Maurizio Mottola Giovedì 25 giugno 2009 si è svolta a Napoli la presentazione del libro La Rivoluzione della Psicologia (Adriano Ossicini, Borla Editore, pagine 336), nel quale "l'autore attraverso la narrazione di oltre 50 anni di esperienze fatte nel campo della psicologia, ripercorre, con un'ampia documentazione, spesso inedita, la complessa storia della psicologia italiana, dal difficile periodo fascista, in cui, considerata una "pseudoscienza", fu cancellata dall'insegnamento, fino alla conquista di un ruolo didattico e clinico autonomo, con la formazione di Facoltà e l'istituzione di un Ordine e Albo degli Psicologi." Indubbiamente la società italiana presenta ancora profonde resistenze, storicamente spiegabili, alla professione di psicologo in quanto tale, tendendo ad identificare lo psicologo con lo psicoterapeuta. Lo psicologo è figura tuttora poco presente nel sistema scolastico, nel settore delle aziende e delle organizzazioni, in tutte quelle situazioni in cui a livello europeo e statunitense lo psicologo trova invece adeguata utilizzazione. L'indirizzarsi alla pratica psicoterapeutica diviene quindi una sorta di passaggio obbligato, sostenuto tra l'altro da una storica e ben consolidata tradizione. La presentazione del libro è stata organizzata da Psicologi per la Responsabilità Sociale, che "sono sempre più spesso coinvolti nell'assistenza e cura degli individui e delle comunità travolti da conflitti etnopolitici e da altre forme di violenza sociale. Il loro crescente impegno, unitamente alle riflessioni che la tradizione psicosociale e psicoanalitica hanno condotto fin dai tempi del primo conflitto mondiale, costituiscono un patrimonio di teorie e metodologie di prevenzione e cura che, rivisitati criticamente alla luce dell'esperienza sul campo, appaiono spendibili per le problematiche cruciali della convivenza civile nel nostro secolo e per l'impegno in direzione della pace e della giustizia sociale.". Al presidente di Psicologi per la Responsabilità Sociale, lo psicologo Raffaele Felaco, abbiamo posto alcune domande. In che consiste la rivoluzione della psicologia? La psicologia come scienza e come professione ha rappresentato una rivoluzione nell'ultimo secolo perché ha dimostrato scientificamente che l'uomo non è solo meccanismi fisici e biochimici, ma sistema interconnesso di questi ed emozioni. Ma soprattutto è alla psicologia che si deve il rivoluzionario passaggio culturale nell'approccio alla persona che è passato dal "curare al prendersi cura". C'è una pletora di scuole di formazione in psicoterapia e di psicoterapeuti in Italia: in termini di responsabilità sociale quali sono le ricadute a suo avviso? Certamente 300 scuole di psicoterapia sono tante, ma non parlerei di pletora poiché la domanda di psicoterapia è ancora alta, quindi spazio ce n'è ancora. Quello che mi sembra invece importante è la mancanza di attenzione da parte degli organi vigilanti sulla qualità della formazione, in termini di responsabilità sociale infatti è proprio la qualità degli operatori a fare la differenza. Pur in presenza di specifica normativa del 1997, pochi sono i dirigenti di psicoterapia assunti ed operanti nel sevizio sanitario nazionale, laddove la domanda di psicoterapia è invece in crescita: come mai questa incongruenza, secondo lei? Oramai è chiaro a tutti che il sistema sanitario nazionale e soprattutto campano non è stato programmato per le esigenze dei cittadini, ma per quelle di potenti lobby come le case farmaceutiche, le baronie accademiche ed i potentati politici. Quindi le istanze dei cittadini, come la crescente domanda di psicoterapia, restano inascoltate. Poi c'è una motivazione politica: gli specialisti in psicoterapia sono in maggioranza psicologi e come è noto gli psicologi hanno poco potere nelle istituzioni, i concorsi negli anni sono sempre stati ad appannaggio di altre specialità mediche. Ed una motivazione culturale: la psicoterapia è considerata un lusso, una terapia non necessaria e quindi si continua a dare spazio a specialità ritenute indispensabili. |