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PSYCHOMEDIA
SCIENZE E PENSIERO
Psicobiologia e Neuroscienze



Psicoanalisi, Poesia della Fisica (parte prima)

di Fabrizio Marcolongo (famarlon@tin.it)

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...Hoffe der Leser, der sonst auch an Langweile vieler Abschnitte gemerkt hat, wie sehr alles auf sorgfältiger u mühseliger Beobachtg aufgebaut, wird Nachsicht üben, wenn auch einmal die kritik vor der Phantasie zurücktritt u ungesicherte Dinge vorgetragen werden blos weil sie anregend sind und Blick in die Ferne eröffnen....

S.Freud,1915 - Übersicht Der Übertragungsneurosen

...Spero che il lettore, il quale abbia altrimenti notato, pure nella noia di molti brani, quanto tutto sia costruito su accurata e laboriosa osservazione, sarà ora indulgente se per una volta la critica recede di fronte alla fantasia, e se cose insicure vengono esposte, semplicemente perché sono suggestive e stimolanti e danno la possibilità di guardare lontano. ...

S. Freud, 1915 - Sintesi generale delle nevrosi di traslazione.

...Voi ricordate bene la nostra ultima discussione relativa alle opinioni del celebre Accademico sull'origine delle maree. Oggi sappiamo quanto lontano egli fosse dalla verità, ma s'egli non avesse avuto il coraggio di sostenere un punto di vista nuovo, originale e fecondo per il successivo sviluppo della scienza, oggi saremmo ancora qui a discutere se la Luna sia fatta di una quinta sostanza cristallina e perfetta.

J. M. Jauch, Are Quanta Real? A Galilean Dialogue, Indiana University Press, 1973

Premessa

Prima di dare la descrizione più particolareggiata di questa teoria "vera" e non metaforica, volevo soffermarmi "con attenzione fluttuante, ... senza memoria e desiderio" sull'atteggiamento della "utilizzazione metaforica del modello". Nel libro di Rugi e Gaburri, "Il Campo Gruppale" sono citate le teorie di Roger Penrose rispetto alla conduzione quantistica del pensiero e del funzionamento della coscienza e lo scritto di Rugi "La mente estesa e il modello di Campo" consiglia la lettura dei libri di questo fisico "...straordinari ed inquietanti." (1998, p. 49). Proprio su questa emozione "inquietante", o perturbante potremmo dire, dei saggi di Penrose vorrei soffermare l'attenzione del lettore, che così si appropinqua alla lettura di questo mio articolo. In uno scritto di Lucio Sarno, vengono trattati i meccanismi di difesa, non più come automatismi ma come "metodi":"...processi complicati, connessi a determinati contenuti e legati a giudizi su questi contenuti..." (Sarno L., 1997, p. 70). In quel saggio troviamo la citazione di "Un disturbo della memoria sull'Acropoli" (Freud, 1936), cioè l'emozione "to good to be true" ("troppo bello per essere vero"). L'episodio narrato da Freud della sua visita all'Acropoli di Atene potrebbe descrivere la sensazione di disagio indotta nel lettore "incredulo" e che non considera reale la conduzione quantistica dell'impulso nervoso e quindi la validazione, questa volta non più metaforica, delle teorie del Campo di Corrao. Come Freud alla vista dell'Acropoli ha pensato, con lo sguardo al paesaggio: "Dunque tutto questo esiste veramente, proprio come l'abbiamo imparato a scuola?!" (Freud S. Opere p. 474) così potremo considerare gli scritti di Hameroff, Jibu, Albrecht-Buehler ed affermare, parafrasando l'analisi freudiana1 dell'emozione inquietante: "secondo la testimonianza di questi scritti sono verificate le teorie di Corrao, solo che non posso crederlo.". E' forse questa sensazione di disagio ciò che Rugi descriveva come "inquietante"? La sensazione inquietante di essere di fronte non alla metafora della mente, ma alla sua essenza reale. Questo lavoro è durato qualche anno dalla sua prima stesura molto ridotta, (prima basandomi sulle teorie di Penrose e del " Progetto per una psicologia", poi su quelle del Campo). Uno dei modi per irretire la sorte è notare qualcosa che varia nel tempo, costantemente. Notarlo e considerarlo come un descrittore della realtà è stato come notare un guizzo argenteo sotto il pelo dell'acqua dell'oceano in una tersa giornata di pesca. Tutto il resto è venuto dopo. Come è naturale, la cosa più semplice e più importante, ad un tempo, è stato considerare le stesse solite cose da un punto di vista diverso.

Introduzione

La produzione in letteratura di modelli della mente ha interessato in questi anni l'editoria mondiale. Uno stimolo crescente negli anni è stato il mondo della ricerca nel campo della coscienza, cioè delle neuroscienze.
Gli argomenti di fiction e di ricerca in questo campo sono numerosi. Le sceneggiature cinematografiche come "Matrix", "Sliding Doors", "Lost in Space", romanzi e racconti, serial televisivi riportano l'alta tecnologia che supera i limiti dell'inanimato e del biologico, accarezzando il sogno di generare, in un futuro, macchine fornite di una certa autoconsapevolezza. Inoltre studiando i meccanismi attraverso i quali sarebbe possibile "un simile prodigio", si sono scritte opere come "GEB", di Hofstadter, "L'Io della mente", dello stesso autore in collaborazione con Dennett, "La mente nuova dell'imperatore" e "Ombre della Mente" di Penrose, e tutta la produzione letteraria di Edelman iniziando da "Topobiology".
E' stato un viaggio tortuoso che ha attraversato i campi di ingegneria elettronica, informatica, fisica, immunologia, neurofisiologia e da questi argomenti ho tratto alcune idee che possono aiutare lo psichiatra sia dal punto di vista epistemologico, che nella pratica clinica, seguendo "...il paradigma della complessità, secondo il quale il modo migliore di vedere e agire nel mondo è attraverso una rete di teorie. In altri termini, a volte usciamo dalla nostra ortodossia per pascolare su altri prati, che in quelle circostanze si manifestano più fertili. Ciò che è importante è essere consapevoli di quando entriamo e usciamo dall'ortodossia, e tenere ben presenti le differenze fra le premesse teoriche e la prassi del modello a cui si attinge..." (Boscolo L., Bertrando P., 1993, p.183)
Nel 1995 sono stato ad una conferenza organizzata al World Trade Center di Genova, che vedeva la partecipazione di Penrose e Tullio Regge.
Ho cercato di trovarmi in quel luogo quella sera perché si trattava di un incontro significativo con una persona per la quale è importante la conoscenza, ... e la coscienza. Fu un momento emozionante per me. Ma capii dopo di essere stato "un tipo un po' originale", quanto meno per la totale assenza di colleghi psichiatri a quella conferenza. Pensavo che fosse una occasione unica sentire Penrose e Tullio Regge discutere sui problemi della velocità del trasporto delle informazioni.
Dopo queste rivelazioni che Penrose aveva fatto non solo in quella conferenza (suffragate dalle argomentazioni di Jibu ed Hameroff) ma anche nelle ultime sue pubblicazioni (Penrose, 1996; Hameroff, Penrose, 1998) avevo cominciato a pensare alla metapsicologia della psicoanalisi.
Partirò dalla descrizione della struttura della mente che si basa essenzialmente sulla rete "Neurale" e sulla rete "Microtubulare" per poi considerare i progressi della psicoanalisi, quella che prende le mosse dalla teoria di Edelman nonché degli aspetti legati all'arte, cioè le varie interpretazioni psicoanalitiche che hanno a che vedere con il concetto di campo ed infine considererò le radici relativistiche, quantistiche nei primi scritti di Freud, cioè gli aspetti quantistici legati al processo primario e, successivamente, affronterò alcuni argomenti della psicoanalisi del campo in rapporto ai principi della fisica quantistica e alle ultime scoperte a livello nanocellulare.
Sunto del lavoro è che la psicoanalisi è la poesia della fisica, cioè un sistema formale come qualsiasi altra scienza basata su principi analizzabili scientificamente, ma i principi di questo sistema formale sono stati espressi con figure metaforiche, quasi mitologiche, per rappresentare il pensiero, o meglio le radici dei nostri pensieri: i protopensieri, ora descrivibili in termini matematici. E' come se gli psicoanalisti avessero sempre capito il sistema logico - formale ma non avessero avuto gli strumenti per fare aderire il modello alla realtà, se non con modelli - simboli.

La teoria metapsicologica della mente

Oggetto di questo capitolo è una sintesi estremamente parziale, non tanto degli aspetti strutturali della mente quanto dell'evoluzione delle acquisizioni degli aspetti funzionali.
La metapsicologia della mente intesa in termini psicodinamici potrebbe subire alcune variazioni da queste teorie, dal fatto cioè di considerare due strutture funzionali legate alla conduzione dell'impulso nervoso; da un lato abbiamo le teorie funzionali di Edelman (mappa neurale, rientro, e qualia) e dall'altro le teorie di Penrose ed Hameroff legate alla conduzione quantistica dell'impulso nervoso. Queste ultime teorie sono nate per spiegare alcuni fenomeni all'interno dei microtubuli dei neuroni, ipotizzati accadere durante l'effetto di sostanze anestetiche, le quali impedirebbero la coscienza all'individuo perché bloccherebbero la trasmissione quantistica di particelle subatomiche all'interno di queste strutture.
Si può dire come conseguenza intuitiva che, se sono corrispondenti a misure ripetibili, queste due ipotizzate realtà indicano la presenza di due strutture funzionali della mente: una parte neurale la cui rete è costituita dalle strutture funzionali qualia, mappa neurale e rientro, ed una parte microneurale, costituita dai microtubuli: entrambe le parti sarebbero responsabili dello stato di coscienza.
Queste considerazioni aprono successivamente la strada non solo ad una nuova psicopatologia, come ha tentato di descrivere Edelman (1993), ma a nuove metapsicologie. Sia Penrose che Edelman hanno scritto snobbando Freud e la psicoanalisi, discutendo solo della coscienza, inciampandosi su alcune affermazioni riguardo il tempo che intercorre tra l'impulso a muovere un arto ed il tempo impiegato ad una effettiva elicitazione neuronale. Citando Libet (1979) questi autori immettono una dimensione di "non awareness" e quindi comunque ricadono nell'esigenza di spiegare, almeno da un punto di vista cognitivo, la presenza di qualcosa che non è ancora cosciente, ma che è quantificabile in termini di eccitazione neuronale (microtubulare o non). Leggendo bene Freud si scopre che aveva intuito qualcosa di ciò e lo aveva espresso con una "prosodia" più poetica che fisico - cognitiva, lontano dalle teorie quantistiche, come vedremo in seguito.

Struttura neurale

Mauro Mancia (1998), in un suo libro espone la teoria di Eccles, la teoria dello psicone, a cui rimando il lettore. (Eccles, 1994, Beck F., Eccles J.C., 1992). All'interno dello spessore della corteccia vi sono le strutture dendritiche che si organizzano in fascicoli ricchi di sinapsi che Eccles individua come "microunità strutturali della corteccia" che chiama "dendroni". Il meccanismo alla base della trasmissione dell'impulso all'interno dei dendroni è l'esocitosi, un meccanismo che secondo Eccles arriverebbe a velocità dell'ordine dei femtosecondi (1 fs = 10-15 s) e che Mancia dettaglia nel suo libro citando Eccles:" ...Ne consegue che un evento mentale, ad esempio una idea o un desiderio o qualsiasi unità di funzionamento mentale, che Eccles chiama psicone è in grado di agire sul dendrone e aumentare la probabilità di esocitosi di vescicole sinaptiche con un meccanismo rapidissimo (dell'ordine dei femtosecondi) che appartiene alla chimica quantistica della membrana prima selezionata..." (Mancia M., 1998; p. 36).
Una reazione chimica comunque ingenera un sistema di trasferimento di energia che determina "thermal noise and loss" 2 (Jibu M., 1994) cosa che il trasporto di energia in forma di quanto non comporta. Esso può anche svolgersi per frazioni di tempo più brevi e sappiamo che gli eventi quantistici hanno dimensioni temporali per le quali eventi distinti possono sovrapporsi in un gap spazio-temporale indotto dai tempi di reazione subatomica e non molecolare. Inoltre la mole di interazioni molecolari ed il loro collaterale "thermal noise" determinerebbe, a conti fatti, un aumento di temperatura.
Si deve inoltre considerare il passare del tempo come lungo o breve a seconda del nostro stato mentale. Tempi che durano 1.000.000.000.000.000/secondo (un milionesimo di miliardesimo di secondo) sono per la mente umana brevissimi, ma potrebbero essere considerati molto lunghi paragonati agli intervalli di tempo dell'energia quantistica. Infatti si espone qui "l'intervallo di tempo" come una "misura discreta" di tempo, cosa che per la teoria quantistica non è. La teoria dei quanti segue per esempio il principio della "compresenza di eventi" (l'evento è e non è allo stesso tempo) ed il principio degli "eventi controfattuali" (un evento può verificarsi senza la causa che lo ha determinato). Il tempo non può essere misurato, non è più umanamente quantificabile, perché il cronografo quantistico non ha "intervalli di tempo quantificabili". Quindi, ritornando alla teoria di Eccles, qualsiasi pensiero o idea che Eccles chiama psicone, agirebbe sul dendrone che determinerebbe l'azione attraverso le vescicole sinaptiche, e questo senza scomodare nessun microtubulo. Eccles non riesce a spiegare però, se non in termini di trascendenza, il mondo degli psiconi, mentre è possibile spiegare la trasmissione di energia all'interno dei microtubuli con la fisica, senza ricorrere a nessun "noumeno" laico o non.
Sempre riguardo ai tempi possiamo ricordare una notazione di Hameroff: "...Le nozioni convenzionali a livello sinaptico riportano che il cervello compie circa 1018 operazioni al secondo, mentre il sistema microtubulare potrebbe svolgere fino a 1027 operazioni al secondo (~1011 neuroni con ~107 microtubuli/neuroni, che si de/polarizzano ogni ~109 sec-1). Infatti, il fatto che tutte le cellule biologiche contengono tipicamente approssimativamente 107 microtubuli potrebbe spiegare il comportamento adattivo degli organismi unicellulari che non hanno sistema nervoso o sinapsi. Piuttosto che semplici interruttori i neuroni sembrano essere (complex computers) nanocomputers. (n.d.a.)...." (Hameroff, Penrose, ipertesto, 1998)

Computabilità, cablaggio

Si è attenti qui a ricordare al lettore la estrema complessità dei problemi affrontati e in verità la poca rispondenza a tutt'oggi, sul piano sperimentale, delle teorie microneurali finora esposte. In termini cibernetici, il problema della coscienza è un problema di computabilità. Macchine in grado di osservare con un certo rigore eventi delle dimensioni numeriche della coscienza non sono state ancora costruite e per questo motivo dovremo attendere o la capacità di costruire macchine con tale performance, o la "scoperta" di nuovi principi fisici e matematici che siano in grado di costruire macchine decodificatrici di questo intricato problema, scritto su un supporto biologico non stabile. (Penrose, 1994) Edelman nei suoi scritti ricorda le dimensioni del problema del "cablaggio" della "macchina Sistema Nervoso Centrale". Il termine cablaggio si riferisce all'esame delle varie connessioni che compongono un circuito. Del circuito di un campanello è molto semplice studiare il cablaggio, anche se Bateson ci ha illustrato la complessità del suo funzionamento rispetto al tempo. Poiché le connessioni cerebrali arrivano a miliardi di miliardi, se fosse possibile paragonare il S.N.C. ad un cablaggio simile a quello che è presente in qualsiasi macchina a transistor (p.es. un P.C.) e individuando una connessione al secondo, in un anno sarebbe possibile contare, 31.536.000 di connessioni. Il lettore potrà constatare la difficoltà di arrivare a decodificare una sola connessione. Il numero di connessioni possibili (calcolando le varie probabilità statistiche delle "possibili" connessioni) è incommensurabile, dell'ordine di dieci seguito da milioni di zeri, un numero che supera le particelle con carica positiva presenti nell'universo, calcolate nell'ordine di dieci seguito da ottanta zeri. Immaginando l'elettricista che col cercafase verificasse l'ipotetica connessione n. X*109 e ipotizzando che tale ricerca inizi all'anno 0, questi diventerebbe senz'altro il protagonista di un racconto di Italo Calvino mai scritto, ...impiegato per un tempo astrale di 3,125 *1073 anni!!! Il nostro elettricista, vista l'età, potrebbe essere "Dio". Impegnato a verificare tale connessione avrebbe visto la caduta dell'impero romano, l'intero medio evo, l'età moderna fino al 1907 circa, assicurando vita nei secoli sia all'elettricista che al cervello preso in esame. Ma abbiamo considerato solo in parte il problema. Non potremo certo pensare che un cervello sia "identico" ad un altro, cioè che presenti le stesse connessioni (punto a punto) di un altro. Ogni individuo avrà le proprie modalità di connessione. A parte la capacità di sopravvivenza (la sua vita avrebbe dovuto iniziare al momento del Big Bang o giù di lì), il nostro elettricista dovrebbe essere inoltre fornito di una certa pazienza e tenacia per più di tutte le ere zoologiche o, abbracciando per questo calcolo la cultura orientale, per molti eoni. E questo per un solo cervello: attualmente in vita ce ne sono circa sei miliardi. http://www.unfpa.org/swp/1999/intro/preview.htm
La neuroanatomia clinica (lo studio anatomico delle vie nervose e delle modalità di connessione dei vari centri nervosi) è una scienza che si è basata in larga parte sull''Istochimica (la scienza che studia le reazioni dei tessuti biologici all'esposizione a sostanze chimiche). Freud iniziò la sua attività di ricercatore proprio su questa attività. Erano gli anni delle scoperte di Ramon y Cajal, Golgi ed altri scienziati. Particolari colorazioni hanno permesso di individuare con tecniche immunologiche gruppi di cellule nervose che ricevono afferrenze ed emettono efferenze solo di un certo tipo di vie selettive per un certo tipo di neurotrasmettitore. Neurologi e psichiatri biologici conferiscono al nome di queste vie la desinenza -ergiche, poiché si riferiscono al neurotrasmettitore che le contraddistingue. Così esistono vie adrenergiche, dopaminergiche , serotoninergiche, etc. Ma tutta l'attività che riguarda lo studio delle connessioni dei centri nervosi non può considerare la mole delle connessioni inibitorie e facilitatorie, che sono alla base di circuiti feedforward e feedback, per non parlare dei circuiti di riverberazione. Credo che sia una gran fatica cercare di carpire un senso in questo groviglio di fili, anche perché sono proprio tanti, e ci vorrebbe molto tempo solo per districarne uno, e se anche potessimo percorrere tutta la lunghezza di un unica via, ci perderemmo strada facendo nel seguire affluenti e rami collaterali inibitori, eccitatori e riverberanti. Anche qui credo potremo fermarci a meditare piuttosto che proseguire. Attualmente sono molto alla ribalta gli studi sulle dipendenze e sui nuclei della base deputati al controllo di stimoli verso sistemi corticali che controllano la dismissione di DOPA, neurotrasmettitore della sensazione di piacere, che è così legata alle esperienze di dipendenza. Altri studi riguardano il funzionamento dell'amigdala, il centro delle emozioni fondamentali per quanto concerne il controllo di emozioni che determinano il passaggio all'azione. Goleman, afferma l'esistenza di una sorta di "vicolo" neurale che invierebbe all'amigdala come centro delle reazioni emotive, il messaggio di una reazione, per esempio violenta, in un tempo più breve, di quanto impiegherebbe la via "più ufficiale" (dal talamo alla corteccia) che percorrerebbe invece la strada ad una velocità più lenta. (Goleman, 1995, p. 37; LeDoux, J., 1986, 1992; 1993). Risultato, ci si arrabbia prima di elaborare. Tuttavia, pensare che non esistano altre vie se non queste due che portano stimoli per reazioni emotive violente, è una pura opinione che non può avere valore di certezza scientifica. Credo che questo modo di intendere i problemi emotivi possa sì far aumentare la quota di consenso del pubblico basandosi sulla suggestione che un processo mentale così complesso come, ad esempio, un'esplosione di rabbia, possa essere dovuto all'attivazione precoce di una via nervosa e quindi possa essere coscientemente bloccato, una volta riconosciuto il meccanismo, ma ritengo renda poca considerazione alle teorie di Edelman del rientro, delle mappe neurali, etc. Per cui il cablaggio è legato indissolubilmente all'altro problema di questo capitolo: la computabilità.
Nella esposizione di Eccles (ibidem) si afferma che l'organizzazione strutturale dei 4 milioni di unità modulari di diametro di 200-300 della corteccia, sia sistematizzata in moduli: "the Module - concept in cerebral cortex architecture" (Szentágothai J., Arbib M.A., 1975), come se al concetto dell' "homunculus topografico" si affiancasse l'idea di un "homunculus intenzionale" con una serie di idee - psiconi.
La attuale neurologia ha cancellato da tempo dai propri manuali di "fisiatria" il concetto di homunculus, poiché la memoria della fisiatria ha a che fare non solo con il Fattore di Crescita Neuronale (NGF). In un recente lavoro, (Tononi G, et al., 1999), si distingue, all'interno di un sistema di elementi, la "degenerazione" cioè l'abilità degli elementi che sono strutturalmente differenti ad eseguire la stessa funzione, abilità che gli autori riferiscono a molti sistemi biologici (geni, reti neurali e la stessa evoluzione). Oltre alla degenerazione, gli autori distinguono la "ridondanza", che ricorre quando la stessa funzione è eseguita da elementi identici. Dopo aver sviluppato un sistema di elaborazione della misura di queste due caratteristiche, ridondanza e degenerazione, all'interno di un sistema (simulazione al computer di sistemi neurali che differiscono in connettività), la loro esperienza evidenzia che la "degenerazione" è bassa sia in sistemi in cui ogni elemento incide sul risultato indipendentemente, sia per i sistemi ridondanti nei quali molti elementi possono influire sul risultato in modo simile, ma non avere effetti indipendenti. Al contrario la degenerazione è alta per sistemi in cui molti elementi differenti possono incidere sul risultato in modo simile e nello stesso tempo possono avere effetti indipendenti. Le reti selezionate per degenerazione hanno un alto valore di complessità del grado di mutua informazione fra i substati di un sistema. Quello che si dà per scontato nel suddetto lavoro è che un neurone necrotico dovrebbe essere sostituito da altri che avevano in precedenza una specificità funzionale diversa. Lo studio della degenerazione e ridondanza illustra che questi processi sono meno immediati di quanto si possa pensare. Visto così, il problema della sostituzione di funzionalità cerebrale in caso di ictus, per esempio, il riconoscimento di volti familiari e non (prosopoagnosia), può essere un po' più complicato. In questo senso il NGF potrebbe essere considerato come una declinazione biologica di un sistema formale molto più complesso.
Infatti è facile considerare il paragone fra computer e cervello se si considera solo l'aspetto macroscopico, neurale di interconnessione delle unità funzionali. In questo modo potremmo paragonare il cervello ad un computer, ma vedremo in seguito che siamo ancora molto lontani dal produrre una tecnologia in grado di mimare gli aspetti computeristici dell'attività cerebrale alla luce delle applicazioni della teoria quantistica.

Computer e cervelli

Già Hofstadter (1979) alla fine degli anni Settanta discuteva sulla difficoltà di ritrovare termini che descrivessero i computer non come "cervelli elettronici", definizione da lui considerata adatta ai tempi di Madrake o Flash Gordon. Ancora adesso il timore reverenziale verso un prodigio come una macchina che calcola non è del tutto svanito.
Nell'ottobre del 1996 è scomparso per un incidente stradale Seymour Cray, pioniere dell'informatica e l'ideatore di uno dei primi computers a transistor. Ora gran parte della nostra vita quotidiana si trova memorizzata all'interno di sistemi computerizzati di vario tipo: anagrafe sanitaria, sistemi bancari e di credito, compagnie aeree, etc. e la nostra attività lavorativa comporta un certo numero di byte (lettere commerciali, presenze e assenze acquisti, telefonate, etc.) ed ormai nessuno pensa a scrivere con la leggendaria Olivetti M32, o pochi possono pensare di usare la matita, come consigliava Hemingway. Dai tempi del "Commodore 64" o dello "ZX Spectrum" il commercio dei computer in Italia, come in tutti gli Stati, si è evoluto e si sono avuti sensibili miglioramenti nel comfort dello scrittore "computerizzato". Quando al computer scopro, utilizzando versioni aggiornate di programmi già conosciuti, che alcune funzioni vengono automaticamente eseguite senza comando, come invece succede per la versione del mio vetusto programma, subito penso al programmatore: molto cortese, ha pensato a me, utente, che ora, con la nuova versione del programma evito di compiere noiose digitazioni, e di aspettare tempi di computo a volte eccessivamente lunghi. Ma è difficile che pensi che il computer ha intuito qualcosa dei miei desideri e li ha realizzati senza che io glieli rivelassi, né posso pensare che il mio vecchio computer non compia certe funzioni perché è frustrato del mio uso, basato quasi sempre su programmi di elaborazione di testi, perché non sfrutto mai le sue capacità rispetto a programmi di analisi matematica.
Ciò non succede perché fortunatamente il mio computer non possiede coscienza né in questo momento mi interrompe chiedendomi se sto scrivendo di lui. Attraverso questo criterio, come dire, di "animismo cibernetico", alcuni pionieri dell'informatica hanno posto le basi per una formulazione dei problemi della coscienza in termini fisici.
L'animismo non è un approccio percettivo così poco appetibile, non tanto da un punto di vista scientifico, quanto da quello commerciale. I programmi di ricerca riguardo le attività computerizzate ormai hanno compiuto da tempo il giro di boa. Infatti mentre gli anni '80 sono stati caratterizzati dalla spinta della creazione di compagini lavorative con competenze di programmazione o con eccellenze nel campo del lavoro ad ambientazione Mac o Win', etc., alle porte del terzo millennio, si offre invece una generazione di elaboratori che sono sempre più friendly, cioè riescono, con i loro programmi ad arrivare a fasce di popolazione sempre meno "alfabetizzate" ciberneticamente, e quindi con potenzialità di mercato elevatissime. Il MIT ha fatto molti passi in avanti nella direzione dell'interfaccia "friendly", cioè è ormai prossima la frontiera di relazione con PC non forniti di tastiera ma di schermo con espressioni mimiche che corrispondono a messaggi in output, per varie applicazioni. http://www.media.mit.edu/affect/
Oltre a questa frontiera entusiasmante, potremo vedere la rappresentazione tridimensionale di concetti complessi (vedi il video sui microtubuli sul sito di Hameroff (http://www.u.arizona.edu/~hameroff/ ) attraverso programmi che trasformano in 3D tutti i dati che comunemente, all'interno di un'azienda, girano sul web, nei sistemi gestionali di qualunque tipo. Charles Wang è amministratore delegato della Computer Associates; ad una fiera pubblicitaria sui mezzi telematici, ha spiegato che capire una situazione complessa attraverso la sua rappresentazione grafica richiede trenta secondi, contro i 30 minuti della stessa spiegazione scritta. Se infatti i dati di un certo problema fossero tridimensionalizzati, si avrebbe un ologramma del problema da affrontare e potremmo, nel caso, vivere il problema in una realtà virtuale. Pensate come sarebbe più utile navigare in architetture costruite sui dati del vostro Servizio di Salute Mentale e come sarebbe più facile individuare per esempio "i grandi utilizzatori". (Tansella M, 1985; Macciò L.. et al., 1989; Gibson J., 1986; Benedikt M., 1991)

Edelman

Nel 1972 è Premio Nobel per le sue ricerche nel campo dell'immunologia. Aveva compiuto ricerche importanti nel campo della biologia molecolare e nella struttura degli anticorpi. Il Sistema immunitario era stato quindi l'oggetto delle sue ricerche. Forse non è un caso se il sistema di cui si è occupato successivamente è stato il Sistema Nervoso Centrale. TGSN (Teoria Generale dei Sistemi Neuronali) o Darwinismo Neurale, Rientro, mappa neurale, qualia, molecole morforegolatrici sono alcune delle sue teorizzazioni che riguardano la fisiologia della coscienza, descritta puntualmente.
Nella descrizione di tale sistema di mappe si fa menzione alle modalità di "interfaccia" dei sistemi "Mondo" e "S.N.C.". Si considera infatti la situazione in cui sia il mondo che i repertori neurali riguardino due diversi ambiti di variazione stocastica. Mi sembra che questa considerazione possa avere un certo fascino per la modalità con la quale tale idea avrebbe potuto avere origine. Edelman ha ben presente un altro sistema che funziona attraverso modalità di interfaccia con due diversi ambiti di variazione stocastica. Si tratta infatti, come avrete intuito, del Sistema Nervoso Centrale. Infatti, come nel sistema immunitario esistono da un lato il mondo non self e dall'altro le cellule immunitarie totipotenti, così nel sistema nervoso centrale esiste da una parte il mondo reale all'esterno dell'organismo e dall'altra i neuroni, che si organizzano attraverso i principi descritti da Edelman, che appartengono al Darwinismo Neurale (la Teoria della Selezione dei Gruppi Neuronali).
Forse l'essersi occupato così brillantemente di sistemi aperti (come nel caso del sistema immunitario) può aver dato a quest'Autore la modalità di approccio migliore per le ulteriori ricerche sul S.N.C.
Riguardo la definizione di rientro (Edelman G.H,, 1991) leggiamo: "... non è una semplice retroazione: esso implica la campionatura parallela in vie multiple da varie mappature e può variare statisticamente sia nel tempo sia nello spazio...", (ivi, p. 73) la classificazione dei vari tipi di rientro è costituita attraverso la funzione tempo, che nel caso di connessione triangolare, convergente o divergente, implica una possibile spiegazione della sensazione di compressione e dilatazione del tempo; la classificazione risulta pertanto:"...periodico (ciclico), intermittente (a fasi), sincrono, asincrono. Ciò implica che i caratteri del rientro dipendono da varie latenze e proprietà temporali dei neuroni e delle sinapsi...". (ivi, p. 94)
La realtà quindi si organizzerebbe in Qualia, cioè percezioni, sensazioni costituenti collettivamente "ciò che si prova ad essere X",3 stati della mente descritti in termini di terza persona con varietà di correlazioni di proprietà: discriminabilità, modalità, intensità, continuità, proprietà temporali e spaziali. (ivi, p. 45)
La teoria di Edelman implica anche la presenza delle "Mappature Globali": "...molteplici mappe locali (sia motorie sia sensoriali) rientranti, le quali interagiscono con regioni non dotate di mappe come quelle del tronco encefalico, dei gangli basali, dell'ippocampo e di parti del cervelletto.". L'attività di queste mappature globali..."... connette gruppi neuronali selezionati in un insieme di mappe locali (in conseguenza dell'attività di rivelatori di caratteri) a gruppi neuronali selezionati in altri insiemi di tali mappe (in conseguenza della correlazione di caratteri che si stabilisce, per esempio, in conseguenza della continuità di movimento). ...La selezione dei gruppi neuronali nelle mappature globali si verifica in un anello dinamico che accoppia di continuo gesto e postura a vari tipi di segnali sensoriali...". (1991, p. 80)
La teorizzazione successiva ha determinato la progettazione di automi che sono governati da processi di implementazione di dati, con questi criteri strutturali. Ne sono nati computers con sistemi boot-strapping, come Darwin III e Darwin IV. Dai principi attraverso i quali è stato possibile creare automi come Darwin III e Darwin IV, è stato inoltre possibile dedurre i meccanismi attraverso i quali si ragiunge la simbolizzazione e successivamente il linguaggio. Ovviamente, le implicazioni cognitivo-comportamentali che sono connesse con la acquisizione di una funzione complessa come il linguaggio, rendono l'argomento ancora poco spiegabile in termini cibernetici, ma è possibile che una parte dei processi di acquisizione del linguaggio abbiano a che fare con l'acquisizione delle funzioni motorie e della sintesi di queste con la sensazione dello spazio e del tempo. (Marcolongo F., 1999) http://www.psychomedia.it/pm/answer/addiction/marclon2.htm

Hofstadter

Impegnato, durante questi pensieri, nella lettura di Gödel, Escher, Bach, un'eterna ghirlanda brillante, un concetto fra tutti mi colpisce: quello di ricorsività. La ripetizione di elementi gli uni all'interno di altri. Un racconto all'interno di un racconto, una commedia all'interno di una commedia, un quadro dentro un quadro, scatole cinesi dentro scatole cinesi...(Hofstadter, 1979). Questa idea è assai vicina a situazioni da me notate in molti pazienti con disturbi del comportamento. Ogni tipo di patologia sembra essere costituita da piccole parti che sono costituite da parti progressivamente più piccole, rappresentanti, con modalità inversamente proporzionale, forme sempre più ampie dell'elemento patologico radice. Pare forse sia una definizione molto complessa, ma questo punto di vista offre una applicabilità di questa classificazione a più classi di eventi e situazioni.
La patologia schizofrenica, quella dei deliri sistematizzati con una logica minuta e coerente, e l'iperinclusività di alcuni pazienti maniacali e logorroici può essere illustrata come un frattale. Questo concetto del ritorno può essere qualcosa che ha a che fare anche con "la ritrascrizione della memoria", il Nachträglichkeit. Anche nel racconto del paziente "il ritorno a posteriori", riguardo un ricordo, menzionato alle prime sedute, più in là nel lavoro diventa sempre più emotivamente capito, elaborato. Qualcosa che ricorda il "...ricordare, ripetere, rielaborare...".
La ricorsività è una caratteristica presente nell'arte, nella musica, nella letteratura. L'idea che ne scaturisce è il grande senso che ha la saggezza popolare nel descrivere nel folklore il folle come la classica figura di Napoleone, con feluca e panciotto. Questa dimensione per alcuni induce il ricordo dell'aspetto del doppio libro dei conti: la persona malata è ad un tempo folle ed Imperatore, da una parte del foglio gli aspetti positivi dell'imperatore e dall'altra la personalità delirante, qui ha il valore appunto di un messaggio nel messaggio, di una scatola cinese in una scatola cinese.
Questo aspetto che potremo definire stratificazione per contesti di più unità di informazione, è presente anche nella situazione di Cherazade ne "Le Mille e una Notte": per evitare la sua condanna a morte racconta una storia che finisce iniziando la storia di un personaggio della storia precedente; ciò invoglia a lasciare a Cherazade un altro giorno di vita per poterne ascoltare il seguito, e così via, come la linea di un frattale. E' infatti molto suggestiva l'analogia con la relazione analitica. La ricorsività insomma è un composito scrigno, con scomparti segreti che contengono chiavi che aprono altri scomparti, etc.
Quest'idea che ricorda il disvelarsi lento del Umheimlich (perturbante) nel territorio dell'Umbewust (Inconscio) nel processo analitico, ricorda la concezione a brattee di cipolla dell'inconscio. L'elemento ricorsivo è anche l'aspetto che induce la persona ad accorgersi che ricade nello stesso comportamento maladattivo e che sprona al cambiamento.

La struttura microneurale (Nanobiology)

Le recenti ricerche nel campo della rodopsina hanno dimostrato che attraverso questa molecola, che è sintetizzata all'interno di batteri, è possibile immagazzinare energia (come succede per i pannelli solari) e utilizzare la polarizzazione con un comportamento tale e quale alle unità di memoria, solo con economie di spazio enormi, (Nicolini, C., 1996).Queste e altre "phantasie" sono state realizzate attraverso il progredire della "Nanotechnology". Questo prefisso indica le dimensioni del mondo subcellulare, (http://www.foresight.org/) , in cui le dimensioni sono quelle del miliardesimo di milllimetro 1 nm = 10-9 m.
Le cellule presentano due elementi fondamentali: il nucleo e il citoplasma. All'interno del citoplasma esistono delle strutture che costituiscono il citoscheletro, cioè la struttura portante della cellule, responsabile degli eventuali spostamenti, del trasporto di sostanze citoplasmasmatiche, dei processi di movimento come la fagocitosi, o la divisione cellulare: questa struttura è costituita dai microtubuli.
http://www.u.arizona.edu/~hameroff/slideshow.html
I microtubuli hanno un ordine ciclico, sono infatti polimeri formati da due ordini di tubulina: - tubulina, - tubulina; insieme costituiscono un dimero che può assumere, a seconda dello stato di polarizzazione, due conformazioni, ... proprio come le molecole di rodopsina esposte all'energia dei fotoni. Sia le molecole di rodopsina (prodotto sintetico della nanotechnology) che i microtubuli (naturale organulo citoplasmatico che, insieme ai microfilamenti, costituiscono lo scheletro delle cellule) determinano il mezzo attraverso il quale sarebbe organizzato il trasporto di informazioni in forma di energia.
Quindi accanto alla struttura "neurale" che è di dimensioni cellulari (1 m = 10-3), alla quale corrisponde la trasmissione di informazioni in forma di de/polarizzazione della membrana plasmatica, esiste un altro modo di trasmettere informazioni cioè, quello che si esplica all'interno dei microtubuli. Ma questo è il campo di ricerca di Hameroff, l'anestesista dell'Arizona Health Sciences Center di Tucson.

Hameroff

I microtubuli sono formazioni cilindriche costituite da subunità di tubulina -tubulina e -tubulina, che si organizzano a formare un dimero di tubulina che è l'unità costitutiva del microtubulo che ha un diametro esterno di circa 25 nm e un diametro interno di 14 nm. L'assemblarsi di numerose subunità di tubulina determina il microtubulo. E' stato inoltre dimostrato che esistono due conformazioni differenti di tubulina (una inclinata di 30o rispetto alla direzione del microtubulo) e che corrisponderebbero a due differenti stati di polarizzazione elettrica del dimero (Penrose, 1996; Hameroff S., Penrose R.,1998).
http://www.u.arizona.edu/~hameroff/movie.html
Questo lavoro ha messo in correlazione gli stati del dimero di tubulina con l'effetto dei gas anestetici generali.
Questi anestetici, secondo Hameroff, impedirebbero la trasmissione dell'impulso all'interno dei microtubuli dei neuroni e si avrebbe così l'anestesia. L'innovazione di questo clinico riguarda quindi l'idea che gli anestetici impediscono la veglia perché queste sostanze interagiscono con le strutture che fanno parte dei microtubuli, l'architettura funzionale dei neuroni. Penrose riporta che gli anestetici generali come il protossido d'azoto (N2O), etere (CH3CH2OCH2CH3), il cloroformio (CHCl3), l'alotano (CFR3CHClBr), isofluorano (CHF2OCHClCF3), etc, potrebbero interagire con le forze di interazione debole come le forze di van der Waals, che costituiscono con i dimeri di tubulina momenti di dipolo elettrico (nei termini di momento di una forza). Hameroff suggerisce che gli anestetici generali agiscono tramite le loro interazioni di van der Waals in regioni idrofobiche, che interferiscono con i passaggi di elettroni tra i dimeri di tubulina.
Si ipotizza che all'interno dei microtubuli sia presente la trasmissione di energia in forma di quanti. Al centro di una regione della molecola, priva di acqua, si troverebbe un elettrone, il quale può occupare due distinte posizioni, e la forma globale del dimero dipende dalla posizione di questo elettrone.
La coscienza sarebbe quindi mediata dalle interazioni dei dimeri di tubulina.
Da questa teoria Hameroff fa ricadere sui microtubuli l'esistenza della coscienza, proprio perché questa viene eliminata con l'impiego di questi anestetici. http://www.u.arizona.edu/~hameroff/
Altri esperimenti in questo senso sono stati eseguiti da circa dieci anni a questa parte riguardo la funzione dei microtubuli e non hanno smentito che all'interno dei microtubuli potrebbero passare informazioni. Ma in che forma?

Penrose

La struttura dei microtubuli, spiega Penrose (1994), sarebbe in grado di contenere al suo interno un ambiente atto al trasporto di particelle subatomiche. L'interno dei microtubuli conterrebbe acqua allo stato molecolare e quindi in grado di rendere l'ambiente ideale agli scambi di energia in forma di quanti. Jibu e Hameroff (1994) conforterebbero l'ipotesi che all'interno dei microtubuli sia possibile far passare quanti di energia in forma di fotoni, attraverso conferme sperimentali.
Parte della umanità dei ricercatori si muove critica su questa teoria, esprimendo più di un dubbio rispetto al trasporto di energia quantistica all'interno dei microtubuli. Lauro Galzigna, che negli anni Settanta si è occupato di questo argomento ha scritto recentemente delle ricerche di un altro scienziato, Linus Pauling, http://www.paulingexhibit.org/bio/index.html " ... Un tipico esempio è la teoria della fase acquosa per spiegare l'azione degli anestetici proposta da Linus Pauling ed a cui io stesso ho dato un contributo nei primi anni '70. " Lauro Galzigna illustra infatti che il meccanismo d'azione degli anestetici non è argomento nuovo alla ricerca e spiega che Pauling sosteneva che gli anestetici generali bloccano la conduzione formando dei sali con l'acqua cellulare (microcristalli di idrati). (Pauling L., 1961).
Inoltre Galzigna afferma che un suo lavoro non confermerebbe la presenza di idrati tra acqua e gli anestetici generali a temperature fisiologiche (L.Galzigna e J.Méry, 1971) ... "... in presenza di biomolecole che stabilizzano tali idrati a temperature superiori al punto di fusione del ghiaccio, ma non così alte come la temperatura fisiologica. Per le concezioni più recenti, secondo le quali gli anestetici generali hanno come bersaglio molecolare le proteine piuttosto che i lipidi, si veda N.P. Franks e W.R.Lieb in Nature vol.367, pag.607, 1994. Secondo le concezioni più recenti, l'azione anestetica non coinvolge la fase acquosa dei neuroni e questo indebolisce ulteriormente la tesi di Penrose..." (Galzigna, 1998) http://www.pol-it.org//ital/docuneuro3.htm .
Altre fonti bibliografiche affermano invece che la cellula sarebbe in grado di orientarsi attraverso i segnali che attraversano strutture di vetro, segnali che appartengono alla radiazione elettromagnetica. La lunghezza d'onda di tali radiazioni elettromagnetiche è compresa tra il rosso e l'infrarosso. L'abilità delle cellule ad orientarsi attraverso segnali elettromagnetici indicherebbe una rudimentale forma di visione cellulare. (Albrecht-Buehler G., 1992).
Dal Giappone fa eco un altro lavoro di Jibu, in cui si afferma che prendendo spunto dalla interazione fra il campo di dipolo elettrico dell'acqua molecolare ed il campo quantico elettromagnetico, la regione dinamicamente orientata di acqua intorno alla cellula dello spessore inferiore ai 50 micron avrebbe funzioni di dispositivo ottico di coerenza non lineare attraverso il quale le cellule ricevono segnali elettromagnetici da distanti sorgenti di luce. I segnali elettromagnetici che Albrecht-Buehler G. ha scoperto sono quindi fotoni evanescenti 4 che attraversano la regione dinamicamente orientata di acqua fra la cellula e la distante origine del punto di luce. In contrasto con la normale visione degli animali che sono in grado di percepire fotoni normali, la visione cellulare percepisce fotoni evanescenti. (Jibu M et al., 1997).
Dopo questo importante tassello per il completamento del puzzle sulla funzione dei microtubuli da parte del gruppo di ricerca di Jibu, l'anno successivo il gruppo di Albrecht-Buehler pubblica un articolo nel quale si afferma che il centrosoma, dal quale si irradiano i microtubuli di qualsiasi cellula, risponde alla luce mandando segnali lungo la rete radiale dei microtubuli, e il risultato è un esempio della più generale funzione del centrosoma per l'integrazione di segnali esogeni e per l'invio di segnali di risposta lungo i microtubuli ai vari siti all'interno della cellula. (Albrecht-Buehler G., 1998).
Questa affermazione dunque può farci suggerire una funzione organizzatrice e di controllo dei segnali in imput ed output per la cellula, e quindi la possibilità che la rete microtubulare possa svolgere funzioni di Nano - Sistema Nervoso Centrale. Da questi recenti lavori, si sta considerando l'attività "cibernetica" dei microtubuli svincolata dal problema dell'influenza che i gas hanno su queste strutture che inducono la perdita di coscienza. Si sta guardando alla struttura microtubulare come ad un "quantum-device" che determina la verifica di alcune esperienze di laboratorio, la più importante delle quali è l'insorgenza e la quantificazione di polaritoni (fotoni evanescenti) ; http://bloch.leeds.ac.uk/~ircph/maze/polariton.html .
Per spiegare più dettagliatamente questo tipo di trasmissione dell'impulso rimando i lettori all'articolo di Hameroff in rete. Il frammento più importante dell'articolo di Hameroff è quello che spiega nelle due conformazioni assumibili di tubulina la compresenza di due eventi opposti nello stesso tempo, e successivamente il risultato è il passaggio o il non passaggio dell'energia attraverso il microtubulo.
In questo intervallo spazio-temporale si materializza la curvatura del campo tra due differenti disposizioni dei dimeri di tubulina, che potrebbero corrispondere a due idee, due alternative di due opposti.
Come le molecole di rodopsina batterica costruiscono unità di memoria o dispositivi di accumulo di energia, così i dimeri di tubulina, orientandosi in tempi molto più brevi dei tempi di elicitazione dendronica della teoria di Eccles, sarebbero il corrispettivo biologico dei nostri "proto-pensieri".

Freud

In "Progetto di una psicologia" del 1895, Freud aveva mutuato i concetti acquisiti dalla fisica per spiegare i fenomeni psichici in termini "energetici". Freud risente ancora degli ambienti della filosofia e della fisica viennese intorno a quel trentennio. Ricordiamo infatti che Freud frequentò le conferenze di filosofia di Brentano e seguì le lezioni di Brücke. Nelle pagine della biografia di Freud scritta da Jones, si legge che Du Bois-Reymond, Ernst Brücke, Herman Helmholtz e Carl Ludwig si riunirono in club che poi estesero in una: "Società Fisica di Berlino". Quest'atmosfera nasceva dall'illuminismo e dalla esplorazione sperimentale della verifica del principio di conservazione dell'energia, scoperto da Robert Mayer nel 1842.
La verità diffusa dai sostenitori di questo movimento detto scuola di Helmholtz, proclamava: "...Nell'organismo non agiscono altre forze al di fuori di quelle fisico-chimiche. In tutti i casi che per il momento non possono essere spiegati con l'azione di queste forze bisogna trovare la modalità o il tipo specifico della loro azione servendosi del metodo fisico-matematico, oppure bisogna introdurre nuove forze di dignità pari alle forze fisico-chimiche insite nella materia, e riconducibili alla forza di attrazione e repulsione. ..." (Jones, 1961, 1973 p.63)
Scrive ancora Brücke:"...Gli organismi differiscono dalle entità materiali mobili prive di vita - le macchine - in quanto sono capaci di assimilazione, tuttavia si tratta in entrambi i casi di fenomeni del mondo fisico, cioè di sistemi di atomi, animati da forze... ...Tutto ciò si riferisce anche all'organismo Uomo". (Jones, 1973 p.63). Freud avrebbe potuto pensare forse già da quegli anni dell'Università a qualcosa di fisico-chimico che spiegasse il funzionamento della mente, e l'impianto dell' "entwurf" di una psicologia che si basa essenzialmente su flussi di energia e di gruppi di neuroni distinti, potrebbe corrispondere a tale anelito scientifico.
Come se Freud fosse sulla buona strada della descrizione puntuale della mente ma gliene mancasse un mezzo teorico. Come nelle indicazioni del manifesto della scuola di Helmholtz, così Freud cominciò a teorizzare, introducendo forze di pari dignità alle forze fisico-chimiche, le topiche, i meccanismi di difesa, etc.
Rugi afferma che nel 1911 "... Freud firmò insieme ad Einstein, Ernst Mach, David Hilbert, Felix Klein lo sviluppo di una Weltanschauung onnicomprensiva, ...". (Rugi G., Gaburri E., 1998; p. 48; Holton G., 1997).
La strutturazione delle teorizzazioni psicoanalitiche freudiane, che ha ricevuto un'indubbia influenza da questo "club", sono in parte dovute ad una necessità di rigore per fare in modo che la sua teoria potesse essere considerata come avente una base ripetibile e verificabile. Ma gran parte delle ragioni per le quali Freud si richiamava al principio di conservazione dell'energia credo siano da ritrovarsi nella ricerca di un modello fisico che riproducesse con ragionevole errore, leggi ragionevole approssimazione, (e in questa battuta credo che i fisici saranno d'accordo) ciò che può capitare nella mente, intesa qui come "scambiatore d'energia" in forma d'informazione.
L'idea di flusso ha molto a che fare con la spiegazione di eventi che avvengono in dimensioni temporali brevissime e per grandi categorie di elementi. La fisica dei fluidi aveva scoperto il numero di Avogadro che per certi versi è una approssimazione (è un numero molto grande ma non infinito) che ha però in sé la caratteristica della computabilità. Con le teorizzazioni che derivano dall'applicazione di queste costanti, è stato possibile predire il futuro, rendere attuabile il ripetersi di elementi naturali ed imprevedibili, come per esempio i gas. La fisica di queste teorizzazioni, la meccanica dei fluidi e delle leggi che derivano dal principio di conservazione dell'energia, hanno potuto predire il futuro di una certa quantità di molecole nello spazio e quindi di poterle classificare tutte in un certo modo. Poiché il loro moto caratterizzava un certo numero di traiettorie future (non infinite traiettorie future) è stato possibile classificare così gli eventi del Tubo di Flusso, della legge di Bernoulli, del ciclo di Carnot, la legge di Boyle-Mariot, Henry, et.
Mauro Mancia mostra nell'Appendice de "Il modello mente - cervello di Sigmund Freud": Il Progetto di una Psicologia del 1895", di un Freud che usa "metafore idrodinamiche che mutua da un trattato di Bernoulli sull'idrodinamica dei fluidi del 1726." (1998, p.159).
In questo senso Mancia pare ci suggerisca che il modello fisico al quale Freud si riferiva è ora poco adeguato. Ma quello su cui il lettore deve essere messo in guardia, non è tanto sulla attualità del modello, ma sulla qualità del sistema logico. Pare evidente infatti che questa annotazione di Mancia ci faccia pensare come tutto lo scritto sull' "Entwurf" possa comunque non contraddire che Freud scriveva della Psicoanalisi tendendo a formulare un "Sistema Formale": piuttosto che la teoria per una terapia, un sistema formale che spieghi il funzionamento mentale. Freud nel "Progetto di una psicologia" istituisce un modello teorico che ripercorre relazioni tra realtà dimensionali in termini "fisici", entità dimensionali che possono iscriversi in un modello di teoria fisica. Si fa qui riferimento al processo logico che porta Freud a considerare gruppi neuronici con alcune caratteristiche funzionali la cui attività può essere riconosciuta in Q5, o altre entità fisiche (gruppi neuronici con diverse caratteristiche denominati di tipo percettivo, di tipo mnemonico ed di tipo coscienziale). In quest'opera emerge, in nuce, in uno dei postulati: "...considerare come ciò che distingue l'attività dalla quiete una quantità (Q), soggetta alle "leggi generali del movimento"... inoltre si afferma che il trasferimento di energia da un neurone all'altro "...deve anche avere un altro carattere, di ordine temporale; infatti anche ai movimenti delle masse del mondo esterno la meccanica dei fisici ha assegnato questa caratteristica temporale..." 6, che Freud chiama periodo. Pare che le teorizzazioni susseguenti indichino il periodo come elemento specifico per ogni gruppo neuronico e discriminante la sua attività e qualità di energia trasportata: "...Gli organi di senso non agiscono solo come schermi di Q, come ogni apparato nervoso terminale, ma anche come setacci, in quanto lasciano passare solo gli stimoli che provengono da certi processi aventi un particolare periodo..."7. Il periodo, inteso qui come quantità di tempo in cui avvengono i fenomeni percettivi, mnemonici, e coscienziali, rimane in questa accezione sempre ancorato ad una ciclicità costante, ripetizione di quantità di tempo comunque costanti, dal setaccio delle quali è possibile l'attivazione ed inibizione di varie classi neuroniche.
Questo schema dell'attività cerebrale in termini sinusoidali è ora scientificamente dimostrato. Si è scoperto infatti che l'attenzione e la coscienza sono processi che funzionano con un andamento ciclico.
I processi attentivi riguardano il porsi degli obbiettivi dalla osservazione dell'ambiente. Ora è stato dimostrato che i processi di attivazione neuronale che portano al perseguimento di un obbiettivo seguono uno sviluppo di polarizzazioni neuronali di neuroni sia percettivi che associativi, che ha un ciclo che si rinnova ogni 25 millisecondi. Cioè ogni quarantesimo di secondo l'individuo è in grado di elaborare sempre nuove alternative o di permanere nella costanza di un obiettivo precedente. (D. Servan - Schreiber, 1998)
Un altro esempio di una certa esattezza delle intuizioni di Freud riguardo all'attività ciclica della mente è il flusso di coscienza. Si è infatti dedotto, da sperimentazioni strumentali e funzionali che il flusso di elementi percettivi che riverbera dal talamo alla corteccia e viceversa ha una attività ciclica che ha un periodo misurabile. La coscienza è quindi un elemento ciclico che si rinnova alla frequenza di 40 Hz.
Per contro possiamo anche affermare che sembra riduttivo lo schema temporale di attivazione coscienziale paragonata ad una specie di faro che illumina la notte della nostra esistenza ad una frequenza precisa. Le teorie che prendono spunto dalla relatività per spiegare la coscienza inducono a pensare che in effetti il tempo rappresenta una costante "relativamente" ai contesti di osservazione della funzione.
Si nota quindi la fissità della quantità di tempo, non suscettibile di dilatazione e contrazione, come potrà chiarire in seguito non l'elettrologia e il magnetismo, né la fisica newtoniana, ma la fisica quantistica. I progressi della logica e della fisica relativistica hanno avuto modo di scalzare "i pregiudizi" di un tempo costante su cui poggiano le leggi della fisica newtoniana. Il principio della costanza del tempo quindi è un principio assoluto su cui poggiano tutte le teorizzazioni successive sul funzionamento psichico.
Siamo di fronte allora ad una possibile applicazione del teorema di Gödel che vale se noi l'applichiamo al sistema formale "psicoanalisi", come ad un qualsiasi altro modello fisico che possa "spiegare" entità naturali come le funzioni della mente, quali memoria, coscienza, etc.
Il sistema formale psicoanalisi pareva essere basato sulla concezione del tempo in termini lineari.8 Nel progredire della teoria psicoanalitica durante gli anni della ricerca freudiana, man mano si evidenzia che il trauma si fissa nello psichismo in forma di carica affettiva, sessuale che, non abreagita, si mantiene intatta. La carica psichica associata non può defluire poiché sono compresenti idee, emozioni ugualmente importanti ma inconciliabili (in una visione in senso di cariche di energia, per seguire il suggerimento di "Progetto di una Psicologia", stesso modulo, ma di verso opposto), legate alla vita sessuale, accettate solo attraverso uno sdoppiamento della coscienza "double conscience" (Freud S., 1892-95, p. 182-183; 207).
Successivamente Freud si convincerà della possibilità che il trauma in sé, spesso di origine sessuale, non sia solo reale, ma per più casi, appartenente al mondo fantastico del paziente. (lettera a Fliess del 05/1897). In questo senso pare in nuce un altro concetto della fisica relativista, cioè quello di "evento controfattuale" (Penrose R., 1996; p.300) in cui di un evento è rintracciabile l'effetto ma non la causa.

Curvatura del campo

Quando mi è venuta l'idea di questo scritto, avevo già avuto una specie di "momento intuitivo", di "illuminazione", vedendo le illustrazioni del libro di Hofstadter, soprattutto le riproduzioni di Escher. Poi ho scritto qualcosa sulla prospettiva ed il modo in cui essa influenza la coscienza. Mi affascinava l'idea di pensare a come poteva essere lo stato d'animo di una persona semplice, un contadino o un pastore del 1400 nel momento dell'osservazione di un quadro di Piero della Francesca, o di Van Eyck o di qualsiasi altro artista di quell'epoca dopo l'acquisizione della tecnica pittorica della prospettiva. Non credo fosse possibile allora avere dimensioni coscienziali del "come se", ma la gente comune poteva in larga maggioranza non avere presente la funzione "del ciò che appare". Un modo di leggere questa incapacità di allora era il successo dei maghi, illusionisti, prestidigitatori di quei tempi per lo "stupor" della coscienza che riuscivano ad ottenere nella gente. L'illusione era sì considerata, ma c'era poi tutta l'atmosfera del meraviglioso che la contornava.

Modell

Nel 1990 Arnold H. Modell, psicoanalista didatta, docente di psichiatria, scrive un libro nella cui bibliografia sono citati Edelman e Hofstadter. Con mia sorpresa mi imbatto, al primo capitolo, nel paragrafo "Nachträglichkeit: retranscription of the memory", in questa battuta:"...Thus Freud's concept of Nachträglichkeit receives a neurophysiological backing from Edelman...".(1990; p.18)
Questa affermazione è da Modell preceduta da una frase:"... l'importanza del concetto di Nachträglichkeit non è stata sufficientemente riconosciuta. ..." (1994, p. 21)..
L' affermazione è accompagnata da una nota in cui si spiega la differenza delle posizioni teoriche che la psicoanalisi negli Stati Uniti presenta rispetto alla Società Psicoanalitica Argentina. In una nota dell'edizione italiana del libro di Modell (introduzione di Cesare Maffei e Nadia Fina) infatti vengono puntualizzate le posizioni dei Baranger, citando un lavoro del 1983 scritto in collaborazione con J.M. Mom. Quindi una revisione del concetto lineare del tempo implicito nella dimensione dell'inserimento a posteriori implicherebbe una invalidazione delle teorie dello sviluppo come quelle di Melanie Klein. Ma in questo lavoro dei Baranger si ha l'impressione che ciò che viene affermato da Modell come una acquisizione derivante da una "nuova" traduzione del Nachträglichkeit (Thomä, 1989) pare ormai una stabile acquisizione già dal 1983 e ribadito in un altro loro lavoro del 1987, e, per giunta, dando per scontato che Freud per Nachträglichkeit intendesse, implicitamente nella situazione analitica, una dimensione non lineare del tempo. Fatto sta che sia nell'opera di Modell che nell'opera dei Baranger viene ribadito in più punti l'aspetto non lineare del tempo nella situazione analitica nonché il fatto che questa funzione assume una forma a spirale (Baranger, 1983).
A veder bene i confini di questa scienza, "il tempo in psicoanalisi", pare non avere gli stessi principi e le stesse misurazioni in ogni parte del mondo, anzi i pazienti di alcuni analisti sono più "bidimensionali" di altri, con un "campo-bipersonale" un po' più curvo, e stando così le cose appare un sistema formale (la psicoanalisi) poco rispondente a contraddizioni di misura, come quelle di una scienza esatta, se non si introducono altre variabili, che non inficiano le visioni particolari, ma le arricchiscono di nuovi punti di vista
.

Nachträglichkeit

Nel suo libro "Other times, Other realities, toward a theory of psychoanalytic treatment" Modell (1990, p. 9) scrive: "...in his letters to Fliess and in the paper 'Futher Remarks on the neuro-psychoses of Defense' Freud introduced the idea of Nachträglichkeit, ...the term does not mean 'deferred action', as Strachey misleadingly translated it, but rather that subsequent experience results in a retranscription of memory or a retrospective attribution..."(Thomä, 1989). Il modo di intendere una traduzione ha determinato una così grande variazione della prassi psicoanalitica. La percezione dell'andamento a spirale del tempo, il percorrere a ritroso nel tempo segue una bibliografia che nel lavoro dei Baranger e Mom cita Pichon Riviere per il quale "...qui, ora e con me..." della situazione analitica, si aggiunge il "...come là, prima con altri..." oltre al "...come più avanti, in un altro posto e in un altro modo...".
Nel lavoro dei Baranger si sottolinea che questa spirale del tempo fa in modo che ogni curva prosegua dalla precedente in una prospettiva diversa. Così com'è, questa battuta sembrerebbe non avere niente di speciale rispetto alla costruzione semantica; ma mi pare importante porre attenzione al termine "prospettiva", in particolare al modo in cui la coscienza accoglie, come una gestalt, l'aspetto del setting, sia come ambiente concreto, la stanza d'analisi, sia come ambiente emotivo, e la possibilità che questo vari attraverso la variazione del rapporto transferale - controtransferale, nel processo di progressione - regressione del paziente. La prospettiva è stata in passato uno degli elementi percettivi che più di altri rendono ragione delle teorizzazioni precedentemente riportate. Esporrò al riguardo alcune osservazioni. A proposito della stanza d'analisi come elemento cognitivo e come aspetto emotivo nella relazione della coppia analitica, Ferro (1996) ha parlato di punti semaforici, come situazioni interpretative di snodo, che assumono vitale importanza come la capacità negativa dell'analista. Credo che il termine "semaforizzazione" non renda ragione della tridimensionalità dell'evento analitico trasformativo del racconto - interpretazione. Il campo analitico ha una tridimensionalità che non riguarda solo la circolazione di Veicoli = Interpretazioni su un campo bidimensionale (la strada semaforizzata, lunga o larga) ma riguarda anche la profondità basata su un elemento prospettico temporale, del come allora ma diverso da allora, l'hic et nunc della seduta, la durata della seduta, gli anticipi, i ritardi. Questi elementi costituiscono il percorrere, da parte del paziente, la striscia snodata di un "nastro di Möebius", la vita nevrotica del paziente, che incalza e aumenta il desiderio di consapevolezza.

Arte e nachtraglichkeit

Molti aspetti dell'arte, della psicoanalisi e dell'attività psicoterapeutica in genere si sono influenzati a vicenda nel corso della storia di questo ultimo secolo. Un brillante saggio di Fausto Petrella esemplifica per tutti, a mio avviso, questo fervore interdisciplinare. (Petrella, 1992, 1993)
Rileggendo lo scritto di Petrella mi è stato possibile trovare un altro sistema di lettura delle stesse opere d'arte citate e quindi arrivare, ovviamente, ad altre conclusioni. Vi esporrò lo scritto dando per scontata la lettura della pubblicazione di Petrella alla quale, comunque, invito il lettore.
Uno degli artisti che più hanno colto alcuni aspetti dei processi cognitivi e del funzionamento dello psichismo in generale fu Mauritius Cornelius Escher.
Mi è sembrato, nel corso di una approfondita osservazione dei suoi quadri, di cogliere più di un suggerimento per la comprensione del ruolo psicoterapeutico dell'operatore, del comportamento del paziente psichiatrico, ed in particolare dell'utente dei Servizi pubblici di Psichiatria del Territorio. Nella descrizione del rapporto terapeutico si legge di ciò che colpisce l'emotività del terapeuta, quando questi si domanderà: "Che cosa provo qui ed in questo momento rispetto a ciò che il paziente porta in seduta: il suo atteggiamento, la postura, l'inflessione e tono di voce, la mimica, l'abbigliamento e tutto ciò che può apprezzarsi.". Altro è ciò che si forma pian piano, ascolto dopo ascolto, nel preconscio del terapeuta, della "storia" emotiva del paziente; messaggi frammentati, che come in un puzzle, "costruiscono" tutti insieme una sequenza di eventi emotivi che danno origine alla "costruzione" in analisi. Perché la "costruzione" possa essere utilizzata, bisogna che il terapeuta abbia "coscienza" di chi rappresenta nella condizione riattualizzata del transfert.
Ritorna allora utile nuovamente la posizione neutrale del terapeuta che vede il paziente arrovellarsi in un palcoscenico di personaggi che hanno trovato in lui l'autore; la descrizione delle relazioni di nuove conoscenze e di nuovi legami delle ultime sedute si sovrappongono alla descrizione di quelle portate in seduta in un "remoto passato": la verbalizzazione di questo contenuto emotivo al paziente potrebbe determinare ciò che può essere considerato come "falso riconoscimento": "...Ma questo gliel'ho già raccontato...". Ecco che il paziente dipinge un quadro delle sue vicende, ma un quadro particolare, in cui proporzioni e prospettiva potrebbero ricordare i quadri di Escher. Pare che allora il lavoro sia quello di modificare alcune "distorsioni" che il paziente si porta dentro, attraverso chiarificazioni, interpretazioni, la comprensione comune delle metonimie e metafore del sogno, etc.
In questo senso il "già veduto" (dèjà vu) sta per tutta una serie di fenomeni analoghi, per un "già udito" (dèjà entendu), un " già vissuto" (dèjà èprouvé), un "già sentito" (dèjà senti)". Questa sensazione di rivedere il paziente seguire "lo stesso copione" con persone diverse e la tecnica che guida il terapeuta a sostituirsi a genitori non "good enough", potrebbe essere descritta attraverso un modello che ha che fare con la prospettiva ed il mondo pittorico.

La prospettiva in campo pittorico e le funzioni coscienziali

Il concetto della creazione di uno spazio tridimensionale all'interno di un campo bidimensionale (la tela) è il grande "spiraglio" che si apre all'epoca rinascimentale. Lo spirito del gioco percettivo anima tutta l'arte pittorica e architettonica dell'epoca.
Un esempio di ciò che può essere considerato come "gioco percettivo" è ciò che si coglie visitando il Palazzo Ducale di Urbino. Tra le varie disposizioni degli ambienti vi è in particolare "Lo studiolo". Federico II, Duca di Urbino, aveva letto "Il Principe" del Macchiavelli e forse avrebbe potuto scrivere "La lettera rubata" di E.A. Poe: la strutturazione dei cassetti "a scomparsa" è lì tuttora di fronte al visitatore, ...e chi si fosse precipitato trafelato, per carpire un documento importante, leggerlo o sottrarlo, si sarebbe chiesto: quale cassetto aprire? a quale dedicare le attenzioni, quale sportello aprire tra quelli che si lasciano vedere come socchiusi? In un articolo di M.E. Spotti (1990) leggiamo "...Vediamo ora più da vicino la parola <prospettiva> (Devoto G. '68): si compone di pro (davanti, a vantaggio, a favore) + specto, che deriva dalla radice indoeuropea -spek- (osservare, guardare intenzionale e durativo) da cui spettacolo e anche specchio. E' significativo che la stessa radice visiva e spaziale sia alla base anche di un termine che rimanda alla dimensione temporale : "aspettare" incrocio di ex-specto (guardare ad un oggetto e in senso traslato "indugiare") + "a-specto" (intensivo di aspicio - guardare con attenzione, guardar fisso, stare attento, attendere)...".
In questa pur breve, ma esaustiva, descrizione possiamo notare, riassunta in poche righe non solo la fatica di chi, in pochi tratti, come appunto il pittore, sintetizza una scena, ma anche di chi tratteggia, durante il lavoro analitico, "le costruzioni", quel lavoro "archeologico" di ricostruzione della storia passata e dimenticata del paziente a partire da frammenti, associazioni, sogni, falsi ricordi (Freud S. 1937). Anche nell'analisi si costruisce, quindi, un gioco pittorico di prospettive, di metafore e allegorie. Il gioco, per alcuni pittori non finiva sulla tela, ma continuava anche nella vita. Antonio di Tuccio Manetti, biografo del Brunelleschi narra nel 1489 la Novella del Grasso legnaiuolo, (novella che di solito viene citata anonima poiché incerta è la paternità del Manetti), resoconto della beffa architettata intorno al 1409 da Filippo Brunelleschi ai danni dell'intarsiatore Manetto Ammannatini, con la collaborazione di Donatello e di Giovanni Rucellai. Brunelleschi decide di punire l'intarsiatore perché assente ad una cena organizzata da una brigata di artisti fiorentini: la beffa consisterà nel far credere al Manetto di essere diventato un'altra persona. Cercando complicità negli amici e conoscenti, inizia la "derealizzazione e depersonalizzazione" del "grasso legnaiuolo", che tutti salutano come Matteo Mannini. Poi comincia il corteo dei creditori di questo tal Matteo che mettono in difficoltà il ns. Manetto, che addirittura ripara in Ungheria. Ritornato, la beffa non finisce qui: il beffato viene contattato dal Brunelleschi e sollecitato più volte a raccontare ogni particolare della beffa vissuta. Ne è che ..."la maggior parte della cose da ridere erano state, come si dice, nella mente del Grasso": senza questo racconto delle trasformazioni subite dalla coscienza del povero malcapitato la beffa non sarebbe completa. Forse questo progetto di "decostruzione esistenziale" è in linea con gli stili "architettonici", e "pittorici" del tempo. Nel quadro "I coniugi Arnolfini", di Van Eyck (Maastricht? 1390 - Bruges 1441), un pittore fiammingo, possiamo vedere accanto al soggetto principale, lo specchio che rappresenta la coppia vista da dietro con un punto di fuga che corrisponde al pittore stesso. L'osservatore è quindi posto a colloquiare percettivamente con l'autore del quadro condividendone "il suo punto di vista". (D V E fuit hic)
Di epoca più recente ('600) sono le "anamorfosi" dove l'osservatore si uniforma al punto di fuga. Questo tipo di pitture sfruttano l'ottavo teorema dell'ottica euclidea che recita: "La differenza apparente tra due grandezze uguali viste da distanze disuguali è determinata non dal rapporto tra queste distanze, bensì dal rapporto (la cui discrepanza è assai minore) degli angoli visivi corrispondenti...." ... "La prospettiva lineare nasce quindi dall'aver trasformato gli angoli visivi in intervalli di distanze o, se si preferisce, dall'aver ridotto la composizione di molteplici angoli visivi ad uno solo, immobile... ". (Spotti, 1990).
La prospettiva artificiale si basa su due presupposti neurofisiologicamente errati:
1) che lo sguardo sia immobile (che si guardi con un solo occhio, immobile)
2) che l'intersezione piana della piramide visiva sia il corrispondente dell'immagine retinica.
Si è sempre stati usi a considerare la dimensione umana come lineare, in termini newtoniani, e la prospettiva classica secondo il predetto ottavo teorema dell'ottica euclidea. Se invece consideriamo lo studio matematico di B. Ernst della prospettiva utilizzata da Escher possiamo notare che in molte opere "... tutte le linee verticali...non ci pare strano che siano curve, e non rette, come richiederebbe la teoria della prospettiva tradizionale...queste linee curve concordano meglio, che non le linee rette, con la percezione spaziale che noi abbiamo..." (Ernst B., 1990, p. 49). Ernst sostiene che lo "scambio" di linee da rette a curve riguarda l'analisi "infinitesimale" dei punti di vista che porta a considerare l'immagine che l'occhio umano riceve come se fosse osservata proiettata sulla faccia interna di un enorme cilindro su cui "virtualmente" appare la realtà esterna.
Quindi la prospettiva per esempio di due fili del telegrafo visti da terra non è, come la prospettiva classica determinerebbe, un rombo, ma due linee curve con l'incontro nei due punti di fuga, ed il foglio, la tela, come apparentemente all'emisuperficie di un cilindro il cui baricentro corrisponde al punto di vista dell'osservatore.
Osservando ora "Casa di scale" di Escher si possono considerare più punti di fuga e più coppie di Zenit - Nadir in cui le pareti e le scale seguono linee curve come se tutta la superficie del cilindro su cui si proietta l'immagine fosse svolta in senso lineare (cioè tagliata la superficie del cilindro e dispiegata su una superficie piana). Allora in questo caso le linee curve possono apparire come "sinusoidi". Ora, se diamo spazialità alla sinusoide, cioè le diamo un'altra dimensione su cui dispiegarsi, (che segue il movimento del protagonista del quadro: wentelteefjes = nome olandese che potrebbe suonare come "animaletto girevole") allora otterremo un andamento spiraliforme.
Ma quale dimensione emotiva e reale potrebbe onorare l'analisi dimensionale della percezione ora esposta all'interno di questo sistema di riferimento?
In molta produzione cinematografica degli anni cinquanta vi era un artificio scenico-tecnico in cui la scena in svolgimento veniva pervasa da una specie di vortice, che, in dissolvenza, appariva pian piano, fino ad aumentare a 'tutto campo' per sparire e cedere l'immagine ad un altra scena che poteva svolgersi lì, in quel luogo od in un altro; questo artificio dava a tutti gli spettatori la sensazione del passare del tempo.
Questa sensazione non apparteneva alla generazione degli spettatori del cinema americano degli anni cinquanta, ma credo sia stata una sensazione di base, come quella della vertigine, sensazione che è servita a rendere "storica" l'esposizione delle gesta degli imperatori romani, come la colonna traiana, aureliana, o la storia del Vaticano (le scale d'entrata al museo vaticano), ed ogni forma d'arte che ha a che fare con la Storia, il movimento, lo spazio ed il tempo.
Penso che questa capacità di rendere la storia delle vicende e delle imprese in termini "spiraliformi", sia una sensazione di base dell'uomo ed è proprio riguardo queste nuove leggi della prospettiva "cilindrica", che B. Ernst ha scoperto in maniera innovativa le rappresentazioni di Escher.
Quindi è possibile che l'esperire del tempo nella "riattualizzazione" di affetti sia vissuto all'interno di "coordinate spazio - temporali curve" e la progressione riguarda aspetti "sinusoidali" che comprendono le dimensioni emotive del "come allora, ma diverso da allora": il tempo e lo spazio hanno funzioni emotive sinusoidali. In questo senso il ripetersi degli elementi nella "poetica" delle opere artistiche (si pensi a T. Mann: amore, madre, mare, morte) è paragonabile agli aspetti "poco sublimati" della malattia mentale.
La produzione artistica di Escher è un riferimento continuo a questa condizione. B. Ernst ha descritto il metodo attraverso il quale è stato possibile ad Escher "dilatare e deformare" lo spazio ed il tempo, utilizzando disegni preparatori costruiti su "reticoli" dai quali possono essere estrapolate alcune linee curve che individuano punti di fuga e coppie di Zenit - Nadir.
Lo stesso discorso riguarda il quadro "Galleria di stampe", litografia del 1956, che è ripresa da Petrella per significare il setting. Non addentrandosi in nozioni tecniche, egli conclude: "...la commistione di interno ed esterno....che richiede specifici artifici e conduce ad un punto cieco, un ombelico vuoto. Un ombelico che, rappresentando il non visibile, simboleggia subito l'ignoto o il "...vortice dove tutti i livelli si intersecano...".(Petrella, 1993, p.140)
Ma ciò che sembra sfuggire qui è il contesto "crono-teoretico" in cui è possibile compiere questa annotazione. Infatti ci troviamo di fronte alla conoscibilità di questa dimensione "relazionale" del rapporto tra paziente e analista. Al contrario, mi sento di affermare che non ci troviamo di fronte ad un "ombelico", e questo ombelico, questo spazio bianco non è "...un artificio tecnico..." ma l'incontro tra le rette sulle quali si regge la prospettiva del quadro, che con un andamento a spirale si spingerebbero al di qua e al di là del piano prospettico. Questo cerchio bianco è il centro di curvatura del campo. Il modello elettromagnetico può essere utile a descrivere i "campi di forze" esistenti tra pz. e terapeuta ma la teoria del "Campo" non riesce a rappresentare il modello degli elementi temporali. La condizione del campo elettromagnetico è sempre legato al modello tratto dalla definizione in fisica di "forza", che è un concetto della fisica classica. Come tale mi sembra inadeguata a descrivere gli elementi sempre dinamici nel tempo. Gli elementi emotivi flottano in sistemi di riferimento spazio temporali con una loro direzione, verso e modulo in prospettive che sono dettate dalla "posizione emotiva" del paziente, ma anche da quella del terapeuta. I vari elementi di distorsione sono quelli che costruiscono questa sorta di cronotopo attraverso il quale tutto risulta distorto. Questa è una distorsione "ordinata", che ha un senso e può essere letta da un terapeuta che segua la situazione emotiva del paziente.
Ma ancora il disegno di queste linee, per un fisico e per un matematico, non rappresenta un ombelico, un punto cieco, il non visibile, ma è inscrivibile in una geometria che è in grado di descrivere questo andamento: questa geometria è la geometria degli Spazi di Hilbert. Non a caso un altro psicoanalista parla della pittorica di Escher in altra forma, ispirandosi, per l'immagine psicodinamica dei "punti semaforici", a "Relatività" (Ferro, 1996). Rimando il lettore al capitolo che riguarda la definizione dei "punti semaforici" nei termini della geometria degli spazi di Hilbert.
Goriano Rugi in un seminario pubblicato su Psychomedia http://www.psychomedia.it/neuro-amp/98-99-sem/rugi.htm parla dei vari autori che si sono cimentati nel costruire una visione del concetto di campo. Considerando la teoria del campo magnetico, ha individuato un autore, Lewin, che ha influenzato il carattere innovativo della visione di campo arricchendolo dei connotati relativistici che aggiungono un allure eretica alla questione. Ma Rugi aggiunge la chiave di lettura bioniana, che quindi distoglie il lettore dalla attenzione alla fisica dell'"Entwurf". Lo scritto complesso di Rugi prende le mosse da una dettagliata storia del concetto di "Campo" in psicoanalisi descrivendo l'episodio di Kurt Lewin (1935), in cui annota il tentativo di applicazione della teoria del Campo elettromagnetico alle dinamiche dei gruppi.
Soffermandosi sullo schema di Corrao, (1981) afferma che nella situazione analitica di gruppo i vari elementi su cui opera il pensiero (idee, emozioni, fantasie) di ognuno dei partecipanti vanno a formare un "campo comune". Corrao postula quindi una "funzione gamma", che è l'analogo della funzione alfa nella struttura personale.
Il pittore (sia Escher o van Eyck) fornisce una mente che è al di fuori di se stesso e dell'astante, di chi guarda l'opera d'arte, perché è la mente che viene costruita con la prospettiva, con il proporre un punto di vista diverso. Così è per chi vive, da paziente o da analista, l'esperienza analitica, che, per dirla con Corrao, vive di un campo mentale condiviso, che, per gli esempi pittorici citati, è costituito da tutti gli astanti che vedono "galleria di stampe" o "I coniugi Arnolfini". Questa visione dell'arte è un modo per considerare il lavoro psicoanalitico.

Dante, la letteratura, Bachtin, Pierelli

E' un po' difficile pensare alle strutture spiraliformi della cultura e dell'architettura senza pensare all'opera più famosa della poesia della lingua italiana. Guarda caso generazioni di esegeti e critici hanno scritto e considerato la struttura dell'Inferno, Purgatorio e Paradiso, a cerchi concentrici. Il cammino del Poeta è inevitabilmente spiraliforme. Una struttura poetica che ritorna molte volte nel tempo e che ritorna anche come modalità mnemonica del ricordare, ripetere, elaborare anche nella struttura psicoanalitica.
Sottolineare il valore di questi punti di vista è ben poca cosa rispetto alla grandezza dell'opera in sé, ma mi piace qui focalizzare l'aspetto coscienziale del vagare di Dante di girone in girone, con la dimensione di chi tende a vedere, svincolata dal tempo, ad opera dell'eternità, la storia del genere umano, citando quasi esclusivamente, per Dante, solo il genere umano fiorentino e italiano in generale.
Il tempo qui scorre attraverso il cammino di Dante, e gli eventi che accadono intorno al poeta dilatano il tempo attorno alle sue vicende, alle sue richieste, ai racconti delle anime interlocutorie, poiché eterno è il tempo senza tempo fra le anime. Infatti anche per Dante, la struttura che intuitivamente accoglie immanente la struttura del tempo è quella a spirale.
Altri esempi nell'arte possono essere rappresentati in Escher, in Calvino, in Borges, in Eco, avendo come guida il saggio di M. Bachtin, Estetica e romanzo, (Bachtin, 1979) in cui l'arte della memoria è l'impadronirsi dello spazio - tempo da parte della letteratura in senso artistico. Per fare questo Bachtin parla del concetto di cronotopo, come una categoria che riguarda la forma ed il contenuto della letteratura. Nel lungo capitolo "Le forme del tempo e del cronotopo" nel romanzo, descrive il romanzo greco, il romanzo d'avventure e di costume, la metamorfosi, eventi extraquotidiani eccezionali: colpa, nemesi, espiazione, felicità, il processo penale, la biografia e l'autobiografia antica (le confessioni di Sant'Agostino, di J.J. Rousseu), il cronotopo folclorico e l'inversione storica, il romanzo cavalleresco, il cronotopo rabelesiano, , idillico.
Per Borges il paradosso è esposto con la stessa capacità descrittiva di Escher, ma qui in termini letterari: come infatti a chi guarda "Galleria di Stampe" succede di vedersi identificato nel visitatore ritratto di spalle, così in Mille e Una notte:
"nessuna [interpolazione] ci turba quanto quella notte 602, magica fra tutte. In quella notte il re ode dalla bocca della regina la propria storia. Ode il principio della storia, che comprende tutte le altre, e anche - in modo mostruoso - se stessa. Intuisce chiaramente il lettore la vasta possibilità di codesta interpolazione, il curioso pericolo che essa nasconde? Che la regina persista, e l'immobile re udrà per sempre la tronca storia delle Mille e una notte, ora infinita e circolare...".(P. Odifreddi, 1999 pp. 106-107)
Pierelli scultore segue la stessa poetica dei "cronotopi", che segue la geometria degli spazi di Hilbert. La luce materializza i corpi attraverso le geometrie infinite degli spazi di Hilbert. http://www.icra.it/MG/awards/test.htm; http://www.merzweb.com/viterbo/welcome/laboratorio/realizzazioni/old/iniziative/pier/welcome.htm .

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NOTE

1 Freud S., Opere Vol.11 pag.477: "... Secondo la testimonianza dei miei sensi mi trovo sull'Acropoli, solo che non posso crederlo. ..."
2 effetto termico con perdita di energia
3 Nagel T., Che cosa si prova ad essere un pipistrello? In Dennet D.C., Hofstadter, D.R., 1981
4 "... soft polaritons ... "
5 "... Abbiamo supposto con Freud che, attraverso salti quantici di energia (Q, la presentazione delle immagini si converta in rappresentazione di oggetti di desiderio e di rappresentazioni verbali simboliche. ..." (Corrao, 1986; Gaburri E.1998 p. 33)
6 al paragrafo sette del cap. I (op. cit. pag. 215)
7 Freud S. Opere Vol. 2, pag. 215
8 Trauma (esperienza sessuale da rimuovere); la rimozione è scalzata da un'occasione posteriore che ne ridesta il ricordo e la formazione di un sintomo primario; fase di difesa riuscita che assomiglia alla salute con compresenza di sintomo primario; fase del "Ritorno del Rimosso" con formazione di nuovi sintomi con la lotta tra le rappresentazioni rimosse e l'Io


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