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Strumenti in Psico-Oncologia

RIVISTA SEMESTRALE

EDITORIALE
Il bambino riparativo
di Domenico A. Nesci

n 5, Aprile 2010




Centro di Ricerche Oncologiche "Giovanni XXIII"
Università Cattolica del S. Cuore - Roma

The International Institute for Psychoanalytic Research
and Training of Health Professionals ­ Roma


Redattori

Prof. Pietro Bria, Prof. Achille R. M. Cittadini, Dott. Domenico A. Nesci,
Dott. Tommaso A. Poliseno, Dott.ssa Maria Ottaviano, Dott.ssa Mariarosaria Squillacioti,
Dott. Corrado Villella, Dott.ssa Antonella Strangio, Valentina Nesci.


Strumenti in Psico-Oncologia" è al suo quinto numero che riprende ed approfondisce, da un nuovo punto di vista, una mia intuizione: il bambino riparativo. L’idea del bambino riparativo mi è venuta in mente parlando con la Dottoressa Grazia Cassatella, dopo l’intervista che lei aveva condotto insieme a me nella sede dell’AGOP con la mamma di un bambino morto di cancro. Questa donna coraggiosa aveva concepito, subito dopo l’evento, una bambina non all’insegna del “bambino sostitutivo” (Sabbadini, 2008) e, quindi, della negazione e del disconoscimento patologico del lutto, ma piuttosto nel segno della riparazione, e cioè di quel meccanismo sano che interviene in modo determinante in tutti i processi di autocura e di cura, che in realtà non sono altro che la promozione della spontanea vis sanatrix naturae. Il suo desiderio non era quello di concepire un bambino dello stesso sesso di quello perduto ed a cui dare lo stesso nome per rimpiazzarlo magicamente ma, al contrario, quello di riparare la ferita della perdita vissuta dal corpo familiare dando vita, insieme al marito, ad un membro nuovo, diverso da quello perduto, per andare avanti e ricostruire il nucleo familiare.

Il tema della riparazione viene ripreso in questo numero della rivista da diverse angolature, tutte importanti se la nostra concezione dell’essere umano si inquadra in quel continuum psiche-corpo-mondo di cui parla il Professor Dominique Scarfone nella sua lezione magistrale, nell’ultimo numero di “Doppio Sogno” (l’altra rivista scientifica online de The International Institute for Psychoanalytic Research and Training of Health Professionals – IIPRTHP - scaricabile gratuitamente dal link http://www.doppio-sogno.it/ ).

La unconscious interview (una nuova modalità di intervista creata da me in collaborazione con Valentina Nesci) al Professor Eugenio Farallo, pubblicata nella sezione PERISCOPIO, riprende l’invenzione di miscelare “in rete” (e cioè in un va e vieni di scambi per posta elettronica tra l’intervistato, lo psicoanalista intervistatore, e la curatrice della rubrica) l’esperienza di un opinion leader (il responsabile della UOC di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli”) ed i miei commenti che svelano i pensieri inconsci dell’intervistato, a cui quindi sono attribuiti dalla giornalista, così come era già stata fatto con l’intervista virtuale del numero precedente, proprio a proposito del “bambino riparativo”.

La unconscious interview al Prof. Farallo ricorda a tutti coloro che si avvicinano al malato di cancro da una prospettiva psico-oncologica quanto sia rilevante nella cura il momento della riparazione chirurgica. La ri-costruzione del chirurgo richiama le “costruzioni in analisi” teorizzate da Sigmund Freud, dove paziente e terapista ricostruiscono il mondo interno e la storia del paziente lavorando sull’immaginario, sulla realtà psichica, sulle valenze “psiche-corpo-mondo” della “esperienza emozionale correttiva” (io direi “riparativa”) proposta da Franz Alexander come il fattore terapeutico fondamentale della “talking cure” psicoanalitica.

Nella sezione delle SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE viene riassunto un lavoro su un’esperienza di psicoterapia, svolta in un setting istituzionale, con una malata oncologica terminale. Anche qui le dinamiche della riparazione sono il punto di repere che consente di trovare nuovi orientamenti in un campo in cui la maggior parte degli psicoterapeuti non si cimentano neppure, proprio per la mancanza di orientamento professionale e di familiarità con situazioni cliniche psico-oncologiche. Il testo è il frutto del rimaneggiamento di una Tesi di Specializzazione in Psicoterapia della Dr.ssa Anna Paola Pecci, radioterapista, psico-oncologa, ed ora anche psicoterapeuta essendosi diplomata a Febbraio del 2010 nella Scuola Internazionale di Psicoterapia nel Setting istituzionale (SIPSI).

La LIBERA ASSOCIAZIONE è con un lavoro poco valorizzato dalla letteratura psicoanalitica, un paper in cui si faceva l’utile distinzione tra restaurazione e riparazione a partire da un caso clinico pubblicato molti anni fa sulla “Rivista Italiana di Psicoanalisi”.

Il LAVORO SCRITTO IN RETE, infine, è la rielaborazione di un frammento della Tesi di Laurea in Medicina e Chirurgia della Dr.ssa Grazia Cassatella, una Volontaria dell’Associazione Genitori Oncologia Pediatrica (AGOP) che ha partecipato, sponsorizzata dall’Associazione stessa, a tutti i Corsi di Psico-Oncologia dell’Università Cattolica ed ha elaborato, con la mia supervisione, uno scritto che riprende, con metodo associativo e molta creatività, esperienze cliniche di concepimento in genitori che avevano vissuto lutti oncologici. Queste esperienze di lutto e concepimento sono liberamente associate ai sogni ed ai commenti dei partecipanti di un “workshop cinema e sogni” (un’altra mia invenzione) organizzato dall’IIPRTHP nel Maggio 2004 sul tema della nascita nell’era delle biotecnologie. La trascrizione integrale del workshop è già stata pubblicata ed è fruibile gratuitamente dal link http://www.doppio-sogno.it/numero6/ita/nesci2.pdf

Ricordiamo che in quell’evento formativo è stato proiettato il film “Intelligenza Artificiale”, di Spielberg, in cui si narra come uno scienziato tenti di superare la morte del proprio figlio creando infiniti automi bionici, tutti identici, nella forma, al suo bimbo scomparso, come in un tentativo disperato di negarne il lutto: una riparazione maniacale (Melanie Klein, Scritti 1921-1958, Bollati Boringhieri).

I collegamenti tra immagini filmiche, sogni e associazioni degli operatori sanitari che hanno partecipato al workshop, ed alcuni casi clinici reali di lutti oncologici, precisano, nel modo più chiaro, la differenza tra il bambino sostitutivo della letteratura scientifica ed il bambino riparativo ipotizzato da me. Il lavoro scritto in rete di questo numero comincia quindi ad illustrare questo nuovo concetto psicodinamico che può essere il punto di partenza per una ricerca/intervento sulle famiglie che vivono un lutto oncologico, non solo in Oncologia Pediatrica ma anche in altri ambiti. Nel ciclo della vita concepire un bambino, all’interno di una famiglia, in coincidenza con una malattia oncologica (potenzialmente mortale) e/o con un lutto oncologico (ad esempio di un genitore) è un’eventualità molto più frequente (e ben poco esplorata scientificamente… ) di quanto non si creda.

Come sempre, auguriamo ai nostri Lettori una buona lettura!




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