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Simmetria e simmetrizzazione nella struttura Maxwelliana delle equazioni, Il problema della spaziotemporalità in Einstein e l'inconciliabilità fra relatività e meccanica quantistica. Altre questioni inerenti alla percezione simmetrica del reale

Prof. Roberto Ettore Bertagnolio



Heisemberg una volta affermò: "La radice ultima dei fenomeni non è la materia, ma la legge matematica, la simmetria, la forma matematica". Il mio intento, il mio compito principale nella vita è dimostrare che quest'affermazione è una stupidaggine.
Il concetto di Simmetria non è una base di partenza (Galois) ma un punto di arrivo frutto dell'anomalia originaria. Se lo si scambia come base, si rischia di costruire un'impalcatura gigantesca sulle sabbie mobili. La teoria dei gruppi è alla base di questo fraintendimento, essa parte da questa base per costruire tutto l'edificio matematico, parte cioè dall'anomalia percettiva che si presenta "come proiezione di una realtà simmetrica naturale". La simmetria non è un dato naturale ma una anomalia percettiva profonda, che ha le sue basi nello scarto fra s. specifico e non, che va oltre il segno matematico e raggiunge il simbolico.
(rif. schema base sul pensiero logico -simbolico)

Questo del simbolico, è un limite congenito della struttura matematica, che coincide col limite percettivo. Il passaggio successivo è la simmetria, quest'ultima è un filtro con il quale guardiamo l'Universo. Diventa la percezione anomala tridimensionale, come risultato del simmetrico naturalizzato come reale.

COMPRENDENDO IL SIGNIFICATO DELLA PROFONDITÀ STRUTTURALE, SI EVITA LA SIMMETRIZZAZIONE DELLE EQUAZIONI, ANCHE SE APPAIONO PALESEMENTE ASIMMETRICHE*. LA SIMMETRIZZAZIONE DELLA STRUTTURA MATEMATICA NON AVVIENE A LIVELLO SEMIOTICO MA AD UN LIVELLO PIł PROFONDO.
LA SIMMETRIA NON é UN PASSAGGIO OPINABILE MA LA STRUTTURA STESSA DELL'ANOMALIA DI BASE. NEL PASSAGGIO DAL SIMBOLO AL SEGNO, IL LINGUAGGIO MATEMATICO ACQUISTA UN'INDIPENDENZA PRESUNTA NEI CONFRONTI DELLA REALTÀ PERCETTIVA, SOLO A LIVELLO SEMIOTICO DI SUPERFICIE(1).

*EQUAZIONE DI MAXWELL NELLA LORO FORMA BASE INTEGRALE ASIMMETRICA.

Anche nel caso delle equazioni di Maxwell, l'asimmetria delle equazioni ha origine nella traslazione dal simbolo al segno. Matematicamente vuol dire riscrivere le equazioni considerando LO SPAZIO VUOTO dove non siano presenti né correnti (ì=0) né cariche elettriche (q=0), così otteniamo le equazioni completamente SIMMETRICHE. In questo caso, se consideriamo lo SPAZIO VUOTO, questa visione dello SPAZIO è coerente con L'ANOMALIA ORIGINARIA e nello stesso tempo con la struttura SIMMETRICO-SIMBOLICA.
Se scriviamo le equazioni per uno SPAZIO VUOTO, esse risultano SIMMETRICHE e più aderenti alla "realtà" percettiva della simmetria di base, cioè sono più aderenti alla REALTÀ PSICHICA che ha dato origine alla simmetria.
PS: è da qui che parte la struttura matematica moderna (Galois), che COLLIMA CON LA "PRESUNTA REALTÀ SIMMETRICA" DELL'UNIVERSO.

IL PRIMO PASSO LOGICO é LA NON ASSUNZIONE DEL CONCETTO "SIMMETRICO" COME BASE DI PARTENZA DELLA STRUTTURA MATEMATICA EVITANDO LA COINCIDENZA DI QUEST'ULTIMA CON LA "REALT "FISICO-TEORICA" E CON LA REALTÀ "NATURALE". DA QUESTO PUNTO DI VISTA IL PROBLEMA DELLA "ROTTURA" SPONTANEA DELLA SIMMETRIA E' UN FALSO PROBLEMA*: IL VERO PROBLEMA RIMANE LA DISFUNZIONE PERCETTIVA CONGENITA, CHE SI CONCRETIZZA ATTRAVERSO LA CATEGORIA "TRASCENDENTALE" DEL SIMMETRICO (Per dirla con il Kant della Ragion pura).

*Sono sempre più convinto che il problema della "rottura" tale fenomeno legato alla fisica delle particelle la stessa deviazione interpretativa, la stessa devianza alla quale è incorso Einstein nell'interpretare nell'analizzare del 19 sulla "curvatura dello spazio", derivante sempre dalla disfunzione percettiva fra i due sistemi (rif.schema). Le particelle in questione hanno una massa gravitazionale. é vero che la loro massa è irrilevante, ma io credo che, seppur la forza gravitazionale sia la forza più debole in natura, essa interagisca fra i due sistemi. In qualche modo i fisici , dovranno spiegare al mondo perché la SIMMETRIA viene conservata per distanze brevi (energia alta) ma "SCOMPARE"** SENZA FORZATURA ad energia bassa per distanze elevate.
Di una cosa sono già convinto, in riferimento ai miei studi passati: Dove c'è massa gravitazionale (piccola o grande) c'è anche una anomalia nella percezione, che si esprime nel concetto di SIMMETRIA e nel concetto di VUOTO legato alla TEORIA DEGLI INSIEMI e prima ancora ALLA TEORIA DEI GRUPPI DI GALOIS. Tutto questo si riflette sugli OGGETTI MENTALI, già COME ALLINEAMENTO SIMMETRICO, frutto di risoluzione strutturale delle contraddizioni, allineamento simmetrico della simmetria di base CONSCIO-INCOSCIO, espresso attraverso la SUBLIMAZIONE che è per sua natura la "sintesi speculare degli opposti".

**(mi sembra più adeguato l'azione dello "scomparire"piuttosto che rompersi).

SCRIVIAMO LO SCHEMA SIMMETRICO DELLE EQUAZIONI (Maxwell) TENENDO CONTO SOPRATTUTTO DEL CONCETTO ANOMALO DI -SPAZIO VUOTO.

Possiamo a questo punto stabilire una prima legge:
LA "SIMMETRIA" ALLA BASE DELLA STRUTTURA MATEMATICA é DIRETTAMENTE PROPORZIONALE AL VUOTO SPAZIALE NELL'AMBITO DI CONCEZIONE "FINITA" DELL'UNIVERSO. OGNI OPERAZIONE DI SIMMETRIZZAZIONE NON PUń PRESCINDERE DA TALE PRINCIPIO.
Questo limite congenito neurologico "simmetrico"dello "Spazio dello vuoto" è per la struttura matematica una disfunzione insuperabile, in rapporto alla quantistica, perché in quest'ultima non esiste lo spazio come VUOTO(2). Se associamo al simmetrico la necessità dello SPAZIO VUOTO, allora la struttura simmetrica su cui poggia la matematica "congenitamente" non può interpretare le nuove fisiche. Questa anomalia è sottolineata anche dagli studi di Krauss e Turner , dove si afferma a proposito delle equazioni di Lorenz e della relatività: "l'invarianza di Lorenz, la simmetria fondamentale associata sia alla relatività generale sia a quella speciale, implica che solo lo spazio vuoto può avere questo tipo di densità di energia....(nella meccanica quantistica) lo spazio non è realmente vuoto. Al contrario, vi appaiano copie virtuali particella-antiparticella, che si propagano per brevi distanze e poi spariscono di nuovo, su scale temporali così che non le si può osservare direttamente"(3).

IL SIMMETRICO HA BISOGNO DI UNO SPAZIO FINITO é QUINDI NEL VUOTO CHE SI CONCRETIZZA PERCETTIVAMENTE L'ANOMALIA TRIDIMENSIONALE. LO SPAZIO VUOTO é IMPLICITO AL SIMMETRICO, PER QUESTO L0 SPAZIO QUANTISTICO NON PUń ESSERE TALE. SOLTANTO SUPERANDO QUESTO LIMITE COGNITIVO, POSSIAMO COSTRUIRE UNO SPAZIO QUANTISTICO, CHE NON PUń ESSERE SIMMETRICO. SE CONTINUIAMO AD INTERPRETARLO COME SIMMETRICO, ALLORA RIUSCIAMO AD UNIFICARE LE DUE TEORIE , MA AD UNA CONDIZIONE:CHE NOI "RELATIVIVIZZIAMO" LA MECCANICA QUANTISTICA(4).

(Le Scienze settembre 2008)

SIMMETRIA, FISICA E LEGGI DELLA NATURA.
Se prendiamo esempio da Galois ed assumiamo come base la simmetria sia per struttura matematica sia per la conformazione della natura stessa, come avviene in Einstein che riconosce alla simmetria geometrica come chiave interpretativa dell'universo, allora possiamo rispondere positivamente al dilemma precedente ed assumere anche lo schema simmetrico come risolutivo. A quel punto i conti tornano, perché la "coperta" della simmetria diventa un apriori, una lente attraverso la quale noi guardiamo la "realtà". Solo così noi riusciamo a conciliare realatività e quantistica, con l'inganno percettivo. Come afferma Mario Livio, con ragione5: "La simmetria venne poi considerata la base da cui derivano in sostanza tutte le leggi della natura". La consapevolezza che le leggi stesse possano essere dedotte dal requisito della simmetria ha portato Einstein ad invertire il processo logico per formulare le leggi della natura, in nome delle leggi assolutamente "covarianti", principio fisico assimilabile al simmetrico.

LA QUESTIONE DELLA SIMMETRIA SPAZIOTEMPORALE IN EINSTEIN E IL RIBALTAMENTO DELLA LOGICA DI BASE.

Non è dagli esperimenti che possono essere dedotte le leggi di simmetria ma è da quest'ultima che possono essere dedotte le leggi nella loro universalità. Einstein ribadisce questa convinzione che possiamo definirla NON FENOMENOLOGICA, che non parte cioè dall'esperienza per ribadire un principio, ma dal principio stesso, e quest'ultimo è visto come un filtro rigido, come una categoria "trascendentale", partendo dal presupposto che le leggi devono essere dedotte dal PRINCIPIO DI SIMMETRIA. Questo rovesciamento della logica dell'interpretazione fisica dell'universo, l'adattamento di esso alla struttura matematica di base, parte anch'essa (Galois) da una struttura simmetrica, l'accordo della fisica teorica con la struttura matematica, Einstein lo trova innanzitutto nella simmetria tra l'osservatore(sogg.) e la velocità costante della luce(ogg.)". La velocità della luce è esattamente la stessa per tutti gli osservatori". La indubitabile costanza della velocità della luce, da una mano ad Einstein per eludere i limiti strutturali della percezione , lo scarto percettivo fra soggetto-oggetto. La luce viaggia sempre in uno spazio 3D, ma unendo indissolubilmente SPAZIO-TEMPO si ottiene la quadridimensionalità proposta da Einstein nel contesto della Relatività ristretta per salvare il concetto di SIMMETRIA (il suo caro Dio non si abbasserà mai a giocare i dadi col mondo) e si illude di correggere L'ANOMALIA con L'ANOMALIA, OVVERO IL QUADRIDIMENSIONALE che ha come conseguenza inevitabile LA CURVATURA DELLO SPAZIO . In realtà quello che non può risolvere matematicamente è L'ANOMALIA TRIDIMENSIONALE, non la può risolvere con LA STRUTTURA MATEMATICA perché tale struttura è già frutto di tale anomalia. Einstein non può abbandonare il simmetrico e qui si spiega
l'assunzione del 4D SIMMETRICO, "quasi" per ribadire il concetto.

Note:
1 Le scienze web news, Bertagnolio "il passaggio dal simbolo al segno". 2007.
2 Bertagnolio, Filosofia.it, "L'insieme vuoto", oppure Le scienze web news, "L'inconscio tra finito ed infinito".
3 Le scienze S.P.A., Krauss e Turner, "rompicapo cosmico", p. 89, 2008.
4 Le scienze S.P.A., 42, settembre 2008, "un nuovo sguardo sullo Spazio-Tempo", Ambiorn, Jurkiewcz e loll
5 Mario Livio, L'equazione impossibile, p. 247, BUR, MI, 2006.


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