PSYCHOMEDIA
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TERAPIA NEL SETTING INDIVIDUALE
Modelli e Tecniche in Psicoterapia
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La terapia cognitiva processuale sistemica di Vittorio Guidano.
Aspetti teorici e clinici
Alfredo Ruiz
INTECO - Instituto de Terapia Cognitiva
Santiago de Chile
Articolo pubblicato in:
"Integracion en Psicoterapia". Editor R. Opazo. Santiago de Chile, 1992
Traduzione dall'originale spagnolo della dr.ssa Dulia A. Ordoñez G. e del dr. G. Giordano
Si ringrazia il Prof. Ruiz per il consenso dato alla pubblicazione
Se agradece el prof. Ruiz por el permiso de publicacion
NOTE INTRODUTTIVE
Obbiettivo di questo lavoro presentare i fondamenti della Terapia
Cognitiva Processuale Sistematica. Prima di giunervi, permettetemi per
alcune riflessioni. La prima di queste che Guidano ci ha condotto a
un "renderci conto" del nostro partecipare ad un cambiamento di paradigma
della scienza psicologica. Ci ha segnalato, cio, un cambiamento
epistemologico della Psicologia - pi che una espansione delle basi
teoriche che la supportano. Ci dice, in ragione della crisi della Terapia
Cognitiva: "... a differenza di quanto accaduto un anno prima, al tempo
della crisi comportamentista, non era possibile continuare n ampliare
quello stesso paradigma empirista associazionista che fino quell'epoca era
servito da punto di riferimento. In primo luogo, era evidente che il
paradigma empirista era arrivato fino ai suoi limiti massimi, oltre il
quale la sua stessa struttura non poteva sostenersi. Come si dice nel
gergo colorato della vita quotidiana, si era raschiato il fondo della
padella". In secondo luogo, il problema non era quello di introdurre
questa o quell'altra novit per potere spiegare questa o quella anomalia,
ma si intravedeva il contrario, ovvero la necessit di modificare concetti
basici come "organismo", "conoscenza" , "realt", obbiettivit" , ecc"
(Guidano V., 1990). La seconda riflessione che deriva anche
dall'"insight" di Guidano focalizza un processo di integrazione fra le
scienze, provocato dalla perdita dei confini fre le diverse discipline. In
questo senso, manifesto che le scienze influiscano e si modifichino tra
loro. Guidano espone tutto ci in tal modo: "... se si considerano con
la dovuta attenzione i dati offerti dalla convergenza interdisciplinaria
prodotta alla fine dei anni 70 dalla Teoria dei Sistemi, la 2a
cibernetica, la termodinamica irreversibile, la scienza cognitiva, quella
epistemologica evolutiva, ecc., si arrivava quasi inevitablemente a un
cambiamento radicale della nozione di realt ed organismo, e, in
conseguenza, a un cambiamento nella relazione osservato-osservatore"
(Guidano, 1990).
FONDAMENTI TEORICI. IL PROBLEMA EPISTEMOLOGICO
E' per questo motivo che non possibile evitare di iniziare questa
esposizione se non trattando il problema della conoscenza, vale a dire il
problema epistemologico: come intendere l'essere umano e l'organismo
umano, e come intendere anche la realt; come intendere la relazione fra
la conoscenza che caratterizza gli organismi umani e tutti gli organismi
viventi, e la realt nella quale questi organismi vivono. Guidano,
afferma che il problema epistemologico fondamentale, e lo affronta nei
seguenti termini. Inizia definendo il suo approccio terapeutico come
"post-razionalista" e, definendolo in questa maniera, delimita il contesto
entro cui sviluppare i punti teorici che gli permettono di trattare la
strategia terapeutica e il metodo terapeutico. Che significa
post-razionalista? Perch si preferisce questo termine a quello di non
razionalista? Il termine post-razionalista, secondo Guidano, indica
che stiamo vivendo un momento nel quale l'epistemologia empirista
cambiata profondamente nel corso di questo secolo. Per Guidano, in
tutta la psicologia della nostra epoca, nel corso di questo secolo - non
ha importanza se si tratti di psicologia comportamentista o di
psicoanalisi, o di cognitivismo tradizionale - tutte le psicoterapie non
comportano differenze epistemologiche. I modelli psicologici da noi
conosciuti fino ad oggi, sono modelli che derivano da quella posizione
epistemologica definita "empirismo", e che in genere comune a tutta la
scienza occidentale. L'empirismo stato per quattrocento o cinquecento
anni sinonimo di scienza. Il tema di fondo dell'epistemologia empirista
che la realt unica per tutti gli esseri umani. La realt unica ed
esterna agli organismi viventi; e, nel nostro caso, se facciamo
riferimento agli esseri umani la realt pu essere conosciuta in maniera
pi o meno perfetta; in maniera pi o meno prossima alla verit. Si
ipotizza quindi che esista una realt esterna, e che la conoscenza umana
sia una rappresentazione di questa realt esterna; e che questa
rappresentazione pi o meno corrispondente alla realt esterna. In tale
prospettiva, si giunge dunque alla rappresentazione della realt
attraverso la somma globale di tutte le esperienze sensoriali. In altri
termini, per assicurarsi la conoscenza bastano le percezioni
sensoriali. Alla fine del secolo scorso e all'inizio di questo secolo,
queste posizioni furono messe in dubbio; e la razionalit prese il posto
delle percezioni sensoriali. In altri termini, la realt esterna, unica, e
con un solo significato per tutto il mondo, venne definita identificabile
attraverso un insieme di principi e di assiomi logico-deduttivi. ... stato
questo il contributo del Circolo di Vienna: e quel che garantiva la
perfetta corrispondenza fra la rappresentazione e la realt esterna, erano
le leggi o i principi della logica com'era stata concepita nel suo
tempo. Il primo gran cambiamento di questa prospettiva alla quale ci
riferiamo, avvenne nel 1903, con la famosa Carta che B. Russel (che aveva
allora 21-22 anni) aveva inviato al grande logico Freege. In questa
lettera, egli dimostra che impossibile risolvere una proposizione
paradossale attraverso il sistema logico proposto da Freege, e che se non
veniva preso in considerazione il contesto relazionale, interpersonale e
storico da cui originava la conclusione paradossale, non vi era alcuna
soluzione alla proposizione paradossale. Quello che B. Russel aveva
formulato, in maniera logica-matematica, era che esiste una propriet
degli organismi. La propriet autoreferenziale. Questo significa che
l'osservatore parte integrante di quello che osserva. Da questa
posizione, quindi, possibile risolvere alcune proposizioni paradossali.
Se queste proposizioni paradossali sono viste da un osservatore imparziale
od obiettivo, fuori d'ogni accadere, restano senza soluzione logica le
suddette proposizioni.
CAMBIAMENTI NELLE RELAZIONE OSSERVATORE-OSSERVATO
Comparvero poi la teoria della relativit di Einstein e la meccanica
quantica; e quest'ultima probabilmente stata quella che pi ha
influenzato il cambiamento radicale della relazione fra l'osservatore e
l'osservato. La crisi del paradigma empirista, per tanto, era gi
irreversibile. La relazione tra l'osservatore e l'osservato il
fondamento della psicoterapia post-razionalista. Ma non lasciamoci
ingannare, la psicologia contemporanea ha forti radici ed fortemente
pervasa dai parametri empiristi. La relazione tra osservatore e
osservato, ha prodotto cambiamenti in tutte le scienze: nella fisica,
chimica, biologia, nelle scienze sociali, e nella storia. Oggi la nuova
prospettiva quella di vedere l'osservatore come parte integrante di
quello che osserva, e che tutta la conoscenza, , di conseguenza e in ogni
circostanza, un'attivit autoreferenziale. Questo vuole dire che la
conoscenza riflette le strutture dell'organismo che sta conoscendo, molto
pi di quanto non rifletta la struttura della realt esterna o la realt
in s. Dobbiamo esaminare adesso, come tutto questo nuovo pnto di
vista, e cio la nuova prospettiva fra l'osservatore e l'osservato,
influisca nella psicoterapia. Nella posizione terapeutica tradizionale,
l'osservatore una persona in posizione privilegiata, perch pu vedere
le cose come accadono in se stesse, cio in maniera assoluta, essendo una
persona che pu garantire l'obiettivit di quello che accade. Questa
posizione determina un'approssimazione particolare in qualunque parte
della diagnosi o terapia psicologica. Il terapeuta la persona obiettiva
che dice quando il suo paziente sta obbiettivamente male, e che decide,
per mezzo dell'obiettivit, cosa deve fare e cosa deve cambiare Guidano
segna: "...Una delle sensazioni pi sgradevoli che ho sperimentato
all'inizio del mio lavoro come cognitivista, era precisamente il dovermi
che comportare come un depositario della verit, derivata di
quest'attitudine terapeutica, e, di fatto, le terapie cognitive classiche
finivano per trasformare la relazione con il paziente in una specie di
corso didattico con impronta scientifica, filosofica, pedagogica secondo
la tendenza personale del terapeuta" (Guidano, 1990).
LA NOZIONE DI REALTA'
Dobbiamo esaminare adesso quello che accade se applichiamo nella
psicoterapia questo cambiamento di prospettiva, vale a dire allorch
consideriamo che l'osservatore ora parte integrante di ci che osserva.
In primis, la nozione di realt cambia completamente. Essa non pi
unica: la nozione di realt, adesso intesa come una serie di processi
che accadono a molti livelli; livelli diversi l'uno degli altri, ma
simultanei e subordinati l'uno agli altri. In altri termini, la realt
considerata come una rete di processi, fra loro interlacciati. E ci
comporta due caratteristiche in pi: ogni processo avviene al proprio
livello di processamento, che diverso dagli altri livelli. Anche nella
prospettiva empirista era per ammesso, che, in una situazione complessa,
vi potessero essere pi livelli d'osservazione o diversi punti di vista;
ma ci nonostante, uno solo poteva essere quello vero, e gli altri
dovevano subordinarsi a questo, considerato il globale e quello in grado
di render conto di tutti gli altri. In questa nuova prospettiva, il
punto fondamentale che tutti i punti di vista si avverano
simultaneamente, a differenti livelli, e non possono essere subordinati
tra loro. Ogni punto di vista vero in se stesso, e la sua apparente
contraddizione con quanto sta succedendo ad altro livello, un'apparente
contraddizione per l'osservatore che sta percependo da fuori, e non per il
sistema di realt che sta osservando. In questo senso, ogni contraddizione
un attributo dato dall'osservatore, una contraddizione che emerge dalla
sua struttura autoreferenziale. Questi, nel mentre osserva, introduce un
ordine in questa rete di processi interlacciati, grazie ai quali le
possibili irregolarit inerenti alle interazioni multipli e simultanee,
che continuamente hanno luogo, acquisiscono per lui caratteristiche di
regolarit. In altre parole: ogni osservazione, lungi dall'essere esterna
e neutrale, autoreferenziale; cio, si riferisce sempre a se stessa.
Pertanto, l'ordine e la regolarit con la quale siamo abituati a trattare
le cose e a noi stessi, non sono un quid esterno ed obbiettivamente dato,
ma il prodotto della nostra interazione con l'esterno e con noi stessi.
Pertanto, sono nostre costruzioni. Questo cambiamento radicale nella
concezione delle relazione osservatore-osservato, implica conseguenze
epistemologiche, psicologiche, e terapeutiche, di cruciale
importanza. H. Maturana (1990), proporre un nome differente per
chiamare la realt. Fino adesso abbiamo parlato "d'universo". L'universo
il termine di realt unica, esterna, tipicamente empirista. L'universo,
ossia: le cose vanno solo in un verso. Lui propone il termine di
Multi-verso, da sostituire a "universo". Multiverso il modo in cui si
manifesta la realt, e il manifestarsi secondo i suoi diversi aspetti, nel
suo carattere peculiare; di fatto, noi possiamo soltanto prendere un
aspetto della realt ed ordinarlo nella nostra esperienza. Cio,
un'informazione su noi stessi, non un'informazione sulla realt esterna.
Ed un'informazione sulla nostra esigenza d'ordine, di precisione, di
regolarit.
AUTORGANIZZAZIONE
Se la realt qualcosa come una rete di processi che sono intrecciati
; se la realt e multiversa -come dice Maturana- quindi, come abbiamo
visto, che qualunque osservatore, nell'esperire questa realt, introduce
un ordine attraversa la sua conoscenza, la sua percezione; da questo
emerge che tanto l'organismo umano come qualunque altro organismo, un
sistema capace d'autorganizzazione. Cambia, per tanto, completamente il
modo nel quale l'organismo si ordina nella realt. In un'ottica
empirista, in cambiamento, l'organismo non crea un ordine, bens
semplicemente va ad occupare un ordine nella realt, una realt che
semplicemente lo precedeva prima che egli venisse al mondo. E la funzione
di questo organismo quella di adeguarsi o adattarsi a
quest'ordine. Adesso, nell'ottica post-razionalista, la verit unica in
se stessa inconoscibile, perch multiversa (si noti che tale posizione
non deriva dallo scetticismo, giacch, assume prima che la verit esiste;
e poi, che multiversa); ci che noi esseri umani conosciamo la
costruzione d'un ordine che pu darci un senso. La nozione di capacit
autorganizzativa, che cambia la nozione di realt, e dell'organismo come
sistema capace di organizzarsi continuamente se stesso (il suo ordine
temporale, il suo ordine percettivo, emotivo, cognitivo), cambiano
completamente anche la nozione di adattamento. Nell'approccio
empirista, l'adattamento la nozione di corrispondenza con la realt.
L'adattamento si produce quando un organismo risponde alle pressioni
ambientali, diventando quasi una copia dell'ambiente esterno. In
quest'approccio, l'adattamento significa che l'organismo si trasforma
lasciandosi modellare per le pressioni esterne.+
Nozione di adattamento
Invece, in un'ottica o in una prospettiva di autorganizzazione
l'adattamento un processo contrario. Vale a dire, u'organismo trasforma
le pressioni ambientali esterne, in un ordine interno. Cio, il concetto
stesso di esperienza significa che quelli che sarebbero le pressioni
ambientali, o perturbazioni ambientali casuali, possono arrivare a essere
significativi per l'organismo, giacch entrano a formare parte del suo
mondo di significati, del suo mondo di consistenza percettiva, del suo
mondo di regolarit temporale, che non esisteva prima. Questo mondo di
regolarit percettive, temporali ed altre, non esiste indipendentemente
dall'organismo. Per Guidano, il problema principale che s'impone oggi
in una problematica cognitiva, entrando negli anni 90, quello di
superare una concezione epistemologica empirista che, come molti
epistemologici dicono, la conoscenza, dal punto di vista di Dio, dal
punto di vista impersonale di uno che guarda come un'osservatore
privilegiato, fuori della contingenza umana. Fino a questo momento
abbiamo avuto una serie di concezioni della conoscenza individuale umana,
come se fossero concezioni da un punto di vista di Dio, cio, impersonale;
considerando l'essere umano come qualcosa di passaggio in questo mondo;
e considerando quegli aspetti della conoscenza che sono pi invariabili,
aspetti della conoscenza che potrebbero esistere anche senza tenere conto
di quella che l'esperienza umana. Nel caso di Piaget, che stato
capace di costruire tutto un sistema di conoscenza umana, senza
considerare le emozioni e l'affettivit. Guidano intende questa approccio,
cio il modo piagetiano di considerare la conoscenza del bambino, come la
conoscenza da un punto di vista di Dio. Non appartiene secondo Guidano-
al mondo del bambino. Se li guardiamo dal punto di vista del bambino,
pi importante la reciprocit emotiva che ha con la propria madre, con il
proprio padre, con altri bambini. >> molto pi importante per lui il
fatto di essere accettato o non dagli altri. Questi sono elementi che
vanno a determinare l'organizzazione dei suoi significati personali.
Epistemologa evolutiva
Se noi intendiamo la conoscenza da un punto di vista ontologico, o da
un punto di vista di chi la vive, cio dell'osservatore, ci cambia
completamento quello che abbiamo pensato degli aspetti fondamentali con i
quali si manifesta la conoscenza. In questi tempi praticamente normale
parlare di conoscenza implicita, conoscenza che parte della nostra
esperienza diretta del vivere: un conoscere che avviene attraverso la
percezione, la sensorialit, l'emozione, l'affettivit. Insomma: tutta la
conoscenza informazione e non legata alla parola, al concetto,
all'attivit cognitiva. Questa una concezione ontologica della
conoscenza nella quale noi non consideriamo la conoscenza soltanto come
una attivit rappresentativa. In altre parole, la conoscenza non solo
cognitiva, bens, la conoscenza , in ogni momento, cognitiva, motoria,
sensoriale, affettiva. In un'ottica ontologica, conoscere vivere,
esistere: non si possono fare differenze fra questi due aspetti [*]. In
quest'ottica, si pu caratterizzare meglio la relazione fra conoscenza
implicita e conoscenza esplicita; e in questo senso, quello che accade ad
ogni persona umana, che la sua esperienza fondamentale quella di
sperimentare in se stessa, quello che Maturana chiama "vivencia" [**] o la
"prassi del vivere" e che Guidano chiama l'esperienza
immediata. L'esperienza immediata qualcosa che noi abbiamo come data;
qualcosa che appartiene alla stessa esperienza di avere un corpo, di
essere in una realt fisica nella quale viviamo. E quello che facciamo
che tutto la conoscenza esplicita, tutte le spiegazioni che noi elaboriamo
o processiamo nella nostra vita, sono tutte spiegazioni non tante della
realt esterna, bens della nostra esperienza di vita, del nostro proprio
"vivenciar", di questa esperienza immediata. Questo molto importante,
perch non solo un'apparenza individuale, un'esperienza comune a tutta
la specie umana, e nella scienza stessa. Possiamo dire, che tutta la
scienza che noi conosciamo non una spiegazione del mondo strutturale
esterno. Ogni spiegazione una spiegazione della nostra esperienza di
vivere, e appartiene soltanto a quest'esperienza di vivere. Noi non
possiamo allontanarci da essa. Tutto quel che possiamo percepire lo
possiamo spiegare; e tutto ci che una nostra esperienza, sempre una
spiegazione della nostra esperienza immediata. In questo punto, Guidano
propone che ogni spiegazione parte integrante dell'esperienza di vita; e
non semplicemente qualcosa di seconda classe o qualit. Ogni spiegazione
sempre una spiegazione della nostra esperienza di vita. Noi non possiamo
uscire da quest'esperienza. E questo cruciale nella terapia.
Terapia Cognitiva procesale sistematica Vs terapia persuasiva
Da quanto detto precedentemente, non pi possibile continuare a
sostenere che le rappresentazioni d'ogni essere umano, corrispondono
necessariamente ad un ordine esterno, valido per tutto il mondo, e non
pi possibile concepire una terapia in termini di
persuasione. L'elemento fondamentale che ha permesso lo sviluppo di una
serie di terapie cognitive, tutte persuasive, tutte con la qualit di
persuadere, di cambiare le convinzioni della persona, era il loro basarsi
su teorie di corrispondenza; la corrispondenza fra un ordine esterno unico
e valido per tutto il mondo, e la sua rappresentazione. Quindi, quello che
in psicoterapia si doveva fare era migliorare questa corrispondenza,
criticando quegli aspetti della rappresentazione che non permettevano una
corrispondenza perfetta. Quindi, questa la prima applicazione
dell'approccio post-razionalista alla terapia: la verit multiforme, e
ognuno organizza questa multiformit nel proprio ordine. Ci di cui si ha
bisogno, quindi, che una persona possa trovare altri tipi d'equilibrio
all'interno della propria capacit di darsi un ordine, e non semplicemente
il corrispondere di questi a un quid esteriore. Altra differenza
importante nel come comprendere o percepire le spiegazioni, le credenze,
le convinzioni di una persona. Nell'ottica della corrispondenza empirista,
per migliorare la corrispondenza deve cambiare la credenza.
La Terapia
Abbiamo parlato del problema epistemologico ed evolutivo: adesso
andiamo a tradurre questi problemi in termini terapeutici. Che tipo di
approcci terapeutici possiamo concettualizzare da una prospettiva di tipo
empirista, e quale approccio da una prospettiva processuale sistemica?
Quali sono le principali caratteristiche e i principali concetti nel
cambiamento terapeutico in ognuna di queste concezioni?
Autocontrollo
La prima caratteristica delle prospettive cognitive tradizionali,
quella di avere, come approccio preferenziale, l'obiettivo
dell'autocontrollo del paziente; migliorare il controllo su quelle
emozioni, o reazioni affettive intense, che sono sperimentate come
estranee alla natura del "Self". Questo il problema fondamentale,
secondo il quale ogni paziente espone al terapeuta una storia in cui sta
sperimentando qualcosa che lo fa soffrire moltissimo, e non pu evitare di
esperire emozioni molto perturbanti. Per altro lato, queste stesse
emozioni non sono percepite come qualcosa che appartiene all'esperienza
stessa della persona, bens come qualcosa estranea od esterna a se
stessa. Da questa prospettiva, generalmente l'approccio cognitivo
tradizionale (rappresentato da terapeutici cognitivi molto noti, come A.
Beck ed A. Ellis), consiste nel tentare di aumentare l'autocontrollo del
paziente attraverso una tecnica di persuasione, di modificazione delle
attitudini o del sistema di credenze del paziente - che il terapeuta pu
percepire come critiche od irrazionali dal punto di vista della loro
corrispondenza con un ordine esterno percepito come tale. In altre
parole, la maggioranza delle tecniche cognitive tradizionali, usano un set
di credenze irrazionali, come se fossero scritte in qualche parte e in
modo definitivo. Per esempio, una persona potrebbe avere moltissime
credenze irrazionali, precedentemente selezionate dal terapeuta (A. Ellis
ne ha selezionato per esempio circa 300) e il fine del terapeuta cognitivo
tradizionale quella di ricostruire la differenza di corrispondenza
attraverso un processo di un confronto dialettico, che frequentemente pu
assumere la forma di duello, domanda o sfida del sistema di credenze del
paziente. Si accetta, quindi, che il terapeuta metta in difficolt al
paziente. Questo il metodo socratico o l'auto scoperta guidata. Nella
terapia cognitiva tradizionale, l'obiettivo dunque l'autocontrollo; e il
metodo per ottenere l'autocontrollo, - di fondo - il metodo della
persuasione. Persuasione significa, tecnicamente, la modificazione delle
strutture semantiche della conoscenza individuale. Cio, la modificazione
di quello che la persona si dice a se stessa, della maniera i cui la
persona racconta se stessa. E da un punto di vista epistemologico,
persuasione una procedura che ha per obiettivo soltanto la spiegazione;
non l'esperienza immediata. E della spiegazione, ha come obiettivo
soltanto l'aspetto semantico della spiegazione. Cos, in certo modo, un
paziente pu avere lo stesso comportamento, le stessi attitudini, per,
quando ne parla in modo differente, un terapeuta cognitivo tradizionale,
pu considerare che il paziente migliorato. Per esempio, prendiamo il
caso di un agorafobico molto grave, quello che non pu andare da solo al
lavoro, o che non pu restare da solo in casa quando non c' nessuno. O il
tipico agorafobico, che - in una strada con molto traffico, bloccato in un
ingorgo - soffre preda di un attacco di panico. Senza dubbio, tutte le
istruzioni che il terapeuta cognitivo gli d, migliorano in maniera
significativa il controllo di s stesso. Come, ad esempio, il dirsi "io
questo lo posso controllare..." "tutto consiste in controllare il mio
respiro"... Non mi va a succedere un attacco al cuore, perch non lo ho
avuto mai; il mio cuore sano". Questi sintomi sono molto sgradevoli,
pero non sono molto pericolosi". "Quest'attacco ha un limite, ha una
durata e un finale"... "non vado a continuare per tutta la mia vita cos
spaventato", ecc. ". Senza dubbio, questo dialogo con s stessso aiuta il
paziente a sopportare la propria ansiet in mezzo al traffico. Quello
per che veramente accade che il significato, il perch lui sia una
persona pi vulnerabile in situazioni in cui non protetto o costretto,
un quid che ancora non appartiene alla conoscenza che ha di se stesso.
Continua dunque ad avere un controllo su queste emozioni perturbanti, ma
si tratta di un controllo esterno. ... un controllo nel quale lui continua
a considerare queste sensazioni ed emozioni come qualcosa di estraneo a
lui stesso. In questo senso, noi diciamo che c' un cambiamento semantico,
ma non sintattico, del significato.
Coscienza di se stesso
Dalla prospettiva processuale sistemica il cambiamento semantico
parallelo al fatto che questo paziente agorafobico, attraverso una
ricostruzione del mondo nel quale spiega a s stesso la propria esperienza
immediata, arriva a scoprire una propria area di significato personale che
prima ignorava. Deve spiegarsi, quindi, perch vulnerabile in tal modo
ad una serie di condizioni che sembrano specifiche della maniera con la
quale ordina la propria esperienza quotidiana. E non soltanto adesso che
soffre di disturbi emotivi, ma che emergono come un continuum nel suo modo
di ordinare le esperienze, che erano anche presenti prima di che tutti i
disturbi emotivi comparissero. L'approccio processuale sistemico, in
altre parole, ha l'obiettivo d'aumentare la conoscenza che il paziente ha
circa le proprie regole di funzionamento. E in questo senso noi parliamo
di aumentare la "coscienza di se stesso". Il termine "coscienza di se
stesso", deve essere inteso in questo senso: la coscienza delle modalit
con cui la persona ordina la propria esperienza, mette in sequenza eventi
significativi, li spiega. La conoscenza, quindi, delle proprie regole
di funzionamento [***].
Metodo della comprensione
In questo senso, l'obiettivo perseguito far si che, attraverso la
conoscenza delle regole del proprio funzionamento, la persona possa
riorganizzare la propria esperienza personale: il metodo coerente a
quest'obiettivo non la persuasione, bens la comprensione. E' dunque
importante che la comprensione avvenga nel paziente, pi che nel
terapeuta, dato che si presuppone che il terapeuta possa gi avere un
insieme di teorie molto elaborate e complesse, che gli permetterebbero di
comprendere molto prima del paziente, il problema esistenziale che questi
non ha saputo elaborare e integrare. Il problema che s'impone adesso,
pertanto, come migliorare la comprensione nel paziente, affinch egli
sia in condizioni di riorganizzare la sua esperienza personale.
Attitudine del terapeuta
L'attitudine del terapeuta, da questo punto di vista, deve essere
completamente differente da quella del terapeuta razionalista
tradizionale. "ste no est. muy interesado en la comprension de su
mismo del paciente, ni tampoco est. muy interesado en la conciencia que de
su mismo tiene el paciente" In primo luogo, questi non interessato a
comprendere il paziente dal suo punto di vista, e neppure alla coscienza
che di se stesso ha il paziente. Ancora, il terapeuta cognitivo
tradizionale pu utilizzare tecniche per effettuare interventi
paradossali, con l'intenzione di produrre modificazioni nella condotta del
paziente, e il fatto che il paziente non sia cosciente di questo, non
qualcosa che lo preoccupa. E questo accade non soltanto nel caso dei
comportamentisti, bens anche nei cognitivisti tradizionali, e altri
approcci terapeutici. Da questa prospettiva, il terapeuta deve far s
che la riformulazione coincida con l'emergenza di nuove tonalit emotive,
e che questa coincida a sua volta con lo scoprire alcune regole di
funzionamento personale. Quello che vedremo adesso uno schema di
alcuni aspetti di questi due tipi d'approcci: l'autocontrollo mediante la
persuasione; e la riorganizzazione dell'esperienza personale aumentando la
comprensione che il paziente ha del proprio modo di creare la propria
conoscenza del mondo. Uno dei punti pi importanti a trattare, quindi,
il principio dell'intervento terapeutico.
Intervento terapeutico
Il principio d'intervento terapeutico cognitivista tradizionale, si
basa sul fatto che la perturbazione emozionale, o le reazioni affettive
intense, dipendano delle credenze irrazionali. Soltanto nella misura in
cui cambiamo le credenze, cambieranno le emozioni. Questo il punto
centrale. Dal punto di vista della terapia processuale sistemica,
invece, possiamo modificare profondamente questo assunto, dal momento che
affermiamo che i pensieri cambiano i pensieri e soltanto le emozioni
cambiano le emozioni. Il problema teorico delle terapie razionaliste, non
soltanto quello di postulare che le emozioni sono prodotti secondari del
pensiero. Altro aspetto importantissimo di quest'approccio che i
pensieri e le emozioni sono considerati come processi della conoscenza che
avvengono allo stesso livello operativo; e in questo senso si possono
applicare alle emozioni le regole della logica formale, che appartengono
al livello operativo del pensiero. Nell'ottica processuale sistemica,
l'osservazione - basata sul focus dell'autorganizzazione, che a sua volta
si fonda sull'evoluzione dell'esperienza umana (obiettivo di studio
dell'epistemologia evolutiva) - si scorge che linguaggio-pensiero ed
emotivit-affettivit, sembrano essere dimensioni distinte di
processamento; ognuna presentando differenti regole di combinazione e
ricombinazione. Le emozioni corrispondono al livello dell'esperienza
immediata, e sembra che sono molto pi stabili che non il corrispondente
al livello di pensiero. Esaminiamo questo con maggiore attenzione:
nell'esperienza quotidiana nessuno di noi ha speciale difficolt per
cambiare idea, ed in questo senso che Guidano postula che il pensiero; o
anche le nuove idee cambieranno (attraverso la logica formale, o in via
dialettica di confronto o mediante il metodo d'osservazione empirico,
ecc.), le idee anteriori. Insomma, la nostra esperienza mostra che, nella
vita del individuo, non costa gran sforzo o non porta motivo di grave
perturbazione cambiare delle idee.
Cambiamento dell'emozione
Per anche l'esperienza ci mostra che la continuit emotiva, gli
assunti affettivi ed emotivi fondamentali, cambiano molto meno nella vita
delle persone. Ci implica che le emozioni seguono altre regole
combinatorie, differenti a quelle della logica formale. Per tanto, se si
vuole modificare quello che uno stato di perturbazione emozionale,
quello che dobbiamo cambiare o modificare l'autopercezione di questa
perturbazione. L'unica possibilit di cambiamento, quindi, far s che la
persona possa sperimentare nelle situazioni terapeutiche- nuove tonalit
o instanze emotive, le quali dovranno essere integrate, elaborate e
processate all'interiore dell'autopercezione originaria con la quale
stiamo lavorando. Torniamo ora a quanto detto prima: il pensiero cambia
il pensiero. Questo uno dei postulati tipici dell'epistemologia
contemporanea, e lo si deve al fatto che tutte le teorie appartengono al
livello del pensiero. Tutte le teorie sono proposte, e le proposte possono
cambiare soltanto altre proposte; ma non cambiano quella che
l'esperienza della vita immediata, che quelle proposte pretendono
spiegare. Segnaliamo che nella persona umana gli aspetti emotivi hanno
molto pi stabilit e molto meno flessibilit e che le sue esperienze
emozionali soltanto possono essere modificate attraverso altre esperienze
emotive. Il punto che si postula, quindi, il seguente: com'
possibile applicare, in una situazione terapeutica, quello che stiamo
dicendo qui? Come pu il terapeuta produrre, elaborare o costruire una
situazione terapeutica nella quale possano sorgere nuove tonalit emotive,
che permettano al paziente cambiare o modificare la percezione emotiva di
se stesso?
Comunicazione non istruttiva
Qui dobbiamo riferirci per un momento al topico della comunicazione non
istruttiva, perch qui diviene cruciale. Se fosse possibile per il
terapeuta trasmettere direttamente dalla propria mente a quella del
paziente l'informazione, innumerevoli problemi terapeutici sarebbero
risolti con molta facilit. Tuttavia, la situazione reale la seguente:
il terapeuta A, e il paziente B, ma non sono in comunicazione diretta;
cio, il messaggio X che arriva dal terapeuta, non sta arrivando come X al
paziente. Quello che si sa oggi, il punto cruciale di ci, che - in
qualunque interazione data - il sistema si comporta sempre in accordo con
la propria struttura. Pertanto, sia la spiegazione di un razionalista, sia
quella di un processuale sistemico, sono una concezione del mondo, della
realt, e non sono riconducibili solo al loro significato esplicito,
perch contengono anche spiegazioni implicite, che il terapeuta pu
provocare con il proprio comportamento e la propria attitudine. Il punto
importante, quindi, che nella nostra ottica crea la differenza
fondamentale con le terapie razionaliste, che ogni spiegazione del
terapeuta funzionale alla produzione di un cambiamento del punto di
vista del paziente. Questo cambiamento non si raggiunge tanto per il
contenuto, bens attraverso il grado di discrepanza rispetto alle
spiegazioni che il paziente d, di s stesso, a s stesso. Cos, allora,
la differenza pi importante generata dal grado di discrepanza che viene
prodotto nel punto di vista del paziente, e non attraverso il livello di
contenuto dell'interazione. Uno degli aspetti centrali di tutta la
teoria razionalista, aveva molto a che vedere con una specie di
dogmatizzazione del seguente assunto: che il terapeuta ha o possiede una
concezione del mondo migliore di quella del paziente, e che il contenuto
delle spiegazioni cruciale per la strutturazione cognitiva. Al
contrario, ci sembra che il contenuto delle spiegazioni molto meno
rilevante in questo senso. Quello che importante il livello di
discrepanza percepito dal paziente.
Discrepanza
La discrepanza percepita dal sistema-paziente perturba questi nella
propria struttura; e il sistema-paziente, per riorganizzare o elaborare
questa perturbazione percepita, deve riorganizzare il proprio punto di
vista in questo momento. Ma ad essere decisivo tale punto: la
discrepanza percepita dal paziente, pu "innescare" una riorganizzazione
di questi soltanto se il paziente si trova in una situazione emotiva tale
da non potere evitare il confronto con il terapeuta. Quello che oggi si
vede che, per produrre un cambiamento dal punto di vista dello stesso
paziente, sono due le condizioni essenziali: la prima la discrepanza
percepita dal paziente rispetto alle spiegazioni del terapeuta. E il
secondo elemento importante la qualit, il livello di coinvolgimento
emozionale della relazione terapeutica. Nuovamente, tale coinvolgimento
emotivo fa cos che uno non possa evitare di riferire a se stesso la
discrepanza che ha percepito, perch la relazione emotiva
importante. Il principio molto semplice: equivale a dire che una
critica che noi percepiamo d'una persona che per noi importante, e con
la quale ci sentiamo molto coinvolti, una critica che non possiamo
evitare od ignorare. Nello stesso momento in cui la percepiamo ci cambia
completamente la percezione di noi stessi. In cambio, se la stessa critica
viene da una persona che noi non consideriamo importante, possiamo
tranquilamente evitare di considerarla seriamente. In altre parole: il
livello di coinvolgimento emotivo quello che pone il paziente in una
condizione di inevitabile autoreferenzialit; quello che mette il
paziente nella condizione di autoreferire a s stesso la discrepanza
percepita. In conseguenza, dobbiamo qui considerare due cose: da dove
vengono le discrepanze in una situazione di questo tipo; e in cosa
consiste l'coinvolgimento emotivo nella relazione
terapeuta-paziente. Le discrepanze possiamo schematizzarle nel modo
seguente: le discrepanze principali, per quanto riguarda il paziente,
vengono da due fonti. La prima (almeno nella parte iniziale della
terapia) la discrepanza che il paziente percepisce delle spiegazioni e
dall'attitudine con cui il terapeuta si confronta con lui, o la modalit
con la quale il terapeuta riformula i suoi problemi. Possiamo dire
pertanto: le discrepanze pi direttamente relative all'attitudine del
terapeuta. Il secondo tipo di discrepanze, sono quelle che il paziente
percepisce ogni volta che scopre aspetti prima ignorati del suo
funzionamento. Per Guidano, questa seconda classe di discrepanze sono d'un
livello pi intenso, cio, si percepiscono con pi intensi effetti
emotivi. E a misura che la terapia si vada facendo ogni volta pi profonda
e pi complessa, molto frequente vedere i pazienti che, repentinamente,
si rendano conto di qualcosa che non avevano mai considerato prima - un
ricordo molto intenso per esempio - e manifestano alcune reazioni emotive
d'una intensit difficile a vedersi in altre circostanze. Sicuramente
questi sono gli aspetti pi attivanti. Per Guidano, l'aspetto meraviglioso
di ci che la persona raggiunge un rendersi conto della propria maniera
di funzionare, completamente differente rispetto a quel che aveva sempre
creduto. E questa sarebbe, quindi, una delle fonti di discrepanze pi
importanti. A questo punto importante dire qualcosa a proposito "del
coinvolgimento emotivo". Perch, nel primo termine, "il coinvolgimento
emotivo" dovrebbe essere considerato naturalmente come una relazione
terapeutica d'una qualit emotiva positiva; per, nonostante, non sempre
cos. In ogni caso, se non c', meglio avere una qualit emotiva
negativa, che non avere nessun coinvolgimento con il paziente. Di pi,
necessario dire che l'aspetto di coinvolgimento emotivo, non qualcosa
che interessa unicamente il paziente; bens, che qualcosa che interessa
anche il terapeuta, dal momento che ogni terapia una relazione reale,
nella quale anche il terapeuta cambia e non soltanto il paziente. Il
terapeuta anche in contatto con un'esperienza umana, che non pu non
riconoscere come un'esperienza propria, e questo produce in lui un
cambiamento nella conoscenza di se stesso. >> importante, quindi,
che il terapeuta sia coinvolto emozionalmente, perch altrimenti non
potrebbe produrre discrepanze. In questo senso, coinvolgimento non
significa che il terapeuta deve essere gentile, o che deve dire solo
parole d'amore, ecc. Il coinvolgimento emozionale significa, invece, che
il terapeuta deve dare costantemente l'impressione al paziente che
disposto ad assumere tutte le conseguenze, in tutti i sensi, di quello che
sta dicendo o di quello che sta offrendo. >> come se fosse,
metaforicamente, un gioco di carte. Di questa maniera il terapeuta gioca
veramente, partecipa nel gioco mettendo la scommessa, correndo il rischio
inerente a tutto il gioco. In questo senso parliamo di coinvolgimento del
terapeuta. Se il terapeuta non coinvolto in tal modo, molto
difficile che possa produrre la qualit d'autoreferenzialit, con la quale
il paziente si vede obbligato a riferire a se stesso le discrepanze che ha
percepito.
Ruolo di perturbatore
In questo senso, il ruolo del terapeuta un ruolo che potrebbe
definirsi come quello d'un perturbatore emozionale, strategicamente
orientato. Non un perturbatore che perturba semplicemente perch
importante perturbare, o perch importante produrre discrepanze, bens,
un perturbatore che si sforza di controllare la situazione emozionale, e -
con la spiegazione che sta offrendo - produrre cambiamenti graduali nel
paziente, cambiamenti lenti circa il punto di vista di se stesso. E
cambiamenti graduali significano, in questo senso, cambiamenti
strategicamente orientati, per aumentare la consapevolezza di se
stesso. Possiamo dire in generale, come chiarimento, che all'inizio
dell'approccio processuale sistemico, si sospettato che il ruolo dato
alla comprensione e alla coscienza di s nei pazienti, avrebbe potuto
divenire un ruolo assoluto, cos com'era assoluto il criterio attribuito
alla razionalit. Il sospetto poteva consistere, quindi, nel poter
attribuire alla presa di coscienza in s il posto occupato dalla
razionalit cinque o dieci anni fa, giacch gli psicoterapeuti cognitivi
tradizionali hanno dato proprio questa immagine, come se cio la
razionalit fosse qualcosa fine a se stessa (giacch era il modo giusto o
corretto di vivere). Adesso, lo stesso potrebbe accadere con la terapia
cognitiva processuale sistemica, dal momento che il terapeuta potrebbe
dare al paziente l'idea che il modo giusto di vivere fosse nel perseguire
una coscienza di se stesso, il pi possibilmente articolata e complessa. E
che, con quello, essa coscienza di se stesso tenga che essere perseguita
in se stessa al modo d'una religione. In tutto caso, la situazione
molto pi complessa. La nozione razionalista gi classica della nostra
epoca (ancora influenzata dal Circolo di Vienna), postula che la
conoscenza unidirezionale. E precisamente questa concezione della
coscienza di s come obiettivo assoluto, come meta che coincide con il
modo giusto da vivere, corrisponde a questa dimensione della conoscenza
che ha solo una dimensione. Ad una estremit vi sarebbe l'ignoranza,
all'altra estremit la conoscenza, e dunque a misura in cui diminuisce
l'ignoranza, aumenta la conoscenza, fino arrivare ad una situazione nella
quale tutta l'ignoranza vinta dalla conoscenza raggiunta dal
singolo. Per nel senso che le stiamo dando e facendo conoscere, la
conoscenza come la realt, ha cio molti livelli, simultanei ma
differenti, e ogni livello di conoscenza ha il suo livello d'ignoranza. Il
dato pi importante, soprattutto, quello che accade quando aumenta la
conoscenza di se stesso; e questo sembra il problema che abbiamo oggi.
Perch sembra che nella misura in cui aumenta la conoscenza di se,
parallelamente aumenta il sorgere di emozioni e affettivit molto
complessi e perturbanti, prima sconosciute: allo stesso modo, tutte le
emozioni d'ambiguit, di senso dell'assurdo esistenziale, d'inutilit. Per
Guidano, queste emozioni hanno caratterizzato il nostro secolo. La
ragione di ci pu essere molto semplice: apparentemente ci sarebbe una
relazione inversamente proporzionale fra la coscienza di se stesso e
l'immediatezza dell'esperienza emozionale. Nella misura in cui aumenta la
coscienza di se riguardo ad un argomento, la persona perde l'immediatezza
rispetto a questo argomento. E in questa perdita d'immediatezza, sarebbe
l'origine del senso d'ambiguit, d'assurdo, ecc.
Riorganizzazione
Per tale ragione, un terapeuta dovrebbe lavorare essendo capace di
produrre il massimo livello di riorganizzazione dell'esperienza personale,
con il minimo livello di coscienza di se stesso nel paziente. Il
terapeuta, quindi, avendo presente gli svantaggi dell'aumento della
coscienza di se stesso, dovrebbe essere capace di produrre il massimo di
riorganizzazione dell'esperienza personale nel paziente (dove "massimo"
significa: la riorganizzazione che permetta a questo di non percepire pi
tali emozioni come perturbanti), con la minima modificazione della
coscienza di se stesso. Senza mettere nel campo di lavoro tutte le cose:
la sua vita affettiva, la sua vita passata, la sua vita sessuale, la sua
vita professionista, ecc. In altre parole: si tratta di produrre il
massimo d'organizzazione con il minimo di discrepanza. Per Guidano, il
terapeuta non dovrebbe per niente da offrire - nemmeno implicitamente -+
l'idea che in una certa parte del mondo, esiste una maniera esatta o
perfetta di vivere; da questo punto di vista, il terapeuta dovrebbe essere
sempre un poco relativista. Perch il paziente, nella misura che inizia a
scoprire cose di se stesso, finirebbe per inseguire la coscienza di se
stesso come fine a se stessa. Cos il terapeuta dovrebbe mettere l'accento
su tutte le qualit emozionali che si accompagnano ad un incremento della
coscienza di se stesso.
Relazione terapeuta-paziente
Per ultimo, un altro problema derivato dello studio e dall'interesse
della terapia processuale sistemica rispetto alla relazione
terapeuta-paziente, e degli aspetti del terapeuta, ha a che vedere con il
problema della coscienza di se nel terapeuta. Il problema della
coscienza di se stesso nel terapeuta arrivato ad essere, negli ultimi
anni, un tema dolente. Perch, merc anche a questo cambiamento nel ruolo
d'osservatore privilegiato, che era il ruolo che aveva il terapeuta fino
qualche anno, adesso si comincia a mettere nel tappeto il problema di chi
il terapeuta come persona. Per per questa volta il problema vogliamo
lasciarlo solo proposto, lasciare aperto cos un possibile campo di
discussione.+
In conclusione
Per concludere, vogliamo segnare due aspetti importanti del modello di
Guidano. Il primo, quello che il suo approccio emerge come un modello
comprensivo esplicativo dei processi della conoscenza umana e che il
conoscere visto da chi vive l'esperienza, cio, dal punto di vista
dell'osservatore, rappresentando in questo modo la sua condizione
ontologica, e che la terapia proposta per Guidano coerente con il suo
modello teorico. Questo fatto, posiziona alla scienza psicologica per
prima volta nello status di scienza matura: "Le scienze mature sono pi
esplicative che descrittive. La spiegazione consiste nel rendere
intelligibile il come ed il perch i fenomeni esibiscono entro un dominio
le propriet, che descrittivamente possiedono. La scienza le spiega
attraverso supposizioni teoriche (una costruzione tacita o esplicita, data
a posteriori, del fatto) le quali dicono perch le cose devono essere come
si osservano che sono. Gli psicologi, in contrasto, hanno limitato le
proprie spiegazioni all'analisi disposizionale del dominio psicologico.
L'analisi disposizionale nel miglior dei casi descrittiva e non pu
essere considerato spiegativo. ... interesse della psicologia lo
sviluppare la classe di teoria esplicativa, che possiedono le scienze
mature" (Weimer, 1982 b). Il modello di Guidano possiede anche la
potenza esplicativa scientifica in accordo al criterio di spiegazione
scientifica che segna H. Maturana (1990). "Le spiegazioni scientifiche
hanno validit perch hanno che vedere con le coerenze operazionali
dell'esperienza nell'accadere del vivere dell'osservatore, ed l la
forza della scienza. Le spiegazioni scientifiche sono proposte generative
che si presentano nel contesto della soddisfazione del criterio di
validit delle spiegazioni scientifiche. Il criterio di validit delle
spiegazioni scientifiche fa riferimento esclusivamente a coerenze
operazionali dell'osservatore nella configurazione d'uno spazio d'azioni
nel quale devono soddisfare certe operazioni dell'osservatore nell'ambito
esperenziale" (pp.51). [****] La considerazione delle referenze segnate
sopra, permettono concludere, quindi, che il modello di Guidano
essenzialmente esplicativo della condotta umana e che qualunque aspetto
dell'esperienza umana pu essere spiegato da quest'approccio. Questo
anche valido per tutti gli aspetti che sono in relazione con la
psicoterapia e con psicopatologia. Il secondo punto che vorrei segnare
come conclusione l'impossibilit d'integrazione delle psicoterapie che
si basano sull'epistemologia empirista, con le terapie post-razionaliste.
Questa affermazione cos severa discende dall'argomentazione che le
terapie empiriste ipotizzano una realt esterna ed unica per tutti. Questo
le riduce, nello studio della psicologia, alla descrizione delle
interazioni fra organismi ed ambienti. Questa tendenza le rende all'
estremo riduzioniste e partecipi dell'esistenza d'una causalit lineare
della condotta umana. Questo determinismo causale ontologicamente
impossibile, secondo Maturana (1978). Noi crediamo per tanto che
l'integrazione delle terapie comportamentiste, cognitive e psicoanalitiche
con il modello proposto da Guidano definitivamente impossibile e ci
sembra che l'integrazione in psicoterapia, intesa come l'integrazione di
differenti approcci terapeutici e pertanto di differenti tecniche
terapeutiche, senza considerare gli aspetti epistemologici che li
sostentano, sembrano impossibili.
REFERENCIAS
Beck A. T., Rush A. J., Shaw B. F. & Emery G. Cognitive therapy of
depression. New York: Guilford, 1979. Ellis A. Reason and emotion in
psychotherapy. New York: Stuart, 1962. Guidano V. F. (1988). A
Systems. process-oriented approach to cognitive therapy. In K. S. Dobson
(Ed.). Handbook of cognitive-behavioral therapies. New York: Guilford
Press. Guidano V. F. (1987). Complexity of the self. New York:
Guilford Press. Guidano V. F. (1991>. Affective change events in a
cognitive therapv system approach. In J. D. Safran & L. S. Greenberg
(Eds.), Emotion, psychotherapy, and change. New York: Guilford Press.
Guidano V. F. & Liotti G. (1983). Cognitive process and emotional
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(1985). A constructivistic foundation for cognitive therapv. In M. J.
Mahoney & A. Freeman (Eds.). Cognition and psychotherapy. New York:
Plenum. Guidano V. F. (1990). De la revolucin cognitiva a la
intervencin sistmica en trminos de complejidad: La relacin entre
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Psicoterapia, 10,113-129. Guidano V. F. (1991). The self in process.
New York: Guilford Press. Maturana H. (1986). Ontology of observing:
The biological foundations of self consciousness and the physical domain
of existence. Unpublished manuscript., Universidad de Chile, Santiago.
Maturana H. (1990). Emociones y lenguaje en educacin y poltica.
Hachette/CED. Maturana H. R. Biology of lenguage. The epistemology of
reality. In G. A. Miller & E. Lenneberg (Eds.). Psychology and biology
of lenguage and thought. New York: Academic Press, 1978. Weimer W. A.
(1982b). Ambiguity and the future of psvchology: Meditations
leibniziennes. In W.B.Veimer & D.S. Palermo (Eds.), Cognition and the
symbolic processes. Hilisdale N J: Erlbaum. Copyright 1996-1999
Instituto de Terapia Cognitiva INTECO Direccin: Providencia 2608 of.
62, Santiago, CHILE. Telfono: +56 (2) 232 1781 - Fax: +56 (2) 234
2978 Email: HYPERLINK "mailto:info@inteco.cl" info@inteco.cl [*
"Ogni conoscenza fare, ogni fare conoscenza" dice Maturana.
N.d.T.] [**] Intraducibile in italiano, perch - come altri termini di
Maturana (es.: "languaging" o "lenguejar")- inesistente anche in spagnolo.
Un buon modo di rendere il concetto potrebbe essere "il vivendo".
N.d.T. [*** ] Ruiz si riferisce qui al determinismo strutturale,
secondo il quale ogni sistema - ogni essere umano un sistemna - ha un
proprio modo di funzionare. N.d.T [****] Secondo Maturana le
spiegazioni scientifiche non hanno il compito di svelare una realt
oggettiva, data come assoluta e valida per tutti, ma il compito di
permettere di concordare esperienze. Quello che accade ad uno scienziato a
Londra deve accadere, nelle stesse condizioni, a Roma: la spiegazione
scientifica dunque un meccanismo esplicativo di esperienze concordabili.
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