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Strumenti in Psico-Oncologia

RIVISTA SEMESTRALE

Numero 9, Maggio 2013

La “Donna Embrionale” di Lorenzo Vecchi


A cura di Valentina Nesci

Mountain View (CA), 10 Maggio 2013

L’esplorazione artistica è uno degli strumenti più spontanei e naturali con cui i pazienti, i familiari, gli operatori sanitari si rigenerano, prendendosi cura delle angosce specifiche evocate da questo male inquietante. Così come il cancro supera limiti e confini, in modo regressivo e contrario ai processi di differenziazione, l’arte utilizza strategie simili ma in modo progressivo e raggiungendo livelli estremi di differenziazione con l’uso dei media più diversi.

Nella sua “Donna Embrionale” Lorenzo Vecchi, artista e psicoterapeuta (diplomato della Scuola Internazionale di Psicoterapia nel Setting Istituzionale – S.I.P.S.I.) esprime, a mio avviso, una catena associativa che grazie alla pittura ed alla poesia, messe insieme, unisce vita e morte, come nella “scena primordiale” immaginata dall’Autore de “La Notte Bianca” (Nesci, 1991) quando descriveva un ipotetico “gruppo delle madri” (Briffault, 1929) in una altrettanto ipotetica vicenda rituale di parto collettivo, in un’era preistorica in cui sarebbe esistita un’originaria simbiosi sincronica tra cicli sessuali femminili e cicli della luna, tra “individuo gruppale ed ecosistema/ambiente”, prima del passaggio (Ong, 1982) dall’oralità alla scrittura… passaggio che i segni graffiti dall’artista sulla tela evocano allusivamente preludendo al bisogno di scrivere di getto una poesia che al quadro stesso rimanda.

Grazie alla posta elettronica abbiamo potuto realizzare “un’intervista virtuale” con l’artista/psicoterapeuta che pubblichiamo qui di seguito.

Domanda 1:

Questo sua opera multimediale è un quadro ma è anche una poesia: come è nata questa associazione?

Risposta 1:

Vedere oggi il quadro, rileggere questi versi e insieme pensare al momento in cui sono nate tali parole e segni, mi dà la sensazione dello spaesamento, mi sembra di vedere tutte cose slegate e indipendenti. Ma non è così. Il fatto è che dentro il linguaggio grafico si nascondono miriadi di parole e di pensieri, di tensioni dell’anima, di intimità insondabili. Quando dipingo cerco di coniugare il piacere della gestualità del tratto con il senso armonico generale. Qui vedo reiterate forme che esprimono lo stesso significato che oggi definirei con queste parole: l’amore a tutti i costi… All’epoca, invece, subito dopo aver dipinto il quadro, ho scritto questa poesia:


La Donna Embrionale

Scusatemi

Se ogni unione è passionale

Se ci sono macchie di sangue

sul feto o nel primo amore.

La morte ha un cattivo odore;

Si sente, si sente sempre troppo tardi.

Ci sono caratteri cuneiformi

Nel grembo del grande progenitore

Il Distruttore dei linguaggi.


Domanda 2: Può descriverci il quadro e la sua relazione con la poesia?

Risposta 2: Il quadro è un olio su tela; misura 60 cm di larghezza per 100 cm di altezza. Come dicevo nel file che ho allegato alla mia mail come annesso alla poesia, per tentare di rispondere meglio alla sua prima domanda, oggi rileggere quei versi e vedere il quadro mi fa una strana impressione, come se non ci fosse una relazione stretta fra i due; eppure ho scritto quelle parole immediatamente dopo aver finito l'abbozzo.

Generalmente, quando dipingo, il soggetto non “viene fuori” alla prima sessione di lavoro; l'idea iniziale viene cancellata più volte e rielaborata. Quel giorno il soggetto è emerso con particolare spontaneità; in poche linee avevo capito che il quadro era di fatto già deciso. E così anche i versi che sono seguiti. Al centro del quadro ci sono dei caratteri strani, graffiati sulla tela, che non è facile scorgere a tutta prima; si tratta di una sorta di neo linguaggio, un particolare che non ho finora mai ripetuto nelle mie opere.

Oggi penso che quei caratteri esprimano la necessità del segno grafico di “parlare” un linguaggio aggiuntivo. Mi piace l'espressione di Alfred Kubin, artista e disegnatore dei primi del '900 che in un romanzo fantastico ha definito il suo stile come di “psicografia” (Kubin, 1909).

Dunque questa strana grafia, a metà strada fra il segno grafico e la parola, fu il prologo alle parole dei mie versi immediatamente successivi.

Domanda 3: In che circostanza è nata questa sua opera multimediale?

Risposta 3: Nel 2008 mia madre fu ricoverata per operare un tumore. In quel periodo ero chiaramente molto preoccupato ma solo una minima parte della mia preoccupazione trovava sfogo nei miei comportamenti e nei miei pensieri coscienti. E’ mia abitudine tenere un diario dove trascrivo pensieri in forma frammentaria; in quel periodo i pensieri convergevano verso la necessità di disegnare. Avevo dentro dei segni grafici da esprimere e tirare fuori. Così mi affidavo alla scrittura e alla pittura per trovare un po’ di pace. Quella è stata la prima volta che ho sentito la necessità di scrivere qualcosa su ciò che avevo dipinto. 

Fortunatamente l'operazione andò bene. Il quadro Donna embrionale non lo considero dedicato a mia madre perchè ancora oggi che lo guardo mi ricorda una mia personale ricerca estetica di bellezza e di amore in un periodo difficile.

Bibliografia

Kubin A. (1909) L’altra parte, Adelphi, Milano, 1965.

Nesci D.A. La notte bianca, Armando Editore, Roma, 1991.

Ong W.J. Orality and Literacy. The Technologizing of the Word, Methuen, London and New York.


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