Sul dualismo cognitivivo intrinseco alla percezione dei fenomeni scientifici, in particolare quello che riguarda lo schema tripartito delle teorie astrofisicheProf. Roberto Ettore BertagnolioPer superare il limite cognitivo della percezione attuale bisogna prima di tutto ripensare il dualismo implicito alla geometria euclidea/non euclidea, cioè bisogna pensare alla geometria come bidimensionale e non dualistica, in cui sia incluso e il concetto di spazio piatto e quello di spazio sferico od anche iperbolico(1). La tendenza percettiva intrinseca al meccanismo della regolarizzazione della forma nella gestalt, aiuta a superare gli schemi dualistici, ma non deve essere assunta in modo adialettico, come capita tra i cognitivisti. Credo che lesperienza gestaltica sia universalmente accettata nei suoi concetti primari dellorganizzazione percettiva. Ma questo non toglie del tutto lambiguità a cui è incline. Esaminiamo ancora il concetto di pregnanza, questo ha un ruolo centrale nella GESTALT, ed è equivalente a: semplicità, ordine, stabilità, regolarità, ma nasconde anche innumerevoli ambiguità latenti (2). Kanizsa si domanda: se è possibile ottenere lo stesso risultato sia aumentando che diminuendo la complessità della stimolazione, allora è chiaro che non abbiamo un criterio univoco per misurare la semplicità. La regolarità geometrica, la simmetria, quale alternativa vincente tra le varie organizzazioni fenomeniche, ed il fatto che nella gestalt predominano le figure geometriche regolari: quale i quadrati, triangoli equilateri, cerchi, questa tendenza alla REGOLARITA, a mio avviso non si comprende analizzando solo la struttura dellapparato visivo. Questo fenomeno complesso inizia con una tendenza alla RAZIONALIZZAZIONE DELLE FORME, ed a livello neuronale richiede una STABILIZZAZIONE dellaccoppiamento tra neuroni dellassemblea. Questo meccanismo è selettivo e saccompagna a una SFRONDATURA dellimmagine (Changeux, Von der malsburg e D. Willshaw). Tutto ciò è comprensibile solo se si ammette una TERZA VIA STRUTTURALE. Per rispondere al criterio univoco di kanizsa, alla regolarità delle forme, non basta fermarsi ai problemi messi in campo dalla gestalt sul COMPLETAMENTO AMODALE, che avviene nella direzione del risultato più regolare, bisogna spingerci fino alla formazione dei concetti, ai meccanismi di razionalizzazione degli oggetti mentali (OM) e alla struttura intrinseca della SUBLIMAZIONE. La spinta alla REGOLARITÀ GEOMETRICA implicita nella gestalt ha la sua realizzazione storica in particolare nella Grecia arcaica che si esprimeva nel connubio RAZIONALITÀ-MECCANISMO IDEALIZZANTE. Le tendenze gestaltiche si esplicano inconsciamente come strutture apparentemente indipendenti: come struttura dellESSERE (pensiamo al Pitagorismo). La razionalità della figura si esprimeva nella SFRONDATURA dellimmagine (3), un idea di razionalismo che dialettizzava conscio -inconscio. La difesa estrema del razionalismo nasconde sempre lidea del suo contrario, la sua risoluzione dialettica è la nascita del pensiero. Freud stesso, è in difficoltà su questi rapporti, che noi ora, allinterno di molte scoperte attuali ci appaiono più chiari, e difende da un lato gli organi di senso, come gli Dei propiziatori del positivismo logico, ma nega loro il salto cognitivo al di là di essi. La sua contraddizione logica è originata dallineguagliabile onestà intellettuale, che gli rende assurdo nello stesso tempo concepire allinterno del positivismo la possibilità di accrescere al massimo la possibilità di prestazione dei nostri organi di senso con mezzi artificiali, per Freud, e in questo contraddice al positivismo, il reale rimarrà sempre inconoscibile (1938), ed in questo, savvicina per assurdo, alle scoperte attuali, egli è completamente in linea con le ricerche, ad esempio, che nel 1987 Allen Braun (4) fece usando le immagini PET, quando le aree sensoriali sono meno attive.
LA TERZA VIA, LEGATA AL SISTEMA BIOLOGICO E ALLA STRUTTURA STORICO-DIALETTTICA Questo schema è la controprova che la psicologia cognitiva ha commesso lerrore Tolemaico, quello cioè di aver confuso la causa con leffetto, il fatto che i principi gestaltici siano già intervenuti prima della segmentazione vuol dire soltanto una cosa che lo schema precedente deve essere rivoltato, bisogna cioè passare alla TERZA VIA STRUTTURALE. lerrore dei cognitivisti è quello di sottovalutare, per un limite gnoseologico la struttura evolutiva-biologica e la base materiale, che introduce ad essa. Soltanto in questo modo si salva anche lo schema percettivo. Partendo da tale presupposto, e dopo aver dimostrato a fondo linganno TRIDIMESIONALE sancito come corona finale anche della gestalt, si può affermare che la geometria bidimensionale non sia pura e semplice convenzione metodologica ma aderisca come tale al reale se si tiene conto dellintrinseco processo gestaltico. Problematica, questultima, implicita alla razionalizzazione presente nel processo di stabilizzazione neuronale, che si risolve nel concetto psicoanalitico di sublimazione già dialettizzato e assunto come evento cognitivo. Esso culmina con lallineamento degli oggetti mentali(OM) ,che stanno alla base della struttura del pensiero. Concludendo: 1. quella che un tempo si chiamava geometria piana, non era soltanto un artificio metodologico ma un rispecchiamento della stessa struttura del reale (prima di conoscere la curvatura terrestre che comunque non sconvolse lidea di fondo). 2. Il processo di razionalizzazione delle forme, non è puramente un processo gestaltico come lo intendono i cognitivisti ma, raggiungendo la struttura del reale non può essere inteso in modo adialettico, come risulta dagli schemi classici, se lo si concepisce in funzione della TERZA VIA STRUTTURALE. Solo in tal modo si supera il dualismo insito nelle varie teorie astrofisiche odierne, con la dialettizzazione dei principi, derivante da una visione strutturale. Qui sta il punto debole degli astrofisici in generale. Ciò che bisogna superare è una visione dualistica riflettente uno schema tripartito, frutto duna percezione che non ha saputo risolvere i nodi fondamentali (6). Tratto da Le Scienze n. 435 Qui si intravede limpossibilita epistemologica di superare lapparente contraddizione apparente fra un universo statico e finito ed un altro in espansione e infinito. Credo che anche qui ci sia un problema di percezione non dialettica legata ad una visione scientifica ormai ampiamente superata, visione che impedisce comunque ancora agli astrofisici la comprensione delluniverso. Unepistemologia storico-dialettica-evoluzionista è lunica in grado di portare ad un cammino percettivo corretto di far accettare la morte e la vita degli UNIVERSI PARZIALI ed il soccombere di essi in quanto MONADI. La difficoltà deriva dal fatto che questa nuova concezione si può solo acquisire allinterno di un concetto di INFINITO intrinseco alla materia stessa dove espansione e staticità non hanno alcun senso allinterno di una prospettiva in cui LESSERE lo si concepisce composto da infinite BOLLE (7) di UNIVERSI FINITI in cui a predominare è sempre la legge di Lavoisier . In questa ottica, gli universi possibili teorizzati allinterno di una nuova astrofisica come la teoria delle stringhe, decade nelle sue conclusioni perché tutto deve essere percepito allinterno di un pieno in cui gli universi monadi nascono e muoiono dentro questo tutto che è e non può non essere.
Note: |