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MEMORIA E (TELE)COMUNICAZIONE
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Illusione gruppale nelle comunità virtuali:
nuove attese, nuovi legami nella società mediatica
di Pierluigi Orlando
La concezione dello spazio e del tempo è stata profondamente modificata nel corso dellâultimo secolo. Le innovazioni tecnologiche nella comunicazione a distanza hanno fatto in modo che la percezione si dilatasse consentendo di vedere, ascoltare cose lontane e passate, rendendo possibile la presenza simultanea, in momenti e luoghi differenti. Anche nell'ambito delle scienze naturali lo studio dello spazio e del tempo è messo in una luce differente: la fisica newtoniana alla base di tutto il pensiero filosofico dell'800 è stata ribaltata dalle brillanti intuizioni di Einstein con la teoria della relatività e da Heisenberg con il principio di indeterminazione. La materia e lo spazio secondo queste teorie non sono delle entità fisse e stabili, bensì delle configurazioni di energia. Lo spazio, entro i limiti delle nostre capacità sensoriali, può essere percepito e configurato; proprio in questo spazio da costruire più che da percepire si inseriscono le nuove tecnologie comunicative.
Il ciberspazio è uno di questi spazi mediatici costruiti dall'uomo, nel quale si estende la grande rete di computer meglio nota con la denominazione di Internet. La "grande rete" insieme con la radio e la televisione rappresentano i risultati di una vera e propria rivoluzione mediatica che a tutt'oggi non sembra essersi conclusa. Ripercorrendo la storia dei mezzi di comunicazione di massa si constata come questi abbiano determinato profonde modificazioni nell'immaginario sociale, contribuendo ad alimentare vissuti di aspettativa e illusioni, molto spesso non realistiche, sulle possibilità comunicative offerte dai nuovi mezzi. Verranno perciò presi in considerazione tre versanti di riflessione attraverso i quali inquadrare il fenomeno :
1) Illusione, aspettativa, realtà.
2) Comunità virtuali e illusione Gruppale.
3) Prospettive.
Illusione, aspettativa, realtà.
Da un punto di vista storico l'introduzione di nuovi mezzi di comunicazione è coincisa con un particolare momento di transizione sociale, politica ed economica. E' stato così per la radio - fine della Prima guerra mondiale -, per la televisione - fine della Seconda guerra mondiale -, e attualmente nel caso di internet - consolidamento della società di consumo, l'informazione diventa la nuova moneta di scambio -.
I nuovi avanguardisti della comunicazione per rendere possibile una diffusione generalizzata di queste ultime innovazioni tecnologiche, per renderle effettivamente di massa, hanno fatto leva su messaggi pubblicitari che dimostrassero, in primo luogo l'indispensabilità del nuovo strumento per partecipare alla società (mediatica) del futuro, in secondo luogo accentuando tutte quelle componenti illusorie, magiche e meravigliose di un suono o un'immagine captata a grandi distanze dalla fonte di emissione, oppure come avviene attualmente mostrando le innumerevoli potenzialità di un collegamento telematico.
L'indispensabilità e l'illusione quindi, ma come far accettare una "rivoluzione" senza che questa non provochi degli "intollerabili" sconvolgimenti nella società?
Una possibile risposta viene messa in luce attraverso l'osservazione dei legami esistenti tra i diversi mezzi di comunicazione : i giornali sono stati gli indotti attraverso i quali il telefono e la radio hanno potuto essere conosciuti e in seguito utilizzati, la radio ha poi facilitato la diffusione della televisione mediante la messa in onda di uno stesso programma contemporaneamente. Oggi stampa, radio, televisione unanimemente disegnano l'inevitabile e meraviglioso futuro della comunicazione a distanza sulla tela multimediale del "Ciberspazio". Si realizza in sostanza un processo di transazione ancor prima che transizione, nel quale il medium del passato (e del presente) fornisce una "garanzia" su quello del futuro assicurando per la nuova dimensione mediatica un mondo non meno "magico e meraviglioso".
Internet e (è ?) il mondo, internet e lo spazio, internet e l'oceano virtuale che ci circonda, sono alcune delle espressioni che più di altre danno l'idea di come il sottile gioco pubblicitario renda a priori il potenziale "cibernauta" un essere in grado di comunicare con chiunque a qualsiasi distanza, e in qualsiasi momento.
Il continuo bombardamento informativo-pubblicitario lascia la sensazione di smarrimento, di perdere il senso e la portata degli eventi, e quest'aspetto viene ancor più rafforzato se si pensa alla velocità con la quale questo processo di transizione comunicativa si sta attuando.
L'enfatizzazione e in alcuni casi l'esaltazione, di chi accetta il nuovo mezzo di comunicazione fa da contraltare verso chi invece rimane scettico o indifferente nei confronti di questo nuovo "aggeggio" che irrompe nella società. Proprio in questa componente disillusoria della società è riscontrabile un elemento indispensabile per limitare e dare confine ad uno spazio troppo vasto e forse ancora troppo virtuale.
Comunità virtuali e illusione gruppale.
La grande rete non esclude la coesistenza di altre reti più piccole, essa è infatti la struttura portante con la quale molte altre piccole reti si sono connesse. Il processo di globalizzazione dell'economia e della comunicazione ha trovato, e sta trovando, una risposta demassificante proprio nella creazione di queste reti. Grazie ad esse stanno emergendo comunità alternative, nuove forme di aggregazione sociali vincolate da legami di relazione telematica : le comunità virtuali. Si può parlare di comunità virtuale "quando alcune persone partecipano costantemente dibattiti pubblici e intessono relazioni interpersonali nel ciberspazio" (H. Rheingold 1994).
I mezzi di comunicazione hanno rappresentato in questi anni dei contenitori diversi per forme di socialità diverse. Dalla saturazione o forse dal limite di una modalità comunicativa monodirezionale, come quella radiofonica e televisiva, si è creato uno spazio mediatico alternativo capace di contenere un elemento sinora assente, e cioè l'interattività.
Il ciberspazio, questa sorta di mondo parallelo popolato dai "cibernauti" fornisce uno "spazio altro" in cui poter sviluppare nuovi modi per essere insieme, in questo senso le comunità virtuali ne sono una prima testimonianza. La nascita di queste comunità segnala alcune caratteristiche, delle necessarie, anche se al momento solo grossolane, coordinate dell'immenso oceano virtuale, ancora privo di argini o coste di riferimento grandi e stabili abbastanza da delimitarne una topologia precisa. L'utilizzo stesso delle parole, navigatore, cibernauta, oceano virtuale, rimanda ad una dimensione che "l'uomo occidentale moderno" anestetizzato dalle comodità tecnologiche, sembrava aver dimenticato, o per lo meno mascherato e nascosto fra le abitudini e la routine quotidiana : l'uomo come esploratore e scopritore. Scoprire in questo caso le diverse possibilità con le quali ricostruire e sperimentare la propria gruppalità.
Le piccole reti, le comunità virtuali, e tutti quegli spazi culturali di "aggregazione telematica" possono essere inquadrati come manifestazioni di un bisogno di identificazione in questo vasto e soprattutto dispersivo mondo virtuale.
Il vissuto di "illusione gruppale", rilevato da D. Anzieu, rappresenta un mezzo, una via quasi obbligata per trovare e consolidare un'identità gruppale e comunitaria. Descrivendo i partecipanti di un gruppo largo Anzieu sottolinea come questi si sentano "sommersi nell'anonimato collettivo, troppo numerosi per allacciare relazioni interindividuali che permettano loro di sentirsi esistere" (1976). Anche nel Ciberspazio si ripropone il tema dell'appartenenza e della partecipazione. L'interattività dei collegamenti telematici, la possibilità di avere "il mondo on line" forse allo stato attuale non sono sufficienti ancora per creare un appartenenza con quel mondo e interagire con esso. Occorrono degli spazi più limitati, più personali, spazi non solo per essere e basta, bensì per essere qualcuno per qualcun' altro.
I gruppi larghi alternati, più di altre manifestazioni di gruppo, segnalano la presenza di vissuti illusori facendo emergere chiaramente il contrasto tra una situazione idealizzata, come quella del gruppo piccolo, ed una denigrata, come si riscontra nella condizione di gruppo largo composto di più gruppi piccoli. Questi vissuti risentono del diverso modo in cui si determina la regressione nel gruppo. Mentre, infatti, nel piccolo gruppo si crea una condizione di "protezione di tipo materno" (il gruppo è la madre sostitutiva), nel gruppo largo i partecipanti sperimentano la perdita della protezione materna, contribuendo alla determinazione di quel fantasma di smembramento che si sostiene sulla vastità dello spazio gruppale. A questo riguardo, prosegue Anzieu: "Se i partecipanti sono lasciati liberi di sedersi dove vogliono, si nota la tendenza della maggioranza di costoro a stringersi assieme" (1976). Si tenta di entrare in contatto (visivo, verbale, gestuale) con i propri vicini immediati costituendo una "pelle comune" con loro (cfr. C. Turquet, 1975), riproponendo in modi e contesti differenti quel comportamento di attaccamento del piccolo dâuomo verso la madre o la figura significativa della primissima infanzia descritto da Bowlby, in un ambito però gruppale. Proprio la frustrazione di questo bisogno di attaccamento fa lamentare i membri per il "freddo fisico e morale" che regna nel gruppo largo e per la mancanza di contatto.
Lo stesso freddo probabilmente era alla base di quei gruppi di ascolto che, calati in uno spazio tanto nuovo quanto vasto e impercettibile, si costituivano per seguire le prime trasmissioni della radio e in seguito della televisione. Allora, stare insieme era un modo per scaldarsi e trovare quel calore umano che il media, con le sue "magie", con le sue immense possibilità comunicative, non poteva trasmettere. Il Ciberspazio ripropone quello stesso smarrimento e dispersione, anche in questo caso infatti si è manifestata la necessità di "stringersi assieme" di identificarsi in una comunità, in un insieme che avesse un contenitore in grado di contenerlo.
La situazione di gruppo largo esclusivo (riunione scientifica, di un associazione, condotta direttivamente) può chiarire ulteriormente quanto detto, vista soprattutto l'analogia con i gruppi di discussione (newsgroups) presenti nelle reti. Nel gruppo esclusivo si riscontrano delle misure difensive di tipo istituzionali (come fare l'appello, dire il proprio nome quando si parla, distribuzione di badges e liste degli iscritti) volte a "ridurre il rischio di perdere l'identità" (D. Anzieu, 1976). In rete i gruppi di discussione hanno iniziato ad adottare dei sistemi di smistamento di informazione e programmi per la lettura delle notizie che consentano di organizzare i vari messaggi inviati in argomenti specifici. Si strutturano così delle vere e proprie conferenze le quali, analogamente al gruppo esclusivo, necessitano di "misure" difensive (anche in questo caso è necessario iscriversi e indicare il proprio nome) che limitino la dispersione e che rafforzino l'appartenenza.
Il consolidamento di un "Io-pelle" (D. Anzieu, 1985) forte e il riconoscimento di un'identità nel gruppo e del gruppo, trovano nel piccolo gruppo maggiori possibilità di realizzazione. Scrive Anzieu: "ciascuno può essere percepito in maniera distinta da ciascuno altro, l'Io tende a ricostituirsi, a livello dell'immagine speculare, in una identificazione narcisistica agli altri" (1976).
Diventa chiaro, a questo punto, comprendere perché l'illusione gruppale si esprima particolarmente nel passaggio dal gruppo piccolo al gruppo allargato (composto di tanti gruppi più piccoli). Quest'ultima configurazione gruppale consente, infatti, a vari piccoli gruppi di ritrovarsi insieme e "confrontarsi", accentuando le caratteristiche di perfezione del proprio gruppo in opposizione alle mancanze e imperfezioni degli altri gruppi.
Il piccolo gruppo lascia meno "buchi" meno spazio vuoto che, nel gruppo allargato, è sentito come incolmabile. Il gruppo è come assalito da una sorta di agorafobia collettiva che induce a stringersi e trovare dei confini. Se questi confini vengono delimitati, costituendo per esempio un gruppo più piccolo (madre buona), la nuova entità gruppale è investita di una vera e propria idealizzazione. La stessa idealizzazione che è presente in tutti quegli ambiti culturali alternativi (piccoli), nei quali si identificano coloro che non accettano o non riescono ad accettare i valori e i modelli delle culture di massa (grandi).
Dal "gelido" ed immenso ciberspazio, sono emerse le comunità virtuali, forme di collettività mediatiche, che per "stringere assieme" i propri membri, per riempire lo spazio vuoto, si sono servite di tutti quei sistemi di comunicazione che da alcuni anni la Rete rende disponibile ai suoi utenti (IRC, E-mail, MUD). Delle piccole isole stanno quindi emergendo dall'oceano virtuale : la "grande rete" è diventata una fucina di "controcultura" per tutti coloro che anarchici, visionari, antagonisti, si prefiggono di sostituire nuovi e rivoluzionari modelli di pensiero e comportamento a quelli dominanti. La storia recente mostra come ogni novità, apportata su vasta scala sociale determini delle reazioni ambivalenti, contrastate e contrastanti. I piccoli (inizialmente) gruppi di avanguardisti della comunicazione come ogni piccolo gruppo desta sospetto in quella (grande) parte della società che difende lo status quo. Osserva a tal proposito Anzieu, che la reazione della società a questi "gruppi culturalmente alternativi" è connotato da "un atteggiamento dissidente (...) li indica con un vocabolario peggiorativo (sette, clan, ghetti, bande, gang), (...) li sospetta di cospirazione e li perseguita" (D. Anzieu, 1976). Il piccolo gruppo "diventa il luogo di trasgressione e del vietato"; per questo motivo i membri idealizzano tutti quegli elementi di coesione e di unione, anzi la discriminazione della massa e della società rimarcano e consolidano paradossalmente l'identità del gruppo, che "riconosce" nella distinzione da quello che non si è, un confine che delimita quello che si è.
Il proprio gruppo viene perciò immaginato come il luogo favoloso dove tutti i desideri possono essere soddisfatti, dove si è protetti e difesi, funziona nell'ordine dell'illusione.
Prospettive
Quali potrebbero essere le conseguenze per un piccolo gruppo che lascia anche ad altri individui di farne parte, mutandone così la configurazione e la consistenza numerica ?
L'analogia tra il piccolo gruppo e tutte quelle forme di comunità e culture alternative è ancora più evidente se si prendono in considerazione le prime comunità virtuali. Queste infatti oltre ad essere piccole, mantenevano un confine difficilmente oltrepassabile dalla cultura di massa, in virtù della scarsa diffusione delle reti telematiche e dell'alto costo della strumentazione necessaria per "entrarvi".
I primi membri delle comunità virtuali vengono descritti da Rheingold come dei "giovani iconoclasti che avevano visto svanire nel nulla la rivoluzione dell'LSD e fallire quella politica". Questi "iconoclasti" pensavano di costruire attraverso le reti telematiche un luogo protetto, una sorta di riserva nella quale far regnare i valori della democrazia e della libertà. In pochi anni quella riserva è divenuta uno spazio, un ciberspazio, un luogo virtuale disponibile ad accogliere grandi masse di persone.
I progetti ormai avanzati dei colossi industriali e finanziari nel settore delle telecomunicazioni prevedono la costituzione di veri e propri canali televisivi (personalizzati e visibili previo abbonamento) che avranno come supporto di trasmissione anche Internet. Ma questa è solo la punta di un ice-berg. Le grandi industrie di software stanno combattendo una accanita guerra commerciale per accaparrarsi e controllare porzioni di ciberspazio sempre più vaste.
Le piccole comunità virtuali si trasformeranno in masse virtuali ?
Ogni forma di cultura di massa per essere tale, necessita di una diffusione adeguata e degli strumenti in grado di veicolarla. Lo sparuto gruppo di "sanfilisti" che negli anni venti sperimentavano per primi la comunicazione via radio, sono diventati nel giro di qualche decennio grandi masse di radioascoltatori. Il numero di utenti di Internet o di quello che sarà nel prossimo futuro, e destinato a moltiplicarsi. Se non lo è già, Internet sarà nella sua ampia articolazione un veicolo indispensabile per divulgare e diffondere cultura di massa.
Le comunità virtuali oltre all'invasione di interessi economici, dovranno affrontare anche un'altra invasione, quella di nuovi membri. La capacità di contenere ed integrare i "nuovi" in un ambito già costituito ma modificabile, la capacità di "giocare" e vivere insieme l'illusione del "noi", distinto ma in contatto con il "voi", saranno forse gli elementi fondamentali per la sopravvivenza delle comunità virtuali.
Bibliografia.
Anzieu D.
"Il gruppo e l'inconscio", Ed. Borla, Roma (1979).
Rheingold H.
"Comunità virtuali", Ed. Sperling e Kupfer (1994).
Turquet P., (1975),
"Minacce all'indentità nel gruppo allargato", in L. Kreeger (a cura di), Il gruppo allargato, Armando, Roma 1978.
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