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Il futuro della specie umana: conversazione con Jeffrey Schwartz

Maurizio Mottola



L'Istituto per l'Approccio Centrato sulla Persona (IACP), diretto dallo psicologo e psicoterapeuta Alberto Zucconi, ha invitato in Italia ed ospitato a Roma dal 29 aprile al 1 maggio 2009 per un ciclo di conferenze il filosofo della scienza e paleontologo Jeffrey Schwartz, presidente della World Academy of Art and Scienze (www.worldacademy.org), che annovera tra i padri fondatori Albert Einstein, Bertrand Russel e numerosi premi Nobel. Al professore abbiamo posto alcune domande.
A suo avviso a quale probabile futuro va incontro la specie umana? La velocità con cui noi umani distruggiamo parti fondamentali del nostro pianeta sta aumentando in modo impressionante. Molti pensano erroneamente che ciò è dovuto al fatto che abbiamo sviluppato tecnologie più potenti e quindi il risultato è un maggiore impatto ambientale. In realtà questa è solamente una variabile dello stato preoccupante in cui ci troviamo, una ragione dello stato attuale è proprio la nostra ignoranza, ignoriamo come causiamo la distruzione, questa cecità a nostro avviso è uno dei fattori più letali. Se vogliamo essere capaci di gestire in maniera realistica ed efficace l'emergenza in cui ci siamo cacciati è necessario divenire consapevoli di ciò che la rende tale. Il principale problema è l'esplosione demografica, che ha un effetto domino e moltiplica l'impatto di tutte le altre variabili. Se un milione di persone avesse un comportamento identico a quello che complessivamente gli abitanti del pianeta hanno oggi, la cosa non desterebbe eccessive preoccupazioni in quanto la rata di distruzione del pianeta sarebbe efficacemente annullata dalle capacità auto riparative e rigeneratrici del pianeta stesso, quali la rigenerazione dell'ossigeno, la ricrescita delle foreste eccetera. I poteri auto-curativi del pianeta possono senza dubbio riparare notevoli danni, non quelli però inflitti da una popolazione cresciuta a dismisura che oggi ammonta a 8 miliardi d'individui. Avendo raggiunto questa ampiezza ed il fatto che ci stiamo comportando come un branco di locuste, che divorano le risorse di un'area, la distruggono e si muovono oltre, noi umani non abbiamo più alcun altrove dove continuare il nostro sfrenato banchetto delle risorse planetarie. Le nostre opzioni si sono ridotte a due sole scelte: o cambiamo o ci autodistruggiamo. Questo processo si è manifestato su scala più ridotta già in precedenza, per esempio con l'autodistruzione perpetrata ai propri danni dagli indiani Pueblo, i quali distrussero il loro ambiente sfruttandolo ben oltre le sue capacità di autorigenerazione ed allo stesso tempo incrementando la densità della loro popolazione oltre ogni limite sostenibile ed in tal modo accelerarono in modo esponenziale la loro autodistruzione. Anche noi oggi stiamo facendo qualcosa di molto simile, abbiamo un esaurimento di risorse idriche, un impoverimento e distruzione del top soil (copertura organica e vegetale che fertilizza il suolo, ndr) e di terreni fertili, desertificazione, cambiamenti climatici eccetera. L'uso scriteriato di fertilizzanti chimici porta ad un inquinamento da nitrogeno, la produzione di derrate alimentari è continuamente compromessa, i nostri numeri si moltiplicano e così anche i nostri problemi.
A suo parere quale potrebbe essere una metafora per descrivere l'essere umano di oggi? Purtroppo mi viene da pensare a colui che credendo di fare il proprio interesse sta segando un ramo di un albero per servirsene come legna da ardere, non essendo consapevole di stare segando il ramo su cui è appollaiato. Purtroppo l'ignoranza -o la negazione delle evidenze- è il dato più preoccupante di oggi.
L'attuale organizzazione emotivo-cognitiva dell'individuo odierno è in grado di gestire le sfide di adesso? A mio avviso oggi, in una epoca di globalizzazione, le persone sono impreparate a gestire le sfide attuali, in quanto si trovano in uno stato di analfabetismo psicologico ed emozionale. Abbiamo bisogno di promuovere maggiore capacità di apertura, di rispetto ed empatia verso le persone diverse da noi ed abbiamo bisogno di curare in particolare le risorse più importanti del nostro pianeta che sono i bambini; in famiglia e nella scuola vanno sostenute le innate capacità di empatia, unite alla condivisione dei valori di rispetto della diversità, tutte le diversità non solo tra umani, ma anche il rispetto e la vicinanza psicologica con tutte le forme di vita; queste sono prerogative fondamentali per la nostra specie se vogliamo essere capaci di gestire efficacemente le sfide formidabili che ci confrontano oggi. Lo sviluppo delle nostre capacità di comprensione empatica e di profondo rispetto sono necessarie anche per affrontare una delle sfide più importanti di oggi, che è a mio avviso il promuovere la consapevolezza della situazione attuale del nostro pianeta, poiché se diveniamo consapevoli allora possiamo diagnosticare in maniera accurata, identificare i vari fattori che determinano la situazione in cui ci troviamo attualmente, come ci siamo arrivati e procedere alla creazione degli strumenti appropriati d'intervento. Eviteremo così il pericolo di errata diagnosi e di aggravamento ulteriore della situazione, causati da errati interventi derivanti dall'uso di premesse infondate. Ad esempio è importante capire che la situazione attuale è il frutto di un processo complesso che inizia con l'esistenza degli esseri umani su questo pianeta. Per milioni di anni la vita sul nostro pianeta non ha generato impatti micidiali auto-generati. L'impatto distruttivo degli esseri umani sul pianeta è una novità in termini di comportamento destabilizzante di una forma di vita.


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