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L'utilizzo della musica e dello scarabocchio
in un asilo-nido
Antonio Techel
Introduzione
Musica etimologicamente significa "suono vissuto esteticamente", dove il suono è qualsiasi tipo di evento sonoro composto armonicamente; estetico significa sensoriale ed implica piacere e bellezza.
Il suono lascia una traccia di un movimento fisico o psichico dentro di noi; come sostengono i musico-terapeuti c'è in noi un'innata facoltà di percepire il mondo dandogli senso, carico di memoria psicocorporea vissuta.
Questo fatto credo che valga a qualsiasi età e in qualsiasi contesto culturale.
Inoltre musica ha anche una derivazione dal greco:musa. La mitologia greca ci dice che le nove Muse, sorelle celesti che presiedevano al canto, alla poesia, alle arti, alle scienze erano nate da Zeus, sostiene Don Campbell, autore "dell'effetto Mozart" la musica è figlia dell'amore divino la cui grazia, bellezza e i cui misteriosi poteri di guarigione sono intimamente collegati all'ordine celeste e al ricordo della nostra origine e del nostro destino.
Sono stato profondamente colpito dalla visita alla recente mostra tenutasi un paio di anni fa ad Aosta su Kandinsky e i suoi contemporanei (1900 - 20) con la documentazione storica delle opere di diversi autori musicisti e pittori. Infatti ho appreso che nella cultura russa del XIX e XX secolo la musica e la pittura erano profondamente legate da un rapporto culturale che traeva le sue mosse dall'amicizia tra pittori e musicisti (Alexander Borodin, Nikolai Rimsky Korsakov, Nikolai Kulbin ed altri come Vrubel, Diaghilev e Stravinsky). Queste amicizie sfociarono in forme di cooperazione artistica tra le culture musicali e le arti figurative. Diaghilev per esmpio nel 1909 sentì alcune opere musicali di Stravinsky e quindi propose al musicista di scrivere la musica del balletto: "L'uccello di fuoco" per la stagione dei balletti russi di Parigi.
Nelle opere di molti pittori tra gli anni '10 e '20 il tema musicale era molto frequente; non era solo la forma di questi strumenti musicali ad attirare l'attenzione dei pittori quanto l'effetto che provocava sulle fantasie di chi ascoltava.
Baranov-Rossinè, teorico della musica cromatica inventò il pianoforte optofonico (colore/suono). Una delle più alte espressioni di tale intreccio è stata l'opera di Kandinsky che è una sinfonia pittorica continua.Matiushin che aveva sempre continuato ad occuparsi di musica, creò una propria teoria chiamata della " visione della ottica estesa". Interessante già per l'epoca il suo lavoro di cogliere legami tra percezioni visive sonore e tattili nell'uomo.Due suoi quadri "movimento nello spazio" sono la rappresentazione pittorica delle onde sonore che secondo Matiushin l'uomo percepisce nelle immagini cromatiche.
Questa introduzione mi è servita per mostrare che gli artisti russi già all'inizio del secolo avevano intuito quanto fossero importanti le interconnessioni tra i vari organi di senso e questi legami profondi come servissero ad evidenziare e a potenziare l'espressione più intima e più profonda di ognuno.Moltissimi pittori anche in tempi più recenti hanno esplicitamente ammesso di essere ispirati dalla loro musa-musica preferita come Karel Appel del movimento Cobra con la musica jazz;oppure l'artista americano Basquiat dalla musica rap-raggae,di cui divenne anche un eccellente interprete in compagnia di amici fondando un complesso che si esibiva in pubblico.
Queste suggestioni culturali mi hanno indotto a proporre un simile abbinamento musica/disegni ad alcune educatrici di un asili-nido particolarmente sensibili ed attente alla relazione educatrice-bambino.
Ho condotto infatti insieme ad alcune insegnanti di un asilo-nido un'esperienza di proposta di alcune musiche abbinate al disegno libero, spontaneo, lo scarabocchio, con bimbi molto piccoli dai 25/26 mesi fino all'ingresso nella scuola materna. La musica proposta è stata una musica afro fatta solo di percussioni. Alle educatrici è stata proposta una forma di osservazione partecipe avendo come riferimento culturale la baby-observation.
I tratti dei disegni dei diversi bimbi risultano fatti di linee spezzettate e insistite. A volte i segni sono circolari con rotazioni insistite, concentriche. Sui fogli poi compaiono contemporaneamente colori e segni diversi perché i bambini, a volte si sono messi a lavorare a 4 mani contemporaneamente.
In alcuni casi (v.Emanuele) il segno è così insistito, fatto con tale energia rabbiosa o ansiosa tale da bucare il foglio in più punti. In altri il segno appare puntiforme tale da coprire metà foglio (fatto da Lidia); l'altra metà del foglio è fatta da Matteo.
Presenta un grande cerchio dove in forma approssimativa e astratta si può intravvedere una grande testa con grandi occhi e bocca stilizzati.
La verbalizzazione di Matteo é: "gli occhi"; quella di Lidia è le" palline".
Questo disegno mi ha colpito molto perchè è come se Lidia esprimesse attraverso il ritmo insistito della musica delle percussioni (tamburi,bonghi,,etc.) uno stato d'animo interno fatto di mancanze da riempire con un proprio ritmo puntiforme così insistito tale da riempire completamente metà foglio bianco e vuoto.
Possiamo ipotizzare che Matteo esprimendo invece una grande faccia stilizzata con grandi "occhi", sembrava volesse in maniera simbolica-evocativa creare in modo più preciso la forma di una figura mancante(la madre) ?!
Quasi che in coppia esprimessero un unico sentimento fatto sia di ansia per la mancanza, sia della possibilità attraverso il disegno di ricreare, di ripresentificare tale mancanza (la faccia con grandi occhi) di una figura che guarda, che "vede" il loro dolore, la loro pungente mancanza.
La bimba lo esprimeva in una forma ritmica-ossessiva de-simbolizzata, al contrario di Matteo che ne coglieva con la grezza rappresentazione del volto e degli occhi, tuttavia un aspetto già di tipo più simbolico. Nell'insieme della lettura del disegno " letto" da sinistra a destra si evidenziava una lettura con un legame unitario fatto di un "prima e di un poi". Prima l'angoscia senza nome, poi il volto, "gli occhi" di una figura umana che "guarda".E' un guardare il mondo con gli occhi stupiti del bimbo che comincia la sua scoperta sulla realtà!
Un'altro bimbo (Enzo, 3 anni) esprime il suo stato d'animo con un disegno in cui c'è la mamma fatta di segni che si perdono un po' qua e un po' la; poi c'è la "nuvola" un ghirigoro insistito fatto con la matita di segno confuso e marcato. Lo stato d'animo di una maestra che osservava il tutto era di : "mi sentivo in difficoltà...; non dicevo nulla... ; sorridevo e stavo ad ascoltare...; non avevo una storia da raccontare...; mi sentivo un po' disorientata....".
Sembrava che l'educatrice, invitata da me semplicemente ad "osservare " si sentisse disorientata, a disagio perchè spogliata del suo ruolo "pedagogico" di colei (l'educatrice) "che sa" e che quindi deve trasmettere "il sapere" dell'adulto; il dover saturare immediatamente un vuoto e quindi stare con la difficoltà di tollerare l'attesa senza dover agire immediatamente.
E' certamente un ruolo difficile soprattutto all'inizio quando questa tematica di osservazione viene svolta per la prima volta.
Lidia sembra esprimere una fantasia dell'interno del corpo della madre. Disegna un grande cerchio blu che copre interamente il foglio. All'interno ci sono tanti segni e puntini blu che sembrano tanti spermatozoi svolazzanti. Il cerchio viene verbalizzato come "il pesce" chiedeno poi alla maestra di disegnarle un ciuccio. Sembra la rappresentazione inconscia dell'interno del corpo della madre, dove i puntini svolazzanti assumono quasi un segno timbrico di spermatozoi, di un simbolo paterno dinamico "da contenere"e da vedere.
Emanuel usando pennarelli di diversi colori giallo, viola, rosso, verde e marrone intesse una aggrovigliatissima matassa di molteplici "fili " che verso il centro della matassa assumono una colorazione e un segno sempre più marcati e intensi di colorazione scura.
Con grande sorpresa della maestra il bimbo indicando con il dito il disegno dice " sono io".
Bella esteticamente questa rappresentazione,sembra quasi un quadro astratto della corrente "tachisme" (tache=macchia). Una disposizione dei colori apparentemente fine a se stessa anche se, potremmo dedurre dal titolo dato da Emanuel una primitiva informe e confusa coscienza di un sè corporeo nascente e ancora informe. Non a caso Pollock l'iniziatore della action painting o espressionismo astratto riprendeva nella sua pittura proprio la nostalgia per la spontaneità infantile degli scarabocchi periodo precedente alla formazione di una vera e propria immagine.
Erick con una rappresentazione altrettanto informe e colorata, tuttavia più sparsa in tante direzioni dice indicando un primo disegno : "nuvole, piove tanto" e nel secondo disegno "il mare".
Sia Erick che Simone indicano in altri scarabocchi la rappresentazione che verbalizzano in "pullman, bambini".
In particolare Simone continuava a ripetere alla educatrice la parola "pulmann" in un crescendo un po' ossessivo facendo trasparire una certa impazienza per non essere capito dalla stessa insegnante. Lo stato d'animo della maestra era quello di sentirsi inadeguata ,molto disorientata di fronte a questa insistente richiesta.
L'educatrice lasciandosi controtransferalmente coinvolgere dall'ossessività della richiesta si mise a riempire il foglio con disegni di pullman da lei stessa prodotti in un continuo agito che non calmava affatto la richiesta di Simone.
In supervisione l'educatrice riportava questo suo disegno verbalizzando così: "non capisco il bisogno di Simone"; inoltre si sentiva castrante per avere in continuazione disegnato lei dei pullman come se Simonenon fosse stato in grado di farlo... Non capisco il bisogno di Simone di continuare a ripetere la stessa richiesta.
Mettendo insieme il vissuto di Simone e di Erick come in una rappresentazione di una mente -emozionale -gruppale (essendo i disegni fatti nella stessa seduta) mi sembrava di poter "sentire" e "vedere" che la comunicazione dei vari disegni venisse a rappresentare un sentimento depressivo legato alle "nuvole", "piove tanto", alle lacrime che i bambini avevano versato al momento dell'abbandono mattutino delle mamme.
Il pensiero emozionale era poi passato al "mare" disegnato anche su un altro foglio da Massimiliano oltre che da Erick. Il mare ipotizzavo come evocazione di una grande-mamma-mare-liquido amniotico nella quale tornare e della quale esserne contenuti. Nello scarabocchio di Massimiliano il mare è indicato con vari segni di diversi colori, ma differenziati dalle indicazioni di mare 1 e poi di mare 2 e in basso a sinistra "bambini". Il tutto racchiuso da una linea circolare verde come a contenere l'insieme.
L'invocazione di Simone "pullman" ad un certo punto incontenibile e prolungata mi sembrava l'invocazione immediata dello strumento del "mezzo comunicativo" che li riportasse ad un tramite, ad un andare e venire comunicativo con la mamma-mare e con la casa-bambini. Un mezzo di controllo onnipotente per contenere le angosce depressive del gruppo di bambini e dell'abbandono momentaneo da parte delle madri, momento potenzialmente disgregante e mentalmente disorganizzativo.
L'educatrice dopo alcuni incontri di chiarimento sulle possibili piste emozionali che venivano evocate e veicolate nel gioco espressivo-musicale-ritmico mi portava a conoscenza del lento mutare del suo atteggiarsi nell'osservazione.
"Si è creata una certa sintonia con i bimbi"; la relazione in questa seduta si è allargata anche ad un 3 bimbo...; mi è piaciuto; credo di cominciare a dare qualche risposta ...
(nuova seduta).
Simone disegna uno scarabocchio e dice: "mare". Erick dopo il suo scarabocchio dice "giallo", "sole".
L'educatrice: "il sole scalda il mare".
Simone chiede di nuovo alla educatrice di disegnare "pullman" e poi ci prova lui con uno scarabocchio.
Simone dice: "fa un giro"; l'educatrice: "fa un giro e poi torna come la mamma". Simone sorride soddisfatto.
L'educatrice qualche incontro dopo di ulteriore approfondimento così verbalizzava: "nel vedere i disegni ho provato un senso di piacevolezza. "Mi sentivo maggiormente in sintonia con Simone".
"Ero molto più tranquilla"; "ho trovato i legami le connessioni tra le richieste bisogni di Simone e le mie possibili risposte" (a volte stonate, a volte più intonate). "Il legame creatosi in questo percorso mi ha gratificato anche se è stato faticoso riconoscere le difficoltà dell'entrare in relazione... ma soprattutto del rimanerci".
Riflessioni
Possiamo distinguere in tutto questo lavoro 3 filoni di comunicazione:
1) L'utilizzo della musica
2) L'importanza dello scarabocchio
3) Le emozioni delle educatrici
4)La clinica della formazione come piacere e scoperta di un "possibile cambiamento"
L'influenza della musica ritmata delle percussioni,come un ritmo cardiaco continuo materno, modulato su diversi stati emozionali credo abbia permesso e favorito l'espressione grafica con tonalità emozionali diverse. Come le fiabe i cui contenuti immaginifici e ritmati permettono ai bimbi l'espressione di tonalità emozionali diverse, così questa musica molto primitiva usata da popolazioni africane e dell'America del Sud credo abbia favorito la libertà espressiva.
Alcuni bimbi penso ne siano stati talmente presi da andarci insieme totalmente quando con la penna hanno addirittura bucato il foglio a forza di punteggiare. Altri, invece, lo hanno vissuto come veicolo comunicativo, immaginativo che tuttavia è rimasto sullo sfondo ma è servito a rendere la comunicazione più disinibita e più diretta.
La musica del resto sappiamo agisce sulla circolazione del sangue, polso, respirazione e sudorazione.
Come ha osservato Igor Strawinsky: "Le percussioni e i bassi... funzionano come un impianto di riscaldamento centrale". Tradizionalmente le percussioni energizzano le persone trasmettono vitalità.
Mi sembra, inoltre che si sia creato un ambiente di tolleranza nel piccolo gruppo dove le educatrici preposte all'osservazione, nonostante qualche difficoltà iniziale hanno tuttavia permesso lo svolgersi e lo svilupparsi di tale interessante dinamica. L'educatrice, una volta aiutata nella supervisione a trovare le possibili intime connessioni tra significanti (scarabocchi) e significati (verbalizzazioni) ha potuto creare un legame più fitto con i bambini in particolare con Simone. Simone, all'inizio dell'osservazione era definito dall'educatrice come un bimbo distante, che gli creava uno stato d'animo d'indifferenza,poi tramutatosi in accoglimento amoroso ed empatico. Rapporto mutatosi profondamente alla fine dell'osservazione in un ambito più caldo e significativo; significativa a questo proposito anche la verbalizzazione dell'educatrice dove: "il sole scalda il mare" come mutamento empatico dentro di lei.
Il ritmo musicale e l'osservazione partecipe delle educatrici, credo che abbiano slatentizzato, in maniera disinibente e non pedagogica "la storia" di cui ogni bimbo è portatore, fornendo alle insegnanti un input comunicativo; aiutate nella lettura, non è andato perso come spesso accade, ma è servito come strumento di una migliore comunicazione più empatica, più basata sulle emozioni che intercorrono nel rapporto tra educatrici e bimbi. Il mondo dei bambini, in questo modo, fatto di fantasie, affetti, sentimenti, meccanismi di difesa si è evidenziato in tutta la sua trasparenza. La relazione madre-bambino essendo il prototipo delle successive relazioni, quindi anche quelle inerenti alla scuola o a situazioni gruppali è stata evidenziata e resa più traparente tramite lo scarabocchio. Relazione madre-bambino che in un asilo-nido con modalità di separazione in atto già stressanti pare offrire da un punto di vista epidemiologico e prognostico interessanti valutazioni.
Sarebbe interessante infatti, parametrare le osservazioni e i comportamenti in questi bambini del nido con quelle molto più vaste e sperimentali in una situazione di laboratorio aventi come obbiettivo la valutazione della Strange Situation.
Queste osservazioni vengono valutate osservando le esperienze di riunione e separazione che coinvolgono il bambino, la madre e un estraneo. L'episodio é valutato e codificato in base a diversi aspetti quali: ricerca di vicinanza, mantenimento del contatto, evitamento, resistenza e pianto.
La storia comunicativa è così emersa grazie allo scarabocchio e alla sua verbalizzazione.
Lo scarabocchio tutt'altro da considerare come un non-sense insignificante; può risultare viceversa, come in questo caso un veicolo comunicativo importante che va a pescare in un campo intra-exstra somatico energie sensoriali-emozionali profonde. Alcuni sostengono che lo scarabocchio può darci un'anamnesi fetale completa; lo scarabocchio può segnalare gli stati di perturbazione dallo zigote all'embrione sino al feto e che sembrano essersi coagulati nel profondo della personalità psico-fisica, come un tracciato grafico su un sismografo (Frascà).
In questo modo i bimbi non solo esprimono il piacere della cinestesia, del movimento liberatorio e ludico, ma trasmettono inconsciamente un vissuto emozionale importante anche, se criptico, tale da essere utilizzato come momento di comunicazione profondo e pertanto portatore di una propria creatività del tutto personale.
Il simbolo (v. Cassirer) non si da solo come segno,ma come qualcosa d'altro.
Il rumore viene trasformato in suono e quindi come abbiamo "sentito" e "visto" in suono con un significato.
I "simboli scarabocchi" da segni diventano simboli "poetici";nasce un mettere insieme lo stupore del bimbo che scrive non solo per le esperienze precedenti,ma per il piacere della sinestesia,del movimento.
I bambini raccolgono gli indicatori(musica,spazio,fogli,etc.) come cosmo e guardano il sogno,la poesia dei gesti,del piacere comunicativo-espressivo.
Con il movimento(suono,colore il bambino si autoproduce e si accorge di essere in grado di produrre un "mondo" suo provvisorio,ma suo.(v. il disegno sono io).
Lo scarabocchio diventa allora,parafrasando Bion una potenziale caratteristica "embrionica" della mente umana,un'idea fetale nascente che può essere accolta dalla levatrice-educatrice,o uccisa come perturbante portatrice del nuovo(sono solo scarabocchi da buttare).
Il bambino si propone nella sua natività con una sua visione del mondo;questo è lo sconcerto di noi adulti (educatrici,genitori,psicologi etc.) L'angoscia del nuovo noi spesso la riportiamo al già noto al nostro saputo che non è necessariamente quello del bambino.Il bambino riorganizza il suo mondo in modo del tutto personale.
Ogni essere umano nel suo destrutturalismo cognitivo copre le molteplicità della sua storia sulla quale noi possiamo solo tentare di cogliere alcuni pallidi significati,ben consapevoli che i vari significati sono innumerevoli.
Come dice Heidegger siamo sospesi tra 2 infiniti:tra quello da dove siamo venuti e quello verso cui andremo.Siamo sospesi tra infinite possibilità laddove gli scarabocchi testimoniano la complessità e molteplicità delle nostre storie infinite.
Il nostro io non è solo cio' che riportiamo dal passato;mio padre e mia madre sono anche i miei nuovi segni unici e irripetibili come tracce uniche e irripetibili che lasciamo nel mondo.
Bibliografia
D.Winnicott Colloqui terapeutici con i bambini, ED.Armando
W.Bion Memoria del futuro, Ed.Cortina
D.Winnicott Sviluppo affettivo e ambiente, Ed.Armando
Techel A.Pendezzini A. La farfalla insegna, Ed.Armando
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