Il Ruolo Terapeutico, 1997, 75: 28-31
Paolo Migone
Erano anni che pensavo a un progetto di formazione con caratteristiche relativamente nuove rispetto a tante iniziative oggi presenti nel panorama italiano. Tra le altre cose, avevo in mente uno dei programmi di formazione che avevo visto in America (quello dello William Alanson White di New York), che per certi versi assomiglia a quello che avevo in mente. Sono sempre stato trattenuto dalla paura di sovraccaricarmi di lavoro accollandomi anche questo impegno, e dalla difficoltà a dirigere una iniziativa del genere per quanto riguarda la scelta dei docenti e la sua logica complessiva. Dopo aver procrastinato per vari anni, mi sono deciso se non altro a esporre il progetto, quasi come una fantasia da condividere con amici e colleghi. Questo progetto che descrivo quindi è solo sulla carta, e penso che lo resterà sempre, dato che temo che non avrò mai le energie per attuarlo (la proposta iniziale fu messa anche su Internet). Vediamo concretamente di che progetto si tratta. Esporrò qui di seguito il documento che ho scritto, in cui spiego un po' la filosofia di questa iniziativa e la presento nei dettagli. Il documento di presentazione della Agenzia di Formazione Permanente (AFP) L'Agenzia di Formazione Permanente (AFP) è una organizzazione che si propone di offrire opportunità di formazione e di confronto a molti colleghi (terapeuti, persone interessate ai problemi della psicoterapia, ecc.) che, a qualunque tipo di associazione, scuola, o gruppo di riferimento appartengano, desiderano approfondire problematiche specifiche della psicoterapia. Molti colleghi, avendo già completato scuole di formazione, vorrebbero approfondire singole problematiche, senza peraltro potersi impegnare in modo continuativo. A costoro la AFP vorrebbe offrire opportunità di formazione limitate nel tempo, con una spesa contenuta, mirate agli interessi specifici e circoscritti che possono avere. Altri colleghi inoltre non si sono mai trovati completamente a proprio agio nelle scuole tradizionali caratterizzate da corsi obbligatori di quattro anni, ma concepiscono la formazione in un modo più complesso e ampio, preferendo muoversi con maggiore agilità, attivarsi in modo personalizzato, spinti dalla propria curiosità quale importante forza motivazionale. Altri ancora, convinti che un aspetto importante di ogni tecnica psicoterapeutica sia la persona "in carne ed ossa" che filtra ogni intervento previsto dalla teoria professata, hanno il desiderio di conoscere da vicino determinati terapeuti di cui hanno sentito parlare per osservare come si muovono, per fare loro delle domande, o anche per togliersi la curiosità di conoscerli personalmente: un seminario con un ristretto numero di partecipanti offre queste possibilità. Infine, alcuni colleghi non prediligono il conseguimento di un diploma in psicoterapia perché non credono nella delega ad una "autorità" che certifichi la propria identità professionale: per quanto riguarda la psicoanalisi, alcuni analisti lacaniani ad esempio ritengono che l'analista debba assumersi fino in fondo la responsabilità di fronte al paziente, senza delegare a terzi la legittimità di essere analista. Ma queste sono solo alcune delle tante esigenze alle quali la AFP potrebbe cercare di rispondere. Per quanto riguarda i docenti, potrebbe rispondere anche alla esigenza di chi è interessato a insegnare, o a fare conoscere le proprie idee, ad un giro di colleghi di diverso approccio o esterni al proprio gruppo di riferimento, andando così contro alla diffusa tendenza di arroccarsi all'interno della propria scuola, tendenza che purtroppo perpetua una forma di ignoranza caratteristica di vasti settori della psicoterapia. Come sappiamo, spesso le scuole tradizionali, per la loro stessa natura, portano con sé una logica perversa che rischia di infantilizzare gli studenti, ritardandone la crescita: estremizzando il discorso, si può dire che una vera scuola è quella che tendenzialmente procede verso la propria autoeliminazione, nel senso che insegna agli allievi a rendersi indipendenti, a fare a meno dei propri maestri. Molte scuole, avendo il naturale bisogno di durare nel tempo a causa delle proprie esigenze istituzionali, riescono a sopravvivere meglio grazie a meccanismi intrinseci che rallentano la crescita degli studenti, mantenendoli in una posizione subalterna (ovviamente in modo non consapevole o intenzionale, ma appunto a causa della logica istituzionale). Questi meccanismi istituzionali possono agire sia dal punto di vista psicologico (ad esempio trasmettendo l'idea che esistono dei "maestri" - ancor meglio se stranieri, perché più facilmente mitizzabili - necessariamente più esperti degli "allievi", indipendentemente dalla loro specifica area di specializzazione o di esperienza), sia dal punto di vista organizzativo (l'esigenza di uniformare l'insegnamento, livellando la progressione di tutti, indipendentemente dalle aree di maggiore o minore avanzamento di ciascuno). La realtà invece è che il docente tratta solo un determinato argomento, e che su certe problematiche alcuni suoi "studenti" possono avere più conoscenze di lui: un partecipante di un seminario su un certo argomento potrebbe a sua volta condurre un seminario al quale eventualmente partecipa il conduttore del seminario precedente. Ma non c'è presentazione migliore di una iniziativa e della sua filosofia di base se non quella di descriverne nei dettagli il funzionamento. L'idea di fondo dell'AFP è quella di essere una struttura molto flessibile volta ad offrire opportunità di formazione. Le "unità di base", se così si possono chiamare, sono dei blocchi di seminari monotematici (incontri, lezioni, gruppi, comunque li si voglia chiamare) che vengono proposti. Chi è interessato si iscrive, pagando anticipatamente. Coloro che conducono i seminari sono dei colleghi che, d'accordo con il responsabile dell'AFP, ritengono di aver delle cose da dire o da "insegnare" su un argomento specifico, possibilmente un argomento che hanno approfondito o di cui si stanno interessando in quel periodo. Questi conduttori decidono il numero di seminari all'interno del quale ritengono di poter adeguatamente approfondire il tema, inoltre stabiliscono gli orari, i giorni, l'eventuale numero minimo e/o massimo dei partecipanti, e la sede degli incontri (questa può essere la più comoda per chi conduce il gruppo, ad esempio anche la propria casa o il proprio studio). Sarà responsabilità dell'AFP diffondere periodicamente un opuscolo in cui verranno elencate tutte queste iniziative e le modalità di adesione. Certe iniziative potranno essere ripetute in seguito, altre interrotte o modificate. Per rendere meglio l'idea, ecco alcuni esempi:
Dopo ogni proposta di corso o seminario, uno spazio a cura del conduttore (massimo 1000 battute) conterrà una descrizione più dettagliata ed eventuale indicazione di alcune letture consigliate o ritenute obbligatorie. Ad esempio: Questo corso si propone di fornire le conoscenze fondamentali sul pensiero di Fairbairn e sulle origini della teoria delle relazioni oggettuali. Verrà fatto riferimento anche ai contributi di Suttie e Guntrip. Si consiglia di leggere, prima dell'inizio del corso, il libro di W.R.D. Fairbairn Studi psicoanalitici sulla personalità (1952), Torino: Bollati Boringhieri, 1970, 1992. Ovviamente sta al conduttore proporre il formato degli incontri (argomento, tempi, luoghi, ecc.) che meglio si adatta alle esigenze proprie e degli eventuali partecipanti. Il successo di una iniziativa può riflettersi anche nel numero di richieste di partecipazione (ovviamente questo non è l'unico criterio di successo). Se vi sono molte iscrizioni, l'iniziativa può essere ripetuta in futuro, se pochi o nessun partecipante si iscrive, naturalmente può non essere riproposta. Ma vi sono altri aspetti caratteristici di questa iniziativa. Alla fine di ogni corso o serie di seminari, tutti i partecipanti dovranno restituire in forma anonima (inviandolo al responsabile dell'AFP) un breve questionario predistribuito, nel quale avranno risposto ad alcune semplici domande sull'esperienza fatta. I questionari verranno visti solo da due persone: dal responsabile dell'AFP (che ne mantiene la segretezza) e dal conduttore dei gruppi (quest'ultimo però potrà vedere le risposte solo in forma aggregata - cioè la media delle risposte - e solo se i partecipanti siano stati superiori ad un numero minimo in modo tale da proteggerne l'anonimato). Questo questionario servirà come feed-back, sia per il responsabile che per i singoli conduttori, allo scopo di migliorare eventualmente il corso se verrà ripetuto in futuro. Al fine di garantire una maggiore autenticità e libertà di giudizio, i questionari non anonimi verranno scartati, e i partecipanti verranno invitati a non mostrare le loro risposte ad altri partecipanti. Le domande contenute nei questionari riguarderanno una valutazione, da parte dei partecipanti, dell'esperienza formativa (un po' un esame all'incontrario, nel senso che saranno i discenti a valutare i docenti, e non viceversa), e toccheranno temi quali la capacità didattica del docente, la sua preparazione, la sua puntualità, la sua capacità di favorire il dibattito e di facilitare domande, una valutazione complessiva dell'esperienza formativa, e così via (vedi allegato). Queste risposte comunque non verranno considerate un "giudizio" sul docente, anche perché in teoria tutti i partecipanti potrebbero "sbagliarsi" (cioè utilizzare criteri di giudizio diversi), e un docente valutato negativamente da alcuni può essere giudicato molto positivamente da altri. Da questa breve descrizione, emerge più chiaramente che l'AFP costituisce uno strumento agile, indipendente e trasversale alle varie scuole e gruppi, che può anche favorire una maggiore circolazione delle idee e delle esperienze tra colleghi di approcci diversi, cosa di cui vi è tanto bisogno. Non va dimenticato infatti che gli argomenti trattati non saranno assolutamente limitati alla psicoanalisi, ma riguarderanno anche altri approcci e argomenti limitrofi. Uno degli assunti di base è che la psicoterapia può non essere appresa o affrontata in modo lineare o in un determinato numero di anni, alla fine dei quali magari viene consegnato un "diploma", ma è un processo più complesso, per sua natura interminabile, che può essere iniziato da più punti (si può partire da un autore difficile per poi arrivare a capirne uno più "facile"; si può partire studiando Kohut e poi arrivare a capire meglio Freud, oppure si può studiare il cognitivismo per meglio capire la psicoanalisi o viceversa, nel senso che i sentieri sono sempre intrecciati). Inoltre, come si è detto, questa iniziativa si propone di essere accessibile anche a coloro che non abbiano disponibilità di tempo o di denaro per iscriversi alle scuole tradizionali, e soprattutto a chi interessa maggiormente lo studio di specifici problemi, eventualmente legati ai propri interessi culturali o attività professionali, e non ha interesse per il conseguimento di un diploma in quanto tale. Il fattore motivazionale cioè dovrebbe essere la curiosità di conoscere, e non il conseguimento di una certificazione o riconoscimento altrui. Questa struttura permarrà nel tempo solo nella misura in cui vi sarà questo interesse, altrimenti cesserà di esistere. L'iniziativa potrà essere estesa a tutta Italia, non essendo legata ad una particolare sede, anche se è probabile che coloro che risiedono nelle grandi città potranno usufruirne meglio avendo a disposizione una maggiore scelta. Gli aspetti organizzativi (corrispondenza, pagamenti, pubblicità, ecc.) faranno capo alla segreteria de Il Ruolo Terapeutico (Via Giovanni Milani 12, 20133 Milano, Tel./Fax 02-70636457), che metterà a disposizione le sue strutture organizzative e di segreteria; la direzione scientifica dipenderà unicamente dal responsabile. I motivi per cui è stato scelto Il Ruolo Terapeutico per gli aspetti organizzativi sono non solo di tipo logistico (vi erano già in precedenza rapporti di collaborazione), ma anche legati alla fisionomia di questa associazione, che ha sempre aderito ad una concezione "allargata" della psicoanalisi, trasversale ai vari ruoli professionali, privilegiando in particolare la formazione degli operatori del settore pubblico; inoltre questa associazione (che dal 1972 gestisce anche una rivista e dal 1979 una attività di formazione in psicoterapia) non ha particolari interessi di scuola, poiché fin dall'inizio (coerentemente a una posizione critica nei confronti della legge 56/1989 sulla regolamentazione della psicoterapia), ha scelto di non fare mai domanda di riconoscimento ministeriale. Allegato: Foglio di valutazione da parte dei partecipanti In alto al foglio vi è il nome del conduttore, il titolo del seminario, e le date. Poi vi sono le "Istruzioni", che sono le seguenti: Il giudizio da parte dei partecipanti sui conduttori e sul tipo di esperienza fatta costituisce un importante feed-back per poter migliorare i seminari negli anni successivi. Se il partecipante ha avuto difficoltà, può non essere stata "colpa sua", ma della modalità di insegnamento o di conduzione dei gruppi. Per permettere la massima libertà di giudizio, questa scheda deve essere anonima e non deve contenere segni di riconoscimento, altrimenti viene annullata. Il partecipante è pregato di scrivere sulla destra, per ogni aspetto considerato, il suo giudizio sotto forma di un punteggio che va da 0 a 10 (dove lo 0 rappresenta la valutazione più negativa, e il 10 la più positiva). La scheda, dopo essere stata compilata, va messa nella busta pre-affrancata e impostata. Seguono dieci voci, per ognuna delle quali il partecipante è tenuto a dare il punteggio da 0 a 10 sul docente. Esse sono le seguenti:
In fondo al foglio vi è uno spazio per scrivere "Eventuali altre osservazioni, critiche, o proposte per migliorare questa iniziativa nel caso venga ripetuta in futuro". Conclusioni Ho mandato questo documento, per ora, a una quindicina di colleghi che stimo e che ritengo possano presentare e discutere argomenti di loro specifico interesse, in cui i partecipanti possono essere stimolati a riflettere, anche in modo critico, e a esercitare un pensiero autonomo. Tranne rare eccezioni, si tratta di persone che conosco personalmente o di cui sono amico. Già alcuni hanno risposto dichiarando la loro disponibilità (tra cui gli psicoanalisti Sergio Bordi, Giordano Fossi, Giovanni Jervis, Giambattista Muraro, Roberto Speziale Bagliacca, Ettore Perrella, il cognitivista Giovanni Liotti, il filosofo e psicologo Mauro Fornaro, ecc.); altri forse ci stanno pensando, o hanno deciso di non aderire essendo già troppo impegnati in altre iniziative. Coloro che non condividono anche solo alcuni degli aspetti della filosofia di base o dell'organizzazione di questa iniziativa è bene che non partecipino, perché è importante che si trovino a proprio agio: ciò può riflettersi anche nella qualità dell'insegnamento. Vi sono tanti gruppi e scuole, con innumerevoli opportunità di insegnamento, ed è bene ciascuno scelga quella più confacente ai propri valori. In questa "Agenzia", così come io l'ho pensata, è fondamentale il valore della trasversalità tra i gruppi, la voglia di uscire dalla propria scuola, il forte desiderio di confronto, di spezzare le monoculture psicoterapeutiche isolate che magari sono sopravvissute proprio grazie a questo loro isolamento. Quei colleghi che sentono un legame di dipendenza nei confronti del proprio gruppo di appartenenza, che non sono molto curiosi di conoscere altri gruppi o approcci, o che addirittura (più o meno consciamente) vivono il nuovo o il diverso come una minaccia alla propria identità istituzionale o professionale, sono i candidati meno adatti a far parte di questa iniziativa. Alcuni colleghi che ho contattato si sono dichiarati disponibili a condizione di operare una selezione tra i partecipanti (basata sul livello di preparazione o su caratteristiche personologiche). Non vi alcun ostacolo a ciò: dato che la progettazione dei corsi è lasciata completamente ai conduttori, basta che essi indichino chiaramente i requisiti nel sottotitolo del loro corso. Eventualmente potranno essere organizzati brevi corsi o seminari di autori stranieri durante un loro soggiorno in Italia, e in questo caso potrebbe essere utilizzata la sede del Ruolo Terapeutico, o eventualmente altre sedi. Come molti sanno, sono amico di molti validi colleghi stranieri che collaborerebbero volentieri, e che ho invitato a tenere seminari negli anni passati. Mi vengono in mente, tra gli altri, Morris Eagle, Robert Holt, John Gedo, Horst Kächele, Robert Langs, Joseph Weiss, Harold Sampson, Lester Luborsky, Otto Kernberg, ecc., e so che tanti altri sarebbero disponibili (ogni anno inoltre rivedo i colleghi del Rapaport-Klein Study Group, alcuni dei quali hanno delle posizioni teoriche interessanti -- si pensi a Wilma Bucci, Marshall Edelson, Lawrence Friedman, Stanley Greenspan, Adolf Grünbaum, Charles Hanly, Irwin Hoffman, Philip Holzman, Morton Reiser, Herbert Schlesinger, David Shapiro, Donald Spence, Frank Sulloway, Paul Wachtel, Jerry Wakefield, Robert Wallerstein, Peter Wolff, e altri). A volte alcuni colleghi americani mi scrivono per chiedermi se posso organizzare per loro dei seminari in Italia, approfittando di una loro vacanza o di un viaggio nel nostro paese; inserendoli in questa struttura, sarà per me molto più facile e meno costosa l'organizzazione di questi seminari, e un numero maggiore di colleghi italiani interessati potranno esserne tenuti al corrente. Come dicevo all'inizio, è fuori dubbio che la mia scelta è soggettiva, spesso basata su conoscenze personali di colleghi che, anche casualmente, mi è capitato di incontrare e di apprezzare. E' ovvio che non conosco a perfezione la realtà italiana (anche se penso di conoscerla più di altri), e sicuramente tante persone che conosco non mi sono venute in mente. Non solo, ma anche se conoscessi a fondo la realtà italiana, i criteri di scelta sarebbero comunque i miei, giusti o sbagliati secondo i punti di vista. E' naturale che vi saranno errori ed omissioni, ma, così come quando si segue un paziente, non c'è modo di non fare "errori": l'importante è assumersene la responsabilità, e il modo con cui questi cosiddetti errori vengono elaborati successivamente.
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