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PSYCHOMEDIA
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SCIENZE E PENSIERO
Psicobiologia e Neuroscienze
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Processo onirico, creatività e TSGN
di Pia Abelli (Psychomedia, 27 June 1997)
Le informazioni diurne già integrate, attivate da stimoli notturni che sono, a loro volta, portatori d'informazione, vengono sottoposte ad ulteriore elaborazione nel corso del processo onirico.
Gli insiemi di stimoli vengono strutturati in sequenze di unità sensoriali-emozionali (USE) che si manifestano nella forma di immagini oniriche, dando luogo a sequenze di unità sensoriali-emozionali ed immagini (USE-I). Quando si inserisce anche il linguaggio parlato, abbiamo delle USE-I, P.
Le USE formate durante il sonno si servono di precedenti USE affini che corrispondono a immagini dinamicamente attivate (si vedano concetti della TSGN quali mappe neuronali, categorizzazione percettiva, rientro, degeneranza e apprendimento valore-dipendente in Edelman G.M., [1989] 1991; Edelman G.M., [1992] 1993; e Edelman G.M., Tononi G., [1995] 1997). Tale attivazione continua di mappe tra loro interagenti è fonte di una produzione illimitata di nuove immagini e nuove scene. Così, nel processo onirico, le memorie precedenti, sempre dinamicamente in interazione, forniscono, insieme agli stimoli del momento, la base per nuove rappresentazioni.
La trasformazione di tutte le informazioni in pattern di immagini, un processo che, forse, è necessariamente connesso con quello della memorizzazione, sembra essere la regola nel processo onirico. Anche il parlato, quando compare, è al servizio della scena onirica, e, spesso, rinvia direttamente ad immagini. Del resto, il pensiero stesso ha origine in una combinazione di sensazioni-emozioni, immagini e parole.
La meraviglia che proviamo nei confronti dei sogni è dovuta proprio a questa straordinaria caratteristica del nostro funzionamento mentale, ovvero la capacità di esprimere tutte le informazioni provenienti dal mondo esterno e dall'interno del nostro stesso corpo nella forma di immagini visive e di parole visualizzate.
Nel sogno, in particolare, sembra realizzarsi il processo di aggiornamento - che a questo punto potremmo chiamare 'annot(t)amento' - della nostra memoria. Dal sogno ci svegliamo con umori e visioni del mondo che sono conseguenza degli eventi notturni, e che noi sappiamo essere il frutto anche dell'immersione in ricordi di eventi passati, la memoria stessa non essendo altro che continua ricategorizzazione percettiva.
Più specificamente:
1) Il processo onirico consiste di sequenze di USE, USE-I, e/o USE-I,P.
2) Le USE, USE-I, e USE-I,P utilizzate sono funzione:
a. degli stimuli notturni correnti;
b. degli oggetti, contesti, comportamenti e pensieri precedentemente immagazzinati in
memoria;
c. delle idee e/o teorie sul mondo e sul sé sviluppate o altrimenti acquisite dal soggetto.
3) L'intensità e la qualità delle emozioni - con valori che spaziano, rispettivamente, su una scala minimo/massimo ed una di piacere/dolore - permettono, seppur a livello esclusivamente euristico, la messa a punto di diagrammi che illustrano l'andamento delle emozioni durante il sogno (vedi Abelli P., 1997). Vale la pena ricordare che, dal punto di vista psicosomatico, la malattia viene spesso considerata come risultato di 'un disturbo della regolazione psicobiologica delle emozioni'.
4) Le immagini, le scene e l'eventuale presenza del parlato sono sempre inerenti alle USE in campo. Al livello di base, il processo onirico appare guidato dalle sensazioni fisiche e dalle emozioni. USE, USE-I, e USE-I,P possono dunque essere viste come connesse a specifici tratti del funzionamento neurofisiologico individuale durante il sonno/sogno.
5) E' noto che nel corso del sonno REM sono presenti stimolazioni corporee di particolare e caratteristica intensità. Si potrebbe dunque ipotizzare che il sogno mostri l'integrazione delle nuove informazioni (diurne e notturne) con le informazioni già presenti in memoria in presenza di stimoli/richieste che sono particolarmente rilevanti per il sé psicobiologico. Un processo che, probabilmente, comporta lo stabilirsi e/o rafforzarsi di pattern neurali connessi con "l'apprendimento valore-dipendente ... essenziale nella selezione di comportamenti adattativi in tempo somatico" (Edelman G.M., Tononi G., [1995] 1997, p. 14).
6) Il tipo di immagini e parole effettivamente utilizzate dal sogno dipende dal livello di sviluppo generale (capacità di elaborazione dell'informazione, capacità di ragionamento e capacità comunicative/espressive) cui è giunto il singolo individuo. A tale livello è anche connessa la possibilità di una lettura del sogno come auto-rappresentazione del funzionamento mentale globale. Si tratta di una lettura che procede 'dall'alto verso il basso', e che può essere effettuata soltanto dopo che le informazioni in entrata sono state percepite, categorizzate e immagazzinate in memoria secondo le modalità proprie di ciascun individuo.
7) Come già si è detto, la trasformazione di tutte le informazioni in immagini sembra essere un processo necessariamente connesso con l'immagazzinamento in memoria. Se questo è il caso, allora i sogni potrebbero avvicinarci ai processi interattivi continuamente in corso fra le nostre mappe neurali, i quali, sotto le condizioni della stimolazione notturna, si mostrerebbero nella forma di configurazioni visualizzate.
8) I processi di segnalazione rientrante e il fenomeno della degeneranza, come descritti dalla TSGN (Edelman G.M., [1989] 1991; e Edelman G.M., [1992] 1993), potrebbero dar conto della produzione delle scene oniriche e del peculiare potenziale creativo del sogno. Il ruolo di guida svolto dalle USE nell'organizzare sequenze di rappresentazioni in condizioni di non-intenzionalità potrebbe ben essere descritto in termini di "una dinamica selettiva stocastica e parallela che introduce continuamente elementi di novità (in funzione del contesto e dello stato comportamentale) nell'evoluzione temporale dell'intero sistema. ... Tononi et al. (1994) ... hanno dimostrato per mezzo di simulazioni computerizzate che le configurazioni di connettività rientrante costituiscono un substrato neuroanatomico ottimale per l'emergenza di attività neuronali propriamente complesse; si tratta di una chiara dimostrazione della creatività del rientro nelle dinamiche neuronali" (Raffone A., 1997, p. 131).
Un sogno recente
Tema dei giorni precedenti il sogno.
E' ormai da tempo che sono immersa nel tema del funzionamento mentale nel corso del processo onirico, ovvero nell'idea secondo cui i sogni potrebbero offrire un'opportunità unica di accedere alle operazioni delle nostre menti-cervelli. L'identificazione di sequenze di unità sensoriali-emozionali forse dotate di differenti valori di intensità si è dimostrata di notevole aiuto per il mio lavoro, consentendomi di rintracciare delle unità simili in ciò che avevo esperito durante la veglia nei giorni precedenti i sogni da me presi in considerazione. Adesso, finalmente, l'ipotesi di un collegamento fra immagini oniriche e configurazioni neurali nelle quali tali immagini sono probabilmente originate sembra gettare luce sui processi e le fonti coinvolte nella produzione delle scene oniriche. Il gioco è più che eccitante: la posta è una nuova ipotesi sul ruolo giocato dai sogni nella nostra vita mentale. E' stimolante, vitalizzante.
In un suo saggio sull'epistemologia evoluzionistica e la creatività scientifica, Vittorio Somenzi menziona il racconto di Poincaré a proposito dell'invenzione matematica. Somenzi scrive: "Poincaré sottolinea l'impressione di certezza che accompagna queste illuminazioni; anche se non sempre confermate dal successivo controllo dettagliato della loro validità..." (Somenzi V., [1978] 1997, p. 3). Nel mio caso, momenti di supposta 'illuminazione' e paure di false 'certezze' si alternano gli uni alle altre, mentre la ragione cerca di tenere a freno il piacere estetico che tale gioco non può fare a meno di suscitare. Non è una coincidenza che, essendo consapevole dell'insufficienza della mia preparazione scientifica, io abbia deciso di muovermi, in futuro, verso campi di indagine e relativi linguaggi in cui la scienza possa fornire un effettivo sostegno al desiderio di conoscenza.
Ulteriori spunti mi sono venuti dalla recente lettura del libro di Merlin Donald sull'evoluzione culturale ed il linguaggio umano (Donald M., [1991] 1996). In particolare, la distinzione effettuata da Jerome S. Bruner fra un linguaggio/pensiero di tipo 'narrativo-mitico' (usato soprattutto in letteratura e, vale la pena aggiungere, in psicoanalisi) ed un linguaggio 'analitico-teoretico' (usato soprattutto nella scienza e nelle arti, e che Donald definisce 'visuografico') mi ha aiutato a meglio comprendere il percorso di pensiero da me fin qui intuitivamente seguito. Lo stile 'visuografico', infatti, fà uso di rappresentazioni visive simboliche che facilitano l'oggettivazione dei processi indagati e la verifica delle relative ipotesi.
Grazie alla mia esperienza di lavoro su questo tema, sono del tutto consapevole della mia tendenza a sognare tutto ciò che percepisco, penso e provo. Nella mia agenda, una delle principali domande ancora aperte riguarda il modo in cui, nel processo onirico, tutte le informazioni vengano effettivamente tradotte in immagini.
Scene del sogno ricordate al risveglio.
1. Sto per partorire. Sono incinta 'di me stessa'.
2. Aspetto trepidante l'incontro con un amico scienziato.
3. Sono così emozionata che temo danni per il nascituro, ma poi il timore si attenua.
4. Mi sto togliendo un pannolino, il vecchio tipo che un tempo veniva usato sia per i neonati, sia dalle donne durante il periodo mestruale. Armeggio con una spilla da balia. Anche l'amico deve togliersi qualcosa, forse una corazza.
5. Compare il mio compagno del passato. Con sorpresa, mi accorgo che è disposto a prendersi cura di me. Farò attenzione a non mortificarlo, non turbarlo.
6. Mi guardo intorno e non vedo tutto ciò che le puerpere di solito hanno a disposizione per l'evento. Sono un pò in ansia, ma sento che in qualche modo me la caverò.
7. Vedo, o percepisco, una forma o massa grigia. Provo fatica, quasi un momento di scoramento. Il pensiero, nel momento della veglia in cui ricordo questa scena, va a mia madre, che è anziana e sofferente.
8. Compare una figura maschile. E' un omino rosso, agitato, scomposto, che si controlla a fatica.
Alcuni commenti sulle sequenze del sogno (USE e USE-I)
Di solito, al risveglio, il ricordo delle scene oniriche è strettamente legato nella mia mente al ricordo delle sensazioni ed emozioni ad esse connesse. Tuttavia, per quanto concerne questo sogno, mi accorgo che, in aggiunta a tali USE, sono coinvolte anche delle sensazioni più specifiche relative al mio battito cardiaco. Inoltre, identifico la presenza di una tensione che potrei definire cerebrale (vedi il diagramma nella figura 1).
1. Sto per partorire...
Sono fisicamente ed intellettualmente impegnata nel tentativo di dare risposta a qualcosa di non noto. Sto facendo questo da sola. Ci sono momenti in cui mi sento molto vicina ad una soluzione improvvisa. Non avendo figli, non possono esserci ricordi di parti nelle mie mappe esperienziali. Infatti, nel sogno non compaiono immagini dettagliate relative a questo tema, e, inoltre, manca ogni riferimento alla percezione di una generatività biologica in un contesto di coppia.
2. ...l'incontro con un amico scienziato.
Questa USE-I rispecchia chiaramente le informazioni che ho recentemente ricavato dalla lettura del libro di Donald. L'arrivo di un amico scienziato e la soggiacente sensazione di eccitazione rappresentano la mia decisione ed il mio desiderio di avvicinarmi a campi di ricerca scientifici ed al linguaggio 'visuografico'.
3. ...temo danni per il nascituro...
Il piacere in noi suscitato dalla nostra stessa attività di pensiero non è affatto di tipo astratto. Per quanto mi riguarda, a volte tale piacere è così intenso che il cuore accellera all'improvviso il suo battito e sono costretta a fermarmi. Per poter rendere al meglio, la nostra attività mentale ha bisogno di poter fare affidamento su di una armoniosa relazione cervello-corpo, nella quale i segnali fisiologici vengano presi nella dovuta considerazione.
4. ...togliersi qualcosa (un pannolino, una corazza)...
Per mezzo di un apparato personale, 'narrativo-mitico', di immagini simboliche (troppo complesso per essere esposto in questa sede), queste USE-I sembrano rispecchiare il processo connesso all'emergere del pensiero dal suo sostrato biologico. Viene infatti rispecchiata l'eliminazione delle barriere fra mente e corpo, fra il pensiero e le sue radici corporee, mettendo in luce il modo in cui l'attività mentale necessariamente riposa su di una incessante attività fisiologica. La mente sorge da una base biofisica, e per mezzo di tale base agisce e rappresenta se stessa.
5. ...il mio compagno del passato...disposto a prendersi cura di me...
Proprio come la scena già commentata al punto (2), questa immagine rispecchia l'informazione che ho acquisito dal libro di Donald. Come l'amico scienziato sta per il linguaggio 'visuografico', così il mio ex compagno (una figura di letterato) sta per il linguaggio 'narrativo-mitico', cioè lo stile di linguaggio/pensiero dal quale io stessa provengo e che tuttora non posso fare a meno di utilizzare nel mio lavoro. La USE soggiacente ('attenzione a non mortificarlo, non turbarlo') riflette il sentimento di rispetto per qualcosa che - benché attualmente percepito come un limite - ha svolto un importante ruolo di aiuto nella mia vita. Inoltre, poiché una particolarissima 'vicenda di cuore' mi lega a questa figura (il suo battito cardiaco, infatti, è notevolmente simile a quello di mio padre), questa scena è, al livello emotivo, paragonabile a quella commentata al punto (3): ovvero, la mia attuale attività di pensiero non può permettersi di turbare qualcosa che, in qualche modo, è fondamentale e necessario (il mio battito cardiaco, il mio precedente stile di pensiero).
6. ...(leggera ansia per mancanza di mezzi adeguati)...
Questa è, alla lettera, la mia condizione attuale nei confronti del lavoro propriamente scientifico. Poiché, tuttavia, non vi è alcun modo per rimediare istantaneamente a questo stato, non ho altra scelta se non quella di continuare a muovermi nella direzione desiderata, come infatti sto facendo.
7. ...una forma o massa grigia...
Durante il sonno paradossale (REM) sono state frequentemente osservate burrasche nel sistema neurovegetativo che comportano un'estrema variabilità delle condizioni fisiologiche, in particolare a carico delle attività cardiaca e respiratoria e della pressione arteriosa sistemica. E' possibile assumere che, a seconda dello stato complessivo del sognatore, queste fluttuazioni possano variamente influenzare il contenuto delle scene oniriche. Alla luce della scena successiva (vedi punto (8) più sotto), questa USE-I sembrerebbe connessa con una caduta di tono fiosiologico momentanea e di poco conto, la quale, in ogni caso, non dà luogo ad una rappresentazione meglio definita.
8. ...un omino rosso, agitato, scomposto...
E' difficile riprendersi da una caduta con 'stile'. Un senso di imbarazzo e di disordine spesso accompagnano queste situazioni. Per rappresentarmi in questa scena, ho chiaramente preso a prestito i tratti di un personaggio cui capitava una cosa simile in un film che ho visto di recente.
Osservazioni conclusive: un'ipotesi di lavoro.
Come ho già osservato più sopra, è ormai da molto tempo che sono consapevole della mia tendenza a sognare tutto ciò di cui faccio esperienza. Sulla base di tale consapevolezza, e con il supporto dei risultati ottenuti dal mio lavoro sui sogni, sono giunta a ritenere che l'attività onirica rifletta il processo di elaborazione tanto dell'informazione recente quanto di quella già immagazzinata ai fini dell'aggiornamento della memoria. Questo processo comporta la trasformazione di tutte le informazioni in immagini. Ad un livello molto basilare, questa operazione è guidata da unità sensoriali-emozionali, le quali trovano espressione nelle scene oniriche e convogliano le richieste del sé psicobiologico. Di conseguenza, si potrebbe dire che, nel sogno, la nostra attività fisiologica e neurofisiologica in qualche modo 'si mostra', ci dà comunicazione di sé, proprio mentre è impegnata a costruire gli oggetti stessi, le immagini, attraverso cui tale comunicazione è realizzata.
Sono consapevole, tuttavia, del carattere puramente preliminare della mia proposta. Il passo successivo, infatti, comporta lo sviluppo di procedure sperimentali che consentano di sottoporre tale ipotesi ad un adeguato processo di verifica. Possibili criteri per l'identificazione di 'regole di traduzione' universalmente valide, in grado di dar conto del processo di trasformazione delle informazioni in immagini, potrebbero forse venir reperiti attraverso studi sull'acquisizione del linguaggio condotti in una prospettiva psicobiologica-evoluzionistica.
Soltanto sottoponendo i nostri dati introspettivi e 'privati' al vaglio dei criteri e dei metodi scientifici possiamo sperare di contribuire veramente ad una migliore comprensione della mente e della cognizione umana. Altrimenti, i nostri risultati - per quanto grande possa essere il loro valore intrinseco - corrono il rischio di non apportare nessun reale vantaggio ad altri esseri umani.
Riferimenti bibliografici
Abelli P., 1997, "Il sogno come possibili sequenze di 'unità sensoriali-emozionali'. Ansia e sogno da un punto di vista psicodinamico evoluzionistico", in Bria P., De Risio S. (a cura di), Le due facce della mente. Una prospettiva evoluzionistica, Roma: Società Editrice Universo, pp. 161-84.
Donald M., [1991] 1996, L'evoluzione della mente. Per una teoria darwiniana della coscienza, Milano: Garzanti.
Edelman G.M., [1989] 1991, Il presente ricordato. Una teoria biologica della coscienza, Milano: Rizzoli.
Edelman G.M., [1992] 1993, Sulla materia della mente, Milano: Adelphi.
Edelman G.M., Tononi G., [1995] 1997, "Darwinismo neurale: il cervello come sistema selezionistico",in Bria P., De Risio S. (a cura di), Le due facce della mente. Una prospettiva evoluzionistica, Roma: Società Editrice Universo, pp. 7-29.
Raffone A., 1997, "La matrice selezionistica della cognizione: il rientro e l'attività integrante del cervello", in Bria P., De Risio S. (a cura di), Le due facce della mente. Una prospettiva evoluzionistica, Roma: Società Editrice Universo, pp. 117-44.
Somenzi V., [1978] 1997, "Epistemologia evoluzionistica e creatività scientifica", in Bria P., De Risio S. (a cura di), Le due facce della mente. Una prospettiva evoluzionistica, Roma: Società Editrice Universo, pp. 1-5.
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