PM
--> HOME PAGE ITALIANA
--> ARGOMENTI ED AREE
--> NOVITÁ
--> TERZA ETÀ
PSYCHOMEDIA
|
GRUPPALITÀ E CICLO VITALE
Terza Età
|
Invecchiamento e teoria del Caos
di Daniele Toffoletto
Recenti progressi nella psicologia e in altre scienze aprono nuove prospettive nello studio
della psicologia per anziani. Nuove metafore vengono utilizzate per la descrizione dello
sviluppo umano o dell'invecchiamento.
Spesso non si è coscienti di usare una metafora e tanto meno quindi ci si rende conto del suo
valore. Tradizionalmente per descrivere l'invecchiamento si usano metafore per lo più dal
contenuto negativo, come le immagini dell'albero, del fiume o della piramide dove si fa
riferimento ad un primo periodo in cui viene presentata la crescita, un periodo centrale della
maturità e un periodo finale di decadimento; nella piramide il periodo finale è allo stesso
livello di quello infantile, donde l'espressione tipica del linguaggio comune: "I vecchi
ritornano bambini".
"Deficit model"
L'uso del 'deficit model', cioè il porre l'accento sulla diminuzione delle capacità, negli studi
sull'invecchiamento è dovuto secondo Lehr (1980) a due fattori.
Il primo è che il giudizio sugli anziani è fortemente influenzato dalle teorie
medico-biologiche. L'invecchiamento è stato associato con la malattia fisica e psichica e con
tutti i problemi psico-sociali che questa comporta. Per cui il decadimento, la diminuzione
delle forze, l'aumento delle patologie sono diventati sinonimi di anziano. L'immagine da
forma al modo con cui il terapeuta, lo studioso vede l'anziano e la sua pratica sono congruenti
con questa immagine. Ma questa immagine è in netta contraddizione con la realtà. Dalle
ricerche sulla popolazione anziana (Studio ILSA, 1998) emerge che solo una piccola
percentuale di anziani è malata e bisognosa di assistenza.
Il secondo fattore riguarda il tipo di metodologie utilizzate per misurare i cambiamenti.
Tipico è l'esempio delle misure dell'intelligenza (Kimmel, 1990). All'inizio del secolo si era
constatato che l'intelligenza diminuiva dopo i trent'anni. Ma non si era tenuto conto che i
confronti erano di tipo 'cross-cohort' (metodi trasversali) e quindi influenzabili dai diversi
livelli di istruzione tra le classi di età. Più tardi, studi longitudinali (Schaie e Strother, 1968;
Baltes, Reese e Nesselroade, 1977; Schaie, 1983) hanno dimostrato l'influenza dell'effetto
coorte e contradetto tali risultati: l'intelligenza rimane sostanzialmente intatta fino oltre i
sessanta anni e anzi certi aspetti migliorano (intelligenza cristallizzata).
Molti studi basano i loro confronti sulle medie di gruppo. Ma invecchiando le differenze
individuali diventano maggiori, per cui la media di un gruppo è uno scarso indicatore di una
funzione, molto più importanti sono i dati individuali (Schaie, 1988).
La moderna psicogerontologia
E' stata soprattutto la psicogerontolgia degli ultimi anni a riportare l'interesse degli studi sui
processi non patologici dell'invecchiamento. Il concetto di sviluppo è ritornato al centro
dell'attenzione. Piano, piano è nata una nuova concezione dello sviluppo, che ha messo in
crisi la visione classica di Freud, Piaget e altri. Secondo la visione classica la maturità è lo
stadio finale e ultimo dello sviluppo e alle caratteristiche di questo stadio sono relazionati i
diversi stadi dello sviluppo. Ad esempio lo sviluppo cognitivo per Piaget avviene per stadi
prefissati e questi portano al (pre)determinato punto finale: il pensiero logico-razionale
(Petter, 1961). Gli studi sul totale ciclo di vita hanno messo in luce che lo sviluppo non si
limita solo ai primi periodi della vita, ma comprende tutto il periodo di vita.
Inoltre, secondo la visione classica i modelli di sviluppo hanno valore universale, cioè
valgono per tutti gli individui. Per la psicologia del ciclo di vita i concetti di sviluppo
uniforme e unilineare non sono più adeguati. "Per il totale ciclo di vita vengono ritenuti di
grande importanza fattori casuali e contingenti o fattori legati al contesto sociale, culturale e
storico dell'individuo. Discontinuità, variazione inter-individuale e differenze nello stadio
finale dello sviluppo vengono viste come importanti caratteristiche del ciclo di vita umano"
(Breeusma 1993, p. 88). Lo sviluppo non è (pre)determinato, ma è il risultato dell' interazione
tra l'individuo che sta cambiando e il contesto che sta cambiando (Bruner e Bornstein 1989;
Lerner 1989). L'invecchiamento è il processo attivo di ciascun individuo che cerca di adattarsi
ai propri cambiamenti fisici, emotivi e intellettuali, nonché ai cambiamenti sociali e
ambientali (Breeuwsma, 1993). Per esempio la diminuzione della forza fisica che ha luogo
con l'invecchiamento può essere accentuata o annullata a seconda dei fattori ambientali, a
seconda dell'acquisizione o no di certe abitudini.
L' invecchiamento di ogni individuo si articola all'interno di due sottosistemi: sviluppo e
senescenza (per invecchiamento si intende un qualsiasi cambiamento frutto del passaggio del
tempo; un termine neutro, senza valenze positive o negative, che fa semplicemente
riferimento al tempo esterno, cronologico. Per senescenza si intende il venir meno di
capacità, l'indebolimento delle forze e la maggiore morbilità, che sono associate con
l'invecchiamento biologico dell'individuo. La senescenza è una caratteristica interna di
ciascun individuo che indica il pernicioso passare del tempo (Schroots, 1997)). Durante il
primo periodo della vita lo sviluppo è maggiormente visibile, mentre la senescenza è meno
apparente. Con l'avanzare degli anni diminuisce lo sviluppo e diventa più accentuata la
senescenza. Questi processi avvengono contemporaneamente, senza soluzione di continuità.
La senescenza non inizia alla fine dello sviluppo. Senescenza e sviluppo sono due distinti
processi, ma non indipendenti l'uno dall'altro. Inoltre i due processi procedono complementari
formando la cosi detta 'farfalla di Schroots' (Schroots, 1982): infatti se in un grafico nell'asse
verticale si riporta l'importanza relativa e nell'asse orizzontale l'età si otterrà una curva che
parte dall'alto e va verso il basso per indicare lo sviluppo e una curva che parte dal basso e va
verso l'alto per indicare la senescenza, il risultato è il disegno stilizzato di una farfalla.
Tracciando queste linee diventa visibilmente chiaro che l'invecchiamento inizia già nella
prima giovinezza e che lo sviluppo non si ferma dopo la gioventù.
Non essendoci né un punto finale uniforme (le diversità tra individui sono molto grandi) né
precise determinanti dello sviluppo (le condizioni storiche e culturali sono così diverse e
mutanti, che è impossibile determinare stadi di sviluppo assoluti) l'invecchiamento per la
psicologia del ciclo di vita è talmente diverso da individuo e individuo che la ricerca di questa
individualità diventa centrale. L'attenzione va posta sulla diversità contestuale, sulle
contingenze storiche e sui fattori legati alla persona. Essendo le differenze inter-individuali
molto forti, nello studio degli anziani va privilegiato l'individuo e non la popolazione.
La visione classica dello sviluppo prestava poi troppa attenzione agli aspetti cognitivi dello
sviluppo. Grazie alla psicogerontolgia anche altre dimensioni di una persona guadagnano
attenzione: la socializzazione, la personalità e le emozioni. In questo favorita anche dai
recenti sviluppi della neuropsicologia (Damasio 1995; Goleman 1996; LeDoux 1996) che
hanno rivalutato l'importanza delle emozioni e la loro grande influenza nel determinare il
comportamento e il pensiero 'logico'. Logico tra virgolette perché il ragionamento che viene
impiegato nelle decisioni quotidiane è assai meno logico di quanto possa sembrare. Il
pensiero logico-formale che secondo Piaget dovrebbe contraddistinguere una persona adulta
non può essere in grado di risolvere l'incertezza e la complessità dei problemi personali e
sociali. Esperienze, abilità e condizioni fisiche - Damasio (1995) li chiama marcatori somatici
- giocano nella prese delle decisioni un ruolo molto importante. Questi tratti non si lasciano
catalogare in modo preciso e rigido. Le abilità sociali e emotive possono essere meglio
analizzate con il parametro della qualità che non con quello della quantità.
Grazie agli sviluppi della psicologia negli ultimi anni possiamo evidenziare
nell'invecchiamento tre nuovi aspetti: la multifattorialità, l'individualità e la qualità.
Gran parte della psicogerontologia e della psicogeriatria attuale, figlie del modello classico di
concepire l'invecchiamento, pongono l'accento soprattutto sulle tecniche diagnostiche centrate
sugli aspetti somatici e trascurano gli aspetti psico-sociali. Inoltre sono chiuse nella logica di
causa ed effetto. Tutta una serie di fatti, di recenti scoperte soprattutto neuropsicologiche e di
nuove concezioni dello sviluppo, come sopra presentato, difficilmente possono essere inseriti
nel sistema logico della psicogerontologia e della psicogeriatria classica. Si presenta la
necessità di un nuovo sistema teorico in grado di integrare le nuove tendenze. Un contributo
può venire dalla teoria dei Sistemi Dinamici Non-lineari o popolarmente detta teoria del
Caos.
La teoria del Caos
Prima di analizzare il contributo di questa meta teoria alle teorie dell'invecchiamento, un
breve excursus storico sull'influenza che i concetti matematici hanno avuto nel modo di
pensare. Prendiamo come esempio il sistema solare. Fin dall'antichità il cerchio ha svolto un
ruolo importante, per molti si è perso il rapporto tra la divisione del cerchio in 360 gradi e il
numero dei giorni in un anno. Nell'antichità la terra era al centro del cerchio e il sole le girava
attorno. Il sole ogni anno ritornava sempre allo stesso posto. Il sistema euclideo si basava su
questi presupposti e aveva sviluppato tutta una struttura precisa e deterministica del pensiero.
Ci sono voluti molti anni per rendersi conto che il sole impiegava più di 360 giorni per
"girare attorno alla terra".
Solo con Copernico e Keplero si è capito che era la terra che girava attorno al sole e che la
rotazione avveniva in forma di ellisse. Il sistema euclideo non veniva ancora messo in
discussione. Veniva spostato l'asse di relatività, ma il sistema veniva visto ancora come
stabile e questo è comprensibile perché Keplero nella sua visione del sistema solare calcolava
il rapporto di due soli corpi: il sole e la terra e trascurava la reciproca influenza degli altri
pianeti. Se il sistema è stabile: data una causa, doveva esserci una sola conseguenza. Il
pensiero logico, formalistico che trova in Kant la sua più raffinata formulazione, poteva
rimanere sempre intatto.
Ma precise misurazioni dell'ellisse della terra attorno al sole avevano evidenziato delle
irregolarità. Il primo a darne una spiegazione è stato Poincaré (1892, 1893, 1899) alla fine del
secolo scorso. Misurando l'influenza reciproca di tre corpi Poincaré constatava che la legge
della stabilità non poteva essere dimostrata e che potevano evolversi situazioni irregolari e
caotiche. Nel lungo periodo si doveva tener conto di una imprevedibilità strutturale. Si
comincia a parlare di sistemi dinamici e si comincia a studiarli nel tempo, vedendo quella che
è la loro evoluzione.
Bisognava attendere gli anni sessanta per cogliere a pieno la rivoluzionarità di queste
constatazioni. Grazie all'uso del computer è stato possibile simulare questi sistemi e vedere
quali siano i risultati nel tempo di piccole differenze di partenza. Anche per il sistema solare,
che è un sistema robusto, cioè un sistema che alla lunga corregge le variazioni che si
verificano al suo interno (le irregolarità dell'ellisse della terra attorno al sole) e quindi si
mantiene per lungo tempo stabile, si è calcolato che fra milioni, forse miliardi di anni
presenterà situazioni di caos.
Fine della stabilità, fine del determinismo, ma anche fine del pensiero logico formale. Questi
concetti non sono più in grado di spiegare la realtà o per lo meno questi aspetti della realtà
(Broer, 1992). Un nuovo modo di pensare, nuovi concetti, nuove metafore si sviluppano: non
esiste un valore assoluto, le norme sono determinate dal contesto sociale e dipendono dalla
relazione con il gruppo nel quale uno vive e opera. In questo processo certamente si
commettono degli errori, ma il controllo sociale è sufficientemente grande da apportare le
necessarie correzioni.
Venuta meno la prevedibilità deterministica trova spazio l'intuizione e l'irrazionale.
Lentamente la matematica e le altre scienze cominciano a costruire un nuovo sistema teorico
ed ad usare nuove metafore. La teoria dei Sistemi Dinamici Non-lineari o del Caos si va
facendo sempre più corposa. Quello che emerge è che "ciò che succede nel campo
dell'irregolare, del caos, del non-prevedibile è molto più interessante di quanto avviene nelle
aree stabili e prevedibili. Si nascondono dietro l'apparente disordine celate e sorprendenti
strutture" (Broer et. al., 1995, p. 46).
L'apporto della teoria del Caos alle scienze
Anche nella fisiologia si cominciano ad usare queste nuove metafore. Per esempio, secondo
Buchanan (1998) il ritmo del cuore è altamente caotico e la malattia cardiaca si ha quando il
cuore perde la sua caoticità (Psychomedia). Secondo questa teoria, sorretta da sofisticati
modelli matematici, l' irregolarità è fonte di maggior adattamento e un sistema caotico è
sensibile alle piccole influenze e rende il corpo più flessibile alle esigenze ambientali ed ai
cambiamenti. Concezione completamente opposta alla tradizione, per cui la salute era ordine
ed equilibrio. Utilizzando le nuove metafore scientifiche possiamo dire che un corpo malato è
più regolare di un corpo sano.
Studiando l'EEG nel cervello con le tecniche della teoria del Caos Babloyantz (1986) ha
trovato nelle persone normali un' alta dimensione frattale, cioè ritmi molto irregolari, caotici,
mentre in persone durante il sonno profondo o durante un attacco epilettico ha constatato che
i tracciati hanno una bassa dimensione, cioè sono più semplici, periodici. Un segnale
irregolare contiene più informazione di un segnale perfettamente periodico. Il cervello ha
bisogno di caos per poter reagire velocemente alla grande quantità di stimoli che riceve (De
Goede, 1990). Freeman (1991) nelle sue ricerche sull'olfatto ha verificato che nell'EEG a
micro livello le onde irregolari, che sono sempre presenti, all'improvviso, in reazione a uno
stimolo relativamente piccolo, diventavano regolari e ordinate. Una grande quantità di
neuroni, non un neurone o un sottogruppo di neuroni, reagivano simultaneamente secondo
uno specifico schema all'identificazione di un determinato odore. Anche qui: dal disordine,
l'ordine.
Probabilmente possiamo estendere questi principi anche alla società. Più una società è
complicata, variata al proprio interno, per esempio una società multiculturale, più una società
è sana. Mentre una società monolitica e rigidamente programmata è una società malata. Per il
momento sono supposizioni. Spetterà ai sociologi comunque dimostrare se sono vere. A
livello di management delle organizzazioni sembra che questo principio abbia trovato
riscontro (Psychomedia).
La teoria del Caos nella psicogerontologia
Anche per quanto riguarda l'invecchiamento si sono utilizzate le tecniche e i principi della
teoria dei Sistemi Dinamici Non-lineari e si è cercato di adattarli alla psicogeriatria. In questi
campi un lavoro pionieristico è stato condotto tra l'altro da van Geert per quanto riguarda lo
sviluppo, da Schroots e Bakker per quanto riguarda l'invecchiamento e la psicogeriatria.
Secondo van Geert (1994) l'individuo è un sistema complesso che invecchiando vede
aumentare la complessità e contemporaneamente anche il disordine, per cui il sistema perde
sempre più il suo equilibrio. E' sufficiente un piccolo disturbo nell'instabile equilibrio per far
raggiungere il punto critico detto biforcazione.
(biforcazione: quando una situazione di equilibrio viene compromessa a causa di un
cambiamento interno o di una interferenza esterna. Il sistema viene portato in uno stato di
instabilità, caotico e può essere influenzato o cambiato da eventi piccoli o causali. Le nuove
strutture che emergono sono il risultato dell'amplificazione e dell'incorporazione degli eventi
casuali).
Sul punto di biforcazione il sistema è completamente squilibrato e si parla di momento
caotico. L'interessante nel sistema "uomo" è che in quel momento può nascere un nuovo
ordine. Dal caos può nascere l'ordine. Ogni cambiamento una volta realizzato porta a nuove
strutture con nuove funzioni e queste sviluppandosi nel processo dinamico saranno la base
per un nuovo cambiamento. Ogni cambiamento dipende dai cambiamenti precedenti.
La dinamicità con cui i cambiamenti hanno luogo risente dei fattori di senescenza e di
sviluppo come espresso dalla farfalla di Schroots (vedi sopra). La sequenza di questi
cambiamenti dà la curva o la traiettoria della vita (Nesselroade, 1988), traiettoria che procede
per diramazioni. Le diramazioni sono biforcazioni che hanno luogo nei repentini passaggi
quando la soglia di determinati valori è stata raggiunta. La teoria delle catastrofi, sviluppata
dal matematico René Thom, può esserci utile per capire questo aspetto. La teoria si basa sul
principio che trasformazioni nell'equilibrio avvengono per salti (biforcazioni, nella teoria del
Caos). Nella natura il classico esempio è quello della trasformazione dell'acqua in ghiaccio a
zero gradi. Anche la traiettoria della vita è sensibile non tanto alla quantità del cambiamento,
ma al punto in cui il cambiamento ha avuto luogo.
Diversamente dall'esempio dell'acqua, che ha una sequenza lineare: l'acqua si trasforma in
ghiaccio e il ghiaccio si ritrasforma in acqua, la traiettoria della vita ha una sequenza
'non-lineare', essendo il risultato di due fattori: senescenza e sviluppo, che nel processo
acquistano differenti valori.
Invecchiando una persona diventa sempre più individuo, sempre più sé stessa; il tipo di
traiettoria della vita diventa sempre più unico, risultato delle diverse strade che si sono scelte
o sono state imposte ai bivi (biforcazioni) della vita.
Con l'età, poi, una persona si trova sempre più in un instabile equilibrio tra ordine e disordine,
le biforcazioni hanno luogo in tempi sempre più ravvicinati, per cui il tipo di ordine raggiunto
diventa ancora più unico. Queste grandi diversità individuali tra gli anziani trovano conferma
anche negli studi longitudinali sull'invecchiamento (Schaie, 1996). Questo processo dinamico
viene definito da Schroots (1988) individualizzazione.
L'approccio esclusivamente medico-biologico di tipo unilineare, tipico della psicogeriatria
tradizionale, si rivela dentro questo quadro inadeguato. E' necessario un approccio rivolto alla
comprensione dell'individuo come sistema fisico, biologico, psichico e sociale. La
sintomatologia e la diagnosi diventano allora meno importanti e maggiore attenzione va
riposta ai processi in atto, perché anche le influenze sociali e le loro strutture hanno un ruolo
importante nelle trasformazioni, nei cambiamenti.
Inoltre è diventato chiaro che invecchiamento e invecchiamento patologico, da Schroots
chiamato senescenza, sono due diversi concetti. Questa distinzione è importante sia per la
ricerca scientifica, sia per evitare gli stereotipi negativi nei confronti degli anziani.
Infine se lo sviluppo fosse lineare, reversibile e obiettivo, come classicamente viene
concepito il tempo fisico, i secondi quarant'anni di una persona dovrebbero essere
esattamente uguali ai primi quarant'anni. Ma è evidente che l'età cronologica, non corrisponde
all'età biologica di un individuo. L'età biologica è non-lineare, irreversibile e come segnalato
sopra presenta grandi diversità tra individuo e individuo: uno può essere vecchio a
cinquant'anni, un altro può essere ancora vitale ad ottant'anni. Anche a livello psicologico si
riscontra una diversa concezione del tempo. Invecchiando si ha la percezione che il tempo
vada più velocemente, pur variando la percezione da individuo e individuo. Nella pratica
psicogerontologica e psicogeriatrica la concezione del tempo, come un individuo vive il
tempo e le sue prospettive nel tempo acquistano grande importanza (Schroots, 1994).
Verso nuovi sviluppi
Diagnosticare una atrofizzazione o un infarcimento cerebrale non vuol dire niente. Molto più
importante e' stabilire quali sono le complessive capacità che rimangono intatte, che
permettano ancora lo sviluppo e come queste interagiscano con la nuova situazione
patologica che si e' creata. Per non parlare poi del momento in cui la patologia ha avuto luogo
nel percorso di vita dell'individuo (si stanno sviluppando delle metodologie per determinarlo).
E non va dimenticato di precisare quale Sistema viene preso in considerazione e come poi i
diversi sistemi interagiscano fra di loro. Bakker (1994, 1997), psicogeriatra olandese, in
collaborazione con Lit, psichiatra, ha sviluppato tutta una metodologia per analizzare i diversi
sistemi e le loro interazioni.
Un modo multidimensionale di pensare, di analizzare e di agire va sviluppato all'interno della
psicogeriatria. Il continuare a vivere e la qualità della vita degli anziani con disturbi psichici
vengono determinati da fattori che sono distribuiti attraverso molti campi del vivere. Questo
vale sia per chi ha disturbi funzionali (depressione), che per chi ha disturbi organici
(demenze). E' importante stabilire quali siano i fattori di rischio e per quali pazienti.
I disturbi psichici sono la conseguenza di una perdita dell'equilibrio tra fattori sia negativi che
positivi all'interno del paziente stesso, del suo ambiente e del loro rapporto reciproco. I fattori
si manifestano nel campo psichico, somatico, sociale e della storia personale. Causano nel
paziente la perdita dell'autonomia e della capacità di adeguare l'ambiente alle proprie
esigenze. In diversi pazienti non sono necessariamente gli stessi fattori a causare una perdita
d'equilibrio. Per questo è necessario per ciascun paziente fare una analisi multidimensionale
della sua complessa situazione individuale. In questa analisi viene il più possibile cercato un
approccio al vissuto soggettivo del paziente (Bakker, 1997). Intervenire in tempo sui fattori di
rischio permette di prevenire le complicazioni e di fornire un'assistenza che limiti la messa in
discussione delle abilità all'autonomia.
L'intervento poi non va rivolto solo a limitare i danni dell'invecchiamento, ma anche alle
possibilità che un paziente anziano ha al momento in cui l'intervento ha luogo. L'importante è
fornire gli strumenti e creare le condizioni perché il paziente anziano stesso sia in grado di
apprendere nuove strategie o modi di adattamento alla nuova situazione che si è creata.
Bisogna sempre tener conto che durante tutto il tragitto della vita sono sempre presenti i due
processi di senescenza e di sviluppo/apprendimento.
Se un piccolo cambiamento può causare grandi conseguenze, questo vale sia per produrre
conseguenze negative, sia per produrre conseguenze positive. Anche nell'assistenza agli
anziani si stanno sviluppando modelli che tengano conto di questo principio (Dröes et al.
1998). Gli interventi piccoli, diversi e adeguati allo specifico bisogno individuale sono
indirizzati a mantenere l'equilibrio specie nelle persone anziane. Sempre più gli interventi
anche nella cura dell'Alzheimer vanno verso "semplici" azioni rivolte a compensare la perdita
di funzioni del paziente e questo nel suo normale ambiente di vita. E' interessante constatare
che molte relazioni al congresso internazionale sull'Alzheimer tenutosi nel 1997 in Finlandia
si muovevano in questa direzione. I ricoveri in cliniche specializzate vengono il più possibile
ritardati ed effettuati in condizioni particolari. Una buona assistenza viene considerata quella
localmente distribuita nel territorio, che dispone di d-day, di assistenza e ricovero in un
ambiente dove un malato si senta a suo agio in caso di crisi. Una buona assistenza dovrebbe
poi essere garantita da un team multidisciplinare che aiuti anche la famiglia nell'assistenza del
malato a casa. Sono metodi che favoriscono l'intervento individualizzato e che rispettano la
storia della persona.
Utilizzando le tecniche della teoria dei Sistemi Dinamici Non-lineari, non si è sviluppato
solamente una visione sull'invecchiamento, che ha incorporato le recenti acquisizioni della
psicologia, ma si stanno sviluppando anche nuovi tipi di intervento in favore degli anziani. E'
tutto ancora in una fase iniziale, che lascia però intravvedere grandi sviluppi. Non sempre è
facile una utilizzazione immediata della teoria, specie per spiegare situazioni o fenomeni
specifici. Questi richiedono l'utilizzo di sofisticati modelli matematici che possono essere
elaborati soltanto al computer. E' necessaria quindi la collaborazione tra gerontologi e
matematici. Più intensa sarà questa collaborazione, maggiori saranno gli strumenti pratici che
si avranno a disposizione negli interventi per gli anziani. Per ora si è nella fase di
elaborazione teorica e si sta cercando di applicare i principi della nuova teoria matematica
anche alle teorie dell'invecchiamento.
La teoria del Caos sta scardinando i principi su cui il pensiero scientifico occidentale si basa.
Questo non vuol dire eliminare quanto fin'ora si è acquisito, ma riutilizzarlo. La teoria del
Caos offre un altro tipo di occhiali per andare a scoprire la realtà. Fornisce se vogliamo delle
metafore che ci aiutano a vedere in un altro modo il mondo. La 'farfalla di Schroots': il vedere
l'invecchiamento non solo come fenomeno di senescenza, ma anche come fenomeno di
sviluppo, è una di queste metafore. Un' altra metafora è la famosa 'farfalla di Lorenz' (Lorenz,
1993), secondo cui un battito d'ali di una farfalla in Brasile può scatenare un uragano nel
Texas. Il principio dietro la metafora è che una modifica per quanto piccola, può nel corso del
tempo provocare grandi conseguenze. L'immagine aiuta, per esempio, a spiegare l'instabile
equilibrio di un anziano in eta' avanzata. Basta una piccola influenza, un incidente da niente
per provocare conseguenze catastrofiche. Un disturbo banale instaura un processo di reazioni
a catena che può portare alla morte. Un po' come il castello di carte, cade una carta, cadono
tutte. Piccole cause, grandi effetti.
Un nuovo modo di vedere la realtà, nuove metafore che possono diventare la base di nuovi
approcci, la possibilità di cogliere, come sosteneva il matematico Broer, "celate e
sorprendenti strutture".
BIBLIOGRAFIA
Babloyantz A.: Molecules, dynamics, and life : an introduction to self-organization of matter,
John Wiley, New York, 1986.
Bakker T.J.E.M.: Psycho-geriatrie. Behandelpraktijk in meer dimensies. Diagnose en
behandeling met Dynamische Systeem Analyse, Swets & Zeitlinger Publishers, Lisse,1997.
Bakker T.J.E.M., Lit A.C., Schroots J.J.F.: Naar een nieuwe psychogeriatrie, Pluriform en
complex, Swets & Zeitlinger Publisher, Lisse, 1994.
Baltes P.B., Reese H.W., Nesselroade J.R.: Life-span developmental psychology:
Introduction to research methods, CA: Brooks/Cole, Monterey, 1977.
Breeuwsma G.: Alles over ontwikkeling, Boom, Amsterdam, 1993.
Broer H.W.: Dynamische perspectieven, Rede bij aanvaarding ambt bijzonder hoogleraar,
Rijksuniversiteit Groningen, 1992.
Broer H.W., van de Craats J.,Verhulst F.: Het einde van de voorspelbaarheid? Chaostheorie.
Ideeën en toepassingen. Bloemendaal en Epsilon Uitgaven, Utrecht, 1995.
Bruner J.S., Bornstein M.H.: On interaction, in: Bornstein M.H., Bruner J.S. (Eds)
"Interaction in human development", Lawrence Erlbaum Associates, Hillsdale, New York,
1989.
Botwininck J.: Intellectual abilities, in: Birren J.E., Schaie K.W. (Eds.):"Handbook of the
psychology of aging", Van Nostrand Reinhold, New York, 1977.
Buchanan M.: Fascinating rhythm, in: New Scientist, 2115, 20-25, 1998.
Damasio A.R.: L'errore di Cartesio, Adelphi Edizioni, Milano, 1995.
Dröes R.M., Tilburg W., van: Kwaliteit van zorg en kwaliteit van leven bij dementie, in:
Huijbers P.V. en Santvoort M.H., van: Ouder worden 1998, Nederlands Instituut voor
Gerontologie, Utrecht, 1998.
Freeman W.J.: The Physiology of Perception, Scientific American, February 1991.
Geert P. van: Dynamic Systems of Development. Change between Complexity and Chaos,
Harvester Wheatsheaf, New York, 1994.
Goede J. de: Chaos in de fysiologie, in: Tennekes, H. (Red.), De vlinder van Lorenz. De
verrassende dynamica van chaos. Bloemendaal: Aramith, 70-83, 1990.
Goleman D.: Emotional Intelligence: why it can matter more than IQ, Bloomsbury, London,
1996.
LeDoux J.: The Emotional Brain, Simon & Schuster, New York, 1996.
Lehr U.: Psychologie van de ouderdom, Van Loghum Slaterus, Deventer, 1980.
Lerner R.M.: Developmental contextualism and the life-span view of person-context
interaction, in: Bornstein M.H., Bruner J.S.(Eds) "Interaction in human development",
Lawrence Erlbaum Associates, Hillsdale (N.J.), 1989.
Lorenz E.N.: The Essence of Chaos, University College London (UCL) Press, London, 1993.
Nesselroade J.R.: Sampling and generalizability: Adult development and aging research
issues examined within the general methodological framework of selection, in: Schaie K.W.,
Campbell R.T., Meredith W. & Rawlings S.C. (Eds), Methodological issues in aging
research, Springer, New York, 13-42, 1988.
Petter G.: Lo sviluppo mentale nelle ricerche di Jean Piaget, Giunti-Barbera, Firenze, 1961.
Poincaré H., Les Méthodes Nouvelles de la Mécanique Céleste, Gauthier-Villars, Paris, 1892,
1893, 1899.
Schaie K.W. (Ed): Longitudinal studies of adult psychological development, Guilford Press,
New York, 1983.
Schaie K.W.: Ageism in psychological research, in: American Psychologist, 43, 179-183,
1988.
Schaie K.W.: Intellectual development in adulthood: The Seattle longitudinal
study,Cambridge University Press, New York, 1996.
Schaie K.W., Strother C.R.: The effects of time and cohort differences on the interpretation of
age changes in cognitive behaviour, in: Multivariate Behavioural Research, 3, 259-294, 1968.
Schroots J.J.F.: Ontogenetische psychologie: Een eerste kennismaking, in: De Psycholoog,
17, 68-81, 1982.
Schroots J.J.F.: On growing, formative change and aging, in: Birren J.E. & Bengtson V.L.
(Eds), Emergent theories and aging, Springer, New York, 299-329, 1988.
Schroots J.J.F., Yates F.E.: On the Dynamics of Development and Aging, in: Bengtson V.L.&
Schaie K.W. (Eds), Handbook of Theories of Aging, Springer Publishing Co, New York,
1997.
PM
--> HOME PAGE ITALIANA
--> ARGOMENTI ED AREE
--> NOVITÁ
--> TERZA ETÀ
|