Settimo psico-reportage dall'Abruzzo: organizzazione, intervento e progetti psicosocialiMarco Longo
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Come descritto nel precedente reportage, la situazione nei campi, ed anche sulla costa, si sta decisamente modificando, con un lento viraggio da una prima fase acuta di emergenza logistica e psicologica ad una seconda fase subacuta di riorganizzazione psicosociale, che contempla tra l'altro una organizzazione gruppale e operativa nei campi e la possibilità di ritrovare o ridare al più presto una occupazione lavorativa al maggior numero di persone possibile, anche per evitare che l'inatività, la noia, le tensioni sociali e la disperazione crescano a dismisura, con tutte le conseguenze psicopatologiche immaginabili
Tutti gli interventi di emergenza e riorganizzazione dipendono strettamente dalla Protezione Civile, ivi compresi anche tutti i pogetti psicosociali a lungo raggio che proprio in questo momento si stanno presentando e che hanno per obiettivo la gestione della fase subacuta ed una graduale normalizzazione della situazione a tutti i livelli nel corso dei prossimi tre/cinque anni (speriamo) Gli interventi della Protezione Civile sono organizzati ed espletati, per conto del Ministero dell'Interno, da "tute blu" e "tute gialle", con l'ausilio dei vigili del fuoco e delle forze dell'ordine e con il coinvolgimento della Croce Rossa e di tante altre organizzazioni di volontariato, sanitarie e/o logistiche, tra cui: Unitalsi, Cav. di Malta, Misericordie, Anpas, Sipem, Psicologi per i Popoli, organizzazioni scoutistiche ecc ecc Le "tute blu" sono indossate dai professionisti della PC, un numero ristretto di persone di diversa formazione tecnica e sociale, con relative competenze e specializzazioni, che vengono assunte (e in generale anche ben pagate) dalla PC per ricoprire vari ruoli specifici: studio preventivo ed anche ricerca sul campo nel corso di diversi eventi catastrofali nel mondo, studio preventivo e pianificazione delle esigenze in caso di possibili eventi catastrofali sul nostro territorio, acquisto e stoccaggio delle risorse logistiche necessarie, raccolta di dati sullo stato geografico e geologico del territorio nazionale e programmazione preventiva degli interventi, ecc; e poi, in caso di catastrofe in atto, strategia di intervento, pianificazione dell'invio di uomini e materiali, direzione ed organizzazione sul campo degli interventi nelle fasi acuta e subacuta (quella in cui siamo ora in abruzzo) e nei periodi successivi, fino alla normalizzazione Le "tute gialle" caratterizzano invece l'equipaggiamento dei numerosissimi volontari della Protezione Civile, che fanno parte di una miriade di associazioni di volontariato provinciali o comunali, tutte accreditate presso la PC nazionale, che si preoccupa della formazione dei volontari (in collaborazione anche con i vigili del fuoco) e che vengono chiamate a ricoprire ruoli più o meno generici nei vari momenti di emergenza e riorganizzazione dopo gli eventi catastrofali In Abruzzo i centri operativi e i campi sono organizzati e diretti dalle tute blu (tranne i campi più piccoli, che dipendono dai campi maggiori vicini, e in parte sono gestiti dalle tute gialle, in parte da certe associazioni di volontariato locali, tipo vigili del fuoco o alpini in congedo o volontari della CRI, comunque autorizzate e controllate dalla PC); per questo motivo le tute blu restano sul territorio a lungo, minimo per periodi di tre o più settimane, mentre le tute gialle vengono inviate a gruppi e in rotazione continua, in scaglioni settimanali o al massimo bisettimanali, per evitare un crollo dovuto alla stanchezza, con possibilità di reinvio dopo un mese circa Quello che si nota in generale girando per i campi è lo stabilirsi di una grande solidarietà tra le tute gialle e la popolazione dei campi stessi, dovuta anche al grande entusiasmo di questi volontari, che sanno di dover dare il meglio di sé in una settimana o due al massimo, tuttavia si nota anche negli sfollati un problema relativo a questo continuo avvicendarsi di persone, che magari all'inizio è anche abbastanza tollerato dalla popolazione, vista la situazione acuta di bisogno, ma col passare del tempo diviene quasi un fastidio, man mano che cresce puttosto il bisogno di ritrovare organizzazione e stabilità (e questo vale anche per l'intervento psicologico di emergenza, che viene fornito dalle associazioni di volontariato, i cui operatori si alternano anch'essi con ritmo settimanale) Per questo motivo gradualmente la popolazione tende sempre di più a fare riferimento solo alle tute blu e a tutti quei soccoritori ed operatori psicosociali che restano sul territorio a lungo e non in modo episodico o per brevissimi periodi o per pochi giorni al mese: troppe facce che si alternano = difficoltà a costruire rapporti e continua perdita di rapporti, ovvero anche difficoltà di creare le condizioninecessarie per un reale affidamento e/o per una fattiva collaborazione Per questo motivo già in questa fase subacuta e vieppiù in seguito, dopo l'estate, occorrono dei progetti che garantiscano una presenza prolungata degli operatori e dunque la necessaria continuità nei rapporti che si possono stabilire; e questo vale in modo particolare per gli operatori psicosociali, sia per quanto concerne la fase di riorganizzazione sociale, sia per quanto riguarda un lavoro di sostegno ai vari strati sociali (bambini, adolescenti, adulti, anziani) e, al momento opportuno, quando si svilupperà la necessaria domanda, anche di psicoterapia Già ora in effetti si potrebbero fare molte cose con carattere di maggiore stabilità e continuità e sicuramente, come tanti altri che fossero disponibili, anche anche io (che pure ho finora garantito una certa continuità, andando in loco per almeno tre giorni la settimana) potrei mettere al servizio di questa fase subacuta (e in particolare e con ancora maggiore coninuità nei mesi di luglio e agosto) le mie competenze di gruppologo e coordinatore (ho lavorato in diverse istituzioni e comunità per disabili ecc) Devo dire che al proposito la settimana scorsa ho anche provato a stendere un progetto psicosociale per un intervento che considererei urgente per il periodo giugno/agosto, riguardante alcune categorie di malati cronici gravi, ovvero persone non necessariamente anziane ma con evidenti gravi disabilità: cardiopatici, diabetici, reumatici, neurologici involutivi, dializzati, leucemici, oncologici in chemio e radioterapia ecc ecc (ma se ne potrebbero formulare di analoghi per bambini e adolescenti, soprattutto ora che le scuole chiuderanno) Dai dati che ho potuto raccogliere, si tratta di circa 800/1000 persone solo nel circondario de L'Aquila, su una popolazione cioè di circa 10000 persone nei 9 campi attorno al centro della città e 15000 nei campi degli immediati dintorni; e si tratta di persone che più degli altri hanno già ed avranno ancor più ora con l'estate enormi difficoltà a stare nei campi, anche perchè non sono in grado di essere impiegate in attività lavorative, per cui tra una dialisi e l'altra (due o tre volte la settimana, in un attrezzatissimo tendone a Coppito), una chemio o una visita specialistica e l'altra, restano perlopiù soli nelle tende, con tutte le inevitabili conseguenze psicologiche, soprattutto depressive E tra l'altro nelle tende non si può proprio più stare: in questi giorni a L'Aquila e dintorni c'erano già da 31 a 37 gradi all'ombra (che non c'è nei campi) ... e nelle tende, soprattutto quelle scure, almeno 50 ... e i condizionatori, che cominciano ad essere installati nelle tende in alcuni campi, soprattutto al centro, servono in realtà a poco in una tenda scura sotto il sole a picco ... già ora, immaginiamoci a giugno, luglio e agosto (L'Aquila è una delle città più calde d'Italia d'estate) Ho provato allora a pensare e presentare alla direzione della Protezione Civile un progetto di intervento psicosociale urgente per queste categorie di malati, sia per costruire delle grandi ed adeguate zone d'ombra nei campi (ad esempio con un grande doppio telo, chiaro sopra e scuro sotto, aperte sui lati per la ventilazione ecc, cosa che non costerebbe moltissimo; o meglio ancora con tendoni refrigerati), sia per organizzare un intervento psicosociale che contepli anche gruppi di incontro e gruppi di autoaiuto per queste categorie di malati ed eventualmente per le loro famiglie Purtroppo però, per ora ho solo sbattuto amaramente la faccia contro un muro di pietra, devo dire in modo doloroso quanto imprevisto, nel senso che il progetto è piaciuto molto, ma mi è stato detto e ripetuto chiaramente che proprio non ci sono fondi in bilancio per i progetti psicosociali e che per questo motivo vengono accettati ed autorizzati solo i progetti già finanziati; per cui sono stato invitato a cercarmi autonomamente la necessaria copertura finanziaria del progetto, prima di presentarlo Che fare? i soldi che sto raccogliendo con il fondo di solidarietà di psychomedia.it sono pochini per un progetto del genere (che credo potrebbe costare da 10000 a 30000 euro, a seconda delle strutture logistiche) e mi vien il dubbio, vedendo come vengono spesi altri soldi, anche in Abruzzo, che in realtà non sia poi proprio così vero che i fondi non ci siano ... piuttosto che ci sia la volontà o l'opportunità di servirsi preferenzialmente di quei progetti autofinanziati che stanno già presentando alcune grandi onlus (le solite, che non nomino per decenza e per non fare loro la minima ulteriore pubblicità), quelle che hanno loro fondi enormi, che raccolgono con trasmissioni televisive, click telefonici o bollettini mensili, o con gli interventi nel terzo mondo ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ NB - tutti i miei reportages sono pubblicati (insieme ad altro materiale) su Psychomedia.it, nell'area "Psichiatria e Psicologia dell'Emergenza" http://www.psychomedia.it/pm/modpsy/emergendx.htm ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
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