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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: MODELLI E RICERCA IN PSICHIATRIA

Area: Psichiatria e psicologia dell'emergenza

Quinto psico-reportage dall'Abruzzo: situazione dei Servizi Psi

Marco Longo



Venerdì scorso ho avuto modo di visitare l'ospedale da campo che è sorto nel parcheggio dell'Ospedale San salvatore, il "moderno" ospedale de L'Aquila, letteralmente "esploso" a causa del terremoto ... soprattutto al suo interno (proprio dove avrebbe dovuto garantire la maggior sicurezza a pazienti e sanitari): pareti squarciate, tramezzi caduti, pavimenti e soffitti aperti come scatole di sardine ...

Nell'ex parcheggio sono state allestite grandi tende bianche di plastica (gonfiabili), ognuna delle quali corrisponde ad un ambulatorio o ad un reparto medico o chirurgico, contornate di tende più piccole, ora blu (di tela,) ora grigie (gonfiabili), nelle quali si trovano i letti dei degenti, le apparecchiature, le farmacie e i magazzini di ogni reparto ... e qui e là ci sono poi dei grandi container, nei quali trovano posto locali diagnostici o clinici specialistici e persino dei TIR attrezzati per la radiologia e la TAC mobile

Nei "corridoi" tra le tende e i container c'è un gran viavai di persone: medici in camice, con i loro stetoscopi al collo o con indosso o in mano le altre piccole attrezzature cliniche portatili corrispondenti alla loro specializzazione; infermieri che portano provette o altri piccoli contenitori ospedalieri tipici; portantini che spingono i classici carrelli con sopra i grandi contenitori di acciaio o le usuali piccole apparecchiature cliniche mobili; e poi gli utenti, in affannosa ricerca di questo o quel reparto, o in rassegnata fila di fronte alle tende ambulatorio ...

Ma quel che colpisce di più sono forse due cose: da una parte uno strano silenzio (pur essendo tutti all'aperto), che non ha soltanto una valenza di rispetto per il pur particolare ambiente ospedaliero, ma che comunica anche qualcosa di sospensivo, di attonito ... e dall'altra parte una insolita presenza di parecchi ragazzi e bambini (che in genere non sono ammessi negli ospedali), che "passeggiano" insieme ai loro genitori ... uno dei quali magari è medico, infermiere o portantino ... persone quindi che probabilmente hanno perso tutto e purtuttavia sono lì per lavorare, con al seguito i loro piccoli gruppi famigliari (piuttosto che lasciarli in altri campi ed altre tende ... piuttosto che dis-perdersi o separarsi ancora ... ché forse sarebbe troppo arduo affrontare o sostenere altre perdite o separazioni)

Proprio all'inizio del campo c'è la tenda del Servizio di Neuropsichiatria Infantile e dell'Adolescenza, coordinato dal Prof. Sechi, che, come la maggioranza degli altri medici e operatori del suo "tenda-reparto" (come del resto quelli di ogni reparto dell'ex ospedale aquilano, anche se qui sembra di essere a Sarajevo), ha perso la casa e quindi viene al lavoro ogni giorno in macchina da Roma (come altri da Teramo, Chieti, Sulmona, Rieti ecc)

Proprio alla fine del campo invece ci sono le tende del Servizio Psichiatico di Diagnosi e Cura, che si trovano incredibilmente a fianco (cioè a un metro e mezzo di distanza) dalle tende del reparto di Malatti Infettive (per fortuna attualmente vuoto ... uno strano accostamento ... e non solo per gli eventuali problemi clinici che potrebbero instaurarsi); Servizio diretto dal Prof. Casacchia e nel quale ho incontrato il Dr. Pollice, che mi ha raccontato ciò che lui (come gli altri medici e operatori sanitari del resto) ha vissuto "quella" notte

Rocco non ha dato molto peso alla prima scossa di mezzanotte circa (quella che invece ha spinto la maggioranza della popolazione aquilana ad uscire in pigiama e sistemarsi in macchina, cosa che ha salvato centinaia o forse migliaia di persone), restando a letto, forse perché era molto stanco, o forse perché quella scossa, se pur molto più forte, faceva seguito alle tantissime altre che da novembre facevano traballare, in modo sempre più allarmante, l'Abruzzo; mentre quella fatale delle tre e mezza l'ha sbalzato dal letto, dopodiché ha avuto appena il tempo di vedere la parete esterna della stanza aprirsi, come esplodendo, prima di gettarsi fuori attraverso lo squarcio ...

E neanche un'ora e mezza dopo, inforcata la sua moto, era già in ospedale (o meglio, in quello che ne restava), come tutti gli altri sanitari, ad assistere persone ferite e terrorizzate, tamponare sanguinamenti, circoscrivere lesioni da schiacciamento, mettere punti, fasciare e bloccare arti fratturati ... cosa che è continuata ininterrottamente per giorni ...

Poi, sempre in moto, spesso con a bordo il settantenne ma sempre energico Prof. Casacchia, ha iniziato ad andare in giro in mezzo alla distruzione, cercando di rintracciare nei vari campi i pazienti che erano seguiti dal reparto, per garantire loro un minimo di continuità terapeutica, prima di tutto con la presenza, oltre che portando loro i farmaci prescritti dal piano terapeutico

Così come del resto hanno fatto gli operatori dell'ex Centro di Salute Mentale, diretto dal Dr. Sconci (anch'egli rimasto senza casa), crollato insieme ad un'ala dell'abazia di Colle Maggio, che hanno raccolto in una quindicina di tende gonfiabili adiacenti, nel campo del Globo, gran parte dei pazienti, una cinquantina circa, che seguivano sul territorio e nelle case famiglia, ricostituendo così una sorta di improvvisata comunità terapeutica, molto ben integrata, devo dire, con la vasta popolazione del campo

A questi pazienti, alcuni a tratti molto tristi, poi improvvisamente quasi euforici, alcuni statici o inibiti, altri invece molto operosi, ho avuto modo di portare e distribuire, nella mia ultima visita al Globo (dove è stata allestita anche la tenda-CSM), ciò che al momento serve di più: biancheria intima e tute di varie misure, accappatoi ed asciugamani, oltre che pannolini e pannoloni vari, molto utili in queste situazioni di emergenza e promiscuità

Per il resto continua la mia opera di raccordo tra tutti questi ricostruendi servizi (NPInfAd, SPDC, CSM) e i loro pazienti abitanti (attualmente in tende, ovviamente) con le rispettive famiglie nel territorio montano che va da Ocre a Rocca di Mezzo (a proposito: avete avuto modo di vedere il telegiornale delle 13 di domenica scorsa?), nei vari campi del quale, come ho già descritto nei precedenti reportages, presto tre o quattro giorni la settimana assistenza psichiatrica e psicologica volontaria, anche per sgravare per quanto possibile gli operatori dei servizi dal doversi muovere fuori dai campi de L'Aquila, evitando loro quantomeno gli spostamenti nella zona che seguo e che conosco da vicino da molti anni


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