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A. M. P.
SEMINARI 1998 - '99
Prof. Giulio Cesare Zavattini (1)

Psicodinamica e psicoterapia psicoanalitica nella coppia


1. Premessa
In questi ultimi anni l'area motivazionale si é spostata dal dominio delle pulsioni e dei desideri infantili a quello dei bisogni adattivi , a ciò va aggiunta l'idea che lo sviluppo è oggi visto realizzarsi non tanto per processi maturativi, ma per processi interpersonali nel senso che la crescita e il formarsi delle funzioni psichiche dipende dal tipo e dalla qualità di incontro intersoggettivo
Questi cambiamenti nel paradigma scientifico hanno influenzato l'evoluzione dei modelli psicoanalitici (Sameroff, Emde 1989) che hanno preso sempre più le distanze dal modello strutturale delle pulsioni e dall'idea tradizionale di un apparato mentale isolato, spinto fondamentalmente dai compromessi tra forze interne conflittuali, a favore di una nuova ottica che propone una "causalità intersezionale" secondo un modello per il quale la mente fa adattare gli altri e cresce in conseguenza delle reazioni degli altri alla presentazione di noi stessi (Mitchell 1988; Greenberg 1996).

E' in questa luce, appunto, che l'affettività non può essere vista come il prodotto di un meccanismo intrapsichico isolato, ma al contrario come una "proprietà" del sistema mutualmente autoregolativo formato da due o più individui e come caratteristica costante durante tutto il ciclo vitale. In questa ottica uno dei punti privilegiati della critica alla metapsicologia freudiana é il passaggio da una visione dell'uomo come organismo teso alla ricerca della soddisfazione ad una concezione che mette in primo piano il ruolo fondamentale delle rappresentazioni e delle aspettative relative al porsi in relazione con gli altri (Dazzi, De Coro 1994; Hurst 1995; Ponsi, Filippini 1996), in consonanza con le recenti ricerche sullo sviluppo infantile e nell'idea che é attraverso i meccanismi dell'autoconsapevolezza degli stati interni che ci si riconosce come se stessi tra gli altri (Sander 1989).

Vorrei anche precisare che questi cambiamenti dell'ottica psicoanalitica sono da vedersi negli sviluppi più recenti legati alla enfasi sulla teoria degli affetti e sulla tendenza alla socializzazione come motivazione significativa (Sandler 1994; Bretherton 1996; Zavattini 1999 b) ed inoltre ai temi della intersoggettività (Greenberg 1996) e a un costrutto forte, il presupposto cioè che lo stato interno di un soggetto sia regolato tramite il rapporto con l'altro.
In questa direzione, non a caso, uno dei più promettenti campi di ricerca negli Stati Uniti - che non é poi così lontano dalle più recenti posizioni europee relative alle teorie delle relazioni oggettuali - é oggi quello che indaga sui processi interattivi nello sviluppo infantile e sulle modalità dell'interiorizzazione nell'ambito della teoria dei "modelli operativi interni" (Stern 1985; Bretherton 1983, 1993; Berman, Sperling 1994).
Tale posizione apre un dibattito assai complesso e in corso che, lungi dall'azzerare o passare in subordine il tema della comprensione del mondo intrapsichico, lo affronta nella direzione di capire il rapporto tra relazioni reali, o tra l'uso delle relazioni reali e la configurazione delle relazioni interne che é appunto uno dei temi centrali della Psicologia e Psicopatologia dello Sviluppo (Fonagy 1995; Stern 1995; Fonagy, Target 1997) (2).

2. L'uso dell'altro e la reciprocità
Il lavoro con le coppie nell'ottica psicoanalitica non é ancora molto conosciuto nella realtà italiana, al contrario in vari paesi stranieri é presente questa modalità d'intervento sebbene vi siano differenti posizioni teoriche e tecniche la cui disamina esula tuttavia dagli obiettivi di questa relazione (3).

Farò invece riferimento soprattutto all'esperienza clinica in Inghilterra, in particolare presso il Tavistock Marital Studies Institute, dove vari autori sin dagli anni sessanta si sono serviti ampiamente dell'enfasi data dalla British School alla teoria delle relazioni oggettuali, utilizzando in particolare i concetti di proiezione e di scissione mutuati dal lavoro di Fairbairn e Melaine Klein e in senso generale del tema dell'esteriorizzazione a cui anche Anna Freud diede non poca attenzione. L'opera di Winnicott con la sua attenzione alla "relazione" madre-bambino ha sensibilizzato notevolmente il lavoro dei neuropsichiatri infantili e degli psicologi nei riguardi dei genitori.
Tra i vari autori inglesi fu Henry Dicks (1967) che condusse avanti lo sforzo maggiore sulla teoria e la prassi con le coppie vedendo nel matrimonio - o in una relazione affettiva duratura e significativa - una sorta di "relazione terapeutica naturale" da intendersi come il campo di manifestazione delle prime relazioni oggettuali irrisolte. In particolare la tesi portante del lavoro di Dicks può essere individuata nel concetto del coniuge portatore che agisce da contenitore di un oggetto interno dell'altro a cui vengono "affidati" aspetti del Sé.

Questa posizione negli anni settanta e con gli autori che hanno successivamente lavorato alla Tavistock, tra cui recentemente Ruszczynski S. (1993, 1995) e negli Stati Uniti Scharff (Scharff, Scharff 1991), ha trovato nel concetto di identificazione proiettiva e subordinatamente in temi come "uso dell"oggetto", "legame narcisistico", il portato della struttura interpretativa dei rapporti di coppia.
Assai acutamente Joseph Sandler (1993) osserva, a proposito del ruolo della interazione tra il sé e l'oggetto, che non tutti i desideri inconsci sono istintuali, cioè riconducibili alle sole spinte pulsionali sessuali ed aggressive: " Ciò che aldilà di tutto caratterizza i desideri inconsci é che essi comprendono una interazione fantasticata tra il Sé e l'oggetto. Nella fantasia di desiderio é presente contemporaneamente un ruolo per il Sé e un ruolo per l'oggetto".
Tale dinamica che viene affrontata dall'autore rispetto al transfert, é successivamente estesa anche alle relazioni di coppia nelle quali ogni membro può cercare di imporre, consciamente e inconsciamente, una relazione di ruolo intrapsichica al partner e in cui assegna un ruolo a se stesso e uno complementare all'altro. Si potrebbe cioè dire che ogni individuo tenta di attualizzare la relazione fantasticata di cui é portatore in modo mascherato, spesso inconscio e, in linea di massima, secondo modalità socialmente appropriate ed accettabili.

Il tentativo di attualizzare la relazione di ruolo può portare sia all'accettazione del ruolo stesso, sia al suo rifiuto, in entrambi i casi sostanzialmente in modo inconscio. Sandler ci tiene inoltre a precisare che sta parlando di un processo normale e che può anche portare a una relazione d'amore pienamente soddisfacente.
Nel corso di una relazione significativa é possibile infatti osservare in ognuno dei due partner la formazione di un aspetto del sé complementare all'oggetto, ossia quell'aspetto della rappresentazione del sé che si adatta con la rappresentazione dell'oggetto. Questo adattamento - che personalmente preferisco rideclinare nei termini di sintonizzazione e monitoraggio affettivo reciproco (Norsa, Zavattini 1997; Zavattini 1999 a) - può essere considerato più una combinazione dinamica (che risentirà anche delle tappe elaborative interne del ciclo vitale) che un adattamento reciproco statico.

In questa prospettiva é stato messo in evidenza non solo il tema dell'uso dell'altro come una dimensione fondamentale all'interno dei rapporti umani e che, in quanto tale, non può non essere esplorata, ma anche il tema dell'uso della reciprocità nella relazione, ciò che con espressione felice é stato definito "l'incastro di due mondi interni" (Dicks 1967) o più recentemente da Sandler (1993) nei termini di un'attualizzazione della relazione di ruolo.
In questo senso il matrimonio - o comunque un legame affettivo significativo e abbastanza duraturo - potrebbe essere interpretato come il tentativo di risolvere, in senso propulsivo, oppure regressivo, le tematiche interne individuali. Si potrebbe forse aggiungere in questa direzione che probabilmente la relazione della coppia adulta "si presta" - é difficile qui dire se più di altri contesti clinici - a innescare fantasie e attese legate a un "affido reciproco" di aspetti del proprio mondo interno.

Questo "affido" non é da vedersi necessariamente come negativo o patologico, l'altro può essere usato cioè in modo "propulsivo" per conoscersi, crescere, ma può anche essere usato in modo "delirante". Così come si potrebbe aggiungere può esservi una "compiacenza", una "disponibilità" dell'altro, nel co-creare una relazione distorta, collusiva.
Queste considerazioni, da collegarsi alle posizioni più recenti della modellistica psicoanalitica segnalate nella prefazione, in particolare al presupposto che lo stato interno di un soggetto sia regolato tramite il rapporto con l'altro, rendono plausibile ipotizzare che quando una coppia si forma vi é un ingaggio vicendevole e dobbiamo chiederci se esso é all'insegna di un compito evolutivo legato ai processi di individuazione/separazione e di monitoraggio affettivo reciproco o se é "la messa in atto" di una relazione interna che può desiderare di essere tranquillizzata tramite modalità regressive o può, paradossalmente, ricercare una frustrazione.

Possiamo cioè interrogarci sull'uso che viene fatto della relazione rispetto alla funzione di un'autoregolazione, se essa é nella direzione di una possibilità di riparazione e disconferma delle proprie aspettative di una relazione interna disadattiva o se essa tende a riproporre una costante , per quanto dolorosa possa essere, cioè una proposta inconscia di relazione che l'individuo avanza cercando di anticipare le attese al fine di assicurarsi una "prevedibilità" che mantenga la coesione del sé.
Può cioè essere messo in atto un "copione" che si impone sulla capacità di assicurare un senso di sicurezza e comprensione reciproca, o addirittura si innesca una combinazione peggiorativa che determina un circolo vizioso in cui a qualcuno deve essere assegnato il senso di fallimento, di non rispondenza, di incapacità.
In altri termini se da un lato con un nuovo incontro vi é la speranza di trovare un'alternativa ai propri schemi, si può tuttavia percepire l'altro solo negli aspetti che si teme di incontrare e che porta, "inevitabilmente", a favorire nell'altro, o fare in modo che l'altro favorisca in lui, soltanto la comparsa di alcuni aspetti invece che altri.

Il rischio di una situazione del genere é che la "costante relazionale negativa" (Seganti 1995), invece di essere smentita si avviti su se stessa per cui temendo di danneggiare l'altro tramite le proprie aspettative ci si autoregoli sempre più parossisticamente contro di lui e lo si danneggi - e ci si danneggi - sempre di più.
In sintesi, se il processo di "rivisitazione" della propria esperienza interna, - per quanto inconscio e non da leggersi ingenuamente come una sorta di semplice "cinghia di trasmissione" -, fallisce nella direzione di non potere mitigare gli aspetti disadattivi delle relazioni interne, potremmo trovarci di fronte a una situazione da leggersi in senso patologico in cui il legame di coppia viene utilizzato come il "luogo" in cui esteriorizzare le dimensioni persecutorie e non ci si può giovare di nuove reintroiezioni.

3. Sul setting di coppia
Vorrei anche dedicare alcune considerazioni al tema del setting nella terapia di coppia nell'ottica psicoanalitica: nella prassi da me seguita si caratterizza per una frequenza una volta a settimana e prevede un'aderenza, il più possibile, alla "logica psicoanalitica" in primo luogo con riferimento al tema del contenimento e della "sospensione dell'azione ". Intendo dire che si differenzia dalla tecnica sistemica con le coppie, assai diffusa e nota, sia perché non ha come obiettivo il cambiamento delle regole interattive (ridondanze pragmatiche), sia perché non fa leva su prescrizioni, assegnazioni di compiti, ristrutturazioni esperenziali in seduta.

Lo strumento cardine é l'interpretazione e, parafrasando l'ultimo suggestivo lavoro di Daniel Stern (1995), ha come "ingresso" quello rappresentazionale e come strategia terapeutica, ovverosia come teoria del cambiamento o "bersaglio", la modificazione delle relazioni interne . Si può precisare che la terapia di coppia psicoanalitica condivide con l'intervento psicoanalitico classico sul singolo individuo il lavoro dell'elaborazione e la possibile modificazione delle relazioni interne (internal object relations), sto facendo in questo caso riferimento al mondo rappresentazionale dei singoli partner. Tuttavia ha come peculiarità la comprensione dell'intreccio ossia dell'uso reciproco dell'altro per autoregolare il proprio equilibrio, anche se ciò può essere considerato sia sul versante propulsivo e riparativo (monitoraggio affettivo reciproco), sia sul versante francamente disadattivo e confermante gli aspetti coattivi e ripetitivi (collusione).
Rispetto a questo secondo livello va precisato che il portato teorico riguarda più una causalità circolare, relativa cioè ai temi della reciprocità inconscia dell'uso dell'altro e della relazione. Tale posizione che si differenzia dal classico modello ricostruttivo che legge cioè il presente come ripetizione di aspetti irrisolti del passato (modello della fissazione, causalità lineare), non é di certo aliena al pensiero psicoanalitico, basterebbe pensare al tema freudiano della "costruzione" e ai più recenti contributi sulla "verità narrativa" o al punto di vista interazionista che in psicoanalisi ha sempre più credito (Gill 1993).
L'uso dell'interpretazione riguarda sia la comprensione dei significati profondi "dietro" la narrazione di fatti del presente e del passato da parte dei due partner in seduta, sia fantasie o sogni che possono essere portati.

Altro parametro in comune con la tecnica psicoanalitica classica é la comprensione del transfert e del controtransfert, anche se indubbiamente un setting che prevede la co-presenza dei due partner presenta delle peculiarità. Faccio riferimento a quanto ormai mi sembra condiviso dalla letteratura sul tema: ossia che i due coniugi vengono "portando" già un loro transfert, ossia la relazione di coppia può già essere descritta di per sé come una relazione transferale (Sharff, Scharff 1991; Ruszczynski 1995; Norsa, Zavattini 1997).
La complessità della trasmissione dei modelli operativi interni e il sempre maggiore avvertimento nella letteratura psicoanalitica del transfert come lo scenario in cui possono prendere forma, o per meglio dire, possono "attualizzarsi" (Bateman 1996) varie e diverse configurazioni delle rappresentazioni interne (4), può essere di notevole aiuto per comprendere l'aspetto multivariato che si ripropone negli scambi che avvengono nella terapia di coppia psicoanalitica, ma deve essere letto nella direzione di una complessità del mondo rappresentazionale e dell'aspetto molteplice delle identificazioni. Il legame di coppia è infatti ascrivibile al bisogno di ciascuno di riproporre all'interno di un nuovo contesto relazionale quelle specifiche configurazioni di sé in relazione agli oggetti significativi interni, sebbene non vada trascurato il fatto che alla formazione del legame concorrono anche modalità difensive, organizzate in funzione di evitare un eccesso di sofferenza psichica
In questo senso la relazione terapeutica con la coppia, come qualunque contesto terapeutico, si costituisce come un "campo relazionale condiviso" e si avvale dunque di un setting e un transfert, ma, a differenza del contesto terapeutico individuale, bisognerà tenere contemporaneamente conto di un altro transfert, precostituito rispetto a quello terapeutico, ossia il transfert all'interno della relazione dei coniugi .

Benché l'essere coinvolti in un tale tipo di relazione determina una aumentata vulnerabilità ad essere condizionati dall'altro a livelli molto profondi, tuttavia va aggiunto che la individualità del singolo non si identifica totalmente con le relazioni in cui è calato. Questo implica che in seduta la relazione di transfert verso il terapeuta può riattivare aspetti delle dinamiche interne di ciascuno che sono silenti nel legame con il coniuge.
L'agire per indurre l'altro a reagire, un aspetto che riveste un particolare significato affettivo nell'assetto collusivo della coppia, quando viene attivato all'interno del contesto terapeutico può diventare fonte di ascolto e comprensione di livelli complessi del singolo e della relazione della coppia. La relazione di transfert della coppia con il terapeuta diviene infatti un parametro di estrema importanza per valutare la gamma delle rappresentazioni di relazioni diadiche e triadiche di ciascuno, e poter valutare se c'è qualche risorsa al di là di quegli schemi rigidi e ripetitivi attivati dalla interazione con il coniuge e che determinano la situazione di sofferenza e impotenza.
In altri termini il tema della coppia interna può essere letto sia nella direzione delle capacità sodali e riparative, sia nella direzione di una sorta di "complicità inconscia", un "patto difensivo" che assicura un possibile equilibrio ed adattamento, seppure nevrotico, se non psicotico, che potrà opporre una "dura resistenza" ai tentativi di cambiamento nei termini già messi in evidenza da Freud per il paziente singolo, a cui va aggiunto quanto la evoluzione della tecnica psicoanalitica ha colto come fonte di informazione sulle strategie inconsce messe in atto e sulle ragioni dei fenomeni di "induzione".

In questa prospettiva si può ipotizzare che nel lavoro con le coppie esistano due livelli

a) il transfert tra i due membri della coppia, o transfert di coppia
b) il transfert sulla coppia terapeutica

La co-presenza di questi due aspetti rende peculiare e particolarmente arduo il lavoro con le coppie rispetto al lavoro con pazienti singoli. Bisogna cioè misurarsi non solo con i problemi della categorizzazione ed attribuzione affettiva di ruoli o di interiorizzazioni interne (Sandler 1993) nella direzione sia del transfert negativo che di quello positivo ed idealizzato, ma anche con il doppio compito di capire la funzione di contenimento reciproca e di collusione che viene portata in seduta perché sia vista, ma in parte anche "fatta agire", all'interno della dinamiche transferali.

Nei termini recentemente percorsi da Stern (1995) si potrebbe dire che nella terapia di coppia si ha a che fare nel medesimo tempo con il mondo delle rappresentazioni interne dei pazienti e con il mondo delle interazioni, bisogna cioè dirimere e comprendere i significati e le funzioni affidate a questi due livelli.
Questa caratteristica del lavoro con le coppie indubbiamente si diversifica rispetto al contesto della psicoanalisi classica, ma non é ignota, seppure su impostazione teoriche diverse, a coloro che si occupano, nel movimento psicoanalitico di gruppi o di pazienti "gravi" nelle innovazioni e maggiore complessità portata avanti negli anni sessanta dalla British School e successivamente negli Stati Uniti (Rosenfeld 1987; Mitchell 1988; Gill 1993; Greenberg 1996).
Ciò che rende veramente particolare il lavoro con le coppie é che si ha a che fare con una relazione di transfert naturale , consolidata e con un proprio assetto, di cui necessita farsi una precisa idea nel trattamento terapeutico, a cui va aggiunto il ruolo delle varie combinazioni diadiche e triadiche e la possibile differenziazione delle relazioni transferali sia verso uno dei due terapeuti, sia verso la coppia terapeutica in quanto tale.

Quanto sto dicendo trova conforto nella letteratura specialistica sulla terapia psicoanalitica di coppia che fa riferimento alla teorie delle relazioni oggettuali: sia David e Jill Scharff (1991) che Ruszczynki (1995) ritengono infatti il transfert tra i membri della coppia un aspetto saliente e complesso da affrontare e caratterizzato da una particolare mobilità che lo rende di più difficile comprensione
David e Jill Scharff (1991) fanno riferimento sul piano teorico al tema winnicottiano della differenza tra madre ambiente e madre oggetto per delineare una differenza tra quello che chiamano transfert contestuale e focalizzato. Il contextual transference sarebbe legato alla responsività del paziente all'ambiente terapeutico nel senso di atteggiamenti riguardo la cornice del trattamento, resistenze inconsce in generale, specifici sentimenti consci e comportamenti verso il terapeuta come un oggetto che offre una situazione di sostegno. Al contrario, il focused trasference riguarderebbe sentimenti che il paziente trasferisce sul terapeuta come un oggetto di una relazione intima (5).
Stanley Ruszczynki (1995) a sua volta segnala il tema del transfert mutuo all'interno della coppia e sottolinea che tale legame - come abbiamo messo in evidenza nel caso della coppia Q alla fine del precedente capitolo - può essere talora così forte e difficile "da toccare", che é possibile limitarsi ad interpretarlo solo all'interno della coppia, a differenza di quelle situazioni in cui é invece possibile fare un lavoro di maggiore approfondimento e si può utilizzare ciò che viene proiettato sulla coppia terapeutica (Zavattini 1995).

Queste varie considerazioni militano, a mio avviso, nella direzione di vedere il transfert di coppia come più complesso nei termini di quell'aspetto multivariato messo in evidenza dalla ricerca clinica (Norsa, Zavattini 1997). Vi é inoltre da tenere conto del doppio registro presente in seduta relativo ai legami transferali presenti tra i membri della coppia dei pazienti e le attribuzioni di transfert sia sulla coppia terapeutica come insieme (nel caso di un setting a quattro), sia su un dato terapeuta o su entrambi in modo differenziato.
Ciò rende particolarmente prezioso l'uso attento del controtransfert come capacità di riflettere "su quello che sta accadendo" mentre si é "dentro quello che sta accadendo" (6).
Vorrei inoltre aggiungere che per la tecnica da me utilizzata vi é una certa attenzione sia alle peculiarità di cui un soggetto é portatore, ossia della sua proposta inconscia di relazione, sia a come i copioni individuali si intrecciano, cioè la collusione. Su questi presupposti la tecnica di interpretazione dovrebbe essere in grado di cogliere il doppio aspetto dato dalle dimensioni "condivise" degli aspetti rappresentazionali (shared objects; shared defences; collusions) e delle dimensioni più legate alle dinamiche dei singoli ( Dicks 1967; Rusczynski 1995; Zavattini 1998).

Si può comprendere quindi che su tali presupposti il lavoro psicoanalitico con le coppie non si identifica "necessariamente" come una fase preliminare ad un'analisi individuale, oppure solo come una fase o un'area di sostegno a genitori il cui figlio é in analisi personale, aspetto che deve essere protetto e salvaguardato.
In realtà, a mio avviso, l'area della relazione della coppia coniugale o della coppia genitoriale ha un suo spazio specifico (Halton , Magagna 1981), talora anche prioritario. Un intervento di questo tipo, che ha cioè come obiettivo quello di occuparsi sia delle dimensioni condivise che di quelle individuali, può durare dai tre a i cinque anni in media.
Ciò non toglie che vi siano situazioni di intervento in qualità di psicoterapia breve o di consultazione lunga, come si suole dire, che possono durare pochi mesi e che hanno l'obiettivo di focalizzare un problema.

Nella mia ormai lunga esperienza di lavoro delle coppie ho inoltre verificato che alcune terapie possono portare alla scelta successiva di un'analisi individuale, così come si rivolgono a me persone di cui - più frequentemente uno dei partner - ha già avuto un'analisi personale e talora entrambi. Penso che nel primo caso vi é l'esigenza di continuare un processo di individuazione personale qualora sia stati sciolti ed elaborati gli aspetti collusivi relativi all'uso dell'altro, nel secondo caso può essere rimasto "uno spicchio" fuori dalla propria psicoterapia individuale che é difficile dire se é da vedere più in termini di resistenza e scissione, o più in termini di un "affido (forte identificazione proiettiva) a un partner reale di qualcosa di sé che in quanto tale non poteva forse entrare nel lavoro personale con lo psicoanalista (Kernberg 1995; Zavattini 1999 a; Norsa, Zavattini 1997).
In altri termini, anche se indubbiamente non pochi sono i problemi relativi allo statuto del setting nel lavoro con le coppie nell'ottica psicoanalitica, a mio avviso, tale prassi va considerata come una sorta di "laboratorio" rispetto a un tema di fondo che, in modo forse troppo sintetico, potrebbe essere individuato nell'idea che il "luogo" dell'Inconscio non é, necessariamente e solamente, il singolo individuo, ma va anche ricercato nei rapporti interpersonali ed istituzionali a seconda dei casi.

* * *

Su tali premesse l'autore presenta un caso di psicoterapia di coppia condotto all'interno del teoria della tecnica psicoanalitica di cui delinea i passaggi cruciali dello intervento assumendo come corollario, in linea con i recenti modelli in psicoanalisi, l'idea che lo stato interno di un soggetto sia regolato tramite il rapporto con l'altro. Su questi presupposti il rapporto di coppia viene interpretato sul piano motivazionale come funzione del "monitoraggio affettivo reciproco", oppure come il prevalere di una "costanza relazionale negativa" che invece di smentire le attese degli schemi interni disadattivi li conferma concorrendo al mantenimento di modalità ripetitive che premodellano ed influenzano il campo delle relazioni.


SETTING: obiettivi

Il paziente è la relazione

1. Ingresso

Rappresentazionale

Comprensione delle relazioni interne

2. Bersaglio

Modificazione degli aspetti interni individuali: verso
una maggiore differenziazione

Modificazione dell'incastro inconscio: collusione

SETTING

1. logica: quella psicoanalitica

contenimento

mentalizzazione

sospensione dell'azione

principio di astinenza

2. livelli di interpretazione

interpretazioni differenzianti

interpretazioni incrociate

3. transfert e controtransfert

transfert di coppia

transfert sulla coppia terapeutica/o sul terapeuta

controtransfert

NOTE

(1) Prof. Ordinario di Psicologia Dinamica, Facoltà di Psicologia, 1o Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana e dell'International Psycho-Analytical Association.

(2) In questi ultimi anni vi é un'interessante convergenza delle teorie psicoanalitiche delle rappresentazioni mentali con i presupposti di fondo della "Psicologia dello sviluppo" e della "Teoria dell'attaccamento" (Bermann, Sperling 1994; George, Solomon 1996) condividendo tali modelli il presupposto dell'importanza delle prime relazioni sul resto della vita, anche se talora viene più messa in evidenza la continuità, a scapito della possibilità di revisione e ri-accomodamento delle relazioni interne, o, al contrario viene sottovalutata l'importanza della "costanza dello oggetto interno", come classicamente messo in evidenza dai modelli dinamici (Diamond, Blatt 1994).

(3) Si può comunque considerare che la terapia di coppia psicoanalitica ha una notevole diffusione in Francia derivando non tanto dalla tradizione delle teorie delle relazioni oggettuali, ma dalla terapia psicoanalitica di gruppo e dall'assunto dello 'Inconscio come "gruppalità (Eiguer et alii 1984). Negli Stati Uniti vi é un crescente interesse nei dibattiti del Journal of American Psychoanalytical Association per il tema dell'interazione, comunque il riferimento più specifico é quello degli Scharff (1991) che si rifanno in parte all'esperienza inglese.. Vi sono anche vari lavori di Kernberg (1995) su posizioni mediatrici tra l'impostazione classica e il kleinismo. In Argentina la terapia di coppia ha un certo rilievo da sempre sin dagli anni cinquanta col concetto di "vincolo" di Pinchon-Riviere e con l'influenza dello strutturalismo di Levi-Strauss (Puget, Berenstein 1989).

(4) Rimandiamo alla pregevole rassegna di Filippini e Ponsi (1993) e ai recenti contributi sul tema dell'interazione dell'American Psychonalytic Association (Hurst 1995), del Psychoanalytic Inquiry e della Weekend Conference a Londra (Ottobre 1996) su "Enactment and the Psycho-Analytic Setting. Inoltre va aggiunto che nella letteratura psicanalitica si é sempre più attenti alla dimensione clinica dei processi interattivi e a una rilettura più articolata del rapporto tra i concetti di "acting out", "attualizzazione", "enactment", "induzione di ruolo".

(5) Gli Scharff ritengono che il transfert di coppia predomini nelle fasi di apertura e di chiusura di un trattamento di un singolo o di una famiglia, al contrario nella terapia di coppia le due modalità sarebbero più oscillanti ed interconnesse rendendo l'intervento terapeutico più complesso e difficile, almeno su questo parametro.

(6) Vi é da segnalare inoltre che nella medesima prassi del setting psicoanalitico classico sin dall'inizio degli anni sessanta é stata messo in discussione l'assunto freudiano dell'analista "specchio" con una crescente attenzione del rapporto di transfert e controtransfert all'insegna di un scambio intersoggettivo e sul piano dell'hic et nunc (Wallerstein 1995; Oremland 1996).

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Prof. Giulio Cesare Zavattini
Via di Trasone 6 00199 Roma
tel. 06-86207245
Mail: zavattinigc@uniroma1.it


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