psicosi a causa di una fragilità nello stadio dell’autoerotismo, narcisismo e omosessualità. 36

Il concetto di Verwerfung / Forclusione.

Già nel 1915, ne “L’inconscio”37, Freud esprimeva i suoi dubbi sulla natura della rimozione nelle schizofrenie e nelle nevrosi.

Il concetto di Verwerfung, rigetto/forclusione in italiano, è utilizzato da Freud nei suoi primi scritti psicoanalitici. In “Neuropsicosi da difesa” 38 (1894), descrive una forma di difesa più efficace e dinamica rispetto a quelle utilizzate nelle fobie e nelle ossessioni. Essa riguarda quello che l’io rigetta (Verwift), una rappresentazione insopportabile e allo stesso tempo carica di affetto; il soggetto si comporta come se tale rappresentazione non fosse mai arrivata al suo Io. Possiede, la Verwerfung, la capacità di provocare lo scatenamento di una psicosi.

Freud parla di Verwerfung come un giudizio dell’Io, responsabile della rottura radicale con la realtà che non può più sopportare, esclusione di una rappresentazione del campo dell’esistenza.

Molti anni dopo in Totem e Tabù39, il concetto di Verwerfung è posto come fondamento della coscienza morale, definita da Freud come la percezione interna del rigetto di certi desideri che proviamo, dunque una Verwerfung fondatrice, strutturante, generatrice di un divieto e di una colpa originaria.

Il funzionamento del linguaggio e le categorie topologiche del reale, simbolico e immaginario permettono di giustificare questo difetto: il significante rigettato dal simbolico riappare per esempio nel reale come allucinazione.

Il concetto di reale in Lacan deve essere inteso come quello che per l’intervento del simbolico viene espulso dalla realtà, non realtà nel senso filosofico ma è come se il soggetto viene svegliato bruscamente da quella realtà espulsa dal simbolico, reale come qualcosa d’impossibile da sopportare. Il reale nelle allucinazioni viene spiegato da Lacan nella Rèponse au commentaire de Jean Hyppolite sur la “Verneinung” de Freud40 , dove afferma che per far si che il reale non si manifesti più in modo intrusivo nell’esistenza del soggetto, deve essere tenuto a margine del simbolico, come durante il sogno (cf. analisi da parte di Lacan del sogno di Freud “inezione di Irma”). Per che questo avvenga abbiamo bisogno dell’affermazione inaugurale (die Bejahung, “il dire di si”), quella dove il giudizio attributivo del soggetto dell’inconscio prende piede, l’affermazione del simbolico: il suo riconoscimento da parte del soggetto. Come abbiamo visto e vedremo anche più avanti questa attribuzione necessita la castrazione e l’assunzione della metafora paterna; cosa che non avviene nel caso delle psicosi.

Lacan e le psicosi: il concetto di ?0.

In Una Questione Preliminare a ogni possibile trattamento della psicosi, Lacan riprende gli sviluppi del seminario III definendo la psicosi come mancanza di un significante. Un significante fa difetto nell’armatura significante del soggetto, quella che Freud descrive con linguaggio mitico, il complesso d’Edipo.

Specializzando il termine freudiano della Verwerfung, Lacan sostiene che la forclusione (for=foris=quello che è messo da parte) del Nome-Del-Padre e il conseguente fallimento della metafora paterna costituiscono “ il difetto che dona alla psicosi la condizione essenziale, con la struttura che la separa dalla nevrosi”. 41

Lacan parla di metafora paterna come operazione di sostituzione significante, con la quale il Nome-del-Padre sbarra il desiderio della madre e dona una significazione al soggetto: la significazione fallica. Nel rapporto intersoggettivo e speculare tra madre e bambino, il bambino a un certo punto si rende conto che la madre desidera qualcos’altro (il fallo) nell’oggetto parziale (lui) che rappresenta.

L’associazione del padre al fallo e alla castrazione è ripresa da Lacan e scritta in termini di significato. In questo scritto Lacan costruisce attraverso il riferimento dell’Edipo freudiano e lo schema R, mostrando come la metafora paterna e il suo effetto di significazione fallica costituisce il soggetto e ne condiziona il suo rapporto con la realtà. Nello schema R, Lacan in fondo riassume tutto Freud, rivela la struttura specifica dell’Altro; come termine e come luogo, rappresenta dunque “Le coordinate che sorregono la struttura del soggetto e la formazione del suo campo della realtà”42



Schema R

Consideriamo i tre punti del triangolo come; I, l’Ideale dell’io, M, Significante primordiale e P, posizione in A del Nome del Padre: l’articolazione di questi tre significanti è ciò che Lacan chiama il triangolo simbolico.43

Nello schema R, i punti P e ?(phi) tengono i triangoli del simbolico e dell’immaginario e insieme legano lo spazio della realtà R. Possiamo quindi scrivere l’implicazione P? ? metafora che permette ad ognuno una certa stabilità del proprio mondo. È ciò che mette ordine nel mondo, che divide i sessi, permette al soggetto di trovare il suo posto sia a livello immaginario sia simbolico.44

Nella Questione preliminare, Lacan ci mostra come Schreber fosse identificato all’Ideale dell’io e che grazie a questa identificazione riusciva a contenere la sua carenza paterna sul piano simbolico. Sviluppa inoltre la teoria della compensazione immaginaria nel Seminario III attraverso la metafora del soggetto-sgabello. Cito Lacan: “Tous les tabourets n’ont pas quatre pieds. Il y en a qui se tiennent debout avec trois. Mais alors, il n’est plus question qu’il en manque un seul, sinon ca va très mal.”45

Lo sgabello ottiene stabilità grazie ad un punto d’appoggio esterno ai due piedi (ovvero alla coppia immaginaria), un terzo piede che dia garanzia di stabilità (se il quarto non è presente). Nelle psicosi, si suppone che sia proprio questo terzo piede a mancare; il piede del simbolico.

Che cos’è clinicamente la forclusione Del Nome Del Padre ?

Per Lacan, lo psicotico può reggere benissimo fino a quando il punto fragile della sua struttura non è toccato. La fragilità dello psicotico è rappresentata dalla chiamata del Nome-del-Padre. La chiamata dal Nome-Del-Padre forcluso, l’incontro quindi con L’Un Padre (persona o evento) ha come risposta un buco.46 È proprio a questo punto che si rivela la mancanza del significante stesso ed è questo momento che Lacan indica come lo scatenamento della psicosi. Questo buco nel simbolico è inserito in un altro schema, lo schema I in cui Po compare al posto del triangolo simbolico.47

Schema I


Sul grafo qui sopra Lacan riporta “l’analisi propriamente linguistica che compie sul testo di Schreber”48,

Lo schema I è un’evoluzione dello schema R che mostra le trasformazioni della struttura del soggetto psicotico. Tale schema si basa sull’analisi del caso di Schreber, non nel momento dello scatenamento, ma al termine del processo psicotico, dopo il tentativo di ricostruzione attraverso il delirio. Possiamo definirlo come lo schema della soggettività di Schreber al termine della sua ricostruzione delirante.49 Nelle giornate della sezione clinica di Antibes, come ci ricorda Alexandre Stevens, Jacques-Alain Miller afferma che si potrebbe definire la psicosi di Schreber una psicosi straordinaria oppure straordinariamente tipica.

Il lato sinistro dello schema I è un asintoto50 che va dal godimento transessualista al futuro della creatura. Il godimento transessualista di Schreber è attuale, lui si guarda allo specchio vestito da donna, ma il suo delirio è asintotico, cioè un giorno genererà le generazioni future nel suo accoppiamento con Dio. La trasformazione in donna è anticipata dal transessualismo, ma è rimandata ad una data futura.

Secondo Lacan questo permetterebbe di ripristinare il lato immaginario dell'io e del rapporto con l'altro, e ciò sarebbe confermato dall'amore per la moglie.

Il lato destro dello schema I è il lato della simbolizzazione della madre M, e lui viene lasciato cadere, mentre dal lato del creato c'è qualcosa che si sostiene con il simbolico; i due poli comportano una diacronia. Cioè dal lato della M c'è solo una simbolizzazione come pura presenza e assenza, quindi un invadere e un lasciar cadere, mentre dal lato della I funziona una idealizzazione e quindi qualcosa che ripristina la funzione simbolica. Quindi mentre il lato sinistro dello schema I è sincronico, cioè i due poli vanno visti insieme, il lato destro è diacronico, cioè prima Schreber veniva invaso e lasciato cadere, e dopo invece riesce a costituire una idealizzazione che ripristina il simbolico.

Quello che in fondo non si vede bene in questi schemi è che il corpo deve trovarsi tra simbolico e immaginario e la teorizzazione sul fallo serve in fondo a situare il corpo, e il godimento, tra simbolico e immaginario.

Il godimento transessualista è il lato immaginario, in cui viene messo in gioco il corpo, il futuro della creatura è il lato simbolico del delirio.

La forclusione del Nome-Del-Padre ha come effetto logico il mancato funzionamento della metafora paterna, ciòè manca anche la significazione fallica.

Nell’articolo del 1958 “La signification du phallus51,Lacan ci mostra l’importanza simbolica del fallo nell’inconscio e il suo posto nel linguaggio. Il fallo nella dottrina freudiana non è un fantasma (nel senso di un effetto immaginario), non è un oggetto parziale (buono,cattivo,interno), ed è ancor meno l’organo che rappresenta. Il fallo è un significante, è il significante destinato a designare nel loro insieme gli effetti di significato, poiché il significante li condiziona per la sua presenza di significante52.

Poiché è chiamato il Nome-Del-Padre, può rispondere nell’Altro un puro e semplice buco- che Lacan chiama Po – che per mancanza dell’effetto metaforico provocherà un buco al posto della significazione fallica.53

Questo buco è situato nello schema I dalla parte dell’immaginario, ed è rappresentato da ?o. Possiamo a questo punto estrarre due implicazioni: se nel caso della nevrosi l’implicazione P ? ? è ciò che costituisce la base del soggetto e il suo rapporto con il mondo, l’implicazione Po ? ?o scrive quello che precisamente fa difetto nella psicosi.

Consideriamo ?0 un effetto di Po, si tratta di un effetto dell’assenza di un significato nell’immaginario, risposta alla non funzionante metafora simbolica.

In conclusione, possiamo affermare che la forclusione del Nome-del-Padre significa dire che manca un significante che svolga quella funzione di punto di capitone che regola edipicamente il simbolico, significa escludere il Nome del Padre dalla sua posizione di significante.

 

Bibliografia

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A. Stevens, Entrare nella soggettività del delirio, ”, Studi di Psicoanalisi- Annali della sezione Clinica di Milano, aprile 2000

 

Note:

1 Daniel Paul Schreber, Memorie di un malato di nervi, Adelphi, Milano, 2007, p.15.

2 Ibidem, p. 84.

3 Anonimo, Une étude: la remarquable famille Schreber, in “Scilicet”, n.4, 1973

4 Schreber, Op.cit., p. 54.

5 Ibidem, p. 55

6 Ibidem, p. 55

7 Ibidem, p. 54

8 Ibidem, p. 56

9 Ibidem, p. 56-57.

10 Ibidem, p. 56.

11 Ibidem, p. 57-58.

12 Ibidem, p. 60.

13 Ibidem, p. 61.

14 Ibidem, p. 64-65.

15 Ibidem, p. 65.

16 Ibidem, p. 83.

17 Ibidem, p. 133.

18 Ibidem, p. 137

19 Ibidem, p. 138

20 Ibidem, p. 142

21 Ibidem, p. 163

22 Ibidem, p. 192

23 Ibidem, p. 192

24 Ibidem, p. 192

25 Ibidem, p. 219

26 Ibidem, p. 156-157

27 Ibidem, p. 211

28 Vedi lettera di Sigmund Freud a Wilhelm Fliess del 16 maggio 1897

29 Schreber, Op.cit., p. 282

30 Ibidem, p. 288

31 Ibidem, p. 463.

32 JC.Maleval, La forclusion du Nom-Du-Père; Le concept et sa Clinique, Paris, Seuil, 2000,p.270.

33 C. Soler, Traitement des psychoses 1, séminaire du Département de Psychanalyse de

l’Université de Paris VIII, inédit, séance du 10 novembre 1982.

34 S Freud, Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia (dementia paranoides) descritto autobiograficamente (Caso clinico del presidente Schreber). (1910c [1911]). Opere di Sigmund Freud, Boringhieri, Torino, 1974, p.335-406.

35 S Freud, Op.cit.,347.

36Ibidem nota 31 p.396

37 S Freud, “L’inconscient” 1915, in Métapsychologie, Gallimard, Paris 1968, p.120

38 JC Maleval Op.cit p.37; cf. S Freud, Le Neuropsicosi da difesa , 1894

39 Ibidem p.37; cf. S Freud, Totem e Tabù, 1913

40 Febbraio 1954; in Ecrits, 1966

41 J Lacan, « D’une question préliminaire à tout traitement possible de la psychose», Ecrits II,

Seuil, Paris, 1966

42 S.Bonifati, “Dallo schema R allo schema I”, Studi di Psicoanalisi- Annali della sezione Clinica di Milano,La vita Felice,2000, p.195

43 E.Solano, “Lo scatenamento della psicosi”, Studi di Psicoanalisi- Annali della sezione Clinica di Milano,La vita Felice, aprile 2000, p.101.

44 C. Soler, “ Abords du Nom-du-Père, Quarto, n VIII, 1982, p. 61.

45 J.Lacan, Le Séminaire, Livre III ,Paris, Seuil, 1981 p.228.

46 Lacan 1966 Op.cit p.36

47 Ibidem p.49

48 JA Miller Supplemento topologico a “Una questione preliminare”, in Id, I paradigmi del godimento, Astrolabio, Roma 2001, pp 172-188

49 Alexandre Stevens, Entrare nella soggettività del delirio, ”, Studi di Psicoanalisi- Annali della sezione Clinica di Milano, aprile 2000

50 Asintoto e' una parola che deriva dal greco: a privativo che significa no e sympìptein traducibile dal verbo congiungere ovvero che non tocca, in pratica si tratta di una retta che si avvicina alla funzione senza mai toccarla, per questo si dice anche che l'asintoto e' la tangente all'infinito della funzione.

51 J Lacan, « La signification du phallus», Ecrits II, Seuil, Paris, 1966 p.163

52 Lacan 1966 Op.cit, p.168

53 Lacan 1966 Op.cit, p.49


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