PINOCCHIO NEL FUTURO... RIFLESSIONI SUI SOGNI PRODOTTI DALLA VISIONE DEL FILM "A.I. INTELLIGENZA ARTIFICIALE" DI STEVEN SPIELBERG (2001).
A cura di Corrado Villella
Segnaliamo come libera associazione al tema della psicoterapia multimediale, inventata dal Dr. Nesci per l'elaborazione del lutto oncologico, l'uso del workshop cinema e sogni, un'altra tecnica originale nata dalla creatività dello stesso Autore, durante l'esperienza dei Corsi in Psico-Oncologia dell'Università Cattolica (Nesci, Poliseno, 2005). Nel workshop cinema e sogni si utilizza la proiezione serale di un film ad un gruppo largo di operatori sanitari per stimolare in loro la produzione di sogni che vengono raccolti in un social dreaming modificato per la finalità di aiutare i partecipanti a riconoscere ed elaborare le proprie conflittualità non risolte rispetto al lavoro con i pazienti e quindi a migliorare la capacità di comunicare con loro, i familiari, gli altri membri dell'équipe oncologica interdisciplinare.
Nel workshop cinema e sogni che ha concluso i corsi in Psico-Oncologia del 2004 è stato proiettato il film "A.I. Intelligenza Artificiale", di Steven Spielberg, grazie all'impegno organizzativo de The International Institute for Psychoanalytic Research and Training of Health Professionals (IIPRTHP) che ha sponsorizzato l'intervento del Prof. Dominique Scarfone, analista didatta dell'IPA e della Canadian Psychoanalytic Association (CPS), affiancato dal Dr. Nesci (psicoanalista IPA e CPS) e dal Dr. Poliseno (gruppoanalista, COIRAG), nella conduzione dell'esperienza formativa.
Mentre rimandiamo al link con la rivista Doppio Sogno, dove è possibile leggere il lavoro scientifico che contiene anche la trascrizione integrale dell'esperienza (Nesci, Poliseno, Scarfone, Cassatella, 2005, http://www.doppio-sogno.it/numero6/ita/nesci2.pdf ) presentiamo qui un riassunto della trama del film, indispensabile per capire il nesso associativo che viene proposto.
Nel 2125 la Cybertronics scopre come sviluppare un mecha (robot androide) in grado di provare sentimenti; per massimizzare l'impatto della scoperta sul pubblico e puntando sul fatto che vige ormai il controllo delle nascite, decide di realizzarne uno con le fattezze di un bambino umano, chiamato David, per poi darlo in adozione ad un dipendente ed alla sua famiglia per testarne il comportamento. I genitori adottivi selezionati, Harry e Monica Swinton, hanno già un figlio, Martin, che è stato però ibernato a causa di una grave malattia, nella speranza che la medicina possa, in futuro, riuscire a curarla. Dopo alcune discussioni, i due decidono di accettare l'adozione, ma vengono avvertiti di non attivare la procedura di imprinting prima di essere totalmente sicuri di voler tenere il mecha con loro, perché è un'operazione indelebile e irripetibile: una volta compiuta, il robot proverà amore solo ed esclusivamente per chi l'ha effettuata; pertanto, se i genitori adottivi decidessero di liberarsene, verrebbe distrutto. Dopo le prime perplessità, Monica decide di effettuare l'imprinting e di trattare David come se fosse suo figlio. Tutto sembra andare bene per la famiglia, che pare aver ritrovato la serenità, fino a quando viene scoperta una cura per il figlio ibernato, che torna quindi a vivere con i genitori. Abituato a vedere i mecha come nient'altro che oggetti, Martin tratta il robot con crudeltà, finché Harry e Monica decidono di liberarsi del piccolo David. Monica decide però di non riconsegnarlo alla Cybertronics e lo abbandona in un bosco, per salvarlo dalla distruzione. David resta in compagnia di un mecha con le fattezze di un orsacchiotto di pezza: Teddy, che gli era diventato amico e si era incaricato di proteggerlo già quando vivevano insieme a casa Swinton. David cerca di tornare a casa, di tornare da Monica, e comincia a camminare senza meta. Viene catturato da un gruppo di umani e portato ad una "fiera della carne", dove i mecha vengono distrutti davanti ad un folto pubblico. Qui incontra Gigolò Joe, un "mecha amatore", in fuga perché accusato di omicidio, e con lui riesce a scappare. David cerca di trovare il modo di diventare un bambino vero, sperando di potere così ricongiungersi a Monica, e, memore della novella di Pinocchio, si mette in cerca della Fata Turchina. Con la speranza di aver trovato il luogo in cui abita, parte in elicottero con Teddy, l'orsetto di pezza. Raggiunta una ormai sommersa e disabitata città di New York, David incontra il dottor Hobby, suo creatore; dal colloquio che tiene con lui, e dalla visita alla ditta, scopre con orrore di essere il prototipo di innumerevoli "David", dei mecha progettati tutti ad immagine del figlio morto del dottor Hobby.
Qui c'è il nesso associativo con il tema della mancata elaborazione del lutto, della sua negazione con il concepimento di un replacement child, di un bambino sostitutivo (Sabbadini, 2008, http://www.doppio-sogno.it/numero5/ita/letturamagistralesabbadini1.pdf ) che non solo è un automa ma addirittura è riprodotto in innumerevoli copie, come a segnalare il fallimento dei meccanismi di rimpiazzo. Ma torniamo alla trama del film...
Desolato e senza più speranze di tornare da Monica, David si lascia cadere in acqua e attende di venirne distrutto... ma proprio allora, sommersa tra le acque, vede la Fata Turchina, che è in realtà una statua di un parco giochi di Coney Island, ormai sommersa. David viene tratto in salvo da Gigolò Joe, che subito dopo sarà arrestato. David quindi decide di immergersi di nuovo per chiedere alla Fata Turchina di farlo diventare un bambino vero. L'anfibicottero di David e Teddy si blocca davanti alla statua e David continua incessantemente a chiedere alla Fata Turchina di farlo diventare un bambino vero. Duemila anni dopo Manhattan è sepolta dai ghiacci, e gli uomini sono estinti. I mecha si sono evoluti, creati a loro volta da altri mecha, di generazione in generazione, e questi ritrovano David e Teddy imprigionati nel ghiaccio. La superiore tecnologia permette di riattivarli e di ottenere dalle loro memorie informazioni sulla specie umana, che i discendenti mecha non hanno mai conosciuto. Rendendosi conto che David può provare emozioni, i mecha si offrono di realizzare il suo sogno, anche se ammettono di non essere in grado di farlo diventare un bambino vero. Grazie ad una ciocca di capelli di Monica, che David aveva tagliato e che l'orsetto aveva conservato, gli androidi possono clonare Monica ma, avvertono, il clone vivrà per un giorno soltanto. Dopo ere di immenso dolore, David ha finalmente una mamma che lo ama, con la quale trascorre un giorno felicissimo, per poi spegnersi insieme a lei addormentandosi e perdendosi nel mondo dei sogni...
Fin dalla prima scena, quando nella sede della Cybertronics si discute del progetto, si parla di David come di un "bambino sostitutivo"; nella scena in cui David scopre la propria origine, lo spettatore scopre con lui come sia stato concepito. In risposta al lutto per la perdita di un figlio "vero", il dottor Hobby ha progettato una serie di automi perfetti, programmati solo per amare i propri "genitori" e di cui ogni azione si suppone prevedibile. Nel gesto disperato dello scienziato c'è il desiderio di eliminare l'ambivalenza affettiva umana così come il doloroso processo dell'elaborazione del lutto, un processo che richiede l'attivazione delle capacità riparative, come si è visto bene nell'intervista virtuale che apre, nella rubrica Periscopio, questo numero della rivista.
Per concludere riaprendo il discorso, invitiamo i Lettori a ripercorrere i sogni dei partecipanti a quel workshop avendo presente questa chiave interpretativa...
Bibliografia
De Acutis S., Nesci D.A. Il bambino sostitutivo: riflessioni su una paziente adottata. Doppio Sogno, n. 5, Dicembre 2007.
Ferro G., Nesci D.A. Il padre sostitutivo: una libera associazione su un frammento clinico. Doppio Sogno, n. 5, Dicembre 2007.
Nesci D.A. Poliseno T.A. Doppio Sogno. Doppio Sogno, n. 1, Dicembre 2005.
Nesci D.A., Poliseno T.A., Scarfone D., Cassatella G. Workshop Cinema e Sogni: nascere nell'era delle biotecnologie. (28/29 Maggio 2004). Doppio Sogno, numero 6, Giugno 2008.
Savoia V, Nesci D.A. Il bambino sostitutivo: riflessioni su una paziente con IVG. Doppio Sogno, n. 5, Dicembre 2007.
Sabbadini A. "Il bambino sostitutivo", Doppio Sogno, n. 5, Dicembre 2007.
|