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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: MODELLI E RICERCA IN PSICHIATRIA

Area: Psicopatologia


Laura Corbelli, (2011)
Sogno o son desto? Immagini e linguaggi nell’interazione analitica in una prospettiva psicodinamica relazionale
Aras edizioni, Fano

con la prefazione di Maria Luisa Tricoli


Pubblichiamo di seguito la Prefazione della Dott.ssa Maria Luisa Tricoli al piccolo saggio dal titolo Sogno o son desto? Immagini e linguaggi nell’interazione analitica in una prospettiva psicodinamica relazionale di Laura Corbelli.

In questo lavoro viene discussa una lettura del sogno e della sua interpretazione a partire dalla visione dell’essere umano secondo la metafora della Teoria dei Sistemi Complessi Non Lineari, e proposta l’ipotesi di identificarlo come modalità di pensiero appartenente al sonno, espressione della coerenza del Sistema.

Corbelli L.: Sogno o son desto? Aras edizioni, Fano, 2011


Prefazione

Di Maria Luisa Tricoli

Psicologa-psicoterapeuta SIPRe (Società Italiana di Psicoanalisi della Relazione)

Ancor oggi parlare di sogni rimanda immediatamente al pensiero freudiano. Freud ha fatto del sogno l’espressione tangibile dell’inconscio come dimensione umana che si affianca alla coscienza, ricostituendo così quell’unità del soggetto che, sulla scia cartesiana, il mondo moderno sembrava aver perso. L’inconscio della concettualizzazione freudiana è quello che non ha avuto parola, essendogli preclusa la via della coscienza e che, nello stato di sonno, preme per emergere attraverso le immagini che ne costituiscono la materia prima. Il racconto che viene fatto del sogno, l’elaborazione secondaria, diviene il prototipo dello statuto difensivo dell’Io che si protegge da ciò che sarebbe arduo comprendere. Il sogno, quindi, attraverso immagini prese a prestito dal repertorio delle memorie recenti, esprime un desiderio inammissibile direttamente alla coscienza. Questa concezione del sogno ha dominato per più di mezzo secolo, suscitando anche forti opposizioni da parte di coloro che vedevano nel sogno una semplice attività fisiologica priva di significato.

Un campo molto diverso d’interesse è quello aperto da Bion (1962), che prende in considerazione il fenomeno psichico del sognare piuttosto che il sogno come contenuto inconscio da decodificare. Il sogno viene visto come una funzione essenziale della mente umana, frutto della trasformazione, prima in immagini e poi in pensiero, di un mondo primordiale di impressioni ed emozioni (Grotstein, 2007; Ferro, 2010). La funzione onirica, che assimila sensazioni e impressioni precoci accompagnate da emozioni intense e le trasforma in avvenimenti dotati di senso soggettivo, costituisce l’Io e ne promuove l’evoluzione. La sollecitazione, densa di conseguenze, del pensiero bioniano, porta diversi autori ad equiparare l’attività del pensiero onirico all’attività mentale della veglia, sottolineando la funzione di entrambe di sviluppare, mantenere e ristabilire l’organizzazione psicologica del sé e la regolazione degli affetti (Fosshage, 2008). La prospettiva dei sistemi dinamici non lineari, che si sviluppa nella seconda metà del ’900, consente un ampliamento del campo della teorizzazione, permettendo di formulare una teoria del soggetto che si autoregola attivamente all’interno della relazione con il mondo. Muovendo dalla considerazione che qualsiasi organismo vivente vive in un’interazione continua con l’ambiente con cui costituisce un sistema, l’attenzione si sposta sulla vita come processo continuo dai molteplici livelli di complessità le cui caratteristiche peculiari sono sia la trasformazione sotto la spinta dell’ambiente sia il mantenimento di sé (Sander, 2002). Perché l’organismo continui a vivere, è necessario che reagisca alle condizioni esterne trasformandosi ma conservando la propria unità organica o coerenza e la propria continuità nel tempo. Ciò avviene sia a livello fisiologico sia ma livello psicologico: si tratta di un processo continuo di auto ed etero regolazione che coincide con la vita e comporta il passaggio dal livello di coerenza già acquisito ad un altro nuovo e diverso (Tronick, 1998). In quest’ottica il pensiero onirico, come il pensiero della veglia, concorre al processo di trasformazione dell’organismo: da una parte esprime la coerenza che il sistema ha raggiunto e dall’altra ne svela ciò che la rende instabile e vacillante (Tricoli, 2008). Normalmente sono i processi della vita che mettono in crisi il livello di coerenza su cui il soggetto si è attestato; durante il trattamento analitico, è il lavoro stesso dell’analisi, che turba e mette in discussione le certezze strutturate. Il sogno, muovendosi a livello preriflessivo, ripropone le soluzioni identitarie raggiunte e, proprio nel ripresentarle con insistenza, permette l’emergere della loro problematicità in quel preciso momento storico dell’esistenza. In quest’ottica il processo di attribuzione di significato al sogno, più che la sua decodificazione simbolica, può portare a “riconoscersi” nel proprio funzionamento e fare emergere l’esigenza di pervenire ad una nuova realtà identitaria più complessa.

 

Bibliografia

  • Bion W. R. (1962): Apprendere dall’esperienza. Trad. it., Armando, Roma, 1972.

  • Ferro A. (2010): Navette per l’inconscio: rêverie, trasformazioni in sogno, sogni. Rivista di Psicoanalisi, 3, pp. 615-634.

  • Fosshage J. (2008): Lavorare con i sogni. Ricerca Psicoanalitica, XIX, 3, pp. 279-298.

  • Freud S. (1900): L’interpretazione dei sogni. OSF, vol. III, Boringhieri, Torino, 1966.

  • Grotstein J. S. (2007): Un raggio di intensa oscurità. Trad. it. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010.

  • Sander L. (2002): Thinking differently. Principles of process in living systems and the specificity of being known. Psychoanalytic Dialogues, 12, 1, pp. 11-42. Trad. it. Ricerca Psicoanalitica, 2005, XIV, 3, pp. 267-300.

  • Tricoli M.L. (2008): Il sogno: un ponte tra mondo interno e mondo esterno. Ricerca Psicoanalitica, XIX, 3, pp. 299 - 312.

  • Tronick E. (1998): Dyadic states of consciousness model. In: J. Nadel e D. Muir: Emotional development. Oxford, University Press, 2005.



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