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Prof. Giulio Cesare Zavattini (1)
Psicodinamica e psicoterapia psicoanalitica nella coppia |
1. Premessa In questi ultimi anni l'area motivazionale si é spostata dal dominio delle pulsioni e dei desideri infantili a quello dei bisogni adattivi , a ciò va aggiunta l'idea che lo sviluppo è oggi visto realizzarsi non tanto per processi maturativi, ma per processi interpersonali nel senso che la crescita e il formarsi delle funzioni psichiche dipende dal tipo e dalla qualità di incontro intersoggettivo Questi cambiamenti nel paradigma scientifico hanno influenzato l'evoluzione dei modelli psicoanalitici (Sameroff, Emde 1989) che hanno preso sempre più le distanze dal modello strutturale delle pulsioni e dall'idea tradizionale di un apparato mentale isolato, spinto fondamentalmente dai compromessi tra forze interne conflittuali, a favore di una nuova ottica che propone una "causalità intersezionale" secondo un modello per il quale la mente fa adattare gli altri e cresce in conseguenza delle reazioni degli altri alla presentazione di noi stessi (Mitchell 1988; Greenberg 1996). E' in questa luce, appunto, che l'affettività non può essere vista come il prodotto di un meccanismo intrapsichico isolato, ma al contrario come una "proprietà" del sistema mutualmente autoregolativo formato da due o più individui e come caratteristica costante durante tutto il ciclo vitale. In questa ottica uno dei punti privilegiati della critica alla metapsicologia freudiana é il passaggio da una visione dell'uomo come organismo teso alla ricerca della soddisfazione ad una concezione che mette in primo piano il ruolo fondamentale delle rappresentazioni e delle aspettative relative al porsi in relazione con gli altri (Dazzi, De Coro 1994; Hurst 1995; Ponsi, Filippini 1996), in consonanza con le recenti ricerche sullo sviluppo infantile e nell'idea che é attraverso i meccanismi dell'autoconsapevolezza degli stati interni che ci si riconosce come se stessi tra gli altri (Sander 1989).
Vorrei anche precisare che questi cambiamenti dell'ottica psicoanalitica sono da vedersi negli sviluppi più recenti legati alla enfasi sulla teoria degli affetti e sulla tendenza alla socializzazione come motivazione significativa (Sandler 1994; Bretherton 1996; Zavattini 1999 b) ed inoltre ai temi della intersoggettività (Greenberg 1996) e a un costrutto forte, il presupposto cioè che lo stato interno di un soggetto sia regolato tramite il rapporto con l'altro.
2. L'uso dell'altro e la reciprocità
Farò invece riferimento soprattutto all'esperienza clinica in Inghilterra, in particolare presso il Tavistock Marital Studies Institute, dove vari autori sin dagli anni sessanta si sono serviti ampiamente dell'enfasi data dalla British School alla teoria delle relazioni oggettuali, utilizzando in particolare i concetti di proiezione e di scissione mutuati dal lavoro di Fairbairn e Melaine Klein e in senso generale del tema dell'esteriorizzazione a cui anche Anna Freud diede non poca attenzione. L'opera di Winnicott con la sua attenzione alla "relazione" madre-bambino ha sensibilizzato notevolmente il lavoro dei neuropsichiatri infantili e degli psicologi nei riguardi dei genitori.
Questa posizione negli anni settanta e con gli autori che hanno successivamente lavorato alla Tavistock, tra cui recentemente Ruszczynski S. (1993, 1995) e negli Stati Uniti Scharff (Scharff, Scharff 1991), ha trovato nel concetto di identificazione proiettiva e subordinatamente in temi come "uso dell"oggetto", "legame narcisistico", il portato della struttura interpretativa dei rapporti di coppia.
Il tentativo di attualizzare la relazione di ruolo può portare sia all'accettazione del ruolo stesso, sia al suo rifiuto, in entrambi i casi sostanzialmente in modo inconscio. Sandler ci tiene inoltre a precisare che sta parlando di un processo normale e che può anche portare a una relazione d'amore pienamente soddisfacente.
In questa prospettiva é stato messo in evidenza non solo il tema dell'uso dell'altro come una dimensione fondamentale all'interno dei rapporti umani e che, in quanto tale, non può non essere esplorata, ma anche il tema dell'uso della reciprocità nella relazione, ciò che con espressione felice é stato definito "l'incastro di due mondi interni" (Dicks 1967) o più recentemente da Sandler (1993) nei termini di un'attualizzazione della relazione di ruolo.
Questo "affido" non é da vedersi necessariamente come negativo o patologico, l'altro può essere usato cioè in modo "propulsivo" per conoscersi, crescere, ma può anche essere usato in modo "delirante". Così come si potrebbe aggiungere può esservi una "compiacenza", una "disponibilità" dell'altro, nel co-creare una relazione distorta, collusiva.
Possiamo cioè interrogarci sull'uso che viene fatto della relazione rispetto alla funzione di un'autoregolazione, se essa é nella direzione di una possibilità di riparazione e disconferma delle proprie aspettative di una relazione interna disadattiva o se essa tende a riproporre una costante , per quanto dolorosa possa essere, cioè una proposta inconscia di relazione che l'individuo avanza cercando di anticipare le attese al fine di assicurarsi una "prevedibilità" che mantenga la coesione del sé.
Il rischio di una situazione del genere é che la "costante relazionale negativa" (Seganti 1995), invece di essere smentita si avviti su se stessa per cui temendo di danneggiare l'altro tramite le proprie aspettative ci si autoregoli sempre più parossisticamente contro di lui e lo si danneggi - e ci si danneggi - sempre di più.
3. Sul setting di coppia
Lo strumento cardine é l'interpretazione e, parafrasando l'ultimo suggestivo lavoro di Daniel Stern (1995), ha come "ingresso" quello rappresentazionale e come strategia terapeutica, ovverosia come teoria del cambiamento o "bersaglio", la modificazione delle relazioni interne . Si può precisare che la terapia di coppia psicoanalitica condivide con l'intervento psicoanalitico classico sul singolo individuo il lavoro dell'elaborazione e la possibile modificazione delle relazioni interne (internal object relations), sto facendo in questo caso riferimento al mondo rappresentazionale dei singoli partner. Tuttavia ha come peculiarità la comprensione dell'intreccio ossia dell'uso reciproco dell'altro per autoregolare il proprio equilibrio, anche se ciò può essere considerato sia sul versante propulsivo e riparativo (monitoraggio affettivo reciproco), sia sul versante francamente disadattivo e confermante gli aspetti coattivi e ripetitivi (collusione).
Altro parametro in comune con la tecnica psicoanalitica classica é la comprensione del transfert e del controtransfert, anche se indubbiamente un setting che prevede la co-presenza dei due partner presenta delle peculiarità. Faccio riferimento a quanto ormai mi sembra condiviso dalla letteratura sul tema: ossia che i due coniugi vengono "portando" già un loro transfert, ossia la relazione di coppia può già essere descritta di per sé come una relazione transferale (Sharff, Scharff 1991; Ruszczynski 1995; Norsa, Zavattini 1997).
Benché l'essere coinvolti in un tale tipo di relazione determina una aumentata vulnerabilità ad essere condizionati dall'altro a livelli molto profondi, tuttavia va aggiunto che la individualità del singolo non si identifica totalmente con le relazioni in cui è calato. Questo implica che in seduta la relazione di transfert verso il terapeuta può riattivare aspetti delle dinamiche interne di ciascuno che sono silenti nel legame con il coniuge. In questa prospettiva si può ipotizzare che nel lavoro con le coppie esistano due livelli
a) il transfert tra i due membri della coppia, o transfert di coppia La co-presenza di questi due aspetti rende peculiare e particolarmente arduo il lavoro con le coppie rispetto al lavoro con pazienti singoli. Bisogna cioè misurarsi non solo con i problemi della categorizzazione ed attribuzione affettiva di ruoli o di interiorizzazioni interne (Sandler 1993) nella direzione sia del transfert negativo che di quello positivo ed idealizzato, ma anche con il doppio compito di capire la funzione di contenimento reciproca e di collusione che viene portata in seduta perché sia vista, ma in parte anche "fatta agire", all'interno della dinamiche transferali.
Nei termini recentemente percorsi da Stern (1995) si potrebbe dire che nella terapia di coppia si ha a che fare nel medesimo tempo con il mondo delle rappresentazioni interne dei pazienti e con il mondo delle interazioni, bisogna cioè dirimere e comprendere i significati e le funzioni affidate a questi due livelli.
Quanto sto dicendo trova conforto nella letteratura specialistica sulla terapia psicoanalitica di coppia che fa riferimento alla teorie delle relazioni oggettuali: sia David e Jill Scharff (1991) che Ruszczynki (1995) ritengono infatti il transfert tra i membri della coppia un aspetto saliente e complesso da affrontare e caratterizzato da una particolare mobilità che lo rende di più difficile comprensione
Queste varie considerazioni militano, a mio avviso, nella direzione di vedere il transfert di coppia come più complesso nei termini di quell'aspetto multivariato messo in evidenza dalla ricerca clinica (Norsa, Zavattini 1997). Vi é inoltre da tenere conto del doppio registro presente in seduta relativo ai legami transferali presenti tra i membri della coppia dei pazienti e le attribuzioni di transfert sia sulla coppia terapeutica come insieme (nel caso di un setting a quattro), sia su un dato terapeuta o su entrambi in modo differenziato.
Si può comprendere quindi che su tali presupposti il lavoro psicoanalitico con le coppie non si identifica "necessariamente" come una fase preliminare ad un'analisi individuale, oppure solo come una fase o un'area di sostegno a genitori il cui figlio é in analisi personale, aspetto che deve essere protetto e salvaguardato.
Nella mia ormai lunga esperienza di lavoro delle coppie ho inoltre verificato che alcune terapie possono portare alla scelta successiva di un'analisi individuale, così come si rivolgono a me persone di cui - più frequentemente uno dei partner - ha già avuto un'analisi personale e talora entrambi. Penso che nel primo caso vi é l'esigenza di continuare un processo di individuazione personale qualora sia stati sciolti ed elaborati gli aspetti collusivi relativi all'uso dell'altro, nel secondo caso può essere rimasto "uno spicchio" fuori dalla propria psicoterapia individuale che é difficile dire se é da vedere più in termini di resistenza e scissione, o più in termini di un "affido (forte identificazione proiettiva) a un partner reale di qualcosa di sé che in quanto tale non poteva forse entrare nel lavoro personale con lo psicoanalista (Kernberg 1995; Zavattini 1999 a; Norsa, Zavattini 1997).
Su tali premesse l'autore presenta un caso di psicoterapia di coppia condotto all'interno del teoria della tecnica psicoanalitica di cui delinea i passaggi cruciali dello intervento assumendo come corollario, in linea con i recenti modelli in psicoanalisi, l'idea che lo stato interno di un soggetto sia regolato tramite il rapporto con l'altro. Su questi presupposti il rapporto di coppia viene interpretato sul piano motivazionale come funzione del "monitoraggio affettivo reciproco", oppure come il prevalere di una "costanza relazionale negativa" che invece di smentire le attese degli schemi interni disadattivi li conferma concorrendo al mantenimento di modalità ripetitive che premodellano ed influenzano il campo delle relazioni.
Il paziente è la relazione 1. Ingresso Rappresentazionale Comprensione delle relazioni interne 2. Bersaglio
Modificazione degli aspetti interni individuali: verso Modificazione dell'incastro inconscio: collusione SETTING 1. logica: quella psicoanalitica contenimento mentalizzazione sospensione dell'azione principio di astinenza 2. livelli di interpretazione interpretazioni differenzianti interpretazioni incrociate 3. transfert e controtransfert transfert di coppia transfert sulla coppia terapeutica/o sul terapeuta controtransfert NOTE (1) Prof. Ordinario di Psicologia Dinamica, Facoltà di Psicologia, 1o Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana e dell'International Psycho-Analytical Association. (2) In questi ultimi anni vi é un'interessante convergenza delle teorie psicoanalitiche delle rappresentazioni mentali con i presupposti di fondo della "Psicologia dello sviluppo" e della "Teoria dell'attaccamento" (Bermann, Sperling 1994; George, Solomon 1996) condividendo tali modelli il presupposto dell'importanza delle prime relazioni sul resto della vita, anche se talora viene più messa in evidenza la continuità, a scapito della possibilità di revisione e ri-accomodamento delle relazioni interne, o, al contrario viene sottovalutata l'importanza della "costanza dello oggetto interno", come classicamente messo in evidenza dai modelli dinamici (Diamond, Blatt 1994). (3) Si può comunque considerare che la terapia di coppia psicoanalitica ha una notevole diffusione in Francia derivando non tanto dalla tradizione delle teorie delle relazioni oggettuali, ma dalla terapia psicoanalitica di gruppo e dall'assunto dello 'Inconscio come "gruppalità (Eiguer et alii 1984). Negli Stati Uniti vi é un crescente interesse nei dibattiti del Journal of American Psychoanalytical Association per il tema dell'interazione, comunque il riferimento più specifico é quello degli Scharff (1991) che si rifanno in parte all'esperienza inglese.. Vi sono anche vari lavori di Kernberg (1995) su posizioni mediatrici tra l'impostazione classica e il kleinismo. In Argentina la terapia di coppia ha un certo rilievo da sempre sin dagli anni cinquanta col concetto di "vincolo" di Pinchon-Riviere e con l'influenza dello strutturalismo di Levi-Strauss (Puget, Berenstein 1989). (4) Rimandiamo alla pregevole rassegna di Filippini e Ponsi (1993) e ai recenti contributi sul tema dell'interazione dell'American Psychonalytic Association (Hurst 1995), del Psychoanalytic Inquiry e della Weekend Conference a Londra (Ottobre 1996) su "Enactment and the Psycho-Analytic Setting. Inoltre va aggiunto che nella letteratura psicanalitica si é sempre più attenti alla dimensione clinica dei processi interattivi e a una rilettura più articolata del rapporto tra i concetti di "acting out", "attualizzazione", "enactment", "induzione di ruolo". (5) Gli Scharff ritengono che il transfert di coppia predomini nelle fasi di apertura e di chiusura di un trattamento di un singolo o di una famiglia, al contrario nella terapia di coppia le due modalità sarebbero più oscillanti ed interconnesse rendendo l'intervento terapeutico più complesso e difficile, almeno su questo parametro. (6) Vi é da segnalare inoltre che nella medesima prassi del setting psicoanalitico classico sin dall'inizio degli anni sessanta é stata messo in discussione l'assunto freudiano dell'analista "specchio" con una crescente attenzione del rapporto di transfert e controtransfert all'insegna di un scambio intersoggettivo e sul piano dell'hic et nunc (Wallerstein 1995; Oremland 1996). 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Prof. Giulio Cesare Zavattini
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