Pensionamento ed invecchiamento:
Un binomio troppo stretto
di Francesco Ardini |
Anno | p.pr. | p.pu | totale |
1998 | 18.440 | 3.166 | 21.606 |
1999 | 18.409 | 3.180 | 21.589 |
2000 | 18.425 | 3.204 | 21.629 |
Leggenda :
p.pr = pensionamento da settore privato
p.pu = pensionamento da settore pubblico
Età | % dei pensionati privati |
Meno di 50 | 0.90 |
50 - 54 | 2.34 |
55 - 59 | 7.39 |
60 - 64 | 17.29 |
La percentuale dei pensionati di età non superiore ai 64 anni rappresentano il 27,92 del totale degli stessi.
Di contro, la speranza di vita media in Italia si situa sui 76 anni per gli uomini e 82 per le donne (1)
Questo dato rimette in discussione il teorema per il quale esisterebbe una connessione lineare tra il pensionamento e linvecchiamento.
Lanalisi del fenomeno dellanziano, della sua stessa necessaria ridefinizione parrebbe confortata dalla presenza di questi ulteriori elementi.
Se in Italia nel 1980 la percentuale di over 65 era del 13%, nel 2000 è stata del 18,1%, mentre tra 20 anni, secondo le convergenti ricerche dei principali analisti pubblici e privati, è prevista essere addirittura del 25%: un quarto della popolazione sarà anziana (anche se bisognerà rivedere il significato semantico di questo vocabolo). Del resto allinizio del 900 solo il 25% dei deceduti aveva più di 65 anni: oggi sono oltre l80%.
Un ulteriore dato a supporto per comprendere i fenomeni in corso riguarda lindice di vecchiaia, in altre parole il rapporto tra over 65 e giovani under 15: era il 61% nel 1980, oggi è circa il 130% (superando in alcune aree del Nord del Paese il 150%) ed è previsto sfiorare il 230% nel 2020. (2)
Le curve di sopravvivenza della popolazione tendono alla rettangolazione, cioè tendono ad una curva ideale che esprime il collasso del sistema biologico in tarda età" (3).
Questo elemento sottolinea come ormai il concetto di anzianità venga fortemente correlato alla mancanza di salute ovvero alla diminuzione della sua qualità.
Unulteriore conferma proviene dal CENSIS che, in una ricerca effettuata su un campione rappresentativo in collaborazione con la Società Format e presentata dal suo direttore Giuseppe Roma, rivela che levento che rende anziani (per il 62,75%) è la perdita dellautosufficienza, il diventare dipendenti, i problemi di salute che in generale, minacciano di più la propria identità e la propria immagine di sé (4)
IL CONTESTO PROBLEMATICO
I problemi definitori sono, in qualche modo fondamentali, in quanto diventano il riferimento delle concettualizzazioni e della pratica verbale ed emotiva con cui i termini vengono declinati.
Appare difficile essere completamente daccordo con la Joan Erikson: Quanto è difficile riconoscere e avere lesatta percezione dello stadio della vita in cui ci troviamo in un dato momento! Oggi è come ieri fino a quando non ti ritrovi in pensione e non fai un bilancio. (5)
Se da una parte appare difficile riconoscere a quale stadio di vita il singolo si trovi, dallaltro corriamo il rischio di agire un appiattimento su una definizione non convincente e stereotipata di anzianità.
Come se una storicità non più attuale inibisse la costruzione di una termologia più adeguata rispetto ad un fenomeno in grande cambiamento.
Forse questo è solo un aspetto di un problema notevolmente più complesso.
Non si tratta solo di invecchiamento e del suo significato stereotipato. Si tratta invece di individuare una scienza dellinvecchiamento che ci permetta di entrare in relazione con le persone e con le loro fasi di vita, con i problemi del tempo, del cambiamento e della progettualità soggettiva e sociale.
Linvecchiamento viene incorporato nel concetto di senilità e questultimo si coniuga direttamente al pensionamento
Tre le direzioni su cui si orienta la ricerca sulle forme di senilità:
1. La senilità psicofisica con tutto il corredo di modificazione dellaspetto e le relative ripercussioni psicologiche
2. La senilità sociale decisa dalla comunità con la cessazione dellattività lavorativa
3. La senilità psichica determinata dal profilo caratteriale e dalla condizione di solitudine che accentua i tratti depressivi.
I risultati di queste tre fonti di informazione
dicono che nel breve volgere di pochi anni ladulto si trova ad affrontare una fase di trasformazione molto rapida a cui spesso non è preparato. (6)
Questa classificazione, forse, non contribuisce ad un chiarimento sul peso dei singoli fattori.
Infatti una scienza dellinvecchiamento che si fondi sulla (sola) fisiologia del cambiamento, invece che sul significato (sociale), non è un interlocutrice adatta per la persona in fase di cambiamento. (7)
In questo senso ci appare fondamentale il momento del pensionamento come elemento topico della vita del singolo.
Alcuni, infatti, sostengono che tra i fattori più significativi che determinano il fenomeno dellinvecchiamento emergono la condizione di pensionato che elide quella rete di rapporti sociali in cui il soggetto aveva sviluppato la parte centrale della sua vita, la diminuzione del reddito, lo sfaldarsi del gruppo socio-affettivo, in cui aveva costruito i legami più intimi. (8)
Tenderemmo, in altri termini, a soffermarci sui problemi legati al pensionamento, intravedendo nello stesso un processo poco processato, un evento/fenomeno che, in alcune circostanze e per alcune persone diviene fondamentale per loro e per il futuro che li attende.
Ribadita la non connessione diretta tra invecchiamento e pensionamento ci rimane linterrogativo su quali siano i possibili motivi per cui proprio il pensionamento venga vissuto tout court come invecchiamento. Hillman, ad esempio, ci propone un approccio che si articola sul funzionamento : Forse, in alcune circostanze e per alcune persone, il pensionamento viene vissuto come disfunzionale in quanto non si riesce ad immaginare per sé alcuna funzione. (9)
Ci sembra che se questa lettura possa aiutare la costruzione di unimpostazione diversa del binomio automatico pensionamento/invecchiamento per altro appare necessario porre un limite ad un funzionalismo totale ed individuare, invece la costruzione di una situazione che, permetta di distinguere e di articolare contenuti e modalità di una relazione che rimane difficile, complessa e bisognosa di approfondimento.
PENSIONAMENTO COME CAMBIAMENTO
Il nostro obiettivo consiste nel mostrare le caratteristiche di un processo landare in pensione i cui contenuti sono complessi ed articolati e, non essendo sufficientemente trattati, sono molto diversi dallinvecchiamento in quanto tale.
La parola chiave del nostro percorso è: chiarimento. (10)
Proprio la mancanza di una separazione (separatezza) tra i due termini e la presenza invasiva e quasi totalizzante di uno stereotipo fortemente presente nella cultura (pensionamento = invecchiamento), rendono necessaria unarticolazione dei due termini e la ricerca di elementi che permettano, veicolino e certifichino le differenze.
Una delle componenti determinanti il permanere di una sorta di analogia concettuale e dei comportamenti attesi, va ricercata nella difficoltà/incapacità in cui quasi tutte le persone si trovano quando inizia quel processo il cui risultato finale si chiama pensionamento,
Questo processo il pensionamento inteso come idea, fantasia, prefigurazione prima, e come atto nel momento del passaggio dal mondo del lavoro al mondo del non lavoro non viene, tendenzialmente, né analizzato, né esaminato, né approfondito.
Manca un tassello centrale.
Non è data la possibilità (salvo le nobili eccezioni che però rimangono tali) di collocare questo cambiamento, che rappresenta uno dei passaggi più importanti nella vita di una persona, dentro un contenitore che ne permetta unelaborazione.
Cambiamento che consenta alle persone di rintracciare, ovvero di costruire un senso rispetto al nuovo e al diverso che si trovano ad affrontare.
Spesso il pensionamento è percepito con una chiave predeterminata.
La presenza di un falso sé trova nella risposta sociale stereotipata (negativa o positiva), alimento nella confusione e difficoltà ulteriori nella necessaria costruzione di una diversa mappa di sé e della realtà. Può accadere, infatti, che, accanto allapproccio di coloro i quali si ritrovano terrorizzati da unidea nefasta e fortemente depressiva (pensionamento = morte), si generi in altri, invece, un approccio chimera non meno pericoloso (pensionamento = vacanza). Questo determina nel tempo una pesantissima disillusione cui si collega un sentimento di frustrazione difficilmente gestibile.
Lelemento da cui si può partire per tentare di chiarire il contenuto più profondo che presiede al pensionamento, come processo e come atto, va ricercato in un suo carattere specifico e dominante: "il cambiamento" .
Ricordando che: Il cambiamento implica, inevitabilmente unincursione in regioni sconosciute e limpegno ad affrontare le conseguenze di eventi imprevedibili. Inesorabilmente questa situazione comporta dubbi, sentimenti dansia e depressione, provocando la tendenza ad aggrapparsi alle cose note e familiari per evitare le nuove. E ancora: Il cambiamento implica, inevitabilmente unincursione nellignoto; significa impegnarsi in vicende future non prevedibili e affrontarne le conseguenze. Ciò provoca inesorabilmente sentimenti dansia e di depressione, stimola la tendenza ad aggrapparsi a ciò che è noto e familiare, di modo che lindividuo è portato a soccombere alla compulsione a ripetere, onde evitare novità. Ma soprattutto che : Se in occasione di ciascun cambiamento non può essere elaborato un lutto, ciò sarà causa, assieme allangoscia, di resistenza al cambiamento stesso (11)
UN MODELLO PER UNA NUOVA DEFINIZIONE
Proviamo a schematizzare, rispetto al cambiamento, gli elementi presenti:
Figura 1. Modello degli elementi costitutivi del processo di pensionamento
Il modello sopra indicato intende proporsi come risposta allimmagine stereotipate del pensionamento. Infatti il pensionamento, generalmente non viene percepito come fenomeno in sé, ma decodificato (con una semplificazione annullante) come sinonimo di invecchiamento e addirittura come suo indicatore.
E allora proprio perché, si dovrebbe essere sempre un po improbabili. come ci dice Oscar Wilde, occorre formulare un tentativo per definire diversamente il fenomeno del pensionamento.
Al binomio pensionamento = invecchiamento dobbiamo sostituire un binomio più complesso, ma forse maggiormente esplicativo ed operativamente maneggiabile: pensionamento = cambiamento.
Ma se da una parte dobbiamo ricordare : lesistenza di un individuo umano dipende sempre ed in ogni momento da tre processi fondamentali che si possono considerare complementari luno allaltro. In qualsiasi ordine cè sempre e prima di tutto un processo biologico, di organizzazione gerarchica dei sistemi organici che costituiscono il corpo (soma); cè poi un processo psichico che organizza lesperienza individuale attraverso la sintesi dell io (psiche); e cè infine un processo di natura comunitaria dipendente dallorganizzazione culturale entro la quale si realizza linterdipendenza degli individui (ethos). (12) Dallaltra parte non dobbiamo dimenticare che al centro della persona cè lidentità o meglio il sentimento didentità che consiste nella nozione di esser separato e distinto dagli altri (13)
IL PUNTO DI ROTTURA: ALTERAZIONE DEL SENTIMENTO DI IDENTITÀ
Il sentimento di identità non è statico, ma si propone come risultato di un processo di interazione di tre rapporti o canali:
A. RAPPORTO DI INTEGRAZIONE SPAZIALE comprende la relazione delle varie parti del Sé tra loro, ivi compreso il Sé corporeo: esso serve a mantenere la coesione tra le varie parti suddette e permettere la comparazione e la distinzione del Sé nei confronti degli oggetti; tende alla differenziazione tra il Sé e il non Sé.
B. RAPPORTO DI INTEGRAZIONE TEMPORALE riguarda la relazione tra le varie rappresentazioni del Sé nel tempo: esso, stabilendo una continuità tra esse, fornisce la base del sentimento di essere se stessi.
C. RAPPORTO DI INTEGRAZIONE SOCIALE si riferisce, appunto, alla connotazione sociale dellidentità e consiste nel rapporto tra aspetti del Sé e aspetti degli oggetti quali si stabiliscono attraverso i meccanismi di identificazione proiettiva o introiettiva. (14)
Per altro il sentimento di identità esprime a livello preconscio e conscio una serie di fantasie inconsce che, una volta integrate costituiscono quella che potremo chiamare <<fantasia inconscia del Sé>>. In altre parole il sentimento didentità contiene una parte cosciente ed una inconscia (15)
Nella sua non staticità il sentimento didentità, in quanto risultante dal processo di integrazione dei tre rapporti - integrazione spaziale del Sé, integrazione temporale e sociale -
attraversa varie crisi durante la sua evoluzione (come avviene) nel processo analitico.
Le varie crisi che si verificano durante il processo analitico, corrispondono a crisi che compaioniono a cominciare dai primi periodi dello sviluppo normale. A partire dalla prima separazione madre-figlio alla nascita, seguita da uno stato confusionale e da un periodo schizoparanoide che si risolve in una prima posizione depressiva, questi cicli si ripetono durante tutta la vita. (16)
Il modello sopra indicato intende proporsi come risposta allimmagine stereotipate del pensionamento. Infatti il pensionamento, generalmente non viene percepito come fenomeno in sé, ma decodificato (con una semplificazione annullante) come sinonimo di invecchiamento e addirittura come suo indicatore.
E allora proprio perché, si dovrebbe essere sempre un po improbabili. come ci dice Oscar Wilde, occorre formulare un tentativo per definire diversamente il fenomeno del pensionamento.
Al binomio pensionamento = invecchiamento dobbiamo sostituire un binomio più complesso, ma forse maggiormente esplicativo ed operativamente maneggiabile: pensionamento = cambiamento.
Ma se da una parte dobbiamo ricordare : lesistenza di un individuo umano dipende sempre ed in ogni momento da tre processi fondamentali che si possono considerare complementari luno allaltro. In qualsiasi ordine cè sempre e prima di tutto un processo biologico, di organizzazione gerarchica dei sistemi organici che costituiscono il corpo (soma); cè poi un processo psichico che organizza lesperienza individuale attraverso la sintesi dell io (psiche); e cè infine un processo di natura comunitaria dipendente dallorganizzazione culturale entro la quale si realizza linterdipendenza degli individui (ethos). Dallaltra parte non dobbiamo dimenticare che al centro della persona cè lidentità o meglio il sentimento didentità che consiste nella nozione di esser separato e distinto dagli altri
IL PUNTO DI ROTTURA: ALTERAZIONE DEL SENTIMENTO DI IDENTITÀ
Il sentimento di identità non è statico, ma si propone come risultato di un processo di interazione di tre rapporti o canali:
A. RAPPORTO DI INTEGRAZIONE SPAZIALE comprende la relazione delle varie parti del Sé tra loro, ivi compreso il Sé corporeo: esso serve a mantenere la coesione tra le varie parti suddette e permettere la comparazione e la distinzione del Sé nei confronti degli oggetti; tende alla differenziazione tra il Sé e il non Sé.
B. RAPPORTO DI INTEGRAZIONE TEMPORALE riguarda la relazione tra le varie rappresentazioni del Sé nel tempo: esso, stabilendo una continuità tra esse, fornisce la base del sentimento di essere se stessi.
C. RAPPORTO DI INTEGRAZIONE SOCIALE si riferisce, appunto, alla connotazione sociale dellidentità e consiste nel rapporto tra aspetti del Sé e aspetti degli oggetti quali si stabiliscono attraverso i meccanismi di identificazione proiettiva o introiettiva.
Per altro il sentimento di identità esprime a livello preconscio e conscio una serie di fantasie inconsce che, una volta integrate costituiscono quella che potremo chiamare <<fantasia inconscia del Sé>>. In altre parole il sentimento didentità contiene una parte cosciente ed una inconscia
Nella sua non staticità il sentimento didentità, in quanto risultante dal processo di integrazione dei tre rapporti - integrazione spaziale del Sé, integrazione temporale e sociale -
attraversa varie crisi durante la sua evoluzione (come avviene) nel processo analitico.
Le varie crisi che si verificano durante il processo analitico, corrispondono a crisi che compaioniono a cominciare dai primi periodi dello sviluppo normale. A partire dalla prima separazione madre-figlio alla nascita, seguita da uno stato confusionale e da un periodo schizoparanoide che si risolve in una prima posizione depressiva, questi cicli si ripetono durante tutta la vita.
GLI ELEMENTI IN GIOCO
Il pensionamento costituisce una alterazione dellidentità delle persone. Questa alterazione viene determinata da una serie di altre modifiche del
Sé
Ruolo
Status
Lidentità soggettiva, condizionata fortemente dai cambiamenti intervenuti sul sé, sul ruolo e sullo status, entra in relazione con la
Personalità
del singolo generando risposte diverse a seconda dei singoli profili.
La situazione che si viene a creare a valle di questo nuovo rapporto tra le variabili sopra citate, necessita di una elaborazione che si proponga come risposta possibile ai disagi, alle incertezze, alle paure/desideri che la nuova situazione ha molto spesso determinato.
Ma la costruzione di una elaborazione positiva della situazione creatasi appare problematica, anche sulla base della comparsa di tre fattori quasi sempre presenti sulla scena del cambiamento attivato nel processo di pensionamento:
Impossibilità della Reiterazione
Difficoltà della Socializzazione
Difficoltà della Riprogettazione
Sullinsieme di questi aspetti ci soffermeremo più avanti cercando di ragionare sulle caratteristiche e di approfondirne i contenuti.
Se da un lato possiamo essere daccordo con De Bono quando asserisce che: la valutazione positiva non nasce dalla percezione di un vantaggio, ma la precede , per altro verso potremmo, per iniziare ad approfondire la specificità del pensionamento, parafrasarlo nei seguenti termini: la valutazione negativa non nasce dalla percezione degli svantaggi, ma li precede. (17)
Il pensionamento rappresenta un cambiamento, un passaggio storico sostanziale e in ogni caso diverso dagli altre modificazioni che le persone si trovano a dover affrontare nellarco della propria esistenza. La sua specificità consiste nel caratterizzarsi come processo/evento che non può essere declinato come CAMBIAMENTO ma necessita di una dizione diversa.
Possiamo, in questo senso, riferirci a CAMBIAMENTI (ovviamente oltrepassando il semplicistico trasporto di un termine dal singolare al plurale) come modalità che rappresentano lelevato livello di complessità intrinseco, la presenza di un fattore tempo, che agisce su vari livelli. E, non ultimo, il numero di variabili che entrano in gioco e la possibilità che proprio un trattamento diverso delle stesse variabili, dia risultati completamente diversi.
Nei confronti del pensionamento registriamo una definizione comune che però ci appare insufficiente:
DEFINIZIONE (A)
per pensionamento si intende quella situazione per cui una persona dalla condizione di dipendente di una realtà organizzativa/produttiva che, attraverso il suo lavoro cresce (e per questo egli viene retribuito), passa ad altra condizione, uscendo dal ruolo di dipendente continuando ad essere retribuito, ma da unorganizzazione sociale che ha gestito e capitalizzato i suoi versamenti.
Appare opportuno proporre unaltra definizione che, assuma come utile la precedente, ma ne descriva in modo più compiuto le caratteristiche specifiche.
DEFINIZIONE (B)
Per pensionamento sintende un fenomeno costituito da tre parti
1. PROCESSO che precede il momento del PASSAGGIO IN QUIESCENZA
2. EVENTO-QUIESCENZA
3. PROCESSO che si attiva a valle dellEVENTO-QUIESCENZA
Emerge la necessità di osservare da vicino le tre parti proposte.
PROCESSO che precede il momento del PASSAGGIO IN QUIESCENZA
Il periodo che precede landare in pensione ha una durata temporale tendenziale di alcuni anni (in genere da un minimo di 2/3 ad un massimo di 5) e dipende da vari fattori: i livelli di certezza/incertezza rispetto allattendibilità della presunta data di passaggio, il profilo di personalità del singolo, la soggettiva modalità di approccio a ciò che non si conosce. In ogni caso, questa fase si caratterizza come processo proprio in funzione degli elementi che lo costituiscono e della copresenza, anche contraddittoria, di speranze e paure, di proiezioni e di identificazioni, di progettualità tendenziale e di assenza di prospettive. Insieme a tutto ciò matura un sentimento complesso che definiremmo interrogativo: a fronte dellaumento dei quesiti, anche tra loro contraddittori, diviene sempre più difficile ed incerta la possibilità di formulare ipotesi attendibili e, quindi, di individuare risposte convincenti.
Dentro questo primo processo si attiva una dinamica che può mettere in crisi lidentità del soggetto. Lidentità <propria> di una persona - secondo Laing - non può mai prescindere completamente dallidentità altrui; la sua identità, in una certa misura, dipende dallidentità che gli altri gli attribuiscono, nonché dalle identità che egli attribuisce agli altri, e in definitiva dalla o dalle identità che egli suppone gli siano attribuite. (18)
Nella fase precedente al pensionamento si determina una situazione che inizia ad intaccare i riferimenti che permettevano normalmente la strutturazione ed il mantenimento della propria identità. Le fantasie sul significato del processo in atto (neppure chiaro in quanto a contenuti e modalità attuative), la dimensione del tempo, lidea di avvenire che si slega dalla realtà sociale attuale di riferimento, determinano alcuni effetti nocivi. Occorre, inoltre, registrare lo spostamento fantasmagorico da una dimensione conosciuta, fatta di ritmi noti, riti affermati, consuetudini radicate, alla dimensione dellignoto. Tutto ciò alimenta una indeterminatezza che non può non determinare una ricaduta sulla identità soggettiva. Infatti di fronte al cambiamento lindividuo reagisce non solo con langoscia per la nuova situazione (anche quando la stessa non si sia ancora determinata ma semplicemente collegata ad una ipotesi non eludibile), ma anche con sentimenti depressivi, dato che cambiare (pensare al cambiamento che verrà) significa perdere precedenti rapporti o situazioni (lutto per loggetto) e anche perdere aspetti del proprio Sé (lutto per il Sé) . (19)
Uno degli aspetti che maggiormente alimentano una difficoltà nel mantenimento di un equilibrio dellidentità soggettiva, va ricercato ed individuato nellattivazione di quei meccanismi che determinano la rottura del rapporto con laltro da sé.
Viene meno, infatti, la dimensione specchio che caratterizza (va) la relazione sociale stabile. Quella specifica relazione per cui laltro (laltro da sé) rappresenta la conferma di chi io sia (processo identificativo di ritorno).
In questo senso, la persona in procinto di accedere alla pensione diviene altro rispetto a chi rimane.
Chi rimane nellorganizzazione non vede più nel pensionando se stesso, ma un altro da sé non contenuto nella sua persona. La distanza da lui risulta, per altro, in qualche modo inaccettabile man mano che se ne avvicina il distacco. Leffetto specchio decade. Chi rimane non si vede in chi va via. Chi va via non riesce più a vedersi attraverso chi resta.
Non vengono più riflessi, su colui che si appresta al pensionamento, il senso del Sé, alcuni aspetti della propria identità, la propria immagine.
Vengono meno, con la perdita secca della figura riflessa, gli elementi che rendono possibili le operazioni di riconoscimento e di autoriconoscimento.
Nel futuro pensionato inizia a registrarsi una perdita non secondaria della sua immagine, e con essa parte del Sé e della propria identità.
Una dimensione di perdita che potremmo definire preventiva, anticipatoria rispetto ad una posizione sociale non ancora acquisita e predittiva rispetto ad una serie di difficoltà che potrà incontrare con il passaggio effettivo al pensionamento.
Nella fase che precede il pensionamento effettivo e che abbiamo definito processo, spesso si vivono sentimenti diversi e anche opposti.
Di fronte al pensionamento, ad una data che nei fatti cambia radicalmente la vita di una persona, la stessa si trova a non avere alcuno spazio decisorio e a ritrovarsi a subire una data, i suoi significati, senza poter essere, spesso, in alcun modo soggetto di negoziazione. Questo appare un elemento paradossale e paralizzante. La vita, le relazioni sociali, lessere insieme con gli altri ci rimanda dallinfanzia in poi, alla contrattazione, alla negoziazione. Al fatto ed appare anche una necessità - che nella vita si debba ricercare uno spazio tra la dimensione soggettiva (con il pericolo di deviazione egoiche o con una gestione non accettabile del narcisismo del quale siamo tutti in modo diverso forniti), e i processi di oggettivazione che, anche sulla base delle regole sociali impongono a tutti una distanza. Quella separatezza che rendendoci oggetti, da una parte ci aliena ma dallaltra consente le mediazioni sociali che le singole soggettività (spesso eccessivamente individualiste) non permetterebbero. Landare in pensione può rappresentare la perdita secca della stessa capacità di negoziazione individuale e sociale e può essere vissuta come rappresentativa della perdita di Sé individuale e sociale.
Non a caso la stessa decisione burocratica dellessere inviato in pensione non tiene in molti casi in alcuna considerazione i desiderata della persona.
Parrebbe comprensibile e giustificata, unattesa del singolo (almeno sotto il profilo negoziale) basata sulla possibilità di esercitare un (forse anche limitato) influenzamento rispetto alla determinazione dellevento pensionamento, ovvero alla modalità di avvicinamento allo stesso.
Tutto ciò non appare quasi mai possibile e la stessa impossibilità diviene matrice di non pochi effetti secondari.
Un altro aspetto i cui contenuti possono attivare le difficoltà del pensionamento come processo, possono essere intraviste in quella che potremmo definire la nascita e lo svilupparsi di una comunicazione perversa.
In modo particolare nellanno che precede il pensionamento, matura una relazione sociale molto diversa da quella che si attivava in passato. Caratteristiche e qualità della stessa variazione appaiono più evidenti nella realtà lavorativa a cui appartiene il pensionando. Analizzandone gli stili di comunicazione appare abbastanza chiaro come la stessa sia improntata al fraintendimento. Come se si costruisse, quasi esclusivamente, sul feed-back negativo.
Questa modalità di comunicazione si struttura su codici interpretativi che vengono alterati a fronte di una significativa variazione della collocazione sociale (e quindi di lettura della realtà) intervenuta tra gli interlocutori . Quando il pensionando entra in comunicazione con un suo compagno di lavoro si riferisce a lui presupponendo implicitamente che questi sia omologo a sé. Il che non risponde, in alcun modo, ai sentimenti dellaltro. Infatti, il collega non solo non accede alla pensione ma, al contrario, ha unattesa di permanenza nel lavoro di molti anni. Tutto ciò potrà alimentare nei confronti dellinterlocutore fantasie e letture positive e/o negative, le quali risulteranno comunque assolutamente distoniche con i vissuti reali e/o emotivi del pensionando. Il compagno di lavoro si trova, quindi, ad ascoltare laltro pensandolo come non più intrinseco alla sua situazione e lo colloca dentro una decodifica che (difensivamente) lo differenzia fortemente. Questa dinamica difensiva può giungere ad escludere laltro dal proprio campo.
La rottura si costituisce perché la nostra immagine non è possibile senza le immagini degli altri. Io e Tu non sono possibili senza laltro [
]Lambiente esterno, così come può provvedere alle condizioni necessarie per lo sviluppo e consolidamento del sentimento di identità (rapporto di integrazione sociale), può anche perturbarlo e annullarlo sino a limiti insospettabili. (20)
Il passaggio al pensionamento (nelle sua fase di avvicinamento allo stesso) si amplifica parallelamente a quella che E. Jacques definisce la crisi della media età. Questa consiste nella necessità che il singolo affronti e faccia propria la tendenza verso un declino, verso un nuovo ciclo dellesistenza ed in ultima analisi entri in relazione con il fattore maggiormente rimosso: la morte e la sua ineluttabilità. Le modalità operative attraverso cui si articola il fenomeno risentono fortemente delle caratteristiche delle singole psicologie. Infatti, se la dimensione fisiologica non regge allurto della crisi, possono insorgere e svilupparsi forme patologiche, forse anche non completamente nuove, ma con aspetti di complessità assolutamente specifici.
Questa crisi, o meglio la sua insorgenza, appare legata ad un rito specifico che ne veicola le caratteristiche e ne sviluppa i contenuti.
Questo rito è costituito dal bilancio della propria esistenza.
Il bilancio è condizionato fortemente dalle peculiarità fisiche e psichiche dellindividuo e dal clima sociale in cui esso nasce e si struttura. Il suo significato, inoltre, può variare anche sulla base degli effetti scaturiti dai bilanci che precedentemente il soggetto ha attivato. Tutto ciò condizionerà il bilancio stesso ma la maggiore veridicità, ovvero la tendenziale falsificazione dei risultati,dipenderanno, in larga misura, dalla capacità di controllo di queste variabili da parte del soggetto .
Si tenga conto che lo stesso bilancio della propria esistenza risente fortemente delle ipotesi, delle costruzioni, delle fantasticherie (consapevoli e non consapevoli) sul dopo e specificamente sul dopo bilancio.
Quando le persone entrano nel processo che le porterà in pensione si trovano ad innescare una valutazione complessiva del proprio operato, complessificata però da difficoltà aggiuntive (tutti i bilanci sono operazioni difficili, onerose e delicate). Queste possono determinare un effetto negativo sia sulla sua realizzazione, sia rispetto ad un possibile uso perverso dei risultati scaturiti.
Latmosfera nella quale si costruisce questo bilancio non può non risentire di alcuni elementi di rottura che incombono sul soggetto e sulla sua identità.
La possibile frattura con la realtà si consumerà attraverso:
1. Lallontanamento dal posto di lavoro come luogo costitutivo la quotidianità
2. Con esso la perdita secca di molti fattori che generavano nel singolo sicurezza e ritualità (pur nella copresenza di elementi acuti di conflitto)
3. La privazione di quella rete sociale che ogni giorno contribuiva a dare significato a sé e permetteva un rispecchiamento fondamentale per lattivazione dellequilibrio soggettivo
4. Lazzeramento della dimensione di negoziazione sociale che si attiva nellespulsione del singolo rispetto a modalità e tempi del pensionamento determinati da norme e loro applicazioni (queste rendono la persona esclusivamente oggetto del passaggio alla quiescenza)
5. Lindeterminatezza del senso del dopo, tutto racchiuso allinterno di posizionamenti che possono assestarsi tra il senso di morte, la sua insostenibilità, e la speranza onnipotente del benessere permanente
Questa la cornice alla stesura di un bilancio che da una parte possiamo vedere come atto liberamente scelto, ma che per altro verso ci appare come atto dovuto ed in qualche modo automatico (il che non significa che sia totalmente cosciente, ma non per questo meno vero e comunque generatore di effetti) .
Le considerazioni precedenti ci fanno supporre che non pochi bilanci si potranno rivelare tendenzialmente falsi e comunque caratterizzati da una notevole dose di perversione intrinseca.
Sembrerebbe corretto ipotizzare che spesso i soggetti si sentiranno fatalmente a ridosso di una valutazione polare, senza che la stessa corrisponda realmente ai successi e ai fallimenti ottenuti.
Compare un rischio elevato determinato proprio dalla presenza di condizioni che spostano in modo rilevantissimo la lettura dei trascorsi soggettivi.
Quindi nella stessa ricostruzione delle esperienze precedentemente attivate, si possono creare distorsioni, rimozioni, falsificazioni con lobiettivo inconsapevole di adeguarsi ai sentimenti riguardanti il proprio presente, ovvero il proprio futuro.
Questa operazione può svilupparsi o in linea con gli stessi impulsi presenti o per negarli.
Ma il bilancio, costruito con le modalità sopra esposte, diverrà parte fondamentale della stessa modalità con cui le persone si avvicineranno alla pensione.
Passiamo ad analizzare, nel passaggio al pensionamento, le componenti che influenzano in modo determinante la percezione di sé e della propria identità. Nellordine avevamo proposto due aspetti di perdita e tre elementi di difficoltà.
Da una parte compare la perdita del ruolo e una alterazione significativa dello status, dallaltra registriamo le difficoltà di reiterazione, di socializzazione e di riprogettazione.
RUOLO
Per ruolo(i) intendiamo linsieme delle attività che una persona svolge nella sua vita attraverso le quali si rappresenta socialmente. Questo determina unattesa di risposta, di conferma e di validazione. E proprio il ritorno degli altri, la risposta collettiva, la retroazione sociale, si configurano come conferme del soggetto costituendosi come elementi basilari del Sé e della propria identità, in ultima analisi del proprio equilibrio.
Se è condivisibile che ogni persona svolga molti ruoli ed anche contemporaneamente, è altrettanto evidente che non tutti i ruoli abbiano la stessa preminenza. Il ruolo collegato al lavoro, allattività produttiva nella quale il soggetto è inserito, alle funzioni che il singolo ricopre nellorganizzazione, rappresentano un elemento di assoluta strategicità.
La quantità di tempo trascorso rispetto alle ore/giorno vissute, la qualità delle energie impegnate, il livello di interazione sociale agito, il tasso di pensabilità attivato, rendono il ruolo ricoperto nel lavoro un elemento e un valore che non può, una volta abbandonato, non provocare effetti anche devastanti. Infatti: alcune persone, quando vengono separate dal loro ruolo, per esempio la perdita del lavoro in seguito a licenziamento o pensionamento, vanno incontro a breakdown mentali o fisici, a gravi regressioni e perfino alla morte. (21)
STATUS
Con questo termine intendiamo non solo la radice latina con cui si indicava la condizione giuridica di un soggetto, ma anche luso che nella sociologia e, per derivato, nella psicologia il termine ha assunto: la posizione sociale da un lato e il prestigio dallaltro.
La posizione sociale, ovvero il sistema di relazioni a cui sono connessi determinati diritti (spazi) e doveri (vincoli) che hanno una oggettivazione nel compenso, espresso attraverso qualche forma di ricchezza, di reddito, di potere, di autorità.
Per prestigio, invece , intendiamo quella valutazione di cui è oggetto una persona sulla base di certe sue caratteristiche che possono derivare o da suoi sforzi personali, come la capacità professionale o da aspetti connessi alla nascita.(22)
Possiamo fare nostra anche la terza definizione di L. Gallino che propone lo status come complesso pluridimensionale di risorse sociali, di cose positivamente valutate o ambite in una società [
.] che sono attribuite o che comunque afferiscono ad una posizione ossia a chi la occupa. Illuminante lo stimolo di L. Gallino nel suo indicare lo status come aspetto allocativo di una posizione sociale.
Le tre dimensioni con le quali abbiamo avvicinato il termine status propongono con immediatezza le difficoltà che possono scaturire dalla sua scomparsa e dalla perdita di quel posizionamento sociale direttamente correlato al ruolo precedentemente agito. Il ruolo riverbera lo splendore dello status e lo status decade immediatamente con la perdita del ruolo.
Perché si possano creare le condizioni di un nuovo e diverso status occorre prendere le distanze dalla condizione precedente evitando lo slittamento automatico nel luogo comune pensione = vecchiaia. Questo binomio può generare uno status fantasma che agisce come rinforzo rispetto a orrori preesistenti.
Infatti: la nostra cultura produce rappresentazioni negative della vecchiaia (e del cambiamento), che si uniscono alle angosce personali, le alimentano e ne sono alimentate, portando alla rimozione (in parte, non a caso, coatta) del problema. (23)
REITERAZIONE
Per reiterazione intendiamo quel processo per cui il soggetto può tornare alloggetto per riviverlo e modificarne il senso. Nel caso dellallontanamento dal luogo di lavoro, proiettivamente percepito come parte consistente di sé, questa possibilità appare fortemente compromessa. Lentità dalla quale si è stati allontanati, come effetto diretto ed immediato del pensionamento, diviene spazio impraticabile, luogo legato ad una memoria tendenzialmente statica, valore che appare intrattabile, troppo carico di storia e di alterazioni sedimentate. La possibilità di attivare dinamiche di reiterazione viene nei fatti inibita dallassenza del soggetto dai luoghi nel quale lo stesso possa ricostruire la propria esperienza e dalla mancanza di quelle relazioni che potrebbero permettere e validare le necessarie riletture.
SOCIALIZZAZIONE
Il passaggio da una vita regolata sul ritmo, su lorologio del lavoro, ad una nuova forma di vita che non ha più al centro lattività produttiva, rappresenta tendenzialmente la possibilità di trovarsi a stretto contatto con un trauma, con una perdita fortissima. Questo cambiamento può essere assimilato nei suoi effetti a quello provocato dallalterazione del fuso orario al termine di un viaggio in aereo, quando ci troviamo a vivere uno stato di malessere che necessita della componente tempo per riacquisire il naturale ritmo biologico. Ma nel caso del pensionamento non si tratta di darsi il tempo di riacquisire una situazione precedente, ma di darsi il tempo e gli strumenti per andare in un altro luogo con altre cose, per costruire un equilibrio completamente diverso.
Quasi mai la presenza di unattività (lavorativa) nuova del soggetto è rimandabile alla forza, alla determinazione e allenergia attivata dal singolo nella precedente occupazione. Prima il lavoro si costituiva come luogo dei valori del soggetto, delle sue abitudini che, proprio nel lavoro, trovavano un elemento centrale, un asse, la base stessa di un sostegno di sé, di un appoggio gruppale, di una motivazione esistenziale, di una giustificazione sociale. Questo il contesto nel quale si formava, con il contributo centrale degli altri, la dimensione sociale del singolo.
Con il pensionamento si viene tendenzialmente espulsi da quel gruppo che costituisce parte essenziale della propria identità, luogo centrale della relazione, il quale fa del soggetto un elemento singolo, irripetibile e, contemporaneamente, un componente.
La dinamica di gruppo sviluppatasi nel mondo del lavoro con le sue specificità istituzionali, relazionali, amicali, va in crisi e si lacera.
Il gruppo di riferimento del pensionando, tende ad espellerlo. Egli rappresenta, inconsapevolmente, una mina vagante rispetto al gruppo costituitosi nel campo lavorativo e, comunque rispetto alla sua integrità. E unentità diversa, potenzialmente disgregatrice in quanto rompe, con la sua uscita, il senso di appartenenza degli altri e prefigura un mondo altro al quale tutti saranno chiamati ma che, come tale, costituirà la temuta fine del gruppo stesso ed il crollo del suo significato.
Si generano, nei suoi confronti, sentimenti differenziati di forte valenza che oscillano dallinvidia alla compassione. Invidia da una parte per un presunto futuro benessere del pensionando, contrapposto alla durezza del dover ancora soggettivamente soggiacere alla legge del lavoro e alle sue regole coercitive. Compassione dallaltra parte per una persona che, uscendo dal processo produttivo, rischia di non trovarsi più e di perdersi come soggetto e come potenziale. Emozioni di questo secondo tipo possono venire associate alla morte dellaltro. E quindi alla propria.
Anche per questi motivi si determina, intorno a chi va in pensione, apparentemente, molto rumore, ed una chiassosa frenesia ( feste di commiato, il regalo di fine carriera, i discorsi per la cerimonia, ecc.) ma anche, e soprattutto, un assordante silenzio.
Ma, il silenzio, come sappiamo, è complice del male. (24)
Un'altra dimensione di difficoltà nella quale si trova il futuro pensionato, rispetto alla socializzazione, consiste nel tendenziale rifiuto della sua persona da parte di coloro che pensionati sono già. In quanto non appartenente, egli costituisce ricordo doloroso di un tempo passato. Questa la tenaglia al centro della quale si può venire a trovare il pensionando: rifiutato dai compagni di lavoro attuali e interdetto alla relazione con i suoi futuri omologhi.
Inaccettato dai primi, ed ancora inaccettabile per i secondi.
RIPROGETTAZIONE
Progettare significa cambiare qualcosa, (accettare di poter cambiare, accettare di dover cambiare e i due elementi potere/dovere ci portano in campi tra loro non poco diversi) ovvero costruire unipotesi, sviluppare una strategia, individuare delle alternative, valutare le risorse ed i vincoli. In altri termini per progettare sono necessarie delle condizioni di base di carattere multiplo (psicologico, di equilibrio, di metodo) spesso assenti in contesti caratterizzati da crisi e difficoltà legate al passaggio alla pensione.
La ri-progettazione si configura come una progettazione ad alto rischio aggiunto.
Rappresenta un passaggio che oggettivamente si complessifica dovendosi attivare in un contesto che necessita di una preventiva rivisitazione di quanto precedentemente progettato nei vari risultati ottenuti o falliti. Si rende quindi necessaria una distanza, per poter pensare al passato senza che questo neghi il futuro, e una dissociazione dal futuro per non rimuovere il presente.
La fase di passaggio dal lavoro al pensionamento si rivela come una difficoltà che non aiuta lattivazione di progetti, ovvero la rivisitazione dei progetti precedenti e la costruzione di nuovi. Per altro, intorno al pensionamento, circolano molte favole progettuali in verità spesso banali, stereotipate e scarsamente autentiche. Si passa dal tipico adesso leggerò tutti i libri che non ho letto al rituale andrò a visitare le località che prima non ho potuto visitare ed ancora finalmente potrò dedicarmi al mio hobby preferito. Queste dizioni rivelano un limite strutturale. Infatti la dimensione di progetto, individuabile dietro le parole proposte, appare fortemente condizionata dal rapporto del singolo con il proprio passato. Passato che si mostra non sufficientemente elaborato, e come tale, capace di annebbiare il futuro e renderlo unappendice di quel tempo trascorso senza che (il futuro) acquisisca la sua specificità e la sua forza.
Proporre una riprogettazione in un contesto di cambiamento così complesso e saturo di contenuti multipli e contraddittori, di emozioni profonde soventemente non riconosciute, di fantasie disarticolate e di segno opposto, significa dover veleggiare in acque tempestose e sconosciute.
Per poter riprogettare appare necessario, preventivamente, che le persone trovino lo spazio, le energie e la disponibilità che consenta loro di attivarsi in un utile e necessario lavoro su di sé, quale movimento, appunto, preventivo, per poter guardare il futuro con occhi diversi.
Non si tratta di negare il passato, evidentemente, ma di costruire un rapporto con il proprio vissuto che superi la dimensione meccanica di peso trascinato e assuma, nel superamento dinamico del rischio rimpianto, una specificità propria, capace di permettere la costruzione di idee nuove, con un basso coefficiente di replicazione.
Riprogettare significa avventurarsi verso la libertà che diventa, dunque, la capacità che ciascuno sviluppa dentro di sé, aiutato dagli altri, di rendere coscienti le sorgenti del desiderio e perciò dellansietà. [Infatti] la quintessenza della libertà è la presa di coscienza. (25)
EVENTO-QUIESCENZA
Il giorno fissato, il grande giorno giunge repentino e lentissimo.
Avviene molto spesso che gli ultimi giorni di permanenza sul luogo di lavoro subiscano una forte scansione numerica. Si sente dire: fra un anno sono fuori, 365 giorni ancora e poi mi distacco oppure mancano 125 giorni e tra 90 giorni vado in pensione ma anche devo restare 37 giorni e poi via!. Nei giorni che precedono levento si ascoltano riferimenti del tipo il 30 giugno finisco o anche il primo luglio sono in pensione.
Questo parlare/parlarsi del distacco, questo proporre una distanza da inserire tra un oggi forse problematico e un domani assolutamente oscuro, questo diversificarsi dellidentità attuale rispetto a quella che ci denoterà dopo, rappresentano, spesso, un tentativo di evidenziare il passaggio agognato da una parte, e dallaltra, una manovra volta ad occultare il cambiamento incombente. Lobiettivo più profondo parrebbe consistere, in definitiva, nellattivazione di una forma di sublimazione che, agìta attraverso un dichiarato enfatico, utilizza poi queste forme e queste modalità per mascherare lincertezza, il timore e lansia che spesso si cumulano prima del pensionamento. Lipotesi di una presenza di meccanismi di sublimazione appare rafforzata dalla capacità di trascinamento costituita dai riti di uscita/espulsione. Quei riti, spesso promossi dallo stesso soggetto in uscita per motivi di rispetto della norma o come ultima (e qualificante) riprova di appartenenza, diventano gli strumenti che accompagnano lindividuo al di fuori di quella realtà lavorativa. Quella che per lungo periodo ha costituito la sua bussola personale e sociale, il suo punto di riferimento, la sua chiave della realtà.
Feste, pranzi, rinfreschi, cocktail, brindisi, discorsi, regali, testimonianze, poesie, la consegna di oggetti che testimoniano il passaggio, sorprese: allinterno di questi momenti si sviluppano rituali che comportano solide promesse rispetto al futuro, commossi rimpianti per il vuoto lasciato nellorganizzazione, sentiti ringraziamenti per limperituro impegno profuso, profondi riconoscimenti per la dedizione testimoniata nel tempo unitamente al rimarrà esempio per tutti noi.
Per altro verso si osservano colleghi che durante le celebrazioni appaiono maggiormente interessati allindividuazione di colui che potrà essere collocato nel posto reso vagante dal pensionando. Non manca altresì, chi manifesta il suo piacere perché un nemico si allontana dal territorio (che dora in poi non sarà più comune), o chi infine indirizza nei confronti delluscente elogi che vogliono significare, invece, denigrazione.
Dentro la preparazione prima, e durante i citati riti, si sviluppano dinamiche articolate e multiformi. I soggetti coinvolti scambiano un inquietante mix di sentimenti e di emozioni, di proiezioni e di attribuzioni. Questa modalità interattiva costituisce per lattore principale una progressiva esposizione a tensioni diverse e spesso tra loro polari. Il risultato emotivo del pensionando comporta il dover rispondere allinsieme degli stimoli presenti, con il rischio devastante di ritrovarsi ulteriormente lacerato in una situazione che necessiterebbe, invece, di forza ed integrità per poter guardare il mondo dentro di sé ed intorno.
PROCESSO CHE SI ATTIVA A VALLE DELLEVENTO-QUIESCENZA
A valle dei riti di passaggio e delle varie manifestazioni che rappresentano la condizione precedente, il neo-pensionato tende ad affrontare la nuova fase come se ladattamento alla mutata situazione avvenisse in modo automatico. Tutto questo, però, in alcuni casi, viene vissuto in una condizione generale di tendenziale disturbo, causato da una estraneità provocata dalla rottura degli equilibri quotidiani che erano precedentemente scanditi dal tempo di lavoro e dai ritmi che lo stesso determinava. Quindi diviene operante una difficoltà costituita dalla indeterminatezza dei confini ecologici, da una dilatazione anomala del tempo/giornata, da un senso di minor energia, dalla ricerca di un equilibrio che si vorrebbe immediato e che per ragioni strutturali necessita, invece, di spazio e, paradossalmente, di tempo ed energia.
Accanto a questi elementi iniziali si registra, nel volgere di un numero limitato di settimane, tutta la dimensione potentissima dellesclusione, dellespulsione, della non appartenenza.
Un forte indicatore che rappresenta le caratteristiche e lestensione del fenomeno allontanamento è rappresentato dalla modificazione radicale delle dinamiche di comunicazione. Infatti, il neo pensionato si trova a dover registrare una caduta tendenziale di quantità e qualità dei contatti con quelli che ormai sono definibili, prevalentemente, come ex colleghi. Si registra spesso una diminuzione della comunicazione talmente estesa da provocare nel soggetto una reazione di tipo dissociativo, come se si trovasse a transitare da una dimensione sociale attraverso cui si riconosceva, a un nuovo stato costituito da diversa struttura, di cui però, non sono chiari i confini.
Si assiste, da una parte, ad un fenomeno di espansione abnorme della solitudine intesa come dinamica non scelta (ma subita), dallaltra, alla trasformazione/perdita di una parte consistente della socializzazione. La socializzazione che, rappresentando uno dei fattori fondamentali di equilibrio della personalità, diviene fonte di difficoltà significativa nel momento in cui la sua portata viene limitata o da fattori soggettivi, ovvero da dimensioni ambientali. La patologia principale del pensionamento si annida nellidea che del fenomeno ci siamo costruiti e che gli altri, in qualche modo, hanno contribuito a strutturare.
INTERVENTO/RISPOSTA ALLA DEPERSONALIZZAZIONE INDOTTA DAL PENSIONAMENTO
Le modalità con cui le persone reagiscono al pensionamento sono molto diverse.
Vorremmo, quindi, sintetizzare una linea dazione, unipotesi, una strategia che si ponga lobiettivo di ricondurre sintomi insensati alle loro origini ricche di senso, richiamandoli a ragioni più profonde. Sempre con Hillman Stiamo cercando una casa ai fatti che ci succedono. I sintomi fanno più male quando non sanno quale sia il loro luogo di appartenenza. (26)
Ovvero, per dirla con i termini di una mia amica scrittrice, aiutare le persone a rispondere al pressante quesito: Come devo organizzarmi le emozioni (?) (27)
Questo contributo intende soffermarsi prevalentemente intorno a quelle realtà costituite da persone che esprimono elementi di disagio, difficoltà, ostacolo rispetto alle nuove caratteristiche di vita che il pensionamento provoca. Per ricercarne, insieme a loro, motivi, elementi e meccanismi ed ipotizzare forme di intervento che permettano la trattabilità delle componenti che generano tali onerosità.
Si può condividere il paradigma per cui le difficoltà che i soggetti esprimono, altro non siano che il risultato, lindicatore, il sintomo di un problema che non ha trovato luoghi, tecniche e modalità per essere trattato. O forse sarebbe più corretto fare riferimento alla presenza di problemi, variamente articolati nella tipologia e nel tempo, che si sono condensati in malessere.
Questo malessere trova, tra laltro, un sostegno nella sua fase iniziale attraverso la presenza rinforzante di una serie di fantasie. La base inconscia di tali fantasie - non a caso - è connessa col problema dellidentità e con un profondo timore del cambiamento
in queste crisi, quello che deve essere affrontato è in essenza il problema della elaborazione patologica del lutto per il Sé (28). In questo contesto ci pare opportuno chiarire che il riferimento alle fantasie non rimanda tanto alla attività immaginativa, quanto al concetto di fantasma unitamente a quellarticolazione del pensiero più vicina al sogno diurno, detta fantasticheria.
Una modalità abbastanza evidente e maggiormente diffusa, possiamo intravederla in quel sentimento omnivoro e avvolgente da cui spesso sono accompagnate le persone negli anni del pensionamento: la rassegnazione. Attraverso questa la persona comunica una forma di disagio che rappresenta in sé una risposta del soggetto alle difficoltà incontrate.
RASSEGNAZIONE: il termine deriva dal latino ed assume il significato di: re-signare << dissuggellare, svelare >> oltre che << restituire un incarico >> , e signum con cui si intende << segno, marchio, sigillo >>. Forse, allora, bisognerebbe intendere la rassegnazione come ri-significazione, un ripensare al significato della nostra posizione, una re-visione dellidea di incarico. (29)
I sentimenti che spesso accompagnano le persone nella fase di transitamento prima, e di permanenza poi, nella condizione di pensionato, possono essere proposti in mix diversi i cui contenuti di base potrebbero contenere singolarmente o congiuntamente elementi quali:
Aggressività, Agitazione, Angoscia, Ansia, Colpa, Colite, Depersonalizzazione, Depressione, Inadeguatezza, Indeterminatezza, Indolenza, Insicurezza, Inutilità, Paura, Pessimismo, Sbandamento, Sfiducia, Silenzio, Terrore, Tremolio, ecc.
E ancora meccanismi di difesa: Diniego, Drammatizzazioni, Idealizzazioni, Identificazioni, Intellettualizzazioni, Negazioni, Proiezioni, Regressioni, Rimozioni, ecc.
Ma anche difficoltà a stabilire relazioni, fatica nel mantenerle, impedimento ad individuare concordanze, freno nella ricerca di connessioni.
Ci troveremo quindi, a lavorare sui sentimenti e sui meccanismi, sulle emozioni che diventano per le persone gabbie, sulle difficoltà che possono rendere fortemente penosa questa fase dellesistenza.
Potremo scoprirci a contatto con persone che manifestano livelli diversi di difficoltà, ma, come sostenuto da Arlow e Brenner in una relazione al Congresso internazionale di Roma (1969), con una possibile presenza di un continuum fra nevrosi e psicosi. A loro avviso - infatti nevrosi e psicosi potrebbero essere spiegate da ununica teoria, quella della seconda topica di Inibizione, sintomo e angoscia (1925) schematizzabile nella successione conflitto-angoscia-difesa-sintomo. (30)
Sarà quindi necessario, in questa azione di sostegno delle persone, fare riferimento alla strumentazione della pratica professionale analitica. Saranno privilegiati, quindi, linsieme dei meccanismi classici, le risposte, le dinamiche attraverso cui si possono leggere i segni del disagio interno. La costruzione di questo intervento prevede la creazione di un gruppo con le singole soggettività dei suoi partecipanti e la presenza di un formatore. Questo luogo, questo setting dovrebbe porre le basi per una rilettura del processo di pensionamento, permettendo il trattamento dei contenuti consapevoli e inconsapevoli per giungere, poi, ad una rielaborazione del malessere accumulato nel processo di cambiamento.
Al centro le storie di vita, le fantasie, i fantasmi, le libere associazioni, i sogni sognati.
Come dire: segnali, spie, indizi, ma anche cadiamo a pezzi per separarci, e anche per riunirci. Limportante è ciò che facciamo dei brandelli e dei cocci. (31)
Ma anche lo scambio di frammenti di vita, di paure, di speranze.
Tutto ciò nella consapevolezza che questo lavoro non può non comportare la presenza di un quantum di dolore. Sarà allora un esperienza anche densa, probabilmente importante, forse anche divertente, ricordando però che è il dolore ad aprire la porta verso gli altri (32) .
Il Gruppo come gruppo di lavoro (33) con lobiettivo di formare (a partire dal problema comune, il pensionamento) unentità che nelle sue articolazioni e diversità costituisca una essenza nuova dalla quale tutti possano trarre giovamento, il singoli per sé e il gruppo nel suo insieme. Il Gruppo consente quelle trasformazioni che determinati membri del gruppo non riescono a compiere [individualmente] e che invece possono essere svolte [dallanalista, da un membro del gruppo] proprio come la madre riesce a disintossicare lo spazio interno del bambino grazie alla sua funzione di mantenimento e di trasformazione (34)
Nel lavoro svolto dal Gruppo è possibile entrare in risonanza, metabolizzare gli stati danimo di un altro partecipante e questo diviene un elemento della presa di coscienza di Sé. Si sviluppa, in questo contesto, quel fenomeno denominato effetto-specchio, la cui modalità può essere sintetizzata nei seguenti termini: un individuo vede se stesso spesso la parte rimossa di se stesso riflesso nellinterazione degli altri membri del gruppo. Li vede reagire nello stesso modo in cui reagisce lui stesso o in contrasto con il suo comportamento. Impara, così, a conoscere se stesso attraverso lazione che esercita sugli altri e attraverso limmagine che essi si fanno di lui. (35)
Inizia con il pensionamento, ovvero è associato al pensionamento, una fenomenologia che comprende perdita, inibizione, indecisione.
A. La perdita, o almeno la compromissione delliniziativa, della capacità di prendere liniziativa [genera] la fatica di realizzare le cose che prima non erano di nessun peso
B. L inibizione, alla quale in particolare è legata lesperienza soggettiva di fatica e di scacco nella realizzazione personale e sociale, si costituisce come una modalità di vivere inconciliabile è [
] con limmagine che la società richiede a ciascuno di noi; e la coscienza di questo crudele fallimento sul piano della responsabilità e della iniziativa, dilata (amplifica) immediatamente i confini della sofferenza e della inadeguatezza che sono presenti in ogni depressione e che i modelli sociali dominanti rendono, appunto, ancora più dolorose e talora insanabili.
C. Lalta (inesausta) efficienza e la capacità di decisioni e di iniziative pragmatiche, che la società richiede a ciascuno di noi (pensionati), non sono conciliabili, e abbiano anzi una funzione patogena, con la in-decisione, con la responsabilità vissuta come peso non di rado intollerabile e con la fatica di essere se stessi (36).
Hilman ci propone sapientemente un quesito: Da dove prendono, queste persone, la loro intelligenza, la loro vitalità, il loro carattere unico? e risponde Lo prendono (anche) dai loro problemi, dalla loro fragilità. Ma quando le persone si avvitano in difficoltà che non permettono di essere elaborate, ovvero non sono in condizione di accettare la propria fragilità, allora la vitalità e lintelligenza possono venir meno.
Ma tutto ciò può forse essere affrontato mettendo le persone nella condizione di elaborare il proprio stato. E questa non si configura come una salvezza che viene dallesterno, ma come una strumentazione che, una volta attivata, può generare risultati proprio perché permette ai soggetti di calarsi in una situazione vincente sul meccanismo di invalidazione che i più agiscono sulla identificazione di cosa sia il pensionamento, cosa i pensionati.
Gli individui o le istituzioni non devono aspettarsi salvezze, suggerisce David Gutmann, ma cercare tragitti nei quali riconoscersi e riconoscere i loro problemi. Da unazienda in crisi ad una nazione, ad un individuo, il cammino sta nella ricerca della trasformazione, che significa farsi carico delle necessità di intraprendere strade che liberino dalla prigione della mente. E qui il suggerimento è quello di darsi la forza di elaborare qualsiasi lutto e, grazie a questo, mettersi in cammino verso la trasformazione. (38)
Tutto ciò permette la costruzione di unipotesi, che poi diviene un progetto e, in ultimo, una proposta operativa metodologicamente strutturata. Lipotesi stessa necessita di una idea nuova e diversa, tuttavia unidea che non sia pericolosa non merita affatto di essere chiamata unidea. (39)
Riteniamo che si debbano costruire le condizioni che permettano la lettura delle proprie esperienze consapevoli o non, e ciò potrà essere veicolato da un approccio professionale nei confronti delle persone, in linea con lorientamento proposto da Hilman: Locchio addestrato alle immagini va dritto allessenziale. Nella nostra cultura iperpsicologizzante, i test psicologici sostituiscono questo occhio stagionato e ne impediscono lo sviluppo. Invece di guardare, somministriamo test; invece di usare la visione immaginativa, leggiamo rapporti; invece di colloqui, inventari di personalità; invece di racconti, punteggi ai test. La psicologia parte dal presupposto che si possa cogliere il carattere sondando motivazioni, reazioni, scelte e proiezioni. Per valutare lanima usa concetti e numeri, invece di affidarsi allocchio anomalo di un osservatore allenato. (40)
Le persone devono trovare il modo di adattarsi al cambiamento avvenuto.
Ma il concetto di adattamento necessita di uno spostamento da una dimensione eminentemente statica ad una assolutamente dinamica . Adattamento significa non rimanere legati ad un metodo fisso, ma mutare in relazione degli eventi, operando comè conveniente (41)
Occorre, quindi, attivare una: Trasformazione che permetta prima di tutto la trasformazione delle proiezioni. Riconoscere le proprie proiezioni e accettare di riappropriarsene segnala unistituzione (una persona) in trasformazione, unistituzione (una persona) che ha scelto di vivere e non di sopravvivere. (42)
Nel caso di mancata attivazione di meccanismi di trasformazione si può generare un affievolirsi del desiderio di apprendere e ciò conduce a sviluppare una specie di guscio intorno a quel miserando bagaglio di conoscenza e quindi a nutrire unavversione, che può diventare anche odio, per tutto ciò che [i soggetti] non conoscono.(43)
LA TRIADE DEPRESSIONE, COMPASSIONE, DELUSIONE
Uno degli aspetti più complessi e di maggiore frequenza tra le persone in fase di pensionamento o già pensionate, è rappresentato dallinsorgenza e dallo sviluppo della depressione che si articola su binari quali il tempo, la motivazione, il cambiamento. Infatti potremmo definire la depressione come patologia del tempo (in essa si è senza futuro, senza avvenire) e come patologia della motivazione (in essa si è senza energia e ogni movimento è rallentato, nella inerzia e nel silenzio della parola).(44) Daltra parte il contenuto della depressione sarà uno degli elementi centrali nella elaborazione del distacco in quanto la depressione affiorerà non come patologia del malessere, ma come patologia del cambiamento. (45)
In questo contesto problematico occorre non dimenticare la presenza di una risposta sociale allinsorgere della depressione, falsamente attivata a sostegno di coloro che giungono ad unetà critica: la compassione. Infatti la compassione è il più crudele fra tutti i sentimenti: corrompe, fiacca e avvilisce la mente.(46)
Occorre, inoltre, combattere la delusione perché diviene meccanica e dinamica dellinterpretazione del mondo e di Sé. La persona, infatti, nel processo che attiva con linvecchiamento al di là che lo stesso sia reale (psicofisico) o indotto (psicologico-sociale) costruisce il suo mondo a partire dalla delusione. Non si tratta della delusione come stato danimo. No: la delusione si è fatta corpo. In base alla delusione egli costruisce il suo mondo (47)
Ricordandoci allora che
il nostro cervello si sviluppa per tutta la vita, perché per tutta la vita noi siamo in grado di imparare cose nuove (48) appare, allora, utile e necessario costruire una solida situazione che non induca la possibilità di:
Smettere di fare
Smettere di farsi domande
Smettere di ridere di gusto
Smettere di dire la verità (49)
Bisogna, in altri termini, con un apposito intervento, mantenere ed implementare la possibilità che le persone possano continuare a pensare perché la festa del pensare si celebra, invero, ogni volta che qualcuno, rompendo la schiavitù quotidiana, si sbarazza delle sue catene e va incontro alla vita
.E i pensieri li vediamo flessuosi, quasi come giunchi, e ci pare impossibile che il pensare possa anche essere odio e rabbia. (50)
Occorre creare quindi le condizioni per cui il singolo giunga a formulare un pensiero nei seguenti termini: Quando pensi di correre il rischio che una persona ti possa nuocere, evita di attribuirle istantaneamente la colpa, ma domandati innanzitutto da quanto tempo eri alla ricerca di un simile individuo.(51) Ovvero, convertire ad una pienezza di senso gli eventi accidentali, offrendo unidea di fondo capace di elevare dalla loro letteralità i fatti grezzi. (52)
In definitiva possiamo fare nostro il titolo di un noto libro di Arrigo Levi e condividere il fatto che la vecchiaia può attendere in quanto, se da un lato non può essere negata la portata generale del fenomeno, dallaltro va colta nella sua articolazione soggettivata sul singolo, la vecchiaia infatti appare fortemente orientata da una significativa impronta sai individuale che sociale.
Vorremmo in definitiva ribadire, con la determinazione che può essere la risultante delle tesi espresse, le nostre convinzioni intorno al binomio pensionamento/ invecchiamento. I due termini non sono un binomio e proporli come sinonimi rappresenta una ulteriore forzatura che non risponde a dati di realtà.
Se vengono riproposti in quei termini, ciò dipende anche dalla presenza di qualche rigidità sociale e culturale.
Rispetto alla difficoltà che questo cambiamento induce nelle persone, riconoscendone tutto il peso e la verità, siamo in grado di indicare la necessità di un intervento mirato che ponga i singoli nella condizione di poter guardare, leggere le caratteristiche e i contenuti del disagio, e contenerne, quindi, gli effetti negativi.
Dobbiamo quindi, da un lato lavorare allapprofondimento dei problemi legati al passaggio per meglio conoscerlo, in quanto: conoscere, è anticipare non percepire. (53) Dallaltro, parrebbe opportuno creare un network che permetta una socializzazione delle esperienze operative attraverso il quale aumentare la circolazione delle idee rispetto ad un tema che riveste unimportanza fondamentale nella vita delle persone.
I criteri di individuazione e lettura del fenomeno invecchiamento insieme ai contenuti del passaggio dal lavoro alla pensione, non possono essere solo evocati con un approccio meccanico e demonizzante. Per altro non sono accettabili schemi di lettura che tenderebbero semplicisticamente a relegarli nellambito di tesi quasi esclusivamente commerciali. Occorre uno sforzo che permetta una diversa lettura sociale, individuale e culturale di questi temi.
In definitiva appare fondamentale la costruzione e lattivazione di un approccio operativo che generi una prevenzione possibile rispetto ai problemi emergenti e che, sfuggendo alle ipotesi onnipotenti, attivi strumenti e metodiche scientifiche (ma di policroma sensibilità relazionale) che consentano il miglioramento della qualità della vita dei singoli (pre-pensionati, pensionandi e pensionati) e del loro ambiente sociale.
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Istituto Geografico De Agostani, Calendario atlante de agostani 2002,
Istituto Geografico De Agostani, Novara, 2001
Istituto Nazionale di Statistica., I trattamenti pensionistici anno 2000, Annuario N° 6 - 2001, ISTAT
Spagnoli A., Jung, Freud, La psicologia del profondo e l'invecchiamento,
Bollati Boringhieri, Torino, 1995
Trama S., Inventare la vecchiaia, Meltemi ,
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Vattimo G., Credere di credere, Garzanti, Milano, 1997
Vergani C., La nuova longevità, Mondadori, Milano, 1997
Viney L. L., L'uso delle storie di vita nel lavoro con l'anziano, Erickson, Trento, 1994
Vitrotti G., Un futuro di vita. Transazione attiva dal lavoro al pensionamento,
Franco Angeli, Milano, 1999
Note:
1) Istituto Geografico De Agostani, Calendario Atlante De Agostini 2002, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 2001
2) G.P.Leoni, Lindustria farmaceutica per la terza età, Atti della conferenza Salute e terza età, Roma, 16 e 17 ottobre 2001
3) C. Vergani, Invecchiamento biologico e qualità della vita dellanziano, Atti della conferenza Salute e terza età, Roma, 16 e 17 ottobre 2001
4) G. Roma, Edonismo e vitalità dei nuovi anziani, Atti della conferenza Salute e terza età, Roma, 16 e 17 ottobre 2001
5) J. Erikson, Prefazione alla seconda edizione in E.H. Erikson, I cicli della vita, Armando Editore, Roma, 1999, pag. 10
6) U. Galimberti, Enciclopedia di psicologia, Garzanti, Torino, 1999, pag. 839. Alla voce psicologia dellinvecchiamento [adattata]
7)J. Hillman, La forza del carattere, Adelphi, Milano, 2000, pag. 100. [adattata]
8) U. Galimberti ibiden
9) ibidem, pag. 54
10)A. Ehrenberg, La fatica di essere se stessi, Einaudi,Torino,1999, pag. 14
11)L.e R.Grinberg, Identità e cambiamento, Armando Editore, Roma, 1992, pagg. 10, 93, 96
12) E.H. Erikson, I cicli della vita, Armando Editore, Roma, 1999, pag. 13
13) L.e R.Grinberg, Identità e cambiamento, Armando Editore, Roma, 1992, pag. 13
14) ibidem, pag 9
15)ibidem, pag 13
16) ibidem, pag 25 [il corsivo è mio]
17)E. De Bono., Sei cappelli per pensare, BUR Rizzoli, Milano, ©1997 pag. 111
18)citato da L.e R. Grinberg, Identità e cambiamento, Armando Editore, Roma, 1992, pag. 88
19)L.e R. Grinberg, Identità e cambiamento, Armando Editore, Roma, 1992, pag. 93 [Il contenuto proposto nelle parentesi in corsivo è mio]
20)L. e R. Grinberg, Identità e cambiamento, Armando Editore, Roma, 1992, pag. 49 e 136
21) L. e R. Grinberg, Identità e cambiamento, Armando Editore, Roma, 1992, pag. 36
22) U. Galimberti , Enciclopedia di psicologia, Garzanti, Torino, 1999, pag. 1005
23)A. Spagnoli,
e divento sempre più vecchio, Bollati Boringhieri Editore, Torino, 1995, pag. 77, [adattata]
24) U. Galimberti, Il pericolo del silenzio in la Repubblica, 30 settembre 2000, pag. 15
25) D. Gutmann, O. Iaruzzi, la Trasformazione, Edizioni Sottotraccia, Salerno, 1999, pag. 104
26) James Hillman, La forza del carattere, Adelphi, Milano, 2000, pag. 189, [adattata]
27) C. Sereni, Passami il sale, Rizzoli, Milano, 2002, pag. 80, [adattata]
28) L. e R. Grinberg, Identità e cambiamento, Armando Editore, Roma, 1992, pag. 72
29) J. Hillman, La forza del carattere, Adelphi, Milano, 2000, pag. 54
30) A. A. Semi (a cura di), Trattato di psicanalisi, vol. I, Teoria e Tecnica, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1988,
pag. 625
31) James Hillman, La forza del carattere Adelphi, Milano, 2000, pag. 156 e 176
32) N. Aspesi, Quando Moretti fa piangere, in la Repubblica 8 marzo 2001
33) Neri C., Gruppo, Borla, Roma, 1995, pag. 203
34) R. Kaès, Il gruppo come apparato di trasformazione in Gruppo e Funzione Analitica, VIII, 1, pagg. 9-18
35) S. H. Fuolkes, Psicoterapia e analisi di gruppo, Boringhieri, Torino, 1967, pag. 121
36) E. Borgna, prefazione in Alain Ehrenberg, La fatica di essere se stessi, Einaudi, Torino, 1999, pag. XIX e XX
37) J. Hillman, La forza del carattere, Adelphi, Milano, 2000, pag. 157 [adattata]
38) E. Resta, Parole che restano, intervento in D. Gutmann, O. Iaruzzi, la Trasformazione,
Edizioni Sottotraccia, Salerno,1999, pag 25
39) O. Wilde, Aforismi,(Il critico come artista) Arnaldo Mondadori Editore, Milano,1986, pag. 81
40) J. Hillman, La forza del carattere, Adelphi, Milano, 2000, pag. 91
41) Zhang Yu in Sun Tzu, Larte della guerra, Ubaldini Editore, Roma, 1990, pag.124
42) D. Gutmann, O. Iaruzzi, la Trasformazione, Edizioni Sottotraccia, Salerno, 1999, pag. 69
43) G. Lapassade, Il mito delladulto, tr. it. Guaraldi, Rimini. 1971 pag: 13-27 in D. Demetrio,
Elogio dellimmaturità Raffaello Cortina Editore, Milano, 1998, pag. 44, [adattata]
44) E. Borgna, prefazione in A. Ehrenberg, La fatica di essere se stessi, Einaudi, Torino, 1999, pag. XIX
45) A. Ehrenberg, La fatica di essere se stessi, Einaudi, Torino, 1999, pag. 14
46) A. Schnitzler, La trasparenza impossibile, Passagli Editori, Firenze, 2000, pag. 24
47) M. Sgarambo, Trattato delletà, Adelphi, Milano, 1999, pag. 115-116
48) E. Boncinelli, A caccia di geni, Di Renzo, Roma, 1996, pag. 64
49) M. Sgarambo, Ibidem, pag. 115-116
50) M. Sgarambo, Trattato delletà, Adelphi, Milano, 1999, pag. 99
51) A. Schnitzler, La trasparenza impossibile, Passagli Editori, Firenze, 2000, pag. 24
52) J. Hillman, La forza del carattere, Adelphi, Milano, 2000, pag. 189
53) M. Sgarambo, Trattato delletà, Adelphi, Milano, 1999, pag. 104
54) Istituto Geografico De Agostani, Calendario Atlante De Agostini 2002, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 2001
55) G.P.Leoni, Lindustria farmaceutica per la terza età, Atti della conferenza Salute e terza età, Roma, 16 e 17 ottobre 2001