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Psicoanalisi
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Esperienza emotiva correttiva e linguaggio poetico
Claudio Roncarati
… un sogno fiorisce ancora in basso dove
non si poteva credere ad altre fioriture,..
G. Conte
I recenti studi sulla memoria e sul funzionamento cerebrale, l' Infant Research, gli studi sul trauma ,sembrano indicare come i fallimenti ambientali precoci vengono registrati in circuiti della memoria che non sono "auto-biografici" , non sono disponibili per essere rievocati e raccontati .Questi ricordi vanno a fare parte di un inconscio, non dinamico come quello descritto da Freud, ma con caratteristiche più automatiche. Costituiscono un vissuto non formulato che continua ad influenzare l' intero arco dell' esistenza. Gli psicoanalisti ed i ricercatori del Boston Change Process Study Group affermano che è necessario concettualizzare due tipi di processi distinti di rappresentazioni, quelle semantiche e quelle procedurali. “ Le rappresentazioni procedurali come per esempio il saper andare in bicicletta, non possono essere mai codificate simbolicamente…” molta conoscenza relazionale basata sul come fare le cose con gli altri è procedurale,ad es. “ sapere come scherzare,, come esprimere l’ affetto,o attirare l’ attenzione nell’ infanzia”. E' un inconscio non rimosso,per il quale si usano le definizioni di " implicito" e " procedurale". I contenuti della “ conoscenza relazionale implicita “si formano prima di disporre della capacità di usare il linguaggio .Da un punto di vista psicoterapeutico le conseguenze sono molto rilevanti, per intervenire sull' inconscio automatico la via maestra non è può essere quella dell' insight, del lento lavoro sul conflitto dell' interpretazione delle resistenza ecc.
Scrive Maria Ponsi in “Portare alla coscienza l' inconscio ?”( on line in Psiche ):“Nelle scuole contemporanee, o post-classiche la priorità data al fine conoscitivo è diventata assai meno rilevante. Rendere cosciente l'inconscio non costituisce più l'elemento propulsivo dell'esperienza analitica. Pur senza mettere in questione il valore della conoscenza di sé, oggi prevale un atteggiamento assai meno fiducioso nelle sue virtù trasformative: ai fini del cambiamento più che chiamare in causa il passaggio inconscio-coscienza è alla relazione analitica,alla dinamica transfert-controtransfert, all'alleanza terapeutica, che si presta attenzione ."....."l'impatto clinico non avviene tanto con una dinamica conflittuale, interpretabile e trasformabile con l'accesso alla coscienza, ma piuttosto con una modalità del funzionamento mentale che è estranea al conflitto: estranea o perché ancora immatura, o perché incapsulata in aree mentali dissociate dal resto della personalità, o perché strutturalmente diversa dalle organizzazioni mentali suscettibili di rappresentazione".
Non è tanto quello che dice l' analista a curare, ma il fatto che il terapeuta accoglie il paziente nella propria mente, che gli mette a disposizione una relazione sicura e affidabile dove il paziente si può sentire pensato, compreso, aiutato e all' interno di questa relazione può dare significato a emozioni senza significato .
Tra i recenti apporti clinici e teorici, ricordo quelli forniti da Philip M. Bromberg , egli scrive che la psicoterapia di un trauma precoce“è fondamentalmente relazionale: non libera il paziente da quello che gli è stato fatto nel passato, ma da quello che deve fare a se stesso e agli altri al fine di convivere con quello che gli è stato fatto nel passato”,“la fonte primaria dell'azione terapeutica è la relazione, non qualcosa creato attraverso di essa”.Gli analisti e dei ricercatori del Boston C.P. Study Group ,affermano che il cambiamento della " conoscenza relazionale implicita",è dato dalla relazione terapeutica attraverso “ momenti di incontro”e modificazioni dei “modi di stare con” (something more than interpretation ).
Da un punto di vista tecnico penso sia corretto affermare che si assiste ad una riproposizione, nell' ambito di una metapsicologia profondamente trasformata, della teoria del cambiamento terapeutico mediato da esperienze emotive correttive. Il concetto di " esperienza emotiva correttiva " venne proposto nei lontani anni '40 da F. Alexander, le sue parole risultano ancora attuali :“In tutte le forme di psicoterapia eziologica, il principio terapeutico di base è lo stesso: riesporre il paziente, sotto circostanze più favorevoli, a situazioni emotive che lui non potè affrontare nel passato. Il paziente, per essere aiutato, deve passare attraverso una esperienza emozionale correttiva adatta per riparare l'influenza traumatica di esperienze precedenti.”….” il principale risultato terapeutico del nostro lavoro è la conclusione che il paziente, per essere liberato dalle sue modalità nevrotiche di sentire ed agire, deve subire nuove esperienze emotive adatte a disfare gli effetti morbosi delle esperienze emotive della sua vita precedente” ( F. Alexander).
Questo concetto basilare è stato riformulato nel contesto di altri modelli psicoanalitici, ad es.le teorie di Kohut e la Psicologia del Sè, come scrive Eagle, possono essere considerate come una teoria del cambiamento terapeutico mediato da esperienze emotive correttive.
Nell' ambito di un approccio terapeutico sempre più esperienziale la psicoanalisi si è progressivamente dotata di un linguaggio relazionale, empatico, rivolto, per dirla con la fenomenologia, più al comprendere che non al capire,un linguaggio per operare una rielaborazione che sia affettiva prima che cognitiva, capace di fornire validazione e riconoscimento all' esperienza e di dare parole che sostengono il sè impegnato ad esperire.( Quando si sta vivendo una esperienza, la mente procede per associazioni e sensazioni non potando contare su categorizzazioni della esperienza che è in corso) .Con riferimento ai più recenti apporti teorici possiamo affermare che la psicoanalisi è andata alla ricerca di un linguaggio che consente di accedere ai contenuti non verbalizzati dell’ inconscio procedurale/ implicito.
Per comodità espositiva, facendo riferimento alla concettualizzazione proposta da Winnicot, si potrebbe definire questo linguaggio come linguaggio dell' area transazionale. Il linguaggio dell' area transizionale è basato più sul tatto che non sulla presa, ha il fine di rendere pensabili le emozioni, ha valenze poetiche. Gioco simbolico, risonanza affettiva,condivisone del sentire,produzione di associazioni ed immagini …… sono tutte qualità che definiscono sia questo linguaggio sia la poesia stessa. Oltre a Winnicot molti autori hanno dato fondamentali apporti per definire un linguaggio terapeutico rivolto al dare forma alla esperienza così come avviene nell' area di transizione tra soggettivo ed oggettivo, mondo interno e realtà esterna, quell' area da cui origina il nostro sé ed il nostro flusso di coscienza. Per non appesantire il discorso mi limito a ricordare la funzione alfa decritta da W.R. Bion ed a citare Russel Meares che in “Intimità ed alienazione” scrive: “Durante il gioco simbolico il bambino prende le cose del mondo che non sono le sue e le trasforma … la foglia in una barca, il bastone in un uomo, la pietra in un mostro”. “Nel gioco dunque gli oggetti alieni del mondo vengono trasformati in cose che vengono avvertite come mie. Sono permeate … di una specie di calore e di intimità”.“Il gioco simbolico, il linguaggio particolare e la forma del gioco del bambino sono espressioni di una particolare forma di attività mentale che trasforma sia gli oggetti sia le parole del mondo esterno nei pensieri e nelle parole del mondo interiore e personale”. Il gioco simbolico porterà poi alla possibilità di sviluppare quello che Meares definisce il linguaggio del sé, cioè un linguaggio non lineare, basato sulle associazioni, che corrisponde al monologo interiore. Meares indica la necessità per il terapeuta di: “creare un'atmosfera di connessione con un'altra persona che permetta al gioco simbolico di venire alla luce e che è necessaria per la nascita di una vita interiore e per giungere alla sensazione di essere vivi. E' questo, dunque il primo compito di un terapeuta”.
Riporto alcune osservazioni sulla psicoterapia ,svolta con successo, di una mia paziente: Maya. E' stata una psicoterapia non interpretativa in cui ho cercato costantemente di dare valenze poetiche ai miei interventi per riuscire a stabilire un contatto affettivo .
MAYA
Quando l' ho conosciuta era una single, sempre un po' triste, sempre con un senso di freddo e di vuoto dentro. Aveva tante conoscenze, che le servivano per non rimanere mai sola e senza impegni. Facilmente ferita dai rifiuti. Le sue amicizie più importanti erano donne dal carattere risoluto a cui si appoggiava. E' una bella donna ma non valorizzava mai la propria femminilità. Sempre in jeans e maglie larghe. Da anni non aveva un compagno e neppure incontri occasionali con l' altro genere. Mi ha chiesto aiuto portando come sintomo un disturbo del comportamento alimentare. Lamentava un costante senso di vuoto, tendenza alla depressione, fatica a trarre piacere dalle esperienze che faceva ,anche se , teoricamente, dovevano risultare gradevoli. La sua famiglia di origine l'ha esposta a traumi narcisistici, non è stata sufficientemente pensata. Parlava poco della sua infanzia, è stato un periodo triste non le piace ricordarlo. Descriveva la madre come una donna depressa ipocondriaca, incapace di contatto affettivo, colpevolizzante . (nel corso della psicoterapia arriverò poi a rappresentarmi la madre come una psicotica che in vari momenti della propria vita è stata francamente delirante e che ora vive in un mondo suo e manifesta varie incongruenze e bizzarrie comportamentali). Il padre manifestava l'affetto solo facendo cose, non con le parole. I suoi genitori sono sempre stati poco interessati ai suoi sentimenti, molto invece al rendimento scolastico. Tra loro hanno sempre litigato tanto. Frequenti le liti anche fra la madre e la nonna paterna. La nonna materna non è mai stata per lei significativa.
All' inizio della psicoterapia Maya manifestava una grande difficoltà a parlare di sé , esponeva la propria vita con uno stile narrativo, riferendo telegraficamente i fatti accaduti. Il primo problema che si è posto sono stati proprio i suoi lunghi silenzi che mi comunicavano un senso di desolazione, e durante i quali assumeva sulla poltrona una postura accasciata. Annotavo al termine di un incontro :-So cosa non devo fare quando Maya rimane in silenzio, distante, a lungo. Non devo stare zitto per troppo tempo altrimenti si crea un atmosfera di abbandono, se continuo a tacere dopo un po' sento il ticchettio dell'orologio, il rumore di un auto che passa, mi pare che lei non ci sia più. Neppure devo sforzarmi di trovare subito parole con cui nutrirla, sia perché non è affatto facile trovare sempre parole adeguate, sia perché almeno io devo essere capace di tollerare l'angoscia (non devo riempirla di parole)-
Ho interrotto un lungo desolato silenzio chiedendole : “Se avesse a disposizione tela pennelli e colori e le chiedessi di disegnare cosa disegnerebbe?”
M - “Una cosa grigia”
Io- “Solo una cosa? Non riesce a disegnare, con la mente, una figura?”
M - “Una donna grigia, una donna con il corpo grigio … con grandi occhi … ed un cappello”. Dopo un po'ha aggiunto : “In effetti penso troppo alla mia mente e trascuro il mio corpo”…..
Maya sogna poco o almeno mi parla pochissimo dei suoi sogni in due anni me ne ha riferiti due.
1) Spingeva un passeggino con dentro una bambina molto piccola la bambina era sporca, malata, brutta, le suscitava un senso di ribrezzo.
2) Si accorgeva di avere un coltello conficcato nello stomaco dalla ferita non usciva sangue si aggirava per la casa terrorizzata.
Il primo sogno credo che raffiguri in modo drammatico i tanti momenti in cui Maya non è stata pensata ed accudita in modo adeguato e si è sentita abbandonata. Rappresenta anche, la sua difficoltà (il ribrezzo) a farsi carico, prendere in braccio, la parte di sé che sente come portatrice di bisogni intensissimi di accadimento, fragile, indifesa.
Il secondo sogno credo che sia una rappresentazione del trauma, quando me l'ha raccontato ho avuto una sensazione fisica consistente in una fitta all'addome e mi sono sentito paralizzato rispetto alla possibilità di pensare. Ecco questo è il trauma : qualcosa che ferisce interrompe il pensiero e la rappresentazione di sé.
La psicoterapia di Maya si può definire una psicoterapia basata sulla esperienza emotiva correttiva, come esempio riporto un frammento di seduta :
Arriva in ritardo, dopo un lungo silenzio dice :“oggi sono stanca …. uscita dalla autostrada (proveniva dalla città in cui lavora ) ho preso la direzione per tornare a casa mia invece che venire verso lo studio".
Che dire, interpretare il ritardo? Penso a quando mi ha riferito come da ragazza la madre tutte le Domeniche la svegliasse sempre presto, insensibile verso la sua stanchezza ed il suo bisogno di dormire :“ era terribile... mia madre mi svegliava sempre la domenica alle 7,30 passando l'aspirapolvere nelle stanze, tutte le domeniche. Sclerava quando si arrabbiava, mi tirava le ciabatte ma aveva una brutta mira così colpiva i muri e sui muri rimanevano le impronte delle ciabatte e così poi mio padre sgridava sia lei che me”.
Scelgo di validare la sensazione di stanchezza, fondamentale quando si lavora su un danno al sé validare quello che il paziente sente.
Io: “è pallida, ha la faccia stanca aveva proprio voglia di riposarsi …. Terrò conto della sua stanchezza”.
Maya si rilassa e comincia a parlare.
Riporto un frammento di seduta con Maya dove l' utilizzazione di un linguaggio poetico ha consentito di fare ripartire la comunicazione tra me e lei.
M “Oggi sono stata male, ho partecipato ad una riunione assurda mi sono sentita piccola non vista, ci ho messo molto per riprendermi.”
Apprendo, facendole domande, che si trattava di una riunione che ha coinvolto 20 dipendenti, discutevano di un progetto che riguardava solo 5 dei partecipanti, gli altri manifestavano il loro disinteresse apertamente giocando con i cellulari, solo 3 o 4, tra cui lei, cercavano, ignorati, di partecipare attivamente.
Faccio un intervento forse un po' troppo oggettivante sul suo bisogno di essere vista , che non risulta utile.
M " Uffa, ho capito ho già capito...",
segue un silenzio ostile, esperisco il suo silenzio come un doloroso ripiegamento in sé stessa, guardo fuori dalla finestra :è buio è una sera fredda, le chiedo:
“ Che succede? Sembra che ci sia stata una una eclissi tra noi , è buio e freddo.... ".
La comunicazione riparte e Maya parla di una bella gita fatta recentemente, con un ragazzo, in una Domenica soleggiata.
M.“c'era il sole si passeggiava proprio bene”.
La sua espressione diventa più distesa .La comunicazione tra noi prosegue con immagini ricche di sensorialità, le dico che se ha patito il freddo è però capace di andare a cercare il calore, parliamo del film : " la guerra del fuoco" in cui è proprio rappresentata la conquista della capacità di accendere il fuoco da parte dei nostri antenati.
Questa metafora tornerà tante volte, nel corso della psicoterapia , ad indicare la crescente capacità da parte di Maya di cercare esperienze buone in grado di scaldarla.
Fornire nuove esperienze al paziente comporta la necessità per il terapeuta di utilizzare un linguaggio con "significative valenze poetiche" ( A.Correale) .Possiamo tutti testimoniare che quando cerchiamo di definire una esperienza nuova, affettivamente importante ,quindi non ancora codificata da termini ormai acquisiti, ci scopriamo a cercare un linguaggio con aspetti poetici, associativo, non linearmente logico e quando ci riusciamo ne traiamo piacere e sentiamo che quella esperienza entra a fare parte di noi. Certo non può essere il solo utilizzato dal terapeuta che deve saper usare anche parole precise , in grado di definire traumi avvenuti,promuovere confronti ruvidi e dolorosi esami di realtà. Riferisco, a questo proposito il caso di Carla dove la psicoterapia ha richiesto sia l' uso di un linguaggio con significative valenze poetiche che l' uso di un linguaggio oggettivo rivolto ai fatti ed in grado di dare indicazioni operative. La psicoterapia di pazienti portatori di traumi gravissimi richiede anche un atteggiamento supportivo e comporta spesso la necessità di dare precise indicazioni per circoscrivere l' area del trauma.
CARLA
Carla è figlia di un orco. Suo padre ha iniziato ad abusare di lei, quando aveva 12 anni. Lei pregava che non entrasse in camera, ma durante la notte lui arrivava. Nella camera dormiva anche il fratello che faceva finta di continuare a dormire.Il padre era convinto che Carla ed il fratello avessero rapporti, li controllava, metteva dei registratori sotto i letti per raccogliere le prove, li picchiava. Anche la madre veniva spesso picchiata, ma la sua missione era sempre di difendere la rispettabilità della famiglia .Si preoccupava che a tavola tovaglia e tovaglioli fossero bene associati.
Ho seguito Carla con colloqui settimanali viso a viso, meglio occhi negli occhi, lei protesa verso di me con tutti i radar attivati. Ho fornito empatia, ho consentito l'abreazione, sono intervenuto sull'ambiente, l'ho aiutata a raccontare la sua storia al marito. Carla non aveva mai rivelato il segreto. Quando Carla ha iniziato la psicoterapia, il suo matrimonio era in crisi, mi sono dato da fare per salvare il matrimonio. Ho scritto lettere al marito .Ho ingiunto alla coppia di non mandare più la figlia ormai prossima alla pubertà a dormire a casa dei nonni materni e così hanno fatto. Carla ed il marito hanno deciso di devitalizzare la relazioni con i due mostri, non se la sono sentita di rompere definitivamente il rapporto per non dovere dare troppe spiegazioni in particolare ai figli, li vedono in occasione delle ricorrenze e delle feste assieme ai parenti di lui e siedono dall'altra parte del tavolo. Questa è stata la loro scelta.
Ma la parte principale della psicoterapia è stata la attivazione di un linguaggio con ”significative valenze poetiche”.Io credo che Carla sia una persona eccezionale, sorretta un una eccezionale capacità di amare la vita, a prescindere ….Eccezionale come chi animato da una fortissima volontà di vivere riesce a scampare ad un naufragio , eccezionale come un ciuffo d'erba che riesce a bucare l'asfalto. Carla ha sentito queste immagini come vere e queste immagini sono entrate a fare parte del linguaggio poetico che siamo riusciti progressivamente a condividere .Il mio pensiero su Carla è diventato un pensiero che lei fa su sé stessa, lei che pensava sempre di valere meno degli altri, lei che si sentiva sempre sporca e colpevole. Non ho usato interpretazioni di transfert né ho cercato l'insight sul contenuto mentale inconscio e sulle operazioni di difesa che lo mantengono tale. Ho offerto una esperienza emotiva correttiva, nel cui ambito abbiamo trovato assieme le parole perchè Carla riuscisse a raccontarmi e a raccontare a sè stessa la propria terribile storia e Carla si è riconosciuta nel personaggio cinematografico di Rosetta la figlia tredicenne della Ciociara che dopo lo stupro si lascia usare come una cosa senza valore. L' esperienza emotiva correttiva,in una psicoterapia psicoanalitica, viene fornita dal terapeuta in base alla elaborazione delle dinamiche del transfert-controtransfert ,che possono non essere interpretata ma sono sempre pensate dal terapeuta. Riporto due esempi.
1) Un giorno Carla è venuta in terapia con addosso solo il costume da bagno ed un pareo trasparente (il mio studio è vicino alla spiaggia).Abbiamo parlato del piacere che le dà abbronzarsi. Sicuramente l'ho guardata con uno sguardo ben diverso da quello con cui la guardava l'orco.
Il concetto proposto da F. Alexander si integra bene con quello di Weiss e Sampson per cui " il paziente cerca inconsciamente nuove esperienze e persone capaci di superare delle prove, dei "test", allo scopo di disconfermare le proprie credenze patogene inferite dalle esperienze infantili. Il compito del terapeuta sarebbe quello di superare i test che il paziente continuamente gli sottoporrebbe”( P. Migone).Con riferimento alle formulazioni teoriche di Weiss e Sampson posso affermare di avere superato un test. “Per Weiss e collaboratori il cambiamento terapeutico può avvenire perché l' analista ha semplicemente passato un test inconscio sottoposto dal paziente, senza analisi del transfert e senza alcuna interpretazione” ( Morris N. Eagle).
2) Quando Carla è venuta da me la prima volta ha fatto esplicita richiesta di un aiuto farmacologico, mentre iniziava a raccontarmi parte della sua storia, pensavo a vari possibili farmaci utilizzabili: un antidepressivo a cui forse associare uno stabilizzatore dell' umore... poi ho realizzato che ero in pieno " controtransfert complementare " che mi stavo identificando con oggetti interni che la facevano sentire come irrimediabilmente rotta, portatrice di un dolore carico di vergogna di cui è meglio non parlare ho evitato così una identificazione complementare, ( mi riferisco al famoso scritto sul controtransfert di Racker ), che in casi come quello di Carla può facilmente portare invece che a cercare le parole per rendere rappresentabile quanto accaduto, ad usare i farmaci per non parlare di quanto è accaduto .
Le ho proposto di provare a curare il suo dolore con le parole....per tutta la durata della psicoterapia non c' è più stata richiesta di farmaci !
***
Ho scritto all' inizio dell' articolo che fornire nuove esperienze al paziente comporta la necessità per il terapeuta di utilizzare un linguaggio con "significative valenze poetiche" . Non sono in grado di fornire una definizione esaustiva dell' aggettivo “poetico“.Posso proporre alcune annotazioni partendo dalla affermazione che il linguaggio poetico cerca l' incontro tra immaginazione, sensorialità e significato , credo che proprio grazie a questo incontro rende possibile parlare all' inconscio procedurale, non verbalizzato
La prima annotazione riguarda la sensorialità.
Correale definisce il linguaggio poetico come impregnato di sensorialità. L' attenzione alla sensorialità del linguaggio credo che sia un punto di incontro tra poesia e psicoanalisi e forse tra psicoanalisi ed estetica .Vale la pena di ricordare che Boumgarten , fondatore dell' estetica moderna definisce l' estetica come la scienza della conoscenza sensibile, dando alla rete sensoriale una sua specifica ed autonoma funzione conoscitiva.E' nel DNA psicoanalitico, a partire dal primo modello pulsionale l' attenzione al rapporto mente-corpo, sensorialità-pensiero.Possiamo pensare alle prime interpretazioni psicoanalitiche sottese solo dalla teoria pulsionale, (con i continui rimandi al corpo ed alla libido) anche come a delle metafore intrise di sensorialità. La psicoanalisi credo che spesso presti una attenzione, forse intuitiva, all' aspetto sensoriale della parola , inteso non tanto come suono e ritmo, ma come la possibilità della parola di evocare sensazioni percettive. Pensiamo a termini semplici che usiamo con i nostri pazienti quali : si sente leggero, si sente appesantito, o a interpretazioni complesse,ad es. “ a quanto pare le mie parole le sono risultate indigeste ed ora vuole vomitarle “. Tutte queste espressioni permettono un collegamento comunicativo con quella prima consapevolezza del sè che è innanzitutto sensoriale e percettiva. Scrive Lucia Pancheri : "la sensorialità influenza immediatamente lo stato di coscienza e il senso di sé, forse perché le percezioni sensoriali possiedono una vividezza e un'immediatezza che funzioni intellettuali più complesse, come il pensiero, non possiedono e sono in rapporto più diretto con le emozioni."
Le successive annotazioni fanno riferimento alle figure retoriche mediante le quali la poesia prende forma e arriva al cuore del lettore .
La parola poetica stabilisce accostamenti, collegamenti, correlazioni tra pensiero, affettività, sensorialità ,tra diverse percezioni e rappresentazioni del reale, tra affetti contrastanti. Gli accostamenti si realizzano mediante metafore e similitudini
La metafora comporta un trasferimento di significato nel campo semantico, quindi consente di parlare degli affetti senza imprigionarli subito con parole troppo oggettive, prendendo in prestito il nome , bellissimo,di una cooperativa sociale, consente di fare un " rifornimento in volo" alla esperienza in corso. Riporto una poesia di Goethe che è una ottima metafora dei limiti di un approccio conoscitivo teso ad afferrare la mente per esaminarla scientificamente .
Attorno alla fonte volteggia
La cangiante libellula;
m'incanto a contemplarla:
ora è scura ora è chiara,
come il camaleonte
da rossa si fa azzurra
e da azzurra a verde.
Se potessi vedere
da vicino le sue tinte!
Frulla si libra, è sempre in moto!
ma zitto, ora si posa sul salice.
ecco, ecco, sono riuscito a prenderla!
e adesso che la osservo attentamente
vedo solo un blu cupo e malinconico-
Ben ti sta, analista delle tue gioie!
(Johann Wolfgang von Goethe)
La metafora consente di veicolare una comprensione relazionale, affettiva, basata sull' incontro .Scriveva Freud “ l' inconscio si rivela in simboli o metafore e la psicoanalisi per entrare in contatto con l' inconscio cerca di usare il suo linguaggio metaforico. “L' originario approccio freudiano prevedeva un uso delle metafore da parte del terapeuta come di una illustrazione a mezzo “ di una immagine esemplare, intuitiva e calzante … di una verità che tuttavia esiste in sé al di là del gioco e della forza espressiva della metafora “Oggi, in una visione più moderna e complessa della realtà e del linguaggio “la metafora può apparire di per sé forma di conoscenza, di costruzione di realtà “( Gian Paolo Scano).Scrive a tale proposito Umberto Eco : “ Quando le figure retoriche sono usate in modo creativo esse non servono ad abbellire un contenuto già dato ma contribuiscono a delineare un contenuto diverso “ .
La similitudine , è il creare associazioni di idee mediante l'uso del come
"si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie. “
( Giuseppe Ungaretti)
Richiamo l' attenzione dei colleghi su quante volte parlando ai nostri paziente usiamo il come , credo che l' accostamento connesso al come abbia di per sè, quando è azzeccato, la capacità di fare sentito compreso il paziente e la possibilità di rappresentare un sentire non verbalizzato.
Infine il simbolo. In psicoanalisi come in poesia vengono fornite sempre e solo parole, cioè simboli - Il simbolo rimanda ad un'assenza. La psicoanalisi e la psicoterapia psicoanalitica possono fornire al paziente parole che l' accarezzano ma non carezze reali.il terapeuta riconosce il bisogno del paziente di essere "preso in braccio", ne parla, ma non prende concretamente in braccio . Tutta la comprensione possibile , il tatto, l' empatia, la vicinanza sono sempre e solamente mediate dalle parole, mai da un incontro di corpi e/o dalla assunzione di un ruolo diverso di quello del terapeuta. Parole nate dall' incontro tra terapeuta e paziente che si svolge sempre all' interno della cornice del setting., quindi con un orario programmato, posizioni mantenute, il pagamento....Un paziente esprime intense angoscie abbandoniche, il terapeuta stabilisce un caldo contatto empatico, ma l' ora finisce e arrivederci alla prossima volta, al paziente rimangono le parole.
Psicoanalisi e poesia sono entrambe impegnate nel darci la possibilità di esistere attorno al sentimento di mancanza.( In particolare la psicoanalisi Kleiniana ha teorizzato che la creatività nasce a partire da vissuti depressivi di mancanza e dalla accettazione di questi.)
Un piatto di spaghetti senza vongole diventa un piatto di “spaghetti alle vongole scappate”, questa ricetta campana è una produzione simbolica , è una operazione poetica, è “ presenza fatta d'assenza” ( e " presenza fatta d' assenza" è un ossimoro di J. Lacan ).
Claudio Roncarati
Psichiatra- Psicoterapeuta
roncaraticlaudio@gmail.com
BIBLIOGRAFIA
Franz Aleexander "La esperiena emozionale correttiva "( 1946)
On line in Psychomedia
Fernando Bollino " Nuove lezioni di estetica"
CLUEB Bologna 2011
Philiph M. Bromberg “ L' ombra dello tsunami”
Raffaello Cortina Milano 2012
Antonello Correale "Memoria implicita, area traumatica e schemi emozionali"
On line in Gruppo di studio per il disturbo border line di personalità
Morris. N. Eagle " Da freud alla psicoanalisi contemporanea"
Raffaello Cortina Milano 2012
Umberterto Eco " Trattato di semeiotica generale"
Boringhieri Milano 1975
Heinz Kohut "La cura psicoanalitica "
Boringhieri Milano 1986
Russel Meares " Intimità e alienazione "
Raffaello Cortina Milano 2005
Paolo Migone " Riflessioni cliniche sul lavoro del Psychotherapy Research Group "
On line su Psychomedia
Claudio Neri " La nozione allargate di campo in psicoanalisi"
Rivista di Psicoanalisi 2007 vol. 1
Lucia Pancheri " Analisi della sensorialità nel romanzo il Profumo di Patrick Suskind"
On line in Psychomedia
J. Weiss H. Sampson " Convinzioni patogene.” La scuola psicoanalitica di SanFrancisco Quattroventi Urbino 1999
The Boston Change Progress Study Group “ Il cambiamento in psicoterapia”
Raffaello Cortina Milano 2012
Donald W. Winnicot "Gioco e realtà"
Armando Roma 1974 " Dalla pediatria alla psicoanalisi, scritti
Martinelli Firenze 1981
ABSTRACT
Nell' ambito di una metapsicologia profondamente trasformata dai lontani anni quaranta, quando F. Alexander propose " l' esperienza emotiva correttiva", la teoria attuale del cambiamento terapeutico mette in primo piano l' esperienza relazionale e la possibilità che questa esperienza possa modificare contenuti inconsci non rimossi che non appartengono alla memoria autobiografica e che si sono formato nella prima infanzia, in quel periodo della vita in cui l' individuo è indifeso rispetto ai fallimenti ambientali
Con un approccio terapeutico sempre più esperienziale la psicoanalisi si è progressivamente dotata di un linguaggio relazionale, empatico, rivolto, per dirla con la fenomenologia, più al comprendere che non al capire,un linguaggio per operare una rielaborazione che sia affettiva prima che cognitiva, capace di fornire validazione e riconoscimento all' esperienza in corso nella relazione analitica e di dare parole che sostengono il sè impegnato ad esperire
Fornire nuove esperienze al paziente comporta la necessità per il terapeuta di utilizzare un linguaggio con "significative valenze poetiche" ( A.Correale) .Possiamo tutti testimoniare che quando cerchiamo di definire una esperienza nuova, affettivamente importante ,quindi non ancora codificata da termini ormai acquisiti, ci scopriamo a cercare un linguaggio con aspetti poetici, associativo, non linearmente logico e quando ci riusciamo ne traiamo piacere e sentiamo che quella esperienza entra a fare parte di noi. All' analisi ed alla psicoterapia psicoanalitica serve un linguaggio in grado di rappresentare i fenomeni che avvengono nell' area intermedia dell' esperienza. Intendo per area intermedia sia quella compresa tra il polo soggettivo e quello oggettivo dell' esperienza, che tra il Sé e l' Altro da sé. Facendo riferimento a Winnicot, si potrebbe definirlo come Il linguaggio dell' area transizionale, utilizzando le parole di Meares lo si potrebbe definire il linguaggio del sè.Ha il fine di rendere pensabili emozioni di cui non si era fatta esperienza, consente di assimilare le esperienze nel proprio mondo interno. Gioco simbolico, risonanza affettiva,condivisone del sentire,produzione di associazioni ed immagini …… sono tutte qualità che definiscono sia questo linguaggio sia la poesia stessa.
In questo articolo espongo brevemente due casi clinici in cui la utilizzazione e condivisione di un linguaggio poetico ha avuto un ruolo fondamentale, Infine cercherò di descrivere alcune caratteristiche strutturali del linguaggio poetico .
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