Maurizio Mottola Ripubblicato su Psychomedia da "Agenzia Radicale" Mercoledì 8 aprile 2009 si è svolto all'Azienda Ospedaliera D. Cotugno di Napoli il convegno Terapia familiare: un update, le cui conclusioni sono state tratte dallo psicologo e psicoterapeuta Alberto Vito -responsabile dell'Unità Operativa Psicologia Ospedaliera dell'A.O. D. Cotugno di Napoli-, al quale abbiamo posto alcune domande La Terapia Familiare in Italia, oggi è stata la prima tavola rotonda -da lei moderata-: quali considerazioni ? Il modello di lavoro psicoterapeutico con le famiglie è nato nella seconda metà del secolo scorso negli Stati Uniti nel tentativo di dare una risposta a forme di disagio mentale verso cui i modelli psicodinamici apparivano insufficienti o inadeguati. Il focus sulle dinamiche relazionali, oltre che sulla dimensione intra-psichica, e l'assunzione dell'ottica sistemica -mutuata dalla fisica- hanno consentito importanti progressi sul piano terapeutico ed una migliore comprensione dell'individuo in chiave plurigenerazionale. Dagli Stati Uniti l'approccio familiare si è diffuso in tutto il mondo ed in Italia -a partire dagli anni settanta ed ottanta- ha ottenuto particolari consensi, integrandosi con il lavoro condotto dagli operatori per la riforma dell'assistenza psichiatrica e psicologica ed in virtù di una specifica tradizione culturale italiana, che ha sempre posto particolare attenzione al tema della famiglia. Abbiamo invitato tre direttori di scuole di formazione in psicoterapia che seguono l'orientamento sistemico-relazionale. In Italia - ed in Campania in particolare - c'è un forte radicamento dell'approccio sistemico-relazionale, che appare numericamente il più seguito tra i giovani che si iscrivono alle scuole di formazione per divenire psicoterapeuti. A tali direttori abbiamo chiesto di descriverci il percorso professionale successivo che i loro allievi compiono, finito il periodo di formazione iniziale. La Famiglia nel sistema curante è stata la successiva tavola rotonda: qual è la situazione attuale in merito ? In questo spazio del convegno abbiamo invitato due medici -un oncologo ed un medico di medicina generale- per conoscere come intendono il lavoro con la famiglia, dal loro punto di vista privilegiato. Per l'oncologo i familiari dei pazienti costituiscono un punto di riferimento indispensabile in grado di migliorare la qualità della vita dell'ammalato, mentre il medico "di famiglia" costituisce il primo osservatore di eventuali disfunzioni relazionali ed è importante che sia in grado di coglierle e di suggerire corrette soluzioni. La Terapia Familiare nei Servizi Pubblici è stata l'ultima tavola rotonda del convegno: che diffusione ha oggi nel servizio sanitario nazionale ? Uno straordinario successo hanno avuto le scuole di formazione in terapia familiare, che negli anni hanno formato migliaia di psicoterapeuti, ed inizialmente tale modello pareva particolarmente appropriato per essere utilizzato nel contesto dei servizi pubblici e nella cura di specifiche situazioni cliniche. D'altro canto, sempre più spesso i medici e gli operatori sanitari che fronteggiano gravi patologie organiche hanno sperimentato la necessità di una presa in carico anche delle famiglie dei loro pazienti, per una migliore qualità della vita ed una maggiore aderenza ai trattamenti sanitari. A fronte del successo della terapia familiare in Italia come modello formativo, non pare altrettanto forte l'insediamento di tale approccio nei servizi pubblici. Sono pochi i servizi che in modo esplicito sono rivolti alla cura dei sistemi familiari o che utilizzano in modo precipuo il modello sistemico-relazionale. Abbiamo perciò invitato alcuni dei colleghi che conducono - nelle Marche, in Puglia e nella nostra regione - esperienze importanti in tal senso. Il confronto è stato molto ampio e la presenza numerosa (oltre 120 iscritti al convegno) ci ha confermato l'interesse attorno al tema riguardante il futuro della terapia familiare in Italia. Un particolare ringraziamento al dottor Antonio Giordano - direttore generale dell'Azienda Ospedaliera D. Cotugno di Napoli -, che non solo ha messo a disposizione le strutture didattiche dell'ospedale, ma ha anche autorizzato che l'evento -gratuito- fosse accreditato ECM per psicologi e medici. |